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Il traduttore si scusa per gli errori

 
Che Guevara e Camilo Cienfuegos:

per ed a favore di Cuba

 

 

29 ottobre 2011 - Diony Sanabia Abadia www.granma.cu

 

 

Molti cubani considerano ottobre un mese di tristezza per la scomparsa fisica di Ernesto Che Guevara e Camilo Cienfuegos, tuttavia oggi preferiscono sottolineare l’esempio di questi due illustri rivoluzionari.

 

L’8 ottobre 1967, il primo tra i menzionati è caduto nelle mani nemiche quando lottava per l’indipendenza di America Latina in Bolivia, fedele ad un atteggiamento internazionalista assunto da molto giovane. Un giorno dopo, per intervento della CIA statunitense, il suo corpo è stato assassinato, ma le sue idee hanno acquisito nuove dosi di vita fino a diventare un paradigma di chi difende le cause più progressiste.

La morte di Camilo è successa il 28 ottobre 1959 quando l’aereo Cessna 310 che lo trasportava in un viaggio dalla città orientale di Camaguey a L’Avana, non è mai arrivato al suo destino, né hanno trovato nessuna delle parti dell’aeronave nell’intensa investigazione fatta nelle giornate successive.

Di solito tra l’8 ed il 28 del decimo mese dell’anno, tutti i centri d’educazione e di lavoro ricordano importanti passaggi della vita di questi due uomini, i quali, a giudizio di diverse voci, occupano un luogo prominente nella storia della nazione caraibica.

Nato in Argentina, nella città del Rosario, nella provincia di Cordoba, il 14 giugno 1928, Ernesto Guevara è stato uno tra i primi uomini che si sono sommati al gruppo degli 82 spedizionieri dello Yacht Gramma; Camilo da parte sua, ha chiuso la lista dei membri dell’equipaggio.

In questa imbarcazione, sotto gli ordini del leader della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, sono arrivati dal Messico alla maggiore delle Antille il 2 dicembre 1956 un gruppo di quelli che hanno affrontato e dirottato la dittatura di Fulgencio Batista.

Che e Camilo hanno raggiunto i gradi di Comandante nella lotta guerrigliera, e per tutto il popolo, compagni di battaglia evocano ancora, molteplici storie sul coraggio, l’astuzia e la temerarietà dimostrati.

A proposito del suo massimo ascenso militare, il cubano nato nel quartiere Lawton il 6 febbraio 1932 ha manifestato in una lettera a Fidel Castro: “più facile mi risulterà smettere di respirare che smettere di essere fedele alla sua fiducia”.

Storici e studiosi di questa figura sono dell’opinione che la lealtà al leader rivoluzionario ed al popolo cubano, al di sopra di tutto, è stata una delle qualità distintive della personalità di Camilo.

A lui ed ad Ernesto Guevara, Fidel Castro ha dato l’ordine di essere i capi delle due colonne che sarebbero partite dall’Oriente verso l’Occidente del paese con lo scopo di mettere fine al regime di Batista che ha avuto l’appoggio del governo degli Stati Uniti.

Secondo lo sviluppo delle azioni in tutta la nazione, Che e Camilo sono giunti al centro di Cuba, dove, dopo aver combattuto le battaglie di Santa Clara e di Yaguajay, rispettivamente, hanno ricevuto la notizia del trionfo rivoluzionario il 1° gennaio 1959.

Dovuto ai pochi complimenti fatti, l’argentino ha scritto: “Camilo non misurava il pericolo, ma lo utilizzava come un divertimento, faceva di questo un gioco, lo attraeva e lo manipolava; nella sua mente di guerrigliero una nuvola non poteva fermare o storcere una linea marcata”.

Per il Che la guerra si doveva combattere fino al punto in cui la portassero i nemici, era impedire loro di avere un minuto di tranquillità, di svago fuori e dentro delle caserme ed attaccarlo ovunque si trovassero, farlo sentire una bestia perseguitata.

I primi mesi dopo la vittoria rivoluzionaria hanno avuto nei cosiddetti “Guerrigliero Eroico” e “Signore della Vanguardia” due veri pilastri nella costruzione della nuova tappa e loro hanno rinforzato l’amicizia, una delle più grandi che abbia mai esistito.

Testimoni loro contemporanei indicano che il Che, di carattere rigido, accettava solamente gli scherzi di Camilo, un riconosciuto esponente del peculiare umore cubano e considerato l’uomo dai mille aneddoti.

Universitari intervistati da Prensa Latina hanno affermato che le idee di Ernesto Guevara non moriranno mai, perché appartengono a tutti i tempi, quando si tratta di difendere l’essere umano e le sue migliori cause.

Molteplici annotazioni, valorizzazioni, articoli, saggi ed analisi, tra i quali spicca “Il socialismo e l’uomo a Cuba”, rendono evidente la radicalizzazione del pensiero del Che, alla cui opera, hanno enfatizzato gli intervistati, è necessario avvicinarsi.

Il Che è stato sempre molto chiaro riguardo agli interessi di dominazioni degli Stati Uniti ed ha lasciato per la posterità la sentenza di che all’imperialismo non gli si può dare né la minima opportunità, e questo minimo lo esprimeva, unendo le due dita, l’indice e l’alluce.

D’altronde, ha risposto ad un giornalista uruguayano “mi sento tanto cubano quanto il più cubano e sono capace di sentire in me la fame e le sofferenze di qualsiasi popolo d’America, fondamentalmente, però anche di qualsiasi popolo del mondo”.

Diversi scenari dell’orbe, tra di loro l’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, sono stati testimoni di precise definizioni di colui che ha anche lottato con le armi nel Congo, nei suoi affanni di vedere l’Africa libera dal Colonialismo.

Attualmente l’avvio di giornate di volontariato a Cuba si mantengono come uno dei più significativi insegnamenti del Che, principale propulsore dell’iniziativa in diversi spazi economici e sociali da più di mezzo secolo.

Questo tipo di attività, ha precisato, è il fattore che sviluppa la coscienza dei lavoratori più di nessun altro e ancora di più, quando gli stessi esercitano questa attività in luoghi che non gli sono abituali.

A 44 e 52 anni della scomparsa fisica del Che e di Camilo, cubani di tutte le età considerano che i loro esempi continuano ad essere fonti dove si possono trovare dissimili valori: coraggio, umanismo, senso del dovere, altruismo e lealtà senza confini.