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Il traduttore si scusa per gli errori

 

 

Il Venezuela ha una maggiore pluralità

nei mezzi di comunicazione che la Spagna

 

 

 

2 marzo 2012 - da Dominio Publico Vincente Navarro *http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

 Professore di Scienze Politiche e Politiche Pubbliche. Università Pompeu Fabra

 

 

Da anni, i principali media USA ed europei stanno conducendo una campagna di disinformazione contro il Venezuela, che chiaramente contraddice  la sua presunta imparzialità nella sua copertura mediatica. In realtà, tale copertura può essere definita come mera propaganda politica contro il governo guidato dal presidente Chavez.

 

I documenti pubblicati da Wikileaks hanno dimostrato come i diversi governi federali degli Stati Uniti sono attivamente intervenuti  nella politica interna del Venezuela, al fine di sconfiggere il governo di Chavez, che considerano una minaccia agli interessi commerciali degli Stati Uniti, che storicamente hanno goduto di un'enorme influenza sui governi di quel paese, prima dell'attuale. Ciò che non era noto fino a poco tempo, però, era che - secondo i documenti pubblicati su Wikileaks - alcuni di tali media, hanno svolto un ruolo molto attivo nella destabilizzazione del governo di Chavez, che non è stato pubblicato nei maggiori media di informazione spagnoli.

Le informazioni raccolte da Wikileaks, e canalizzate attraverso alcuni dei principali media d'informazione, ha permesso rilevare un pregiudizio anti Chavez in tali media, che mostrano un processo di selezione nella pubblicazione di quei componenti  di Wikileaks che possono danneggiare il governo Chavez.

 

Tali media hanno pubblicato, per esempio, la componente di Wikileaks che segnala - secondo l'ambasciata USA - l'influenza che i consulenti cubani hanno nel governo venezuelano, ma non hanno pubblicato l'influenza dei consiglieri durante il governo Uribe, che godeva di una copertura molto favorevole negli stessi media.

 

Wikileaks ha pubblicato i rapporti dell'ambasciatore Usa in Colombia, che mostravano la chiara partecipazione di settori dell'esercito colombiano nella scomparsa e massacro di persone. La Colombia è il paese latinoamericano che ha avuto un maggior numero di scomparsi, molto più grande, di certo, che l'Argentina negli anni 70 e 80. I maggiori media sono stati molto sintetici nella copertura di questa enorme violazione dei diritti umani in Colombia, in contrasto con il dettaglio (e la mancanza di obiettività) nella copertura delle presunte (alcune reali) violazioni dei diritti umani in Venezuela.

Tra le presunte violazioni c'è l'eliminazione della libertà di stampa in Venezuela, presentando il governo Chavez come dittatoriale. I maggiori media informativi spagnoli presentano come una realtà che non esiste libertà di espressione nei mezzi di comunicazione venezuelani. L'intellettuale organico del neoliberismo in America Latina, Mario Vargas Llosa, sempre si riferisce al Presidente del Venezuela come il dittatore Chavez. Lo stesso accade in Spagna. Un esempio è l'ex presidente Aznar del Partito Popolare che inoltre si riferisce costantemente al presidente del Venezuela come il dittatore Chavez. I dati, tuttavia, non supportano questa definizione.

Secondo la Nielsen Media Research International (che analizza i mezzi di comunicazione a livello internazionale) e quanto pubblicato dal Center for Economnic and Policy Research, di Washington, la stragrande maggioranza dei canali televisivi in ​​Venezuela (da dove riceve l'informazione la maggior parte della popolazione) sono canali privati. I canali pubblici (che sono la minoranza) coprono solo il 5% del pubblico. Il 95% della popolazione riceve le informazioni dai canali privati, i più fortemente ostili al governo Chavez. I canali pubblici, che coprono il 5% del pubblico totale, hanno una percentuale molto inferiore che in Francia (37%) o in Gran Bretagna (37%). Nessuno accusa i governi di questi paesi di essere dittatoriale. E' vero che il tono delle televisioni pubbliche di questi paesi è molto meno partigiana dei canali pubblici venezuelani, per cui il confronto ha i suoi limiti. La partigianeria dei canali pubblici venezuelani è molto pronunciato.

 

Tuttavia, la chiara ostilità verso il governo della maggioranza dei canali privati ​​(che copre la stragrande maggioranza dei cittadini) è estremamente di parte. La neutralità e l'obiettività non esiste nei mezzi di comunicazione, che sono meri strumenti propagandistici dei gruppi di pressione colpiti dalle riforme del governo Chavez. Parlare di mancanza di libertà di espressione, quando la maggior parte dei media è controllata dall'opposizione, è un chiaro indicatore di mancanza di obiettività nella copertura mediatica di quanto sta accadendo in Venezuela. E un esempio della natura propagandistica e  mancanza di rigore che caratterizza i discorsi di Mario Vargas Llosa e José María Aznar, tra molti altri.

Perché tanta ostilità nei confronti dei governi di sinistra da parte di tali media (non solo Venezuela ma anche Bolivia, Ecuador, Argentina, Brasile, tra altri sono stati vittime delle campagne di disinformazione dei mezzi di tali media)? La risposta è facile da vedere. Tali media sono parte delle multinazionali mediatiche che controllano la maggior parte dei media in America Latina. I suoi interessi sono minacciati da tali governi, che cercano di diversificare il ventaglio ideologico nei media, fino ad oggi fortemente dominato dalle multinazionali di orientamento conservatore e neoliberale. Per trano che possa sembrare al lettore spagnolo, il Venezuela ha una maggiore pluralità ideologica nei media che la Spagna, dove l'estensione della stampa o dei media televisivi di sinistra è molto limitata. Ci sono più media televisivi e rotativi di destra in Venezuela che media televisivi e rotativi di sinistra in Spagna. Immaginate se in Spagna un governo di sinistra volesse diversificare l'offerta mediatica. Ci sarebbe una enorme mobilitazione dei media conservatori e neo-liberali che accuserebbero il governo di attaccare la libertà di stampa e di espressione. Mentre, il suo dominio sull'informazione, con scarse voci e media alternativi, lo definiscono come "libertà di espressione".

 

 

 

Venezuela tiene mayor pluralidad en los medios que España

Vicenç Navarro*

Desde hace años, los mayores medios de información estadounidenses y europeos están liderando una campaña de desinformación contra Venezuela, que claramente contradice su supuesta imparcialidad en su cobertura mediática. En realidad, tal cobertura puede definirse como mera propaganda política en contra del gobierno dirigido por el Presidente Chávez. Los documentos publicados por Wikileaks han mostrado cómo los diferentes gobiernos federales de EEUU han estado interviniendo activamente en la política doméstica de Venezuela, a fin de derrotar al gobierno Chávez, al que consideran una amenaza para los intereses empresariales estadounidenses, que históricamente han gozado de una enorme influencia sobre los gobiernos de aquel país, anteriores al actual. Lo que no se conocía hasta hace poco, sin embargo, era que -según los documentos publicados en Wikileaks- algunos de tales medios, han jugado un papel muy activo en la desestabilización del gobierno Chávez, lo cual no se ha publicado en los mayores medios de información españoles.
La información recogida por Wikileaks, y canalizada a través de algunos de los mayores medios de información, ha permitido detectar un sesgo anti Chávez en tales medios, mostrando un proceso de selección en la publicación de aquellos componentes de Wikileaks que pueden dañar al gobierno Chávez. Tales medios han publicado, por ejemplo, el componente de Wikileaks que señala -según la embajada estadounidense- la influencia que los asesores cubanos tienen en el gobierno venezolano, pero no han publicado la influencia de los asesores durante el gobierno Uribe, el cual gozó de una cobertura muy favorable en los mismos medios. Wikileaks publicó los informes del embajador estadounidense en Colombia, que mostraban la clara participación de sectores del Ejército colombiano en la desaparición y matanza de personas. Colombia es el país latinoamericano que ha tenido un número más elevado de desaparecidos, mucho mayor, por cierto, que Argentina en los años 70 y 80. Los mayores medios de difusión han sido muy escuetos en la cobertura de esta enorme violación de los derechos humanos en Colombia, contrastando con el detalle (y falta de objetividad) en su cobertura de las supuestas (algunas de ellas reales) violaciones de los derechos humanos en Venezuela.
Entre las supuestas violaciones está la eliminación de la libertad de prensa en Venezuela, presentando al gobierno Chávez como dictatorial. Los mayores medios de información españoles presentan como una realidad el que no exista libertad de expresión en los medios venezolanos. El intelectual orgánico del neoliberalismo Latinoamérica, Mario Vargas Llosa, siempre se refiere al Presidente de Venezuela como el dictador Chávez. Y lo mismo ocurre en España. Un ejemplo es el ex Presidente Aznar del Partido Popular que también se refiere constantemente al Presidente de Venezuela como el dictador Chávez. Los datos, sin embargo, no avalan tal definición.
Según la Nielsen Media Research International (que analiza los medios de comunicación a nivel internacional) y lo publicado por el Center for Economnic and Policy Research, de Washington, la gran mayoría de canales televisivos en Venezuela (de donde recibe la información la mayoría de la población) son canales privados. Las cadenas públicas (que son la minoría) cubren sólo un 5% de la audiencia. El 95% de la población recibe la información de los canales privados, la mayoría fuertemente hostiles hacia el gobierno Chávez. Los canales públicos, que cubren un 5% de la audiencia total, tienen un porcentaje mucho menor que en Francia (un 37%) o en Gran Bretaña (37%). Nadie acusa a los gobiernos de estos países de ser dictatoriales. Es cierto que el tono de las televisiones públicas de estos países es mucho menos partidista que los canales públicos venezolanos, con lo cual, la comparación tiene límites. El partidismo de los canales públicos venezolanos es muy acentuado. Ahora bien, la clara hostilidad hacia el gobierno de la mayoría de los canales privados (que cubren a la gran mayoría de la ciudadanía) es enormemente partidista. La neutralidad y objetividad no existe en tales medios, los cuales son meros instrumentos propagandísticos de los grupos de presión afectados por las reformas del gobierno Chávez. Hablar de falta de libertad de expresión, cuando la mayoría de los medios están controlados por la oposición, es un indicador claro de la ausencia de objetividad en la cobertura mediática de lo que ocurre en Venezuela. Y un ejemplo del carácter propagandístico y falta de rigor que caracteriza los discursos de Mario Vargas Llosa y José María Aznar, entre muchos otros.
¿Por qué tal hostilidad hacia gobiernos de izquierda por parte de tales medios (no sólo Venezuela, sino también Bolivia, Ecuador, Argentina, Brasil, entre otros han sido víctimas de las campañas de desinformación de tales medios)? La respuesta es fácil de ver. Tales medios son parte de multinacionales mediáticas que controlan la mayoría de medios en Latinoamérica. Sus intereses se encuentran amenazados por tales gobiernos, que intentan diversificar el abanico ideológico en los medios, hasta la actualidad muy dominados por compañías multinacionales de orientación conservadora y neoliberal. Por extraño que le parezca al lector español, Venezuela tiene mayor pluralidad ideológica en los medios que España, donde la extensión de la prensa o medios televisivos de izquierdas es muy limitada. Hay más medios televisivos y rotativos de derechas en Venezuela que medios televisivos y rotativos de izquierdas en España. Imagínense si en España un gobierno de izquierdas quisiera diversificar tal oferta mediática. Habría una enorme movilización de los medios conservadores y neoliberales acusando al gobierno de atacar la libertad de prensa y de expresión. Mientras, su dominio sobre la información, con escasas voces y medios alternativos, lo definen como “libertad de expresión”. (Tomado de Dominio Público)

*Catedrático de Ciencias Políticas y Políticas Públicas. Universidad Pompeu Fabra