Offensiva gringa a

sud del Rio Bravo

 

 

29.06.12 -  Angel Guerra Cabrera http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

 

 

Il troglodita golpe parlamentare che ha deposto il presidente del Paraguay Fernando Lugo evidenzia due questioni molto importanti.

 

Una, gli Stati Uniti, la cui ambasciata a Asuncion incubava l'abbattimento del presidente dal 2009, è stata la progettista, costruttore, o complice, di tutti i colpi di stato contro i governi democratici in America Latina, anche se recentemente lo maschera con costumi diversi da quelli tradizionali. Cataloga come amici i governi uscite dalle urne solo quando si piegano ai suoi dettami e non portare avanti riforme che colpiscano i loro interessi. Ciò è dimostrato da una solide prove, la cui investigazione la si deve a pleiade di eminenti storici, insufficientemente conosciuti, come l'argentino Gregorio Selser.

 

Due, questa tradizionale condotta non è stata  sostanzialmente modificata durante l'amministrazione di Barack Obama, che non solo ha proseguito, se non approfondito, la politica del suo predecessore rispetto alla nostra regione, perseguendo gli stessi obiettivi ma utilizzando il cosiddetto "intelligente". Ciò comporta, tra le altre risorse, alleanze regionali di governi di destra o effimere e pragmatiche, per alcune situazioni, cooptazione di dirigenti che inalberano posizioni latino americaniste e tentano di dividere il blocco dei governi progressisti. Un'altra componente importante è l'infiltrazione di forze popolari attraverso fondazioni e ONG yankee ed europee o persino la stessa USAID, la cui espulsione dai loro paesi é stata recentemente concordata dai membri della ALBA. Improvvisamente ci troviamo lotte sociali con legittime rivendicazioni, utilizzate dalla destra con fini golpisti contro i leader popolari.

Con Bush o Obama, presidenti che si oppongono fermamente alle politiche neoliberiste hanno dovuto affrontare tentativi di golpe, chiamiamole di nuova generazione, come in Venezuela - tre volte -, Bolivia - due volte, il più di recente è stato apparentemente disattivato poche ore fa - e Ecuador una. Contro i presidenti patrioti e latino americanisti di Honduras e Paraguay i golpisti hanno vinto data la forza politica e militare della destra rispetto alla debolezza dei loro movimenti popolari non sufficientemente articolati, anche se ci sono differenze tra le due situazioni. Zelaya ha avuto una squadra qualitativamente superiore a quella di Lugo e la sua combattività, prima e dopo il colpo di stato, ha stimolato la forgiatura di un esemplare movimento di resistenza. Invece, Lugo ha deciso di fare concessioni alla giurassica destra pensando forse che questo avrebbe fermato il suo rovesciamento. Tuttavia, il popolo lo continua a chiamare presidente e chiede di vederlo a capo della resistenza.

 

Ora è bene ricordare che Hugo Chavez come Morales, Rafael Correa e prima Salvador Allende, già dal momento che erano candidati dovettero vincere feroci campagne di calunnie e macchinazioni orchestrate dagli Stati Uniti e le oligarchie con la proverbiale complicità dei consorzi mediatici. Evo ha potuto conquistare il suo primo mandato con i numerosi voti a suo favore, poiché ci furono un sacco di prove di frode elettorale. La stessa ricetta si applica e  applicherà nella nostra regione contro ogni candidato che si proponga cambiare, anche moderatamente, il modello neoliberale. E se non é possibile fermare la sua ascesa alla presidenza, Washington e l'oligarchia non gli darà un attimo di tregua a partire dal momento in cui si annunci la sua vittoria, come vien fatto con i dirigenti citati. E' anche il caso di Cristina Fernandez de Kirchner, sottoposta ad una intensa guerra sporca, prima e dopo la sua prima elezione, da parte dei consorzi Clarin, La Nacion e dei suoi partner continentali, e a tentativi di golpe rurali, e ora dei camionisti, lanciati da strane alleanze che uniscono i latifondisti, gli esportatori, settori medi culturalmente colonizzati, la lillipuziana sinistra gorilla e i risentiti di turno.

 

Conviene approfondire ciò che unisce questi fatti insieme e anche con altri, come l'attacco all'Ecuador del 2008, il ripristino della IV Flotta e la rete di dispositivi militari e accordi di sicurezza come il Piano Colombia seminati da Washington dallo stesso sud della Rio  Bravo  lungo tutta l'America Latina e i Caraibi (http://alainet.org/active/45135). Si tratta di un'offensiva per farla finita con i governi che si oppongono alle politiche neoliberali e al saccheggio delle loro risorse quando il collasso economico dell'impero lo spinge a conquistarle come sono.

 

Ofensiva gringa al sur del río Bravo

Ángel Guerra Cabrera

La troglodita asonada parlamentaria que destituyó al presidente de Paraguay Fernando Lugo viene a poner de relieve dos cuestiones muy importantes. Una, Estados Unidos, cuya embajada en Asunción incubaba el derribo del mandatario desde 2009, ha sido el diseñador, fabricante, o cómplice, de todos los golpes de Estado contra los gobiernos democráticos latinoamericanos, aunque últimamente los disfrace con ropajes distintos a los tradicionales. Cataloga de amigos a los gobiernos salidos de las urnas sólo cuando se pliegan a sus dictados y no lleven a cabo reformas que afecten sus intereses. Así lo demuestran sólidas evidencias, cuya investigación debemos a una pléyade de eminentes historiadores insuficientemente conocidos, como el argentino Gregorio Selser.

Dos, esta tradicional conducta no ha sido modificada en lo esencial durante la administración de Barak Obama, que no sólo ha continuado, sino profundizado, la política de su antecesor respecto a nuestra región, persiguiendo los mismo objetivos aunque utilizando el llamado poder “inteligente”. Este conlleva, entre otros recursos, alianzas regionales de gobiernos derechistas, o efímeras y pragmáticas para ciertas coyunturas, cooptación de mandatarios que enarbolan posturas latinoamericanistas e intentos de dividir al bloque de gobiernos progresistas. Otro de sus componentes importantes es la infiltración de fuerzas populares a través de fundaciones y ONG yanquis y europeas o hasta la propia USAID, cuya expulsión de sus países recién acordaron los miembros de la Alba. De repente nos encontramos luchas sociales con demandas legítimas, usadas por la derecha con fines golpistas contra los mandatarios populares.

Con Bush o con Obama, presidentes que se oponen enérgicamente a las políticas neoliberales han debido enfrentar intentos de golpes de Estado, llamémosles de nueva generación, como en Venezuela –tres veces-, Bolivia –dos veces, el más reciente aparentemente desactivado hace unas horas- y Ecuador una. Contra los presidentes patriotas y latinoamericanistas de Honduras y Paraguay los golpes triunfaron dada la fortaleza política y militar de la derecha comparada con la debilidad de sus movimientos populares no suficientemente articulados, aunque existen diferencias entre ambas situaciones. Zelaya tenía un equipo de colaboradores cualitativamente superior al de Lugo y su combatividad, anterior y posterior al golpe, estimuló la forja de un ejemplar movimiento de resistencia. En cambio, Lugo optó por hacer concesiones a la jurásica derecha paraguaya pensando tal vez que así podría su derrocamiento. No obstante, el pueblo lo sigue llamando presidente y clama por verlo al frente de la resistencia.

Ahora bien, es conveniente recordar que Hugo Chávez, como Evo Morales, Rafael Correa y antes Salvador Allende, ya desde que eran candidatos tuvieron que vencer feroces campañas de calumnias y maquinaciones orquestadas por Estados Unidos y las oligarquías con la proverbial complicidad de los consorcios mediáticos. Evo pudo conquistar su primer mandato por la copiosa votación a su favor, pues hubo muchas evidencias de fraude electoral. La misma receta se aplica y aplicará en nuestra región contra cualquier candidato que se proponga cambiar, aunque sea moderadamente, el modelo neoliberal. Y si no es posible frenar su ascenso a la presidencia, Washington y la oligarquía no le darán un minuto de tregua a partir del momento en que se anuncie su victoria, como viene haciendo con los líderes mencionados. Es también el caso de Cristina Fernández de Kirchner, sometida a una intensa guerra sucia, antes y después de su primera elección, por los consorcios Clarín, La Nación y sus socios continentales, y a los intentos de golpe rural primero, y ahora camionero, lanzados por extrañas alianzas que unen a latifundistas, exportadores, sectores medios culturalmente colonizados, la liliputiense izquierda gorila y los resentidos de turno.

Conviene profundizar en lo que une estos hechos entre sí y a su vez con otros como el ataque a Ecuador de 2008, la restauración de la IV Flota y la red de dispositivos militares y acuerdos de seguridad tipo Plan Colombia sembrados por Washington desde el mismo sur del río Bravo a lo largo de América Latina y el Caribe(http://alainet.org/active/45135). Se trata de una ofensiva para acabar con los gobiernos que se oponen a las políticas neoliberales y al saqueo de sus recursos cuando el hundimiento económico del imperio lo empuja a conquistarlos como sea.