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Il traduttore si scusa per gli errori

 
Mi sento orgoglioso d’essere figlio di questo popolo! Un popolo così è un popolo invincibile!
 

30.12.11 - Frammento finale del discorso di Fidel Castro, dopo la Crisi dei missili  www.granma.cu

 

C’è una questione che voglio sottolineare oggi, un apprezzamento che voglio manifestare e che si riferisce al popolo, alla condotta che ha avuto questo popolo in questi giorni. Devo dire che l’atteggiamento del popolo in quanto a decisione, valore e disciplina, ha superato tutto quello che i più ottimisti potevano mai immaginare.

 

Fidel CastroVa detto che migliaia di uomini che non erano miliziani, che in questi quattro anni di Rivoluzione non lo sono stati, sono diventati miliziani durante questa crisi.

 

Va detto che migliaia di persone che non appartenevano a organizzazioni di massa, nè a Comitati di Difesa della Rivoluzione, si sono iscritte alle organizzazioni di massa in questi giorni. Va detto che il nemico non ha potuto contare, dentro la nostra Patria, con alleati di sorta.

 

Va detto che in questi giorni d’estrema crisi non è stato necessario arrestare nessuno.

 

Inoltre, a uomini e donne che facevano critiche alla Rivoluzione, in queste ore decisive si è manifestato in loro il senso patriottico e rivoluzionario e sono andati ad arruolarsi.

 

E sono andati ad arruolarsi per una lotta che, stando alle prospettive, può essere una lotta seria, tremenda, una lotta che si può realizzare con armi convenzionali o con armi atomiche.

 

Il signor presidente degli Stati Uniti ha cercato d’intimidire il nostro popolo, questo popolo che ha chiamato “un popolo di prigionieri” quando diceva che potremmo essere bersaglio di attacchi atomici, e il risultato è che ci sono più miliziani che mai, più militanti rivoluzionari che mai.

 

Va detto che le donne sono andate al lavoro, i pensionati sono andati al lavoro a sostituire gli uomini che stanno nelle trincee e va detto che, anche se questa è stata la mobilitazione maggiore di tutte, è stata quella che ha danneggiato meno la produzione. Mai in una mobilitazione, la produzione aveva marciato bene come adesso.

 

Erano veramente impressionanti la disciplina del popolo, l’ardore del popolo, il coraggio del popolo e soprattutto, grazie alle nostre Forze Armate Rivoluzionarie, l’efficacia con cui hanno funzionato i comandi. È stato dimostrato che la Rivoluzione ha creato una disciplina, ha fatto un popolo.

 

Il nemico a forza di aggressioni ci ha reso disciplinati, ci ha reso agguerriti. Il risultato di questi quattro anni d¡aggressioni è un popolo eroico, un popolo più che spartano, perchè si dice che a Sparta le madri salutavano i figli dicendo “Con lo scudo o sopra lo scudo”, e qui tutto il popolo, donne, bambini, giovani e anziani, hanno detto a sè stessi: Con lo scudo o sopra lo scudo!”

 

Un popolo così è un popolo invincibile, un popolo così, che in questo modo e tanto serenamente affronta situazioni tanto difficili è un popolo che ha il diritto di conquistare quello che desidera, che sono la pace, il rispetto, la dignità e il prestigio.

 

Possediamo proiettili morali a lunga gettata, che non si possono smantellare e non saranno mai smantellati: questa è la nostra arma strategica più poderosa, di difesa strategica, di offensiva strategica.

 

Per questo voglio fare qui, segnalare oggi più che mai, la nostra ammirazione per il nostro popolo. Tutti i rivoluzionari dobbiamo sentirci doppiamente obbligati, partendo da questa esperienza, a lottar per il nostro popolo, a lavorare instancabilmente per il nostro popolo. E dal più profondo del mio cuore, per terminare, voglio dire che oggi più che mai sento orgoglioso d’essere figlio di questo popolo! !

 

 

Manifesto alla nazione

28 dicembre 2011

 

 

Isola de Pinos - Dicembre del 1953

 

Fidel, prigioniero dopo l’attacco alla Moncada, scrive:

 

Con il sangue dei miei fratelli morti scrivo questo documento.

Loro sono l’unico motivo che lo ispira. Più che la libertà e la vita stessa per noi, chiediamo giustizia per loro. Giustizia non è in questo istante un monumento per gli eroi e martiri morti nel combattimento o assassinati dopo il combattimento; nemmeno una tomba per far sì che riposino in pace, con i resti che giacciono sparsi nei campi d’Oriente, in luoghi che in molti casi sono noti solo ai loro assassini; nè di pace è possibile parlare nella terra oppressa.

La posterità che è sempre più generosa con i buoni, alzerà questi simboli alla memoria e le generazioni del domani renderanno, nelle loro opportunità, il debito tributo a coloro che salvarono l’onore della Patria in quest’epoca d’infinita vergogna.