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Il traduttore si scusa per gli errori

 
A 120 anni dal discorso


“Con tutti e per il

bene di tutti”

 

 

 

26 novembre 2011 - Onelia Chaveco Chaveco www.granma.cu

 

 

 

Assicurano che, invitato dal Club Ignacio Agramonte, di Tampa, per prendere parte alla festa di carattere artistico letterario, José Martí giunse per la prima volta in questa città nordamericana alla mezzanotte del 25 novembre del 1891.

 

Il giorno dopo ci fu la riunione in cui pronunciò uno dei suoi discorsi più importanti e che si conobbe, da allora all’attualità, a 120 anni di distanza, con il titolo di “Con tutti e per il bene di tutti”.

 

Considerata la frase che simbolizza meglio il desiderio unificatore che sentiva Martí con la Patria, riassume l’interesse che gli uomini e le donne di tutte le nazionalità e provenienze, di tutti i colori e idee, interessati alla giusta causa di rendere indipendente l’Isola dalla metropoli spagnola e costruire la Cuba nuova, dovevano unirsi in un solo esercito.

 

Ossia, sin dalla sua prima proposizione, esponeva già il culto della nazione. Per Cuba che soffre la prima parola: Cuba va considerata come un altare per offrirle la nostra vita e non da piedestallo per alzarci sopra di lei.

 

In tono poetico molto elevato, la sua oratoria fu scorrevole in ringraziamenti ed esaltazione dei valori di quelle famiglie emigrate, operaie e patriottiche che di lontano s’incontravano per lottare per Cuba.

 

Acclamando i valorosi e scuotendo le pieghe delle anime e dello spirito, esortando alla lotta pensata e ragionata, senza precipitazioni, per non mettere in pericolo l’opportuna ora del combattimento, l’oratore parlò con esempi ampi e chiari di come si doveva andare alla guerra, per far sì che la nuova lotta realizzasse i suoi obiettivi e non morisse a causa di indisciplina, nello stile della campagna dei Dieci Anni.

 

Enuncia frasi molto significative come "(...) se tra le cose della mia Patria, mi fosse dato di concedere un bene a tutti gli altri, un bene fondamentale che fosse di tutti i paesi e principi e senza il quale gli altri beni sarebbero fallaci e insicuri, questo sarebbe il bene che io preferirei: io vorrei che la prima legge della nostra Repubblica fosse il culto dei cubani alla dignità piena dell’uomo”.

 

Quell’impegno martiano, quel bene fondamentale come lo chiamò, ebbe totale compimento nella Costituzione della Repubblica di Cuba quando, nel suo preambolo si dichiara che la Legge delle Leggi è sostenuta dal profondo anelo di José Martí.

 

Letterati e poeti dovrebbero spiegare per le nuove generazioni le metafore e similari che inondarono il discorso del Patriota cubano, quel giorno, perchè il verbo incendiario, rivoluzionario e agguerrito che convocava quella notte alla guerra, era pieno di bellezza e tenerezza, nello stile d’una semplice orazione: Le palme sono fidanzate che aspettano e dobbiamo mettere la giustizia tanto in alto come le palme.

 

Il testo che fu copiato in stenografia e poi riprodotto e distribuito in fogli sciolti tra i cubani residenti negli Stati Uniti, è stato tema di studio nelle scuole e nelle università cubane per varie generazioni di giovani.

 

Sono trascorsi 120 anni da quando Martí sollecitò che si ponesse attorno alla stella, nella nuova bandiera, questa formula dell’amore trionfante: “Con tutti e per il bene di tutti”.

 

Ai cubani di adesso serve come guida per affrontare le nuove sfide economiche e sociali.