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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI

 

Il blocco economico contro Cuba

è stato imposto nel 1962

 

27 settembre 2011 - www.granma.cu

 

Nel mese d’ottobre prossimo verrà dibattuta la Relazione di Cuba a cui seguirà la 20ª votazione consecutiva.

 

L'ONU nel 2010 ha condannato in forma assolutamente maggioritaria il blocco degli Stati Uniti contro Cuba. L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’anno scorso, ha emesso la sua 19ª condanna contro il blocco imposto dagli Stati Uniti a Cuba da 48 anni ed ha reclamato la sua eliminazione.

 

La condanna di questo assedio è stata votata nella riunione generale del massimo Forum mondiale con 187 voti a favore, due contrari (USA e Israele) e tre estensioni ( Isole Marshall, Micronesia e Palau).

 

Le votazioni contro il blocco cominciarono il 24 novembre del 1992, quando la 47ª sessione ordinaria della ONU approvò con 59 voti a favore, tre contrari e 71 astensioni la prima risoluzione in questo senso.

 

Da allora l’Assemblea ha approvato ogni anno una Risoluzione intitolata: “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”.

 

Quest’anno il dibattito e la votazione si svolgeranno nell’Assemblea Generale il 25 ottobre.

 

 

Il blocco genocida

contro Cuba persiste

 

 

La relazione di Cuba del 2011 in virtù della Risoluzione 65/6 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

Il blocco economico, commerciale e finanziario del governo degli Stati Uniti contro Cuba persiste e s’intensifica, nonostante la crescente e categorica domanda della comunità internazionale ed in particolare dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite della sua eliminazione.

 

Anche se l’attuale Governo degli Stati Uniti ha adottato alcune misture positive, queste sono insufficienti ed estremamente limitate, e non hanno alterato la complessa rete di leggi, regolamenti e disposizioni che formano la politica del blocco contro Cuba.

 

La legge del Commercio con il Nemico del 1917; la legge d’Assistenza Estera del 1961; la Legge d’Amministrazione delle Esportazioni del 1979; la legge Torricelli del 1992; la legge Helms-Burton del 1996 e i regolamenti d’amministrazione delle esportazioni non solo si mantengono, ma formano l’architettura giuridica d’una politica che è un’azione di genocidio, in virtù della Convenzione di Ginevra del 1948 per la prevenzione e la sanzione del delitto di genocidio e come un’azione di guerra economica, in accordo con quanto stabilito nella Dichiarazione relativa al Diritto della Guerra Marittima, adottata nella Conferenza Navale di Londra del 1909.

 

Come conseguenza della stretta e feroce applicazione di queste leggi e di altre disposizioni e normative, Cuba continua a non poter esportare e importare liberamente prodotti e servizi da o per gli Stati Uniti.

 

Non può usare il dollaro nordamericano nelle sue transazioni finanziarie internazionali o avere conti correnti in questa moneta nelle banche di terzi paesi.

 

A Cuba non è permesso nemmeno accedere a crediti di banche degli Stati Uniti, delle loro filiali in terzi paesi e da istituzioni internazionali come il Banco Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale o il Banco Interamericano di sviluppo.

 

Nonostante la retorica ufficiale che pretende di convincere l’opinione pubblica internazionale che l’attuale governo nordamericano ha introdotto una politica di cambi positivi, Cuba continua a non poter commerciare con le sussidiarie delle imprese nordamericane in terzi paesi e gli imprenditori di terzi paesi interessati ad investire in Cuba sono sistematicamente minacciati ed inclusi nelle liste nere.

 

L’aumento della persecuzione delle transazioni finanziarie internazionali di Cuba, includendo quelle che provengono dagli organismi multilaterali per la cooperazione con l’Isola, è stato uno dei segni distintivi dell’applicazione della politica di blocco dell’attuale amministrazione.

 

Ora i leader di un gruppo di esaltati nemici di Cuba, con il controllo del Comitato delle Relazioni Estere della Camera dei Rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti, si apprestano ad un nuovo colpo nella loro ossessione contro l’Isola, indirizzato ad impedire e ad ostacolare la presenza di compagnie straniere interessate all’esplorazione del petrolio nella zona economica esclusiva di Cuba.

 

In questa relazione si denuncia che il danno economico diretto, provocati al popolo cubano dall’applicazione del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba, sino al dicembre del 2010, a prezzi correnti, ascende ad un totale che supera i 104 miliardi di dollari. Se si considera la svalutazione del dollaro contro il valore dell’oro nel mercato finanziario internazionale, molto elevata nel 2010 e con una tendenza crescente, il danno all’economia cubana diviene superiore ai 975000 miliardi di dollari.

 

Reclamano nell’Assemblea Generale

 dell'ONU la fine del blocco

 

22 settembre 2011 - www.granma.cu

I presidenti di Paraguay e Guatemala, Fernando Lugo e Álvaro Colom, rispettivamente, hanno reclamato l’eliminazione del blocco economico commerciale e finanziario imposto a Cuba dagli Stati Uniti, nei loro discorsi di fronte al plenum del 66º periodo dell’Assemblea Generale della ONU.

 

Il presidente Lugo ha riaffermato che il suo paese voterà ancora una vota a favore della risoluzione che domanda di porre fine al blocco, come ha fatto sistematicamente in occasioni precedenti.

 

Il presidente ha deplorato gli effetti dell’assedio di Washington contro il popolo cubano come conseguenza di leggi basate sulla prepotenza che danneggiano il libero scambio e la pratica trasparente del commercio intenzionale ed ha ricordato che nei cinque decenni d’applicazione di questa ingiusta politica, il Paraguay ha espresso in varie opportunità la sua opposizione, come hanno fatto anche i paesi dell’America Latina e dei Carabi, ha riportato PL.

 

Inoltre il presidente Lugo ha detto che: “Questa pratica vulnera i principi del diritto internazionale che difendiamo dalle Nazioni Unite, e che cerchiamo di garantire. Il Paraguay non riconosce, nella sua legislazione, l’applicazione extraterritoriale di leggi internazionali che attentano la sovranità di altri Stati”.

 

Il presidente del Guatemala, Álvaro Colom, ha reclamato al governo degli Stati Uniti l’eliminazione del blocco contro Cuba, cosa che apporterebbe molti fatti positivi ai due paesi, ha sottolineato.

 

“La necessità di porre fine al blocco”
 
Questa ingiusta politica è costata al paese 975000 miliardi di dollari

 

15 settembre 2011 - Leandro Maceo Leyva  www.granma.cu

 

“Il blocco degli Stati Uniti contro Cuba costituisce una chiarissima violazione del Diritto Internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e delle norme del Commercio Internazionale, ed inoltre è una violazione flagrante e sistematica dei diritti umani del nostro popolo” ha detto Abelardo Moreno, viceministro degli Esteri, presentando ieri, mercoledì 14, nella sede del Ministero delle Relazioni Estere, alla stampa nazionale e straniera, la Relazione di Cuba sulla Risoluzione 65/6 dell’Assemblea Generale della ONU: “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti contro Cuba.”

 

Moreno ha spiegato che questa ingiusta politica è costata al paese 975000 miliardi di dollari, considerando la svalutazione internazionale del dollaro di fronte all’oro tra il 1961 e il 2010. Inoltre ha affermato che l’assedio commerciale e finanziario viola i diritti costituzionali dello stesso popolo statunitense.

 

Il viceministro ha sottolineato che anche se questa è la 22ª occasione consecutiva in cui Cuba realizza la denuncia, l’attuale amministrazione nordamericana mantiene intatta questa politica.

 

“Stiamo sollecitando, e siamo sicuri che la nostra richiesta sarà ascoltata, un appoggio di massa della comunità internazionale al progetto di risoluzione che si discuterà e si voterà nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il prossimo 25 ottobre”, ha segnalato il diplomatico, che ha anche ricordato i danni che colpiscono la cooperazione multilaterale dell’Isola, il settore della salute e dell’alimentazione, gli scambi accademici, scientifici, culturali e sportivi, e molte altre sfere.