Nuestra America

 

 

America Latina: 21 giornalisti assassinati

e uno scomparso finora nel 2012

 

 

6.05.12 - tratto da Alai E.Carmona Presidente della Commissione d'Investigazione degli Attentati a Giornalisti della  Federazione Latinoamericana dei Giornalisti

 

 

In America Latina e nei Caraibi, non vi è formalmente nessuna guerra, ma in 6 paesi della regione 21 giornalisti sono stati uccisi e un altro scomparso durante i primi 4 mesi e 3 giorni del 2012.

Il Paese più colpito dagli assassinii di lavoratori dei della comunicazione continua ad essere il Messico, dove la banda criminale che praticamente controlla  Veracruz, e gran parte del paese, il 3 maggio,  Giornata Mondiale della Libertà di Stampa istituita dall'UNESCO, abbandonò i corpi di quattro fotoreporter, tre uomini e una donna, selvaggiamente mutilati e con evidenti segni di tortura, in un mostruoso e folle saluto alla libertà di espressione, pochi giorni dopo l'assassinio di un'altra illustre giornalista e corrispondente della rivista Proceso nella stessa città. Questa feroce mattanza é avvenuta mentre il giornalismo aspetta che il governo pubblichi nella Gazzetta Ufficiale una legge di protezione per il settore, approvata da entrambe le camere del Congresso.

In Messico ci sono stati 8 morti, in Brasile 6, Honduras 3, Colombia 1 mentre un altro video giornalista francese é scomparso nella selva, in Bolivia ci sono stati 2 morti e 1 in Argentina. In molti casi non si sa con esattezza se i giornalisti sono stati assassinati per il loro status e lavoro professionale, o semplicemente cadute vittima della crescente violenza sociale che attraversa la regione. Quel sottile filo  che separa il delitto comune dalla repressione politica dovrebbe essere chiarito da parte delle istituzioni di ogni paese, situazione poco promettente della giustizia a causa degli alti tassi di impunità che storicamente registrano gli assassini di giornalisti per esercizio della professione e politico.

Anche il Brasile aumenta, in modo allarmante, il suo tasso di crimini contro i giornalisti. Come in Messico, l'iniziativa criminale proviene dalla collusione del potere politico locale con le bande armate della criminalità organizzata che sfrutta crimini come il traffico di droga e di persone.

L'Honduras è un paese molto piccolo che mantiene un alto tasso di omicidi in generale e di giornalisti in particolare. La violenza li è scatenata dai settori più privilegiati della società che supportano gruppi armati e un governo di estrema destra sostenuto dagli Stati Uniti da che fu rovesciato il presidente costituzionale Zelaya Manuelo, 3 anni fa. Molte coraggiose donne giornalisti e anche uomini, affrontano frequenti minacce di morte dall'anonimato e la vigliaccheria. Dedicarsi al giornalismo, in questo paese, è diventato realmente un'attività infernale.

In Colombia è stato assassinato un noto giornalista radiofonico, politico e giornalista di media comunitari locali. Benché identificato il sicario che lo ha ucciso, nessuno parla delle autori intellettuali che hanno pagato per il suo omicidio. Un altro giornalista francese, che a quanto pare lavorava incorporato nell'esercito, é scomparso in un inaspettato incontro con le FARC.

 

La morte di due giornalisti radiofonici in Bolivia presenta molti segni di una volgare aggressione cittadina  con un'esagerata violenza motivata dal furto di telefoni cellulari e altri oggetti di valore, mentre una morte registrata in Argentina ha caratteristiche strane, ma lontane da possibili ritorsioni per le attività disimpegnata della vittima in una emittente locale [...]

 

 

 

Latinoamérica: 21 periodistas asesinados y uno desaparecido en lo que va de 2012

Ernesto Carmona

En América Latina y el Caribe no existe formalmente ninguna guerra, pero en 6 países de la región 21 periodistas perdieron la vida y otro desapareció durante los primeros 4 meses y 3 días de 2012.

El país más azotado por los asesinatos de trabajadores de la comunicación sigue siendo México, donde la banda delictiva que prácticamente controla Veracruz -y gran parte del país- el 3 de mayo, Día Mundial de la Libertad de Prensa instituido por la UNESCO, abandonó los cadáveres de cuatro fotoreporteros, tres hombres y una mujer, mutilados bárbaramente y con evidentes signos de tortura, en un monstruoso y demencial saludo a la libertad de expresión, a pocos días del asesinato de otra distinguida periodista y corresponsal de la revista Proceso en esa misma ciudad. Esta feroz matanza se produjo mientras el periodismo espera que el gobierno publique en el Diario Oficial una ley de protección para el sector aprobada por ambas ramas del Congreso.

En México se registraron 8 muertes, en Brasil 6, en Honduras 3, en Colombia 1 en tanto hay otro video-periodista francés desaparecido en la selva, en Bolivia hubo dos muertes y otra en Argentina. En varios casos no se sabe con exactitud si los periodistas fueron asesinados por su condición y trabajo profesional, o simplemente fueron víctimas de la creciente violencia social que se extiende por la región. Ese delgado hilo que separa el delito común de la represalia política deberá ser esclarecido por la institucionalidad de cada país, situación poco prometedora de justicia debido a las altas tasas de impunidad que históricamente registran los asesinatos de periodistas por el ejercicio profesional y político.

Brasil también aumenta de manera alarmante su tasa de crímenes contra periodistas. Al igual que en México, la iniciativa criminal emana de los colusión del poder político local con las bandas armadas de el crimen organizado que explota delitos como tráfico de drogas y personas.

Honduras es un país muy pequeño que mantiene una elevada tasa de asesinatos en general, y de periodistas en particular. La violencia allí está desatada por los sectores más privilegiados de la sociedad que sustentan grupos armados y a un gobierno de extrema derecha respaldado por Estados Unidos desde que fue derrocado el presidente constitucional Manuelo Zelaya hace 3 años. Muchas valientes mujeres periodistas, y también hombres, enfrentan allí frecuentes amenazas de muerte desde el anonimato y la cobardía. Dedicarse al periodismo en ese país realmente se ha convertido en una actividad infernal.

En Colombia fue asesinado un distinguido radiodifusor, político y periodista de medios comunitarios locales. Aunque apareció el sicario que le dio muerte, nadie habla de los autores intelectuales que pagaron por su asesinato. Otro periodista francés, que al parecer trabajaba incrustado en el ejército, desapareció en un inesperado encuentro con las FARC.

 

La muerte de dos periodistas de radio en Bolivia presenta muchas señales de un vulgar asalto citadino con exagerada violencia motivado por el robo de celulares y otras prendas de valor, en tanto una muerte registrada en Argentina presenta características extrañas, pero alejadas de eventuales venganzas por el desempeño de la víctima en una emisora local.