Nuestra America - Ecuador

 

Caso Assange: il ministro degli Esteri britannico si

riunisce con il Vicepresidente dell’Ecuador

 

 

30.08.12 - www.granma.cu

 

 

Il ministro degli Esteri britannico, William Hague, si è riunito a Londra con il vicepresidente dell’Ecuador, Lenín Moreno, con il quale ha discusso della situazione di Julian Assange, sulla quale entrambi i paesi hanno puntato sul dialogo.

 

Secondo il comunicato del dipartimento degli Esteri britannico, Hague e Moreno hanno parlato della presenza del fondatore di WikiLeaks nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra ed hanno confermato che i due paesi “hanno l’obbligo di dialogare per trovare una soluzione diplomatica al problema”.

 

Inoltre il titolare britannico ha ringraziato Moreno per la sua visita a Londra per assistere alla cerimonia inaugurale dei Giochi Paraolimpici, che si celebreranno fino al 9 settembre, e gli ha chiesto di salutare e felicitare gli atleti ecuadoriani che partecipano all’evento.

 

La nota aggiunge che Hague e Moreno hanno anche parlato del programma del vicepresidente ecuadoriano “Ecuador senza frontiere” che prevede di aiutare i portatori di handicap, e dell’importanza dei Giochi Paraolimpici per sensibilizzare le persone su questo tema.

 

Ecuador e Regno Unito hanno in atto un conflitto diplomatico da quando il paese sudamericano ha concesso asilo al fondatore di WikiLeaks, che si è rifugiato nell’ambasciata ecuadoriana di Londra da oltre due mesi per evitare l’estradizione in Svezia ed in seguito negli Stati Uniti.

 

 

Correa respinge le minacce degli

USA per il caso Assange

 

 

29.08.12 -www.granma.cu

 

 

Il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, ha ribadito il suo rifiuto a qualsiasi condizionamento economico degli Stati Uniti a causa della concessione della richiesta di asilo a Julian Assange, fondatore di WikiLeaks.

 

Di fronte agli imprenditori locali, Correa ha segnalato che questa decisione non è legata a misure esterne di qualsiasi indole ed ha assicurato che non accetterà pressioni di nessun tipo.

 

“Dovrebbe essere inaccettabile avere ripercussioni commerciali per aver dato asilo ad un cittadino”, ha affermato il presidente, che ha chiesto agli imprenditori di prendere coscienza su temi di tale rilevanza.

 

Ha inoltre dichiarato che vari profughi della giustizia ecuadoriana hanno ricevuto asilo in altri paesi e questa situazione non si è tradotta in variazioni o pressioni negli affari commerciali.

 

Ha espresso che se l’Ecuador avesse accettato questa situazione, sarebbe stato terribile, un segno di neocolonialismo, di fronte al quale il settore imprenditoriale dovrebbe ribellarsi.

 

“Usando questo criterio quante misure dovremmo adottare contro gli Stati Uniti per la quantità di fuggitivi dalla giustizia che si trovano nel loro territorio, ed anche con la Svezia che ha concesso asilo a molti cittadini”, ha spiegato.

 

Correa ha fatto riferimento alle agevolazioni doganali che gli Stati Uniti concedono ai paesi andini per la loro lotta al narcotraffico, le quali, ha denunciato, con il tempo si sono convertite in una specie di ricatto.

 

Se le condizioni di questo accordo violano la sovranità, questo Presidente non accetterà le imposizioni di nessuno, ha aggiunto.

 

Secondo quanto riportato dal quotidiano El Ciudadano, il titolare della Camera degli Industriali, Pablo Dávila, ha assicurato che la decisione genererà delle conseguenze commerciali internazionali.

 

Tuttavia, nel rivolgersi al presidente, ha aggiunto che “può essere certo che non giudicheremo l’aspetto politico”.

 

Dávila sostiene che bisogna preparare una strategia di fronte alle misure che potrebbero giungere dagli Stati Uniti ed ha auspicato un accordo commerciale con l’Europa.

 

I negoziato tra l’Ecuador e l’Unione Europea sono bloccati a causa della decisione del Governo ecuadoriano di non firmare un trattato di libero commercio ed esistono ancora aspetti tecnici che attendono di essere risolti tra le parti per stipulare un accordo per lo sviluppo.

 

Quito assicura che è necessario difendere gli investimenti pubblici e non si può perdere terreno nello sviluppo economico nazionale.

 

  

 

L’Ecuador studia la richiesta di

 

asilo di Julian Assange

 

 

 

 

19.06.12 - Prensa Latina traduzione di Ida Garberi

 

 

Julian AssangeIl fondatore di Wikileaks, Julian Assange, ha spedito una lettera al presidente Rafael Correa, nella quale afferma di sollecitare asilo politico perché si considera un perseguito, ha confermato oggi il cancelliere della nazione sud-americana, Ricardo Patiño.

 

Assange si trova nella missione diplomatica dell’Ecuador a Londra, ed il governo ecuadoriano analizza la sua richiesta, assicura Patiño nel suo account di Twitter.

 

La missione, da parte sua, ha informato in un comunicato che il giornalista, su cui pendono come spada di Damocle l’estradizione in Svezia e le pressioni degli Stati Uniti, si é presentato questo pomeriggio nell’ambasciata per chiedere asilo politico a Quito.

 

Assange si trova sotto la protezione diplomatica fino a che sia studiato il suo sollecito, fatto che non suppone attualmente un’interferenza nel processo giudiziale in marcia, aggiunge il testo.

 

Il documento consegnato alla stampa spiega che l’Ecuador è firmatario della Dichiarazione Universale dei diritti umani delle Nazioni Unite ed onora l’obbligo di esaminare tutte le invocazioni di asilo.

 

Assange si é presentato nella missione del paese sud-americano esattamente cinque giorni dopo che la corte suprema del Regno Unito respinse di riaprire il suo caso e ha dato via libera alla sua estradizione in Svezia per supposti delitti sessuali, che il giornalista nega.

 

Come ha determinato la massima istanza giudiziale britannica il 14 giugno, il processo per l’estradizione in Svezia si darà inizio dopo il 27 giugno.

 

La sua difesa ha allegato che l’ordine per la sua consegna è stato emesso da un pubblico ministero e non da un giudice, fatto che invalida legalmente secondo gli avvocati, però tre tribunali, compreso il Supremo, hanno sentenziato a beneficio dell’estradizione.

 

Questa catena di verdetti sfavorevoli fa sì che gli avvocati e l’opinione pubblica internazionale temano che una volta a Stoccolma il giornalista sia consegnato agli yankee per essere giudicato per tradimento dovuto alla divulgazione di lettere diplomatiche.