HOME INFORMAZIONE
 

IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI 

 

 

SI SE PUEDE?

 

 

28/11/11 - di Loredana Macchietti www.giannimina-latinoamerica.it

 

Cari Amici, lettori e cari abbonati,

 

scrivo non per un motivo preciso, forse per sfogarmi un po'. Il nostro paese cade a brandelli e con lui quel poco di buono che avevamo conquistato con molta fatica. Con la rivista siamo come su un piccolo guscio in balia delle onde. La crisi, la crisi... In realtà che le cose andavano maluccio noi lo sapevamo già da un pezzo con la riduzione delle copie e degli abbonamenti venduti. In fondo, penso che gli articoli, le riflessioni, gli approfondimenti che negli ultimi anni vi abbiamo proposto, sono serviti a darvi una chiave per guardare il nostro paese ridursi a un niente in maniera più chiara. Vi abbiamo aiutato a vedere con più chiarezza i nostri politici, così tristemente simili ai vari caudillos vecchio stampo dell'America Latina, il cui unico compito è stato quello di devastarci, come persone, come Paese. Viviamo sgomenti un inizio di secolo, quasi fosse impossibile poter vivere questo momento storico. Ci hanno incastrato, siamo stati praticamente derubati di una fetta della nostra vita, costretti a fermarci davanti ad un pezzo di storia disgustosa fatto di traffici, puttane, corruzione che intrappolano il nostro povero Paese, ed ora hanno minato anche il comune senso del pudore. Ci domandiamo, io, Alessandra Riccio, Gianni Minà quanto tutti noi possiamo ancora andare avanti. Quanto possiamo sperare ancora per il nostro futuro e per il nostro paese che non è certo quello che vanno dipingendo.

 

Eppure, con il nostro inguaribile “vizio” di girare la testa verso i cosiddetti Paesi del Terzo Mondo, vediamo con speranza che un sistema economico che ha portato alla fame e disintegrato non solo l'America Latina ma tutti i sud del mondo, è fallito ed è sorto al suo posto un movimento solidaristico che sta guidando molte delle nazioni a Sud del Continente americano. Gli Stati Uniti sono in grande affanno e noi non siamo da meno.

 

Dobbiamo sperare, siamo obbligati a sperare, anche se davanti a noi la società scivola inesorabilmente sempre più in basso.

 

E noi, ora, con il futuro della nostra amata rivista, siamo arrivati davanti a un bivio, ahimè: andare avanti o fermarci? A volte ci sentiamo come quei samurai persi nella foresta che vagano aspettando qualcuno che li liberi... Ovviamente non parlo di aiuti tipo i contributi statali, perchè quelli che avevamo, irrisori, il governo li ha fatti sparire subito. Le risorse che venivano dalla vendita di Latinoamerica sono scemate con la riduzione delle copie vendute ed ora nonostante il nostro zoccolo duro, i nostri 470 abbonati, stiamo andando avanti con difficoltà.

 

L'unica cosa che mi sento di proporvi è l'adozione di un abbonamento: regalatene uno ad una scuola, ad un conoscente che non ha le risorse economiche per poterla acquistare, ad un'associazione di volontariato, ad un marito, ad una moglie, ad un professore curioso, ad un collega, o a un datore di lavoro, perchè no? Raddoppiando il nostro zoccolo duro, potremmo andare avanti nonostante tutto, nonostante anche le Poste, che ormai ci fa rispedire, di norma, il 30% delle nostre riviste, perchè non arrivano quasi mai a destinazione.

 

Mi piacerebbe che sentiste anche voi Latinoamerica un po' come la vostra creatura, debole e incerta, meritevole di amore e cure. Mi piacerebbe dividere il nostro amato/odiato fardello fra le tante persone che stimano il lavoro di controinformazione che -nonostante tutto- stiamo facendo da ormai dieci anni. Mi piacerebbe non disperdere l'eredità che ci ha lasciato Enzo Santarelli e Bruna Gobbi. Mi piacerebbe, un giorno, che venisse qualche gruppo di ragazzi e ci dicesse: “Ehi, non vi preoccupate, vi diamo una mano noi”. Insomma, mi piacerebbe un mondo migliore che, come ci hanno insegnato a Porto Alegre, qualche tempo fa, è possibile. Certo che è possibile.