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Il nuovo socialismo cubano

 

 

 

23.05.11 - www.counterpunch.org R.Lambert traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MARIA VITTORIA MORANO

 

Il fratello di Fidel Castro, Raul, sta avendo un approccio pragmatico all’economia durante la sua presidenza, ma quanto riuscirà a correggere la situazione cubana?

 

Nel 1994 Raul Castro, allora Ministro della Difesa, espresse un insolito disaccordo con suo fratello Fidel: ”La maggior minaccia non sono le pistole americane, sono i fagioli, i fagioli che i Cubani non possono avere.” Fidel si è opposto alla liberalizzazione dell’agricoltura che avrebbe stimolato la produzione alimentare. Ma, sin dal collasso del blocco sovietico, il PIL si è ridotto del 35 per cento, gli Stati Uniti hanno inasprito l’embargo commerciale e i cubani hanno sofferto di malnutrizione. Raul era certo che, se le cose non fossero cambiate, avrebbe dovuto far scaldare i carri armati. Alla fine dell’anno, il Governo ha autorizzato la liberalizzazione dei mercati agricoli.

Raul ora è il presidente e sostiene che Cuba non è ancora fuori dal “periodo particolare”. Nel 2008 tre uragani hanno provocato danni per 10 miliardi di dollari alle infrastrutture (una cifra pari al 20% del PIL) e la crisi finanziaria internazionale ha colpito i settori più importanti dell’economia, in particolare quello turistico e quello dell’estrazione del nickel. Incapace di adempiere ai propri impegni, Cuba ha congelato i propri valori all’estero e ha limitato le importazioni, sebbene questi provvedimenti abbiano ulteriormente rallentato l’economia. Nel 2009 la produzione agricola è diminuita del 7,3% e fra il 2004 e il 2010 le importazioni di alimenti sono passate dal 50% all’80%.

 

Nel dicembre del 2010 Raul ha affermato davanti all’Assemblea Nazionale: ”Stiamo percorrendo una strada che ci porta dritti sul bordo del precipizio; dobbiamo rimediare [a questa situazione] adesso o sarà troppo tardi e precipiteremo.”

 

Il Presidente dell’Assemblea Nazionale, Ricardo Alarcón (un tempo si diceva potesse essere il primo candidato alla successione di Fidel Castro) ha detto: ”Sì, Cuba si aprirà al mercato mondiale, al capitalismo.” Costruire “il socialismo in un Paese” non è facile, specialmente se il mercato domestico è così piccolo, quindi Cuba sarebbe sul punto di abbandonare la rivoluzione? Alarcón lo ha escluso: ”Faremo il possibile per preservare il socialismo; non il socialismo perfetto che tutti sogniamo, ma il tipo di socialismo che è possibile qui, in base alle condizioni a cui siamo di fronte. E abbiamo già i meccanismi del mercato a Cuba.”

 

 

Una marea di dollari

 

 

Sono andato a fare acquisti con Miriam. Come il 70% della popolazione cubana, lei è nata dopo la rivoluzione del 1959 e non sa quanto sia straordinario che a Cuba non ci siano bambini che cercano di vendere dolcetti o biglietti della lotteria agli autisti fermi ai semafori e che non ci siano cartelloni pubblicitari. Cuba è l’unico Paese in America Latina senza bambini mendicanti e uno dei pochi a vietare i cartelloni pubblicitari. Ma Miriam è consapevole, e fiera, delle conquiste sociali di Cuba, le cose che lo Stato fornisce gratuitamente e che lei considera come suoi diritti: educazione, assistenza sanitaria, sport, cultura, lavoro e cibo, servizi che lei utilizza usando la sua tessera annonaria (la libreta).

 

La sua razione include 540 grammi di fagioli per 80 centesimi, mezzo litro di olio da cucina (20 centesimi), 1 chilo di latte scremato (2 pesos), 1,36 chili di zucchero (15 centesimi), 400 grammi di tagliatelle (90 centesimi) e 115 grammi di caffè (5 pesos). Ogni volta che va alla bodega (il negozio), il negoziante scrive la quantità di porzione consegnata nell’apposita casella della libreta. Questa volta ha comprato del riso: ogni cubano ha diritto a 2,5 chili per 25 centesimi e un altro chilo per 90 centesimi.

 

Miriam lavora in un Ministero del Governo e guadagna un salario medio di 450 pesos mensili, che corrisponde a circa 20 CUC. Un CUC, o “peso convertibile”, è pari a 24 pesos tradizionali. Questa seconda moneta è stata introdotta nel 2004 per sostituire il dollaro statunitense; il realismo economico ha portato il governo a permettere l’uso del dollaro nel 1993. Dopo il collasso dell’Unione Sovietica, il governo ha creduto che questo avrebbe potuto riformare il settore esterno dell’economia senza cambiamenti radicali al settore interno, ossia “sostenere il capitalismo all’estero e il socialismo a casa” (4). Ma aprire Cuba agli investimenti e al turismo ha inondato il mercato di dollari tramite le mance, il pagamento di parte dei salari in contanti, le rimesse estere e il mercato nero.

 

Il governo si è arreso e ha aperto negozi (a moneta forte) per incanalare una parte di questi dollari verso le casse dello Stato. Si è sviluppato un doppio mercato che minaccia la sovranità monetaria e l’etica egualitaria della rivoluzione: solo i due terzi dei cubani avevano accesso al dollaro e successivamente al CUC. La differenza di reddito fra il più pagato e il meno pagato è aumentato da 4 contro 1 nel 1987 a 25 contro 1 nel 1997 (5).

 

Oggi chiunque è autorizzato a cambiare pesos in CUC, ma non tutti ne hanno la possibilità. “Il governo continua a pagarmi in pesos”, dice Miriam: ”Hai visto i prezzi nei negozi?”, 1 CUC (24 pesos) per una Coca-Cola importata dal Messico, 500 CUC (12,000 pesos) per un PC.

 

La libreta è sufficiente per sopravvivere? “Sì,” ha detto Miriam, “per dieci giorni, due settimane al massimo. Ti rimangono ancora da pagare le altre cose.” La verdura, i trasporti, l’elettricità, i vestiti, 130 pesos per i pantaloni, 90 per una maglietta, 10 per un paio di mutandine (non le più sexy!). Un’auto può costare 800 pesos al mese secondo le stime di Fernando Raysberg, un giornalista della BBC all’Avana. Il reddito medio mensile è salito da 188 a 427 pesos fra il 1989 al 2009, ma il suo valore reale è sceso a 48 pesos.

 

 

L’aragosta è solo per i turisti

 

 

I visitatori si chiedono come possano resistere i cubani. Loro rispondono: ”Hay que resolver”, bisogna risolverlo. Un turista ordina una birra sulla terrazza di un albergo per 3 CUC. Il cameriere non la prende necessariamente dal frigorifero dell’hotel; può prenderla dal suo stock personale, che tiene appena nascosto. Avendo comprato la birra ad 1 CUC a bottiglia, questo gli permette di moltiplicare il suo salario di base per cinquanta e di calmare il suo capo con una “bustarella”. Il dipendente di un hotel ha mal di denti e il dentista gli dice che c’è una lista di attesa di due settimane, poi consiglia: ”Se vuole venire oggi pomeriggio, voglio 5 CUC.” Il dipendente dell’hotel fa una contro-offerta: ”Mi inserisca ora e farò entrare lei e la sua famiglia al buffet stasera.”

 

Vendere appartamenti è vietato. Tuttavia alcune famiglie crescono e altre si riducono di numero. Gli intermediari mettono in contatto le une con le altre a un certo costo. I prezzi sono basati su un tasso di mercato che tutti conoscono. Uno studio nel relativamente elegante distretto del Vedado costerà 15000 CUC; un appartamento di 5 stanze un po’ più lontano dal centro 80000 CUC.

 

A Cuba l’aragosta è riservata ai turisti o all’esportazione. I pescatori la vendono sul mercato nero e normalmente guadagnano 700 dollari al mese. Lo staff universitario che ha l’accesso a Internet affitta le password nel pomeriggio; i professori danno lezioni a casa; le infermiere visitano i pazienti a casa; gli autisti di autobus e i camionisti travasano diesel. Molti impiegati governativi usano la loro posizione per fornire il mercato nero di sedie, attrezzi o materiale per costruzioni.

 

I cubani hanno imparato a cavarsela usando i meccanismi di mercato che governano la vita di ogni giorno. La retorica ufficiale li ha condannati a dover sopportare la situazione. Fidel ha detto nel 2003 che i valori hanno determinato la vera qualità della vita, più del cibo, di un tetto, più dei vestiti. Qualche anno prima aveva lanciato una battaglia contro i problemi di Cuba, in particolar modo contro la corruzione. Ciò significava rafforzare le convinzioni rivoluzionarie, specialmente quelle dei giovani, fornendo loro impiego (gli studenti erano assegnati ai controllo delle stazioni di servizio).

 

Queste proposte sono state efficaci per un certo periodo, poi le coscienze sono tornate a essere elastiche. Recentemente è stato rivelato che il Ministero dell’Edilizia ha assunto 8000 lavoratori edili e muratori e 12000 guardie di sicurezza per pervenire i furti.

 

Nel suo primo discorso come presidente (ad interim) Raul Castro ha detto: ” I salari oggi sono chiaramente insufficienti a soddisfare tutte le necessità […] e questo ha provocato un’indisciplina sociale.” Dopo un “dibattito nazionale estensivo” ha deciso che il popolo si aspettava un tipo di riforma diverso.

 

Anche se nessuno sa come sia giunto a questa conclusione poiché nessun rapporto, sommario o estratto del dibattito è stato mai pubblicato. Non si trattava più di correggere le cose incompatibili con il rigore ideologico cubano, ma di cercare un socialismo privo di “concetti erronei e insostenibili” e di imparare “anche dell’esperienza positiva dei capitalismi”.

 

Soluzioni scaltre e non convenzionali stavano già trasformando alcuni cubani in imprenditori. Il presidente ha riabilitato l’iniziativa privata permettendo alla popolazione di lavorare per conto proprio.

 

La pubblicazione di una lista di 178 attività permesse a partire da settembre 2010 non ha cambiato niente in realtà. Ufficialmente muratori, carpentieri, elettricisti, orologiai e riparatori di accendini non esistevano, ma tutti avevano usufruito dei loro servizi per anni. Ricardo, un altro contatto, ha detto: “Riparare una perdita d’acqua ricorrendo all’impresa di Stato [responsabile delle riparazioni agli edifici] era incredibilmente difficile. Alla fine, la gente semplicemente cercava un vicino che sapesse come fare.” Ora quel vicino paga le tasse: la tassa sulla licenza poco meno di 20 CUC, il 25% sul fatturato, la previdenza sociale (il 25% dei profitti) e un tasso progressivo sulle entrate oltre i 5000 pesos annuali (che sale al 50% sulle entrate oltre i 50000 pesos all’anno). “Un lavoratore indipendente può anche assumere altri cubani e pagarli in base alla loro produttività”, ha detto Ricardo. La Costituzione disapprova questa pratica, considerandola sfruttamento; al fisco invece piace, perché, come un “boss”, fa pagare al vicino un 25% di tassa sullo stipendio. Una nuova retorica.

 

La vita di ogni giorno non è cambiata molto; la retorica sì. Nel 1968 Fidel Castro denunciò il “piccolo segmento di popolazione che vive del lavoro degli altri, […] gente pigra in condizioni fisiche perfette che allestisce una sorta di chiosco, di piccole imprese, con l’obiettivo di guadagnare 50 pesos al giorno.” In due giorni quasi tutte le imprese private - bar, drogherie, officine, carpentieri, muratori, idraulici - sparirono. Nel 2010 il giornale del Partito Comunista, Granma, ha descritto il lavoratore autonomo come una persona affidabile e di buona responsabilità, il cui successo avrebbe “giocato un ruolo importante nella modernizzazione vincente e continua del modello economico cubano”.

 

Nel 1995 l’entusiasmo nel fare denaro doveva essere frenato con la limitazione della capienza dei ristoranti privati a dodici tavoli, ma Cuba non era più intimorita dall’accumulazione della ricchezza. ”Siamo onesti: se una volta che ha coperto tutti i costi, un lavoratore autonomo guadagna più del salario medio attuale, c’è davvero qualcosa di sbagliato in questo?”, si è chiesto Granma. Dopotutto “il capitale è qualcosa che si costruisce a poco a poco, lavorando duro, con competenza e aumentando la qualità del servizio giorno dopo giorno: anche il sorriso conquista i clienti.” A gennaio dello stesso anno un giornale cattolico gioì del fatto che Cuba potesse andare incontro al futuro “senza temere la ricchezza”.

 

L’obiettivo delle riforme di Raul Castro non è solo quello di legalizzare ciò che oggi è vietato. È anche, come spiega Alfredo Guevara, la “de-statificazione” dell’economia pianificata le cui regole e regolamenti non convincono più. Molta parte della raccolta di pomodori del 2009 è stata lasciata marcire sulla pianta perché i camion del governo non potevano viaggiare senza carico e non sono arrivati in tempo. Il raccolto sarebbe stato effettuato da una fabbrica che l’avrebbe poi trasformato in salsa, ma le leggi non lo permettevano.

 

“È davvero necessario per il governo stabilire il prezzo di un taglio di capelli?”, si è chiesto Jorge Luis Valdes dell'Associazione Nazionale degli Economisti e dei Contabili. “Prima delle riforme dell'aprile 2010, tutti i parrucchieri a Cuba appartenevano a una singola impresa. Trasferirli al settore privato non solo ha fatto risparmiare al governo 640 milioni di pesos in nove mesi ma ha prodotto 660 milioni di pesos di extra.” Precisa: “Prima di aprile del 2010 il prezzo ufficiale di un taglio di capelli era di 80 centesimi. Questo non ha impedito alla gente di farsi pagare da 5 a 20 pesos in più per gli uomini e fino a 100 per le donne. Il governo ha fornito elettricità, acqua e telefono, che chiunque poteva usare pagando un peso al salone. Per ogni quattro parrucchieri c'erano due guardie di sicurezza, un addetto alla pulizia, un contabile, un amministratore e una o due persone a puntellare il muro, tutti impiegati dello Stato. Ora è tutto cambiato. I parrucchieri sono indipendenti e pagano al governo 990 pesos al mese: 330 per l'affitto, 330 in contributi per la previdenza sociale e 330 in tasse. A parte questo sono liberi di fare ciò che vogliono e assumere chiunque: i numeri dello staff di solito calano.” Infatti il 40% della popolazione attiva sarà trasferita al settore privato per il 2020 (attualmente il 90% dei cubani è impiegato nel governo). Valdés ha sintetizzato: ”Costi inferiori, maggiori entrate: è tutto profitto per lo Stato.”

 

Efficienza, produttività, risparmi: il linguaggio è familiare, anche in Paesi in cui la parola socialismo non è automaticamente associata a Che Guevara. “Perché Cuba dovrebbe essere diversa da altri Paesi?”, ha chiesto Valdés. ”Abbiamo bisogno di eliminare tutto ciò che il governo dà a i cubani gratuitamente, dalla culla alla tomba, per essere certi che siano uguali.”

 

Riducendo l’importanza di aver delle entrate a causa dei servizi sociali, i sussidi hanno indebolito le motivazioni e rallentato lo sviluppo economico. Oggi i discorsi del socialismo a Cuba raramente fanno riferimento all’uguaglianza senza criticare l’errore dell’egualitarismo. Raul Castro ha spiegato nel 2008 che la soluzione era quella di eliminare i sussidi e “di dare ai salari il loro valore reale. Non c’è alternativa.”

 

Il governo non paga più le torte matrimoniali e gli alberghi per la luna di miele. In quattro Ministeri del governo non ci sono più bar gratuiti: gli impiegati ricevono 15 pesos al giorno per il cibo (abbastanza, per adesso). Anche la libreta potrebbe presto sparire, poiché i lineamientos (le linee guida politiche) sottoposti al Congresso di Cuba suggeriscono di sostituirla con “un’assistenza sociale mirata” riservata a “coloro che davvero ne hanno bisogno”, come in tutto il resto dell’America Latina.

 

L’unico sindacato di Cuba ha annunciato che 500000 impieghi governativi saranno eliminati nei prossimi mesi. Tutti i licenziati riceveranno il loro attuale salario per un mese. Coloro che hanno lavorato per 19 anni o meno riceveranno il 60% del loro salario per un altro mese, coloro che hanno lavorato dai 26 ai 30 anni per tre mesi, chi ha lavorato per più di 30 anni per cinque mesi. Senza dubbio l’intenzione è quella di motivarli a trovare velocemente impiego nel settore privato. Ma le persone che hanno lavorato nei ministeri per anni, possono diventare contadini, parrucchieri o muratori in appena due mesi, sapendo che non ci sarà un sistema di previdenza sociale che si prenderà cura di loro?

 

L’economista Omar Everleny Perez, che molti considerano il padre delle attuali riforme, ha affermato: ”Sì, ci sarà qualche perdente. Sì, qualcuno rimarrà senza lavoro. Sì, ci sarà più disuguaglianza. Ma le disuguaglianze ci sono già: ciò che abbiamo ora è una falsa uguaglianza. Ciò che dobbiamo decidere è chi merita davvero di essere in cima.”

 

 

Affezionati alla salute e all’educazione

 

 

Questo febbraio i lavoratori della clinica al centro dell’Avana si sono incontrati per discutere i lineamientos. Le 291 proposte includono la paga basata sulle prestazioni, la legalizzazione dei prezzi di mercato e una rivisitazione dei programmi sociali. Il documento è stato approvato all’unanimità in pochi minuti. Ma i lavoratori hanno sottolineato il loro attaccamento al sistema sanitario ed educativo di Cuba: alcune cose sono da cambiare, ma non queste. Il segretario della riunione ha raccolto i commenti in una nota malgrado nessuno sapesse se e come sarebbero stati presi in considerazione.

 

Ho chiesto se ci fosse il rischio che il governo giudicasse finalmente necessario modernizzare le conquiste sociali di Cuba. Dall’apertura dell’economia cinese alla riforma dei servizi pubblici in Francia non mancano gli esempi che mostrino che sia probabile. Alarcón dice: “È possibile opporsi a queste riforme e, se necessario, votare contro.” Questo significa che Cuba ha un’opposizione. Sin dalla sua istituzione nel 1976 l’Assemblea Nazionale non ha registrato un singolo voto contrario a un disegno di legge del governo.

 

Una vignetta su Granma agli inizi dell’anno mostrava un giovane appoggiato a un lampione che chiedeva ad un passante più anziano: “Qualche cambiamento, Nonno?” Questi gli risponde: ”Sì, è l’ora che tu cambi e che tu cominci a guadagnarti da vivere onestamente.”