Il professore dell’Università París-Sorbona Salim Lamrani, che durante diversi anni ha studiato i rapporti tra Cuba e gli Stati Uniti, sostiene che il bloqueo nordamericano è il principale ostacolo della maggiore delle Antille per riuscire a svilupparsi. Lamrani è autore di diversi libri sul tema ed il più recente tra di loro, intitolato “Stato d’assedio: le sanzioni economiche degli Stati Uniti contro Cuba”, è stato pubblicato in Francia da appena due mesi.

Il testo offre una prospettiva storica e giuridica che riguarda questa politica ostile applicata dal 1960 fino all’attuale amministrazione di Barack Obama.

L’opera tratta il carattere extraterritoriale di queste sanzioni, l’impatto nella sanità ed il castigo per gli stessi cittadini statunitensi ed alle imprese che non le rispettano.

Il suo autore ha anche dedicato un capitolo per dimostrare che il bloqueo costituisce un atto di genocidio, secondo la Convenzione di Ginevra del 1948, riguardo alla prevenzione e sanzione di questo tipo di delitto.


“Questo libro espone come durante gli anni gli Stati Uniti hanno cambiato la loro retorica per giustificare la costante presenza del bloqueo”, ha dichiarato Lamrani in un’intervista offerta a Prensa Latina.

Il primo pretesto, ha detto, è stata la nazionalizzazione delle imprese e di alcune proprietà statunitensi dalla nascente Rivoluzione, dopo l’alleanza con l’Unione Sovietica e poi l’aiuto ai movimenti di liberazione nazionale in Africa.

Per Salim, che è anche giornalista ed analista politico, se questo avesse avuto alcuna base, con la caduta dell’Unione Sovietica si sarebbe normalmente sollevato il bloqueo.

Però è successo il contrario, ciò che ha fatto Washintong è stato renderlo più duro nel 1992 con la legge Torricelli e nel 1996 con la Helms-Burton, due leggi che violano il diritto internazionale per il loro carattere retroattivo ed extraterritoriale.

La Helms-Burton sebbene sia stata promulgata negli anni 90, si applica contro misure prese negli anni 1959 e 1960 e prevede sanzioni ai paesi terzi che hanno commercio con Cuba, e ciò trasgredisce i principi fondamentali, come quello che proibisce estendere fuori dal territorio una legislazione nazionale.

Così, per esempio, un’impresa che costruisce automobili di qualsiasi paese non può venderle se alcuni delle loro parti contiene Nichel cubano.

Lamrani è anche autore di libri come “Fidel Castro, Cuba e gli Stati Uniti”, “La Guerra contro il terrorismo ed il caso dei Cinque” e “Cuba di fronte all’impero”, solo per menzionarne alcuni.

La sua più recente pubblicazione è stata concepita dopo una conferenza che ha offerto all’Assemblea Nazionale Francese il 4 giugno 2011 sulle sanzioni economiche.

All’inizio volevo scrivere un articolo, però man mano che lo scrivevo vedevo che c’erano tante cose da dire che si poteva scrivere un libro.

Interrogato sul maggiore impatto del bloqueo, ha considerato che questo è il principale ostacolo che affronta Cuba per il suo sviluppo economico, perché al posto di fare commercio con un mercato che si trova a solo 90 miglia, deve farlo con altre nazioni.

Ciò implica un costo enorme perché è un’isola che dipende dal trasporto marittimo. Inoltre, per la stessa extraterritorialità delle citate leggi, non solo si vieta a Cuba di comprare o vendere negli Stati Uniti, ma che viene anche impedita la sua libertà di fare commercio con i paesi terzi.

Dal punto di vista economico il totale dei danni fatti alla maggiore delle Antille a causa di questa politica ascendeva fino al 2010 a 975mila miliardi di dollari.

Lamrani considera che la recente votazione nell’ONU per la ventesima occasione, dove 186 paesi condannano il bloqueo, è un’esortazione alla comunità internazionale a mettere fine ad uno stato d’assedio che colpisce tutta la società, soprattutto i settori più vulnerabili.

Questa aggressione è anche rifiutata dentro il territorio statunitense. Il mondo degli affari è in contrapposizione perché non possono investire in questo mercato naturale.

D’altra parte, l’opinione pubblica lo rifiuta perché il cittadino nordamericano non capisce perché può andare in Corea del Nord, in Vietnam e non a Cuba, che si trova a 90 miglia.

La mia conclusione è che si tratta di misure anacronistiche, crudeli ed anche inefficaci perché gli Stati Uniti non hanno raggiunto il loro proposito di sconfiggere la Rivoluzione, ha segnalato il ricercatore francese.

Bisogna vedere, ha aggiunto, se Barack Obama riesce ad essere rieletto, se avrà una coerenza tra il suo discorso ed i suoi atteggiamenti ed elimini una volta per tutte queste sanzioni senza senso.