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L’Avana di Eusebio Leal Spengler:

 

un’utopia che resuscita?

 

 

21 giugno 2011 - Salim Lamrani www.granma.cu

 

Alejo Carpentier, in un vibrante omaggio alla sua città natale, l’ha chiamata “la Città delle colonne”, per la magia delle sue innumerevoli colonne d’essenza barocca che fanno de L’Avana un luogo unico in America Latina. Con il suo destino tanto singolare nella storia del continente, la città natale di José Martí è uno spazio mitico che non può lasciare indifferente l’anima umana, in virtù del suo straordinario potere d’incanto.

 

Frutto di una miscela di stili architettonici diversi d’origine araba, spagnola, francese, italiana, greca e romana, la capitale cubana se definisce prima di tutto per il suo sincretismo così peculiare.

 

L’eccellenza del barocco cubano s’incontra in Piazza della Cattedrale, lo stile neoclassico nel Palazzo di Aldama, il neogotico nella Chiesa di Reina, l’Art Nouveau nella Stazione Centrale, l’ Università o il Capitolio, l’Art Decó nell’edificio Bacardí, una combinazione d’ essenza coloniale e sovietica nel Palazzo delle Convenzioni, la presenza del modernismo nell’impressionante edificio Focsa o l’influenza bizantina nella Cattedrale Ortodossa.

Su questo Carpentier scriveva:

 

“La vecchia città, una volta chiamata ‘tra le mura’, città d’ombra, fatta per lo sfruttamento delle ombre, ombra lei stessa quando la si pensa in contrasto con tutto quello che è germinato crescendo verso ovest dall’inizio di questo secolo, in cui la sovrapposizione di stili, l’innovazione di stili, buoni e cattivi, più cattivi che buoni hanno creato a L’Avana questo stile senza stile che alla lunga, per processo di simbiosi si amalgama, si erige in un barocchismo peculiare che fa le veci dello stile, iscrivendosi nella storia dei comportamenti urbanistici. Perchè, poco a poco, dal multiforme, dal mescolato, dal compreso tra realtà distinte, sono sorte le costanti di un insieme generale che distingue L’Avana dalle altre città del continente”.

 

 

Un pò di storia

 

 

Fondata il 16 novembre del 1519 dal conquistatore spagnolo Diego Velásquez de Cuéllar, L’Avana, attraversata dai fiumi Almendares, Martín Pérez, Quibú, Cojímar e Bacuranao, s’estende nell’attualità su circa 720 chilometri quadrati, accoglie più di due milioni di anime e si divide in 13 municipi. La figura di San Cristóbal, patrono della città veglia sulla maggior metropoli dell’arcipelago, che ha il principale porto nazionale e costituisce il centro politico, economico e culturale di Cuba.

 

Secondo gli storiografi, il cacicco taino Habaguanex diede il suo nome alla capitale cubana, e alla sesta città fondata dalla Corona spagnola nell’Isola. In Piazza de Armas, centro politico dell’época coloniale, il monumento El Templete celebra la fondazione della città. Si può leggere nella sua colonna commemorativa eretta dal governatore Francisco Cajigal de la Vega nel 1754 un’iscrizione in latino:

 

“Ferma il tuo passo camminante, adorna con un albero questo luogo, una ‘ceiba’ frondosa, dovrei dire un segno memorabile della prudente e antica religione della giovane città, perchè sicuramente sotto la sua ombra fu immolato solennemente in questa città l’ autore della salute. Si svolse per la prima volta la riunione dei prudenti consiglieri già più di due secoli fa: era conservata da una tradizione perpetua. Senza dubbio cedette al tempo. Vedrai un’immagine fatta oggi nella pietra, cioè l’ultimo di novembre dell’anno 1754”.

 

Contro il vento e le maree, L’Avana seppe preservare la sua autenticità, nonostante gli attacchi dei pirati e dei corsari francesi, che la ridussero in cenere molte volte durante la prima metà del XVI secolo e più precisamente tra il 1538 e il 1555. Nel 1556, grazie alla creazione del sistema di flotte per il commercio tra la Penisola spagnola e l’America Latina, L’Avana divenne il primo porto del continente. Nel 1561, la Corona spagnola decise di fare della città il centro del Nuovo Mondo e concentrò lì le navi cariche d’oro, lana, smeraldi, cuoio, spezie e materie alimentari. Per proteggere queste favolose ricchezze, edificò difese militari all’entrata della Baia de L’Avana in luoghi strategici, con la costruzione dei maestosi castelli della Real Fuerza, la Punta e i Tres Re del Morro. L’Avana divenne la città più protetta del continente, nella “Chiave del Nuovo Mondo”.

 

Quando Felipe II concesse a L’Avana il titolo di Città, il 20 dicembre del 1592, erano già state edificate varie chiese e conventi, che davano un aspetto cittadino alla futura capitale. Il governatore di Cuba aveva già installato la sua residenza ufficiale lì dove quasi trenta anni prima, abbandonando Santiago di Cuba, sede storica del governo dell’Isola. Coscienti della sua importanza strategica, i successivi re di Spagna non ammisero tregue nella fortificazione nel XVII secolo per dissuadere le potenze straniere dall’impadronirsi della città.

 

Finalmente, nel 1607, L’Avana fu designata capitale dell’Isola con un Ordine Reale che divise il paese in due governi: uno a L’Avana e l’altro a Santiago, subordinando il secondo al primo.

 

Nello stesso tempo fu edificata la città usando legnami, materiali disponibili in abbondanza nell’Isola, con i quali si mescolarono i differenti stili importati dalla Spagna e più precisamente dalle Isole Canarie, creando così un sincretismo architettonico di un’ eccezionale ricchezza e di una rara bellezza, che divenne il marchio di fabbrica della capitale cubana.

 

Quando nel 1648 un’epidemia di peste proveniente da Cartagena de Indias, in Colombia, sterminò la terza parte della sua popolazione, L’Avana, come una Fenice, seppe far fronte alla tragedia e seppe rinascere dalle sue ceneri.

 

Inalberò di nuovo il suo blasone – che la regina Mariana d’Austria, vedova di Filippo IV rese ufficiale il 30 novembre del 1665 – con i suoi emblemi araldici, i tre primi castelli della città: La Real Fuerza, i Tre Santi e San Salvador de la Punta, a forma di torri d’argento su fondo blu e una chiave d’oro che è simbolo della porta del Nuovo Mondo.

 

Nel XVII secolo, L’Avana estese il suo territorio con la costruzione di numerosi edifici civili, militari e religiosi, come l’Ospedale San Lázaro, il castello El Morro o il Convento San Agustín, senza dimenticare la Fonte della Dorotea de la Luna a La Chorrera, il Monastero Santa Teresa, il Convento San Felipe Neri o la Cappella del Humilladero.

 

Quando il 6 giugno del 1762 l’impressionante esercito navale britannico di George Pocock con le sue cinquanta navi da guerra e quattordicimila soldati attaccò L’Avana, gli abitanti della città opposero un’eroica resistenza per due mesi di violenti combattimenti. Ma di fronte alla superiorità militare dell’Inghilterra, L’Avana cadde nelle mani della Corona inglese, che la occupò per undici mesi. Nel 1763,un negoziato tra Madrid e Londra terminò con la liberazione della città in cambio della Florida. In quello stesso anno, dopo la partenza dei britannici, cominciò la costruzione della fortezza San Carlos de la Cabaña –la più importante che la Spagna edificò in America Latina– che durò undici anni con il fine di preservare la città dai futuri attacchi e fare della baia de L’Avana un baluardo inespugnabile.

 

Nel XIX secolo la città si modernizzò con la creazione della prima ferrovia, nel 1837, tra L’Avana e Güines, de 51 chilometri, costruita principalmente dalla laboriosa e discreta comunità cinese che conta attualmente almeno 100000 anime. Cuba divenne così il quinto paese del mondo ad avere una ferrovia e il primo della zona ispanica.

 

La costruzione di molteplici centri culturali come il teatro Tacón, il teatro Coliseo o il Liceo Artistico e Letterario trasformò la città in uno dei punti di riferimento artistico e intellettuale del continente. Lo sviluppo dell’industria zuccheriera e del tabacco fece de L’Avana un luogo molto prospero, tanto che fu abbattuta la muraglia della città con il fine d’estendere la sua superficie e costruire nuovi edifici di ogni indole. Fu in questo periodo, nel 1854 esattamente, che fu costruito il cimitero Colón, un museo a cielo aperto di una ricchezza architettonica unica e la maggior necropoli del mondo dopo il cimitero di Staglieno, a Genova.

 

Nel 1898, gli Stati Uniti approfittarono dell’esplosione della corazzata Maine nella Baia de L’Avana per intervenire nella Seconda Guerra d’Indipendenza di Cuba e frustrare il desiderio d’emancipazione dell’Isola. La occuparono sino al 1902 e la trasformarono in un protettorato dopo aver installato alla guida della nazione Tomás Estrada Palma, cittadino statunitense e annessionista convinto, che accettò l’infame emendamento Platt.

 

Durante il periodo repubblicano, e più concretamente negli anni ‘30, innumerevoli costruzioni sorsero a L’Avana, con l’apparizione di sontuosi hotels di lusso, fiammanti casinò e clubs notturni, tutti molto attraenti, tutti controllati dalla mafia di Meyer Lansky e di Lucky Luciano, con la benedizione del dittatore Fulgencio Batista. Basta citare l’Hotel Nacional, un gioiello architettonico, edificato nel 1930, al centro del quartiere del Vedado, a pochi passi dal leggendario Malecón, che regala a L’Avana la sua siluette tanto femminile. Monumento nazionale, è uno dei simboli della storia, della cultura e dell’identità cubana.

 

Il Focsa e l’hotel Habana Libre a loro volta sono simboli dell’epoca in cui L’Avana era la capitale continentale del piacere e dell’ozio, frequentata dai grandi del mondo, da Winston Churchill a Frank Sinatra.

 

Dal trionfo della Rivoluzione nel 1959, Cuba ha conosciuto la più importante trasformazione politica, economica e sociale della storia dell’America Latina. Nonostante questo, a livello topografico e architettonico sono avvenuti pochi cambi, salvo la costruzione di edifici pubblici come l’imponente Ospedale Ameijeiras nel centro della città, hotels come il Meliá Cohíba a partire dagli anni ’90 del secolo scorso, con la ripresa dell’ industria turistica.

 

 

L’opera di Eusebio Leal Spengler

e il Periodo Speciale

 

 

Eusebio Leal Spengler, storiografo de L’Avana, personaggio di un’eccezionale cultura e di un ottimismo a tutta prova, autore prolifico, decorato con le più alte distinzioni nel mondo intero, ha sempre mantenuto une fede irremovibile nell’essere umano, nel suo popolo e nella sua capacità di realizzare le più pazze utopie. Nato nel 1942 nella “Città delle colonne”, questo dottore in Scienze Storiche dell’ Università de L’Avana, è uno studioso di archeologia.

 

Discepolo del fondatore dell’Ufficio dello Storiografo della capitale, il leggendario Emilio Roig de Leusehnring, occupò la direzione di questo luogo nel 1967. La sua missione consiste nel contribuire alla diffusione della storia e della cultura cubane "attraverso la preservazione dei simboli e delle espressioni materiali e spirituali della nazionalità […]e della memoria storico-culturale della città e soprattutto del suo Centro Storico”, il maggior centro coloniale dell’America Latina.

 

Inoltre è Presidente della Commissione Nazionale di Monumenti, ambasciatore di Buona Volontà delle Nazioni Unite e deputato del Parlamento unicamerale cubano.

 

Eusebio Leal è un cittadino impegnato che ha fatto sua la parole d’ordine di José Martí: “La Patria non va servita per il beneficio che si può ottenere da Lei di gloria o di qualsiasi altro interesse, ma per il piacere disinteressato d’esserle utile”, e divide anche l’altra convinzione dell’essenza martiana che “senza cultura non c’è libertà possibile”.

 

Nel 1968 Eusebio Leal inaugurò le prime sale d’esposizione del Museo della Città nell’ antico Palazzo dei Capitani Generali.

 

Nel 1981 intraprese l’opera di restauro del Centro Storico, Monumento Nazionale dal 1976 e Patrimonio dell’Umanità dal 1982, con la creazione di un Dipartimento di Architettura.

 

Dal 1981 al 1990, sono stati restaurati totalmente otto edifici grazie all’ingegno di Eusebio Leal e dei suoi collaboratori e alla relazione speciale con l’Unione Sovietica che garantiva una certa stabilità economica, portando a dodici il numero delle dipendenze culturali dell’ Ufficio dello Storiografo.