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Il traduttore si scusa per gli errori

 
Il ricordo di Juan Manuel Márquez

Discorso di Fidel nel Parco Centrale di New York, il 24 aprile del 1959

 

 

 

15 dicembre 2011 -   www.granma.cu

 

 

 

In questa notte di oggi, notte di trionfo, notte che deve restare indimenticabile, incisa nei nostri cuori, notte d’orgoglio per l’America intera, solo un pensiero triste ci invade, solo un dolore ci scuote. Guardando qui questa folla, parlando qui, oggi, il mio pensiero s’eleva verso chi è stato il mio compagno nell’organizzazione del Movimento 26 di Luglio nell’esilio. Il mio pensiero s’eleva verso chi fu compagno di questa giornata, il mio pensiero s’eleva verso quell’oratore formidabile, quel compagno che faceva alzare in piedi la folla con la sua parola vibrante: Juan Manuel Márquez.

 

Juan Manuel Márquez pronuncia un discorso a New York e al suo fianco sta Fidel.
Manuel Márquez pronuncia un discorso a New York e al suo fianco sta Fidel

Oggi non è presente, ma l’opera che aveva iniziato è qui presente. Non è presente lui, ma è presente il suo ricordo, non è presente lui, ma sono presenti i frutti del suo sacrificio.

 

Juan Manuel Márquez, un’altra volta siamo tornati a riunire i cubani e i latinoamericani di New York. Ma questa volta non sono 1000, sono decine e decine di migliaia e migliaia, e questa volta non ci sono solo latinoamericani, ma ci sono anche nordamericani, questa volta non stiamo parlando di sogni che si dovevano realizzare, ma di sogni che sono stati realizzati e di sogni che dovremo realizzare con lo stimolo di vedere quello che abbiamo fatto!

 

Questa volta non la riuniamo per iniziare un’impresa di lotta, la riuniamo e la convochiamo per iniziare una tappa e un’impresa di creazione e di pace.

 

Non la riuniamo quando tutto è davanti a noi, quando tutti contavamo nella fede nostra e la fede di alcuni, ma quando contiamo già, grazie allo sforzo di quelli che come te sono morti con la fede, con l’appoggio di milioni di latinoamericani.

 

Juan Manuel Márquez, a te dobbiamo dedicare il miglior ricordo, il più devoto ricordo, il più sentito omaggio, perchè qui c’è il tuo compagno che ha continuato la lotta, qui c’è il tuo compagno che ti ricorda, al quale tu manchi.

 

Oggi la folla non si alzerà alle tue parole, ma si alzerà con queste parole che pronuncio richiamando il tuo ricordo.

 

Fu il secondo capo del Movimento 26 de luglio e della spedizione del Granma. A soli 16 anni s’incorporò alla lotta contro il tiranno Gerardo Machado e fu incarcerato nel Presidio Modelo, nell’aprile del 1932, a 17 anni, il più giovane di tutti i prigionieri politici in quel centro.

 

Dopo la caduta “dell’asino con gli artigli”, si oppose fermamente all’intervento nordamericano, attraverso la mediazione Summer-Welles.

 

Successivamente, conoscendo già l’influenza dei media, fondò il giornale Catapulta, in cui rifletteva il suo pensiero politico e critica con anticipo quel “machadista pentito” chiamato Fulgencio Batista.

Più tardi cominciò a collaborare con il settimanale El Sol, uno spazio nel quale fustigava i governi di turno, ed espresse la sua lotta per la rivoluzione agraria e antimperialista.

 

Juan Manuel realizzò una notevole carriera di lotta e critica del sistema politico e sociale che imperava in Cuba e nei programmi radiofonici fu ammirato per le sue qualità di oratore. Finalmente si lanciò nella lotta contro la tirannia batistiana, la fase più nota del suo sentimento patriottico, per cui sofferse carcere e torture.

 

Partecipò attivamente all’organizzazione della spedizione dello yacht Granma e dopo Alegría de Pío fu assassinato, il 15 dicembre del 1956, dalla soldatesca batistiana.