HOME NOTE UFFICIALI

 

Cuba condanna categoricamente qualsiasi tentativo d’approfittarsi della tragica situazione creata per occupare la Libia e controllare il suo petrolio

Dichiarazione del Ministro delle Relazioni Estere di Cuba nel Consiglio dei Diritti Umani. Ginevra, 1º marzo del 2011

 

 

Signor Presidente:

 

La coscienza umana condanna la morte di persone innocenti in qualsiasi circostanza e luogo. Cuba condivide pienamente la preoccupazione mondiale per la perdita di vite di civili in Libia e desidera che il suo popolo raggiunga una soluzione pacifica e sovrana per la guerra civile che sta avvenendo, senza nessuna  ingerenza straniera, che garantisca l’integrità di questa nazione.

 

Sicuramente il popolo  libico si oppone ad ogni  intervento militare straniero, che allontanerebbe ulteriormente qualsiasi  soluzione positiva e provocherebbe migliaia di morti e di sfollati, con enormi danni per la popolazione Cuba condanna categoricamente qualsiasi tentativo d’approfittarsi  della tragica situazione creata per occupare la Libia e controllare il suo petrolio.

 

È noto che la voracità idrocarburi, e non la pace e tanto meno la protezione delle vite dei libici sono le motivazioni che animano le forze politiche, fondamentalmente conservatrici, che oggi chiamano negli Stati Uniti e in alcuni paesi d’Europa ad un intervento militare della NATO in territorio libico.

 

Non appaiono nemmeno nè l’obiettività, nè l’esattezza e nemmeno l’amore per la verità  quello che predomina in una parte della stampa utilizzata da empori mediatici, per attizzare il fuoco.

 

Di fronte all’importanza di quello che in Libia nel mondo arabo sta accadendo e nelle circostanze  di una crisi economica globale, dovrebbero prevalere la responsabilità e la visione a distanza dei governi dei paesi sviluppati.  Anche se potrà ingannare buona parte dell’opinione pubblica, è evidente che un intervento militare porterà ad una guerra e provocherà gravi conseguenze per le vite delle persone e soprattutto per le migliaia di persone povere, che sono i quattro quinti dell’umanità.

 

Anche se mancano alcuni dati e fatti che non si sconoscono, la realtà  è che all’origine della situazione in Medio Oriente e nel nord dell’Africa c’è il coinvolgimento d’una crisi per la politica di saccheggio imposta dagli Stati Uniti e dai loro alleati della NATO in questa regione. I prezzi degli alimenti si triplicano, l’acqua scarseggia, i deserti crescono, aumenta la povertà e con lei un’offensiva disuguaglianza sociale e d’esclusione nella distribuzione dell’opulenta ricchezza petrolifera della regione.

 

Il diritto umano fondamentale è il diritto alla vita, che non merita d’essere vissuta senza dignità umana.  

 

Provoca serie preoccupazioni il modo in cui si schiaccia il diritto alla vita. Secondo differenti fonti sono morti nei conflitti armati delle guerre moderne più di 111 milioni di persone. Non va dimenticato, in questa sala, che se nella Prima Guerra Mondiale le morti dei civili furono solo il 5% dei deceduti, nelle guerre di conquista successive al 1990, soprattutto in Iraq, con più di un milione, ed in Afganistan, con più di 70000, i morti innocenti sono il 90%.

 

La proporzione di bambini in questi dati è orribile e inedita.

 

È stato stabilito nella dottrina militare della NATO e delle nazioni molto poderose il concetto dei “danni collaterali”, che offende la natura umana. Nell’ultimo decennio  il diritto  internazionale umanitario è stato schiacciato, come avviene nella base navale nordamericana di Guantánamo, che usurpa il territorio a Cuba.

 

Le cifre globali di rifugiati, come conseguenze di queste guerre, si sono incrementate del 34%,  con più di 26 milioni di persone coinvolte.

 

Le spese  militari sono  aumentate del 49% nel decennio e sono di  1,5 milioni di milioni di dollari, più della metà solo negli Stati Uniti. Il complesso militare-industriale continua a produrre guerre.

 

Ogni anno muoiono come vittime di fatti violenti associati al crimine organizzato e non solo a conflitti, almeno 740000 esseri umani.

 

In un paese europeo ogni cinque giorni muore una donna per la violenza domestica. Nei paesi del sud muore di parto ogni anno almeno mezzo milione di madri.

 

Ogni giorno muoiono di fame e di malattie prevenibili almeno 29000 bambini. Nei minuti di durata di questo discorso sono morti almeno 120 bambini. Nei loro primi mesi di vita ne muoiono 4 milioni. In totale muoiono annualmente 11 milioni di bambini.

 

Per cause vincolate alla denutrizione ci sono 100000 decessi al giorno, che sommano 35 milioni di morti in un anno.

 

Solo con l’uragano Katrina, nel paese più sviluppato del mondo, sono morte 1836 persone, quasi tutti negri e con poche risorse; negli ultimi due anni 470000 persone sono morte nel mondo per disastri naturali e il 97% tra queste aveva scarse entrate.

 

Solo nel terremoto del gennaio del 2010, ad Haiti, sono morte più di 250000 persone, quasi tutte  residenti in case molto povere. Lo stesso è avvenuto con le case trascinate via dalle piogge torrenziali a Río de Janeiro e a Sao Paulo, in Brasile.

 

Se i paesi in via di sviluppo avessero un tasso di mortalità infantile e materna come quello di Cuba, si salverebbero annualmente almeno 8.4 milioni di bambini e 500000 madri.

 

Nell’epidemia di colera nella fraterna Haiti i medici cubani assistono circa la metà dei malati, con un tasso di mortalità inferiore di cinque volte rispetto ai malati assistiti da medici di altri paesi. La  cooperazione medica internazionale cubana ha permesso di salvare più di 4,4 milioni di vite in decine di paesi dei 4 continenti.

 

La dignità umana è un diritto umano. Oggi vivono 1400 milioni di persone in miseria e ci sono venti milioni di affamati, altri 2 mila milioni che soffrono di denutrizione ed esistono 759 milioni di adulti analfabeti.

 

Signor Presidente:

 

Il Consiglio ha dimostrato la sua capacità per abbordare le situazioni dei diritti umani nel mondo, includendo quelle di carattere urgente che necessitano l’attenzione e l’azione della comunità internazionale ed è stata confermata l’utilità dell’Esame Periodico Universale come sostento della cooperazione internazionale, per valutare il disimpegno nella materia di tutti i paesi, senza distinzione.

 

Preservare, perfezionare e rafforzare questo Consiglio nelle sue funzioni  di promuovere e proteggere efficacemente tutti i diritti umani per tutti, era lo spirito che ha animato il nostro lavoro nel processo di revisione dell’organismo.

 

I risultati di questo esercizio hanno permesso il riconoscimento degli importanti successi del Consiglio nella sua breve esistenza. Anche se gli accordi realizzati sono insufficienti alla luce dei reclamai dei paesi in via di sviluppo, l’organismo  è stato preservato da coloro che pretendevano di riformarlo a loro convenienza per soddisfare appetiti egemonici e resuscitare un passato di confronto, doppia morale, selezione e imposizione.

 

I dibattiti di questi giorni fanno sperare che questo Consiglio dei Diritti Umani continui a costruire e ad avanzare nella sua istituzionalità verso il pieno esercizio del suo mandato.

 

Sarebbe molto negativo che con il pretesto della revisione della costruzione istituzionale del Consiglio e l’abuso della drammatica congiuntura che si discute, si manipoli e si faccia pressione in maniera opportunista, per stabilire precedenti e modificare accordi-

 

Se il diritto umano essenziale è il diritto alla vita, sarà pronto il Consiglio a sospendere i membri degli Stati che scatenano una guerra?

 

Si propone il Consiglio si dare qualche contributo sostanziale per eliminare la principale minaccia alla vita della specie umana che è l’esistenza d’enormi arsenali di armi nucleari, la cui infima parte provocherebbe l’inverno nucleare, secondo prove scientifiche indiscutibili?

 

Si stabilirà un procedimento tematico sull’impatto del cambio climatico, nell’esercizio dei diritti umani, e si proclamerà il diritto ad un ambiente sano?

 

Si sospenderanno gli Stati che finanziano e somministrano aiuti militari usati da altri Stati riceventi in violazioni enormi, flagranti e sistematiche dei diritti umani e in attacchi contro le popolazioni, come quelli che avvengono in Palestina ?

 

Si applicheranno queste misure contro i paesi poderosi che realizzano esecuzioni extragiudiziarie in territori di altri Stati, con l’impiego di alte tecnologie, come munizioni intelligenti e aerei telecomandati?

 

Che accadrà con gli Stati che occultano nei loro territori carceri illegali e segrete, facilitano il transito di voli segreti con persone sequestrate o partecipano ad azioni di tortura?

 

Potrà il Consiglio adottare una Dichiarazione sul Diritto dei Popoli alla Pace?

 

Adotterà  un Programma d’Azione che includa impegni concreti per garantire il diritto all’alimentazione nei momenti di crisi alimentare, con una spirale dei prezzi degli  alimenti e l’utilizzazione di cereali per produrre biocombustibili?

 

Signor Presidente:

 

Distinti Ministri e Delegati:

 

Che misure adotterà questo Consiglio contro uno Stato membro che commetta azioni che provocano una grande sofferenza e attentano gravemente l’integrità fisica e mentale, come il blocco contro Cuba, tipicizzato  come genocidio nell’Articolo 2, Inciso b e C della Convenzione di Ginevra del 1948?.

 

Molte grazie.