Un passo a favore della
 
libertà dei Cinque
 

 

20 ottobre 2012 - www.granma.cu

 

 

Saul Landau e Danny Glover hanno incontrato Gerardo:

 

“La gente si ferma a Victorville, California, a circa 140 km al nordest di Los Angeles, perché deve far visita a qualcuno nelle varie prigioni (federale, statale, della contea o della città), o ha qualcosa a che fare con il carcere o è stanca, al ritorno da Las Vegas verso Los Angeles, e l’idea d’una piscina e di una stanza con l’aria condizionata sembra irresistibile.

 

Prendiamo una stanza in affitto per arrivare presto alla prigione e passare più tempo con Gerardo Hernández.

 

Conosciamo il cammino dalla Strada 15 verso ovest, passando per le colline che si perdono nel deserto, da dove si vede un’enorme struttura di cemento grigio: il complesso del penitenziario federale.

 

Compiliamo un modulo, passiamo attraverso la macchina dei raggi X, ci perquisisce un secondino, ci collocano un timbro sul polso con inchiostro indelebile, leggibile dallo scanner della stanza successiva, e alle 8:45 siamo seduti nella stanza delle visite, insieme a mogli e figli neri e latini che fanno visita a mariti e padri.

 

Gerardo appare, ci abbracciamo e cominciamo a parlare.

 

Ci dice che Martin Garbus, il suo avvocato, ha presentato un nuovo ricorso (disponibile su www.thecuban5.org) dove dichiara che il processo di Gerardo ha violato la legge fondamentale e la Costituzione, e dovrebbe quindi essere annullato. Pertanto lui ed i suoi compagni dovrebbero essere messi il libertà.

 

Il ricorso della difesa afferma che esistono documenti che dimostrano che il governo degli USA ha pagato un forte numero di "giornalisti", perché costoro pubblicassero articoli negativi su Gerardo e gli altri accusati (I Cinque di Cuba). Le notizie pagate dal governo degli USA apparivano così nei giornali, le riviste, diffuse da emittenti radiofoniche e televisive, influenzando l’opinione pubblica e la comunità, compresi i membri della giuria ed i loro familiari.

 

Si mette quindi in discussione in maniera evidente la possibilità di effettuare un giusto processo per i Cinque accusati e condannati a Miami.

 

Il documento legale dichiara che la “segreta sovversione da parte del governo (degli USA) della carta stampata, di radio e televisioni, con lo scopo di ottenere una condanna, non ha precedenti”, e che “ha violato l’integrità del processo e la clausola del Giusto Processo della Costituzione”. Garbus argomenta inoltre che “il Governo, attraverso milioni di dollari in pagamenti illegali e almeno mille articoli pubblicati durante un periodo di sei anni, si è intromesso nel processo e ha convinto la giuria a dichiarare colpevoli gli accusati. La risposta del Governo a questa mozione è sterile in merito ai fatti e scorretta dal punto di vista legale. La condanna dev’essere annullata”.

 

Nel lungo documento, Garbus mostra come i giornalisti hanno scritto e parlato nei notiziari con l’unico proposito di presentare un quadro distorto delle azioni degli accusati - che ostacolavano l’organizzazione di azioni terroristiche organizzate da Miami - per mostrarli, come dimostra il ricorso presentato da Garbus, come spie militari che cercavano di preparare il terreno in Florida per un’invasione militare da Cuba.

 

The Miami Herald ha licenziato i giornalisti, facendo riferimento alla loro violazione di un codice fondamentale: accettare denaro dal governo per diffondere notizie.

 

Il documento segnala che Thomas Fiedler, editore esecutivo e vicepresidente del The Miami Herald, parlando del denaro pagato dal Governo a membri del suo personale e di altri mezzi d’informazione, ha affermato che ‘era inammissibile, perché il tutto aveva l’obiettivo di svolgere la missione del governo degli USA, una missione di propaganda. Sarebbe stato scorretto anche se non fosse stato segreto’.

 

Ma è stato fatto in segreto, perché i funzionari del governo sapevano che era un metodo improprio ed illegale.

 

Gerardo ed i suoi quattro compagni hanno già scontato 14 anni di carcere federale per aver provato ad impedire che gli assassini della destra di Miami facessero scoppiare altre bombe a L’Avana.

 

Nel 1997, diverse bombe sono esplose in alberghi, ristoranti, bar e club dell’Isola.

 

Un turista italiano è morto e vari lavoratori di queste strutture sono stati feriti.

 

Gli attentati con le bombe sono stati pianificati da Luis Posada Carriles, attualmente residente a Miami, e finanziati con il denaro degli esiliati della destra reazionaria.

 

Mentre eravamo seduti nella sala visite, circondati da quasi tutte persone di colore, con quattro secondini che ci controllavano, masticavamo stuzzichini salati acquistati nel distributore (“gourmet carcerario”).

 

Gerardo ci ha raccontato della sua permanenza nel "buco", non per cattiva condotta da parte sua, ma per la sua stessa “protezione”. Ci ha parlato delle privazioni, della monotonia della routine. “Guardatevi attorno”, ha detto, “non si vede molta gente della classe media qui”. Non c’èra nessuno. La maggior parte dei detenuti erano neri o latini, oltre ad uno che Gerardo pensava che fosse un discendente degli operai poveri di Oklahoma. Tutti hanno in comune la mancanza di soldi per permettersi un buon avvocato.

 

“Mi hanno trasferito qui da Lompoc nel 2004 perché Lompoc non sarebbe più stata una prigione di massima sicurezza”, ci ha raccontato Gerardo.

 

Com’è possibile che quest’uomo colto e disciplinato abbia bisogno della massima sicurezza, ci siamo chiesti. Come avremmo sopportato noi il castigo della prigione in un’istituzione ipoteticamente di correzione e riabilitazione, dove nessuno si corregge o si riabilita?

 

Siamo usciti dalla prigione per raggiungere l’aeroporto di Ontario chiedendoci: “Cosa ci faceva in quel luogo un cubano ben educato? Il governo degli USA sapeva che gli agenti cubani si erano infiltrati nei gruppi esiliati che avevano intenzione di causare danni all’economia turistica di Cuba.

 

I Cinque stavano lottando contro il terrorismo e condividevano le informazioni con l’FBI. Non avrebbero mai dovuto accusarli e adesso, dopo 14 anni di carcere, dovrebbero essere finalmente liberi.

 

Il presidente Obama può e deve concedere l’amnistia e mandarli alle loro case.

 

Cuba ha dato indizi che risponderebbe liberando Alan Gross, che ha lavorato per una compagnia contrattata dalla USAID con l’obiettivo di destabilizzare il governo cubano ed è stato condannato a Cuba.

 

È ora che il presidente Obama inserisca questo argomento nel suo piano di lavoro.