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IL TRADUTTORE SI SCUSA PER GLI ERRORI 

 

Gridare contro il governo cubano o

come conseguire il visto per gli USA

 

 

28.05.11 - José Manzaneda, Coordinatore de Cubainformación  www.cubainformacion.tv

 

Per la mancanza di immagini di disordini sociali in Cuba, quali si producono in altre latitudini, ai grandi media non rimane altra scelta che inventarle.

Il quotidiano El Mundo, che pochi giorni fa criticava il governo spagnolo per non far sloggiare, per mezzo della polizia, migliaia di giovani accampati alla Puerta del Sol di Madrid (1), in segno di protesta per la disoccupazione e la mancanza di democrazia reale, convertiva in notizia, nella sua versione digitale, la protesta di un cittadino cubano che, dal tetto della sua casa a L'Avana, gridava slogan contro il governo dell'isola (2). El Mundo arrivava a titolare la 'Rivoluzione Cubana' per questo incidente, facendo un’analogia con la cosiddetta 'Rivoluzione Spagnola', che ha mobilitato decine di migliaia di persone in 60 città spagnole.

Giorni dopo, El Mundo, riportava la notizia nella sua edizione cartacea (3). Il citato cittadino, Alejandro González Ramón Muñoz, diceva che lui e la sua sposa, Sonia Alfonso Garro, erano sconvolti "dallo stress della  costante repressione (del) regime cubano". Come al solito in questi casi, neppure una sola immagine, né una sola prova della presunta "repressione".

La notizia de El Mundo, firmata dal suo corrispondente a L'Avana, il
"giornalista indipendente" cubano Ivan Garcia, arrivava a dire che la detta Sonia Garro riceveva sull'isola “un trattamento degradante e vessatorio per la sua condizione di negra”. Tentare di diminuire l’appoggio storico della popolazione di colre cubana alla Rivoluzione, processo che ha rappresentato un cambiamento radicale nelle loro condizioni di di vita (4), é uno degli obiettivi tradizionali della cosiddetta "dissidenza" cubana e del governo USA, che destina significative quantità di denaro a specifici programmi sul presunto "problema razziale" a Cuba (5).

Rivediamo le "prove" della presunta discriminazione razziale alla citata cittadina. El Mundo ci dice che la polizia si rivolse alla signora chiamandola "negra", che a Cuba – ricordiamo – è un’espressione colloquiale di confidenza, non dispregiativa, e molto comune anche come saluto tra persone di colore. Il quotidiano segnala anche che gli agenti rimproverarono persone come lei di essere negre e controrivoluzionarie, che lungi dall’appuntare una presunta discriminazione razziale, può piuttosto dimostrare il contrario, cioè, il consolidato vincolo tra popolazione nera e le autorità rivoluzionarie. In questo senso, il giornalista dovrebbe spiegare come sia possibile che la polizia de l’Havana sia razzista, quando è composta – nella sua immensa maggioranza - da negri o mulatti.

Ma il colmo della faccia tosta  informativa viene a continuazione. Il giornale arriva a dire che la citata Sonia Garro, nella sua gradazione universitaria, fu sostituita da "una alunna bianca" nella consegna del diploma dalle mani del ministro della Salute Pubblica, a causa di "ser tan prieta", ossia, di essere negra. Una invenzione inverosimile ma che, incredibilmente, giunge alle pagine di un giornale con migliaia di lettori.

Per capire tutto questo bisogna ricordare qual é è la principale motivazione di molti di questi "dissidenti": l’emigrazione negli USA.

 

Contro ciò che danno ad intendere i media - che il governo cubano sia il maggior ostacolo per l’uscita dal paese - è l’ottenimento dei visti di ingresso negli USA al momento di emigrare il fondamentale impedimento al momento di emigrare da Cuba. Ed una delle vie per ottenere questo visto è la creazione di un espediente personale di ribellione contro il governo di L'Avana, basato su piccoli incidenti di questo tipo che offrono qualche riflesso nei media internazionali.

 

Manuel David Orrio, giornalista cubano che è stato per anni infiltrato nella chiamata 'dissidenza' cubana, lo spiega perfettamente: "l’assoluta maggioranza (dei cosiddetti 'dissidenti' e 'giornalisti indipendenti') terminano in un visto di asilo politico. La vera motivazione – o la motivazione maggioritaria - é lasciare Cuba. Ciò predetermina molte cose, perché se io pretendo raggiungere un visto di rifugiato politico, mi devo creare un 'preteso come perseguitato politico'(6)".

Un esempio di tutto questo: tredici familiari di
Orlando Zapata, il detenuto cubano deceduto dopo uno sciopero della fame nel 2010 hanno già ricevuto il visto USA per emigrare in territorio nordamericano (7). E  tutto vale per migliorare l’espediente politico di fronte al governo degli Stati Uniti e così conseguire il visto a cui non avrebbero mai avuto accesso per altra via. Tutto vale. Incluso il permettere che i falchi di Miami e gli avvoltoi della "dissidenza" sull'isola spingano alla morte un membro della propria famiglia.

 

(1)           http://www.elplural.com/politica/la-caverna-recrimina-al-gobierno-que-no-hayan-desalojado-a-los-manifestantes-de-sol/

(2)           http://www.elmundo.es/america/2011/05/20/cuba/1305922195.html

(3)           http://www.elmundo.es/america/2011/05/21/cuba/1305998341.html

(4)           http://www.revistacaliban.cu/articulo.php?article_id=31&numero=3

(5)           http://www.granma.cu/espanol/cuba/15-marzo-agentes.html

(6)           http://www.cubainformacion.tv/index.php?option=com_content&view=article&id=17071%3Amanuel-david-orrio-periodista-cubano-y-ex-miembro-de-la-seguridad-del-estado-parte-1&catid=19%3Aentrevista&Itemid=86

(7)           http://www.elmundo.es/america/2011/05/20/cuba/1305896376.html