Reporter senza frontiere: due paesi

nemici di Internet installano un cavo per

moltiplicare per tremila le connessioni

 

 

19.03.11 - Pascual Serrano (da Rebellion) www.razonesdecuba.cubadebate.cu

 

 

Reporter senza frontiere (RSF) ha istituito il 12 marzo come Giornata Internazionale della cibercensura e presenta sul suo sito web la "lista dei paesi nemici di Internet", un elenco che è solo in inglese e che include nove paesi nemici di Internet e 16 paesi che pongono Internet sotto sorveglianza. La prima curiosità è che sulla copertina in spagnolo gli unici paesi che compaiono nella scheda dei "nemici di Internet" e "Internet sotto sorveglianza" sono Cuba e Venezuela.

Vediamo le argomentazioni per il caso di Cuba. Riconoscono che:

 

Il regime non ha i mezzi per installare un sistema di filtraggio sistematico, ma conta su vari fattori per limitare l'accesso a Internet: la lentezza delle connessioni e il costo esorbitante di queste -  circa 1,5 dollari l'ora, dal punto di accesso alla intranet controllata dallo Stato e 7 dollari l'ora in un hotel per accedere alla rete internazionale, mentre il salario medio mensile è di 20 dollari. Questi ostacoli spiegano perché il numero di internauti ed il tempo di connessione continuano ad essere limitati.

 

Si noti che riconosce che il governo non stabilisce alcun tipo in relazione al contenuto, i motivi sono la lentezza ed il costo. Affermare che questa è censura è come accusare il governo di un paese di violare la libertà di circolazione dei cittadini per non avere buone strade o perché sono costose le autostrade.

 

A continuazione segnalano:

 

Per anni il regime cubano ha accusato l'embargo degli Stati Uniti della scarsa qualità della propria connessione alla rete internazionale. Questo problema si sta risolvendo grazie all’installazione di un cavo sottomarino di fibra ottica  ALBA-1 che, dal febbraio 2011, collega Cuba con il Venezuela  che moltiplica per tremila la capacità di connessione di Cuba con il resto del mondo. Si prevede che inizi a funzionare nel luglio 2011.

Le connessioni alla rete internazionale si realizza, per ora, da satellite, i cui costi sono proibitivi. Teoricamente, la fibra ottica permetterebbe abbassare i prezzi di  accesso alla rete e migliorare la velocità di connessione.

Tuttavia, non c’é da aspettare una democratizzazione di Internet nel paese o un accesso libero e generalizzato a breve termine.

 

Non è che il regime responsabilizza il blocco, è una realtà tecnica che loro stessi confermano quando segnalano che i costi via satellite a cui Cuba è obbligata sono "proibitivi". Attenzione al termine "costi proibitivi" non "governi proibitivi". Non appare paradossale che i due paesi che sono nemici di Internet vadano ad installare di un cavo sottomarino in fibra ottica per moltiplicare per tremila la capacità di connessione di uno di loro.

 

Tutto questo non sembra sufficiente a RSF e prosegue:

 

Tuttavia, non c’é da aspettare una democratizzazione di Internet nel paese o un accesso libero e generalizzato a breve termine.

Le autorità prendono le loro precauzione quando parlano di questa novità. Il vice ministro dell'Informatica, José Luis Perdomo ha dichiarato, nel febbraio 2011, che il cavo "non è una bacchetta magica" e che ancora di dovrà investire molto in infrastrutture per aprire ai cubani l'accesso a Internet. Secondo lui non esiste "alcun ostacolo politico" per questa apertura. Per ora, l’accesso alla rete resta riservato a un "uso sociale": istituzioni, università e alcuni professionisti come i medici e i giornalisti.

 

Proprio i giornalisti - che preoccupano RSF -  sono quelli a cui è riservato e privilegiato  l’uso di Internet. Tuttavia, RSF non lo considera un motivo di felicitazione. Coloro che nelle invasioni di Iraq e Afghanistan si preoccupano per i giornalisti - e non per i cittadini comuni - quando si tratta di Cuba, la priorità concessa ai giornalisti e annunciata dal Vice Ministro, non appare significativa e cominciano a denunciare "un vero e proprio mercato nero" di connessioni tra la gente della strada, e l’ "acquisto o l’affitto di password e codici di alcuni individui e società che hanno ricevuto, da parte del partito, il permesso di accedere a Internet".

 

La situazione di persecuzione e censura contro i blogger che denuncia RSF è così drammatica:

 

Per fare questo, seguono una procedura complicata: innanzitutto preparano i loro scritti, li copiano su una memoria USB e quindi li inviano per e-mail da un albergo o da altro luogo.

 

Non sembra una missione rischiosa per essere una lotta eroica contro una dittatura.

 

L'organizzazione francese che difende i blogger si preoccupa quando non sono anticastristi:

 

Ora le autorità stanno cercando di sviluppare la propria presenza sul web: nel 2009 è nata una associazione ufficiale di blogger cubani. Il numero di blogger "filogovernativi", non smette di crescere. Sarebbero centinaia. L'agenzia Reuters ha segnalato nel febbraio 2011 che si tratterebbero di  circa mille  "blogger ufficiali".

(...) Dato che ora la sua strategia è quella di "annegare" i blogger dissidenti nella massa dei blogger pro-governativi, il governo non ha più bisogno di attaccarli in modo chiaro e può riposarsi un po' di questo fardello.

 

Cioè, il governo non deve attaccare i blogger oppositori perché ci sono altri blogger che sostengono il governo. Un'altra curiosa caratteristica  della dittatura cubana e della sua forma di combattere la libertà di espressione.

 

Il documento si conclude con un'altra perla:

 

Una speranza rimane: Cuba ha annunciato che vuole passare dal sistema operativo Windows a Linux. Questa iniziativa potrebbe migliorare le capacità tecniche degli informatici cubani che saranno più in grado di eludere la censura.

 

Allora con Linux, Cuba sarà più libera e con meno censura di tutti i governi che usano Windows.