“La necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”
 

Rapporto di Cuba sulla Risoluzione 66/6 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

 

 

INTRODUZIONE

L’applicazione deI blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba è iniziata nel momento stesso del trionfo della Rivoluzione Cubana, nel 1959 e, con il trascorrere degli anni, è stato istituzionalizzato e raffinato sempre più, con l’approvazione di proclama presidenziali e misure legislative che lo hanno reso progressivamente più ferreo e vasto.

Da quel momento, la politica d’asfissia economica che rappresenta non si è interrotta nemmeno un solo istante e questo riflette chiaramente l’ossessione dei successivi governi degli Stati Uniti di voler distruggere il sistema politico, economico e sociale eletto dal popolo cubano nell’esercizio dei suoi diritti di libera determinazione e sovranità. Durante tutti questi anni i meccanismi politici legali e amministrativi di questa politica sono stati induriti e rinforzati, con l’obiettivo di renderli strumenti più efficaci.

L’essenza che ostenta il blocco, lo qualifica un vero genocidio, in virtù della Convenzione di Ginevra del 1948 per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio e come un’azione di guerra economica, in conformità con la Dichiarazione relativa al Diritto della Guerra Marittima, adottata nella Conferenza Navale di Londra del 1909.

Come si può controllare nei siti web dei Dipartimenti del Tesoro e del Commercio degli USA, il blocco contro Cuba continua ad essere il sistema di sanzioni unilaterali più ingiusto, vasto, severo e prolungato, mai applicato contro alcun paese del mondo.

Come conseguenza della stretta e aggressiva applicazione delle leggi e del normative tipiche del blocco, Cuba continua a non poter esportare e importare liberamente prodotti e servizi verso, o dagli Stati Uniti, e non può usare il dollaro nordamericano nelle sue transazioni finanziarie internazionali e o avere conti correnti in questa moneta nelle banche di terzi paesi. Inoltre non può avere accesso ai crediti delle banche negli Stati Uniti, dalle loro filiali in terzi paesi e istituzioni internazionali, come il Banco Mondiale, il Fondo Monetario Internazionale o il Banco Interamericano di Sviluppo.

Durante quest’ultimo anno, la persecuzione ale transazioni finanziarie internazionali di Cuba è stata una delle realtà più significative nell’applicazione del blocco Secondo il rapporto annuale pubblicato dall’Ufficio degli Attivi Stranieri (OFAC), del Dipartimento del Tesoro, la cifra dei fondi congelati dagli Stati Uniti a Cuba alla fine del 2011 ascendeva a 245 milioni di dollari*, ostacolando così lo sviluppo economico, sociale e scientifico-tecnico di Cuba.

Disprezzando la volontà della comunità internazionale e dell’ Assemblea Generale, espressa nelle venti risoluzioni adottate da quest’organo mediante, le quali si sollecita di porre fine a questa politica, il governo degli Stati Uniti continua ad affermare che manterrà il blocco come strumento di pressione e che non ha la minima intenzione di modificare la sua messa a fuoco verso Cuba.

Il danno economico provocato al popolo cubano per l’applicazione del blocco economico commerciale e finanziario degli stati uniti contro Cuba sino al dicembre del 2011 considerando la svalutazione del dollaro di fronte all’oro nel mercato internazionale è di un bilione 66000 milioni (1,066,000,000,000) di dollari.

Ai prezzi correnti ascende ad una cifra che supera i 108.000 milioni (108,000,000,000) di dollari con un calcolo veramente conservatore.

Nonostante il suo fallimento nelle realizzazione dei suoi propositi il blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti continua ad essere il principale ostacolo per Cuba per lo sviluppo pieno delle sue potenzialità economiche e sociali.

*Tutte le cifre indicate in dollari si riferiscono ai dollari degli Stati Uniti d’America.

 

Capitolo 1
Continuità nella politica del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba

 

Per il terzo anno consecutivo, nel settembre del 2011, il Presidente Obama ha prorogato la Legge di Commercio con il Nemico (Trading with the Enemy Act), che non solo sostenta l’applicazione delle misure più estreme del blocco, ma fondamenta l’autorità del Presidente d’imporre le restanti leggi e disposizioni che ne sono il complemento.

In addizione all’ingiusta persecuzione delle transazioni finanziarie cubane come risultato delle misure del blocco, il governo degli Stati Uniti mantiene in maniera illegittima Cuba nella lista dei paesi che –si presume -patrocinano il terrorismo, che utilizzano per imporre misure addizionali che rinforzano il controllo e l’ostruzionismo delle operazioni bancarie e finanziarie di Cuba. Questa inclusione, senza prova alcuna, perchè Cuba non è certo un paese terrorista nè patrocinatore del terrorismo, ma anzi al contrario, storicamente è stata vittima del terrorismo proveniente dal territorio degli Stati Uniti, ha come unico proposito quello di tentare di giustificare le sanzioni illegali contro Cuba che la comunità internazionale condanna.

Durante questo periodo è stata imposta la multa più alta della storia a una banca straniera per aver mantenuto relazioni commerciali con Cuba. La banca olandese ING è stata obbligata a pagare 619 milioni di dollari per aver realizzato transazioni finanziarie con Cuba e altri paesi. **Secondo le dichiarazioni di Adam Szubin, Direttore dell’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri(OFAC, la sigla in inglese), la ING ha utilizzato filiali degli Stati Uniti per eseguire queste transazioni tra il 2002 e il 2007, eludendo i controlli imposti dagli USA ... Le nostre sanzioni legali riflettono il nostro principale interesse nella sicurezza nazionale e l’interesse nella politica straniera, e la OFAC le persegue in modo esaustivo.

Questo annuncio storico dovrebbe servire come un chiaro avviso a coloro che pianificano d’evadere le proibizioni degli USA”...

 

Capitolo 2
I danni del blocco ai settori di maggior impatto sociale

 

2.1 - I danni causati alla salute e all’alimentazione

Nel periodo tra maggio del 2011 e aprile del 2012, i danni a questo settore si calcolano in circa 10 milioni di dollari, dovuti particolarmente all’allontanamento dei mercati e all’incremento dei prezzi delle importazioni di materiali deperibili e strumenti di uso medico, oltre a medicinali, reagenti, pezzi di ricambio ed apparecchi.

Anche se le esportazioni a Cuba di medicinali, accessori e dispositivi medici sono autorizzate dalla Legge Torricelli (del 1992), dalla Legge per la Riforma delle Sanzioni Commerciali e dall’Incremento delle Esportazioni (2000), si mantengono importanti restrizioni. Le vendite dei prodotti del settore della salute non hanno il beneficio dell’esenzione della licenzia (o licenza automatica) stabilita per i prodotti agricoli dal Dipartimento del Commercio. È necessaria una licenza specifica, concessa caso per caso, con una vigenza determinata e con condizioni particolari.

I prodotti che necessitano l’autorizzazione devono presentare i requisiti di controllo e classificazione stabiliti dal Regolamento per l’Amministrazione delle Esportazioni, del Dipartimento del Commercio che stabilisce le Liste di Controllo, attendendo le disposizioni dettate da considerazioni di sicurezza nazionale o vincolate all’industria della biotecnologia.

La consegna delle licenze è condizionata alla capacità di controllare e verificare da parte del Governo degli Stati Uniti, mediante ispezioni nel luogo e con altri mezzi, che il prodotto viene usato per il proposito per il quale è stato autorizzato. Come politica non si autorizza la vendita delle ultime tecnologie in questo settore.

Sino ad oggi le importazioni realizzate direttamente dagli Stati Uniti sono insignificanti ed essenzialmente si tratta di materiali deperibili.

Tra i molti esempi che dimostrano i danni provocati nella sfera della salute s’includono i seguenti:

Il Cardiocentro Pediatrico “William Soler” non dispone del medicinale Levosimendán per il trattamento di un problema cardiaco, che si produce solamente nei Laboratori ABBOTT degli Stati Uniti. Ugualmente manca di formule nutrizionali per i neonati e i lattenti piccoli, di oligoelementi e di alcune vitamine di uso parenterale, prodotte in questo paese.

Inoltre non si possono acquistare nel mercato nordamericano lamine tissulari per i dermo espansori, usate per i bambini con ustioni profonde, per cui è necessario cercarle in mercati lontani, con costi maggiori.

C’è anche carenza dei sostituti temporanei di pelle, come la pelle artificiale INTEGRA e la ‘dermis umana acellulare’ ALLODERM, di fabbricazione nordamericana, che si utilizzano per pazienti con ustioni di secondo e terzo grado estese, come ha denunciato la Società Cubana di Chirugia Plastica e Caumatologia.

Il servizio di chirurgia cardiovascolare dell’ospedale infantile “William Soler” assiste annualmente circa 100-110 bambini minori di un anno che, nel 90% dei casi necessitano una nutrizione parenterale per poter subire un intervento chirurgico e ottenere un miglior pronostico. Cuba non ha accesso a questi supplementi alimentari per uso parenterale prodotti negli Stati Uniti, che sono della migliore qualità per gli usi a cui sono destinati in questo ospedale.

L’Impresa Medicuba S.A, importatrice di medicinali, reagenti e strumenti medici, non ha potuto comprare strumenti per ostetricia e ginecologia, dato che l’impresa fornitrice, la A/E di Panama, ha cancellato l’operazione, informando che la fabbrica che li produce è stata acquistata da un’impresa degli Stati Uniti, che non permette di realizzare l’esportazione a Cuba.

Un’Impresa intermediaria canadese ha cancellato il contratto di vendita firmato con Medicuba per l’acquisto dei Kits (HIV-1P24 ELISA) di fabbricazione nordamericana, che permettono la diagnosi del SIDA nei bambini di madri sieropositive al HIV/SIDA, quando ha saputo che la destinazione finale del prodotto era Cuba. Così le autorità cubane della sanità hanno dovuto ricorrere ad altre opzioni per l’importazione di questi Kits da mercati lontani e a prezzi decisamente superiori.

L’Istituto di Neurologia e Neurochirurgia non ha potuto comprare un kit di laboratorio CanAg NSE EIA (ref 420-10) prodotto dalla Compagnia statunitense Fujirebio Diagnostics Inc, che si utilizza per stabilire la presenza della proteina Enolasa Neuronale, specifica nei sieri e nei liquidi cefalo-rachidiani come marcatore diagnostico e pronostico di malattie cerebro vascolari di tipo ischemico, che occupano un alto indice di morbilità e mortalità in Cuba.

L’Istituto di Cardiologia e Chirugia Cardiovascolare ha previsto 400 interventi chirurgici per il 2012, il 70% dei quali saranno rivascolarizzazioni aorto-coronariche e il 30% restante saranno sostituzioni valvolari, mitrali ed aortiche. L’impossibilità di acquistare negli Stati Uniti i sostituti di valvole, gli stabilizzatori e i mobilizzatori cardiaci, con altri apparecchi e materiali relazionati con questi interventi, ha praticamente raddoppiato il loro costo per il paese, con i problemi che questo apporta.

Con il ritiro dall’Isola della firma nodeamericana St. Jude come risultato dell’applicazione del blocco, il Servizio dei By-pass e di Elettrofisiologia dell’Istituto non dispone dello strumento per le mappe anatomiche tridimensionali non fluoroscopiche, e questo impedisce di realizzare ablazioni di aritmie complesse. Per il trattamento di questi pazienti è necessario il loro invio in Europa, con i rischi e i costi associati.

Cuba è uno dei paesi con la popolazione più anziana in America Latina e nei Caraibi. Il 18.1 % della sua popolazione supera i 60 anni di vita. Tra questa popolazione circa 130.000 persone soffrono della malattia di Alzheimer o una demenza relazionata. Il trattamento di questi pazienti è difficoltoso per l’impossibilità di Cuba d’accedere ai principali inibitori di colinesterasi, in particulare al medicinale Aricept (Donepezilo), prodotto dalla compagnia nordamericana Pfizer.

Lo steso avviene per i medicinali neurolettici atipici, di recente apparizione, per il controllo dei sintomi psichici e di condotta che sono la causa fondamentale della istituzionalizzazione.

Com’è stato denunciato nel rapporto precedente, si continua a negare Cuba la possibilità di acquistare nuovi citostatici di produzione nordamericana, specifici per determinate malattie; si continua a negare l’accesso alla letteratura medica, ai siti di Internet creati per facilitare il libero scambio di informazioni e software, indispensabili para il lavoro di Modellazione e Simulazione Scientifiche, che permettono la conoscenza di sistemi avanzati per il processo delle immagini nella diagnosi delle malattie.

ALIMENTAZIONE

Il blocco è stato indirizzato particolarmente per provocare problemi e limitazioni in questo settore.

Dal marzo del 2011 al marzo del 2012, i danni si calcolano nell’ordine di 131 milioni 572.967 dollari, per l’acquisto di alimenti in mercati lontani, con un ovvio incremento di assicurazioni e noleggi e il costo addizionale del blocco delle risorse e degli inventari tra i vari fattori.

Nonostante la possibilità d’importare prodotti agricoli e alimenti dagli Stati Uniti, non esiste una relazione commerciale in questa sfera tra i due paesi e la limitata possibilità di comprare alimenti è vincolata a regolamenti molto stretti, soggetti ad un complesso meccanismo di licenze che operano sia per i viaggi degli imprenditori statunitensi, che per la firma dei contratti, il trasporto e i pagamenti di queste transazioni.

Inoltre la OFAC si riserva la facoltà di cancellare queste licenze senza avviso precedente e senza argomenti espliciti.

I danni apportati alla impresa ALIMPORT sono particolarmente significativi, precisati qui di seguito:

Il non accesso al finanziamento delle entità di credito nordamericane e di altre istituzioni simili influisce in maniera determinante nel denominato “rischio paese” per terzi creditori. Con loro i costi finanziari delle transazioni si elevano di circa il 5% e raggiungono anche livelli superiori per interbancarie che sono quotate normalmente nel mercato. Si stima che per questo concetto, l’erogazione prodotta in questo periodo è stata di 46 milioni di dollari.

La mancanza di relazioni tra le banche cubane e quelle statunitensi e il costante controllo a cui sono sottoposte le agenzie finanziarie dal governo degli USA, ha obbligato questa impresa a canalizzare i suoi pagamenti attraverso terzi e in occasioni intervengono più di due istituzioni finanziarie; questi scenari costanti provocano erogazioni di denaro liquido per almeno 11 milioni di dollari.

L’impossibilità di realizzare pagamenti in dollari a terzi paesi, obbliga le banche cubane a comprare monete di rimborso, e questo provoca considerevoli perdite per il concetto di rischio cambiario e per l’alta volatilità dei mercati finanziari. Per via di questo limite e per la necessità di cercare alternative per pagare i fornitori, l’impresa ha subito un danno di 33 milioni di dollari.

L’impedimento d’esportare i prodotti cubani al mercato statunitense e le restrizioni che impediscono alle navi statunitensi di portare carichi da Cuba ad altre destinazioni le navi che trasportano prodotti agricoli comprati negli Stati Uniti, per forza devono navigare in zavorra, per cui sono più cari i noleggi. Nel 2011 per il pagamento extra dei noleggi, il paese ha subito un danno pari a 3 milioni di dollari.

Indipendentemente da tutto questo, l’importanza dell’ammontare per l’esportazione di beni e servizi non realizzati merita un’attenzione speciale. Il mercato nordamericano è uno dei più importanti a livello mondiale per i prodotti alimentari e della pesca che le principali compagnie cubane di questi rami esportano. Per la vicinanza al nostro paese, gi Stati Uniti sarebbero il mercato naturale di destinazione per questi prodotti, se non esistesse il blocco contro Cuba, e per questo non entra, stando ai calcoli realizzati dalle entità esportatrici cubane una cifra superiore ai 22 milioni di dollari.

Uno degli esempi più evidenti è quello del rum, considerando che il 40% del mercato internazionale dei rum è quello nordamericano. La proibizione dell’accesso a questo mercato ha rappresentato per l’industria del rum cubana, un danno superiore ai 100 milioni di dollari in vendite all’ingrosso che si potevano collocare nel mercato di questo paese.

Ugualmente la totalità delle esportazioni dell’impresa cubana CARIBEX, soprattutto le code d’aragosta e i gamberi di mare, si potevano collocare in questo mercato. Come conseguenza del blocco, le esportazioni cubane in questo settore devono pagare imposte doganali elevate in altri mercati (sono libere dalle imposte doganali nel mercato

nordamericano), con alti costi di trasporto associati ai rischi, per le merci, di lunghe traversate affrontando tipi di cambio onerosi, per la proibizione di utilizzare il dollaro degli Stati uniti nelle transazioni.

Addizionalmente, la nuova ubicazione di mercati per l’importazione di strumenti per l’industria alimentare cubana, come i prodotti per lo scatolame e la conservazione delle produzioni, il malto e il luppolo, le polpe per la fabbricazione di alimenti per i bambini, tra l’altro, hanno provocato perdite superiori al milione di dollari per gli acquisti obbligati nei mercati più lontani.

 

Capitolo 3
Danni al settore estero dell'economia

 

3.1 Danni al commercio estero.

Cuba è un piccolo paese in sviluppo con un’economia che dipende in gran misura dal commercio estero, da tecnologie e capitali esteri, da crediti, investimenti e dalla cooperazione internazionale per il suo sviluppo.

La crisi economica e finanziaria attuale incide in maniera particolarmente negativa nel commercio, l’investimento straniero e la cooperazione internazionale. Nel caso di Cuba, questo ha un significato anche maggiore come risultato del blocco.

Durante il periodo che si analizza, i danni provocati dal blocco al commercio estero sommano 3.553 milioni 602.645 dollari.

Se si paragona con il periodo 2010-2011, quando i danni totali toccarono i 3.095 milioni 274.058 dollari, si osserva un incremento del 15% nell’ammontare dei danni al commercio estero cubano, con un particolare impatto nel caso delle entrate interrotte per l’esportazione di beni e servizi, il cui detrimento è stato superiore al 20%.

Continuano ad essere significativi i danni provocati dalle restrizioni imposte ai viaggi dei cittadini statunitensi a Cuba, con perdite annuali per il settore del turismo, superiori ai 2.300 milioni di dollari.

Durante il periodo è aumentato di circa il 57% l’ammontare dei danni dovuti all’impossibilità di usare il dollaro statunitense nelle transazioni esterne di Cuba, e si è incrementato anche per l’ammontare totale dei fondi congelati, la rottura di contratti e per i litigi, tra l’altro.

Le perdite di maggior impatto del settore sono sempre concentrate nell’impossibilità d’accesso al mercato nordamericano per l’esportazione di beni, tra i quali i prodotti del tabacco, l’acquisto di tecnologie, strumenti e apparecchi in generale per queste produzioni.

I danni stimati dall’impresa TABACUBA sono concentrati nelle perdite delle entrate per la mancata esportazione al mercato nordamericano, che è il mercato dei sigari Premium più importante del mondo - si suppone il 64% del totale – calcolate in 278 milioni 500.000 unità nel 2011.

Se si considerano le possibilità reali di produzione ed esportazione dello zucchero di Cuba nel mercato mondiale, nelle attuali circostanze, rispettando il tonnellaggio già impegnato per altre destinazioni e considerando come base il differenziale tra il prezzo fatturato e il prezzo del contratto No. 16 di New York, applicabile alle importazioni degli USA, nello schema preferenziale, i danni dell’impresa CUBAZUCAR si stimano in 29 milioni di dollari.

 

Capitolo 3.2
I danni agli investimenti stranieri

3.2 I danni agli investimenti stranieri

Le stime dei danni allo sviluppo degli investimenti stranieri a Cuba si riscontrano principalmente, come negli anni precedenti, nel rapporto sugli Investimenti nel Mondo pubblicato dalla Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) e nel rapporto“L’investimento straniero diretto per l’America Latina e i Caraibi” della Commissione Economica per l’America e i Caraibi (CEPAL) per il 2012, nei quali si relazionano i dati riferiti al 2011.

Nella relazione della CEPAL, diffusa nel maggio del 2012, l’America Latina e i Caraibi sono la regione con la maggior crescita degli Investimenti Stranieri Diretti ( IED in spagnolo) a livello mondiale nel 2011. I flussi di IED alla regione, sono aumentati del 31% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 153.448 milioni di dollari.

Pera la determinazione della stima di flussi d’investimenti che Cuba riceverebbe se non esistesse il blocco, si è partiti dall’analisi dei flussi provenienti dagli Stati Uniti che ricevono i paesi selezionati, oltre che dalla percentuale che rappresentano questi flussi sulle entrate totali ricevute da questi paesi nel 2011.

Il compendio dei paesi selezionati è stato stimato sulla base di economie paragonabili a quella di Cuba e con caratteristiche similari in quanto alle condizioni geografiche e socio-culturali, con speciale enfasi sulla destinazione settoriale dei flussi ricevuti.

Nella tavola seguente si mostrano i flussi degli investimenti stranieri totali e degli Stati Uniti, ricevuti dai paesi selezionati nel 2011 in milioni di dollari.

Paesi

Flusso di IED Totale(milioni di dollari)

Flusso de IED provenienti dagli USA (milioni di dollari)

Por cento che rappresentano quelli proveniente dagli USA del Totale

Costa Rica: 2104.1 - 1282 - 60.9

Honduras: 1014.4 – 291 - 28.7

República Dominicana: 2371.1 – 459 - 19.4

Colombia: 13234.2 – 507- 3.8

Nicaragua 967.9 – 159 - 16.4

Fonte: Elaborazione propria con dai estratti dal Panorama regionale degli investimenti stranieri diretti in America Latina e Caraibi. Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL), 2011.

A partire dalle analisi di questi dati, si può concludere che Cuba avrebbe potuto ricevere flussi di IED provenienti dagli USA equivalenti a 350 milioni di dollari approssimativi.

Tra i settori più colpiti per le restrizioni che il blocco impone agli investimenti stranieri, ci sono quelli prioritari dello sviluppo economico e /o delle esportazioni di beni e servizi in Cuba, come il petrolio, il turismo e la biotecnologia.

Imprese come la SHERRIT INTERNACIONAL CORP., con investimenti nel settore del petrolio e le miniere, hanno scontato il valore delle loro azioni per l’impossibilità di accedere al mercato e al capitale degli Stati Uniti. I dirigenti di questa compagnia sono stati inseriti nella lista dei dirigenti di imprese non eleggibili per entrare negli Stati Uniti, assieme a quelli di tre compagnie fondamentali relazionate con la Sherrit, che commerciavano con Cuba (la Moa Níckel S.A, la Cobalt Refinery Co. Inc e la International Cobalt Co).

Il settore del turismo si mantiene come uno dei principali motori di forza dell’economia e lo sviluppo cubano. Al termine del 2011 sono giunti a Cuba 2 milioni 708.964 visitatori, cifra che supera del 7,3% quella del 2010. La necessaria espansione di questo settore

necessita continuare il suo sviluppo con opportunità di partecipazione per gli investitori stranieri in infrastrutture alberghiere ed extra-alberghiere, così come nella costruzione di campi da golf, tra le altre attività. A queste opportunità non possono accedere le imprese degli Stati Uniti, con una grande presenza nel ramo alberghiero e forti investimenti nella regione e nei Caraibi, per via della proibizione del blocco.

Nonostante la vasta esperienza di Cuba nel settore della biotecnologia, che raggiunge gli standard dei paesi più sviluppati, questo settore è stato fortemente colpito nella sviluppo di progetti d’investigazioni congiunte, date le limitazione esistenti per lo stabilimento di alleanze strategiche con imprese statunitensi leader del settore.
 

Capitolo 3.3
Danni finanziari e bancari

3.3 Danni finanziari e bancari

Come segnalato, nel periodo che si analizza, la politica d’ostilità, persecuzione e aggressione del governo degli Stati Uniti al settore bancario e finanziario, si è incrementata. Si è indurita la persecuzione sulle istituzioni finanziarie e bancarie straniera indirizzata a limitare le operazioni verso e dalle banche cubane, sostenendo l’ impossibilità di operare con Cuba perchè è un paese inserito nella “lista dei paesi patrocinatori del terrorismo”, anche se la maggioranza dei trasferimenti di realizzano in euro o in altre monete.

Le principali perdite al Sistema Bancario Nazionale in questo periodo sono state le seguenti:

Le perdite per le operazioni di cambio delle monete, di fronte all’impossibilità di usare il dollaro statunitense nel commercio estero cubano, che obbliga a ricorrere al meccanismo di doppio forex - uso di una moneta diversa dal dollaro - con il conseguente rincaro dei costi finanziari per poter rispettare gli obblighi con i creditori che esigono trattare in dollari.

La chiusura di conti di entità cubane nelle banche straniere.

Si mantiene la negazione alle banche corrispondenti per confermare o garantire le carte di credito.

Il rifiuto di alcune banche straniere di realizzare pagamenti di entità bancarie cubane.

La necessità di mantenere saldi minimi nei conti cubani all’estero, di fronte al rischio dell’embargo.

Alcune banche straniere hanno incorporato come requisito per operare con le banche cubane l’obbligo di dare informazioni sui loro azionisti e sulle banche corrispondenti, tra l’altro, con la giustificazione che Cuba è tra i paesi sanzionati dalla OFAC.

Alcune di queste perdite si evidenziano con i seguenti esempi:

Durante il 2011, la OFAC ha multato due entità per un ammontare totale di 198.000 dollari per aver realizzaato transazioni finanziarie non autorizzate relazionate solamente con Cuba. Inoltre sono state imposte multe ad altre tre per un ammontare di 89 milioni 176.408 dollari per aver violato congiuntamente i regolamenti su Cuba e altri paesi. In questo caso, la banca statunitense JP Morgan Chase ha sborsato la maggior parte, liquidando un debito di 88.3 milioni di dollari.

Nel 2012, un’entità bancaria europea ha rifiutato l’apertura di un conta corrente in euro di una banca cubana, riferendo che il conto non si aggiustava alla strategia della banca per quel tipo di prodotto, anche se pochi mesi prima aveva accettato la richiesta cubana.

All’inizio di quest’anno e senza incidenze precedenti di questo tipo, un’altra banca europea, corrispondente di un’istituzione cubana, ha trattenuto i fondi di un gruppo di pagamenti a favore di imprese cubane, per le quali agiva come intermediaria, sostenendo che, per le restrizioni della OFAC, necessitava maggiori informazioni su quelle operazioni.

Un’entità bancaria asiatica non ha accettato di occuparsi di un’operazione d’esportazione di un’impresa cubana, come conseguenza del fatto che i documenti relazionati con la detta esportazione erano stati trattenuti negli Stati Uniti. Questa situazione ha provocato il rifiuto della banca, che non si è occupata dell’operazione ed il ritorno delle merci nel paese.
 

Capitolo 3.4
La Sezione 211 della Legge Omnibus delle Assegnazioni Consolidate Supplementari e d’Emergenza degli Stati Uniti del 1999, ed altre aggressioni nel tema delle patenti e delle marche

3.4 - La Sezione 211 della Legge Omnibus delle Assegnazioni Consolidate Supplementari e d’Emergenza degli Stati Uniti del 1999, ed altre aggressioni nel tema delle patenti e delle marche

In questo periodo si è mantenuta la situazione generata dall’intenzione della compagnia BACARDI di appropriarsi della marca del rum HAVANA CLUB negli USA, dove ha ottenuto sentenze favorevoli ai suoi interessi nel 2011, protetti dalla legislazione che questa stessa compagnia ha promosso e fatto approvare nel Congresso degli USA nel 1997, la nota Sezione 211 della legge Federale delle Assegnazioni del Bilancio degli USA del 1998, relativa al registro, al rinnovo o alla protezione in questo paese di marche di fabbrica e nomi commerciali relazionati con attivi nazionalizzati a Cuba.

La Sezione 211 è stata approvata come risultato delle manovre dei settori anticubani di Miami e dei loro alleati nel Congresso, come retribuzione dei notevoli contributi finanziari che ricevono dalla compagnia Bacardí, promotrice di queste azioni contro l’impresa Cubaexport, indirizzate ad usurpare le marche e i mercati di un prodotto genuino e legittimamente cubano.

Questa disposizione impedisce che i titolari cubani e i loro successori negli interessi, come le imprese miste con entità cubane, possano contare sul riconoscimento e il godimento in questo territorio dei loro diritti sulle marche e sui nomi commerciali registrati e protetti in Cuba.

Nel febbraio del 2012 sono trascorsi 10 anni da quando l’Organo di Soluzione delle Differenze (OSD), dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), ratificò che la Sezione 211 viola gli obblighi in materia di trattamento della nazione più favorita, contratti dagli Stati Uniti nella cornice dell’Accordo della OMC sui Diritti delle Proprietà

Intellettuali Relazionate al Commercio (ADPIC), e del Convegno di Parigi per la Protezione della Proprietà Industriale, e sollecitasse che il Governo degli Stati Uniti ponga fine a questa misura che è incompatibile con gli obblighi che impone l’accordo sulle ADPIC, del quale gli USA sono parte.

Il 14 maggio del 2012, la Corte Suprema degli Stati Uniti, con la protezione della Sezione 211, ha negato alla compagnia Cubaexport la possibilità di difendere il suo diritto di rinnovo nel registro della prestigiosa marca Havana Club, presso l’Ufficio delle Marche e le Patenti degli Stati Uniti (USPTO), ostacolato dal rifiuto della OFAC di consegnare all’entità cubana la licenza che permetterebbe di rinnovare la marca registrata in questo paese dal 1976 al 2006.

Dal 1995, Cubaexport, con la compagnia francese Pernod Ricard, distributrice del rum Havana Club, ha difeso il suo diritto di registrare la nota marca, incontrando un sostegno nella decisione del Gruppo per le Soluzioni delle Differenze della OMC, che ha dichiarato contro gli Stati Uniti ed ha reclamato l’eliminazione della detta Sezione, considerata illegale.

Questa politica costituisce una grave violazione degli impegni degli Stati Uniti in materia di proprietà industriali, che li obbligano a proteggere le marche delle compagnie e istituzioni cubane. Questo litigio e altri processi in corso contro patenti e marche di Cuba nelle Corti nordamericane, evidenziano la complicità del governo degli USA nello spogliare dei diritti le marche cubane.

In conformità con il Diritto Internazionale, gli Stati Uniti hanno la responsabilità che le loro leggi, i regolamenti ed i procedimenti giudiziari e amministrativi siano in conformità con i loro obblighi con gli Accordi della OMC e con i trattati internazionali delle marche e delle patenti, dei quali sono Stato parte.

Cuba ha rispettato invariabilmente, senza la minor discriminazione, gli obblighi stabiliti in virtù di questi strumenti giuridici internazionali e questo ha garantito che più di cinquemila marche e partenti nordamericane si beneficiano e continuano a beneficarsi con la loro registrazione nel paese.

Inoltre durante il 2011 e sino al presente si mantengono le intenzioni di alcuni dei querelanti contro lo Stato cubano negli Stati Uniti, di appropriarsi come mezzo di compensazione, delle marche commerciali e delle patenti cubane, al riparo di quanto disposto dalla Legge d’Assicurazione contro i Rischi del Terrorismo, approvata nel 2002 e con vigenza sino all’anno 2014.

 

CAPITOLO 4
I danni del blocco ad altri settori dell'economia nazionale

 

Tra aprile del 2011 e marzo del 2012, l’industria della costruzione ha subito danni per un valore di circa 1 milione 27000 dollari, impedendo così la costruzione di 1500/2000 case, o la conservazione di 14000 case o ancora la riparazione di 9000 case, tema di grande sensibilità per la popolazione cubana.

A Cuba si nega la possibilità di comprare tecnologie dure e molli vincolate alle coperture stradali, come per esempio gli impianti per il cemento armato e per emulsioni asfaltiche, strumenti e materiali per il mantenimento e le riparazioni delle strade, obbligando a fare acquisti in mercati molto distanti a prezzi molto più alti.

L’Impresa ESICUBA S.A che protegge annualmente i beni dell’economia cubana, durante il periodo che si analizza, ha affrontato maggiori restrizioni per acquistare protezioni di rinnovo di assicurazioni con compagnie di terzi paesi, che hanno interessi nordamericani e/o hanno quote nelle borse degli Stati Uniti, soprattutto nel NYSE. Alla fine del 2011 questa Impresa aveva subito un danno per il tipo di cambio di circa 263943000 dollari.

L’Industria Sideromeccanica, per via dei considerevoli volumi delle importazioni del settore e le esportazioni che realizzano le sue entità di commercio, concentra le sue maggiori perdite nell’impossibilità d’accesso al mercato nordamericano, che nel periodo analizzato si valutano di 102500978 dollari.

Il Gruppo Industriale dei Beni di Consumo (GBC), che produce e commercia apparecchi medici, elettrodomestici, kit di consumo, scaffali per magazzini, mobili clinici, per uffici, ferramenta per la costruzione, contenitori in plastica, resistenze elettriche, bombole per gas liquido, tra l’altro, ha avuto perdite calcolate in 15846000 dollari, che sarebbero stati sufficienti per acquistare strumenti e forniture per coprire le necessità della popolazione.

Il Gruppo Industriale della Siderurgia (ACINOX), che produce barre ruvide per la costruzione, elettrodi per saldare, reti elettro-saldate per la costruzione, cavi e condutture elettriche e telefoniche, materiali refrattari, apparecchi per pompare l’acqua, tra le varie produzioni ha registrato una perdita di 3 milioni 980000 dollari.

L’Industria Basica, che comprende attività economiche fondamentali per il paese, tra le quali la produzione e il commercio del nichel; l’industria petrolifera e del gas, le produzioni minerarie non del nichel, ha subito danni per 101 milioni, 253942 dollari.

L’industria del nichel ha continuato a registrare serie perdite generate dall’impossibilità d’ esportare agli Stati Uniti prodotti elaborati totalmente o parzialmente con nichel cubano, anche se fabbricati in terzi paesi. Si vede obbligata per questo a continuare a commerciare il prodotto in mercati distanti, attraverso canali di distribuzione più costosi, dato che coinvolgono intermediari e con l’applicazione di sconti differenziati rispetto al prezzo del LME (London Metal Exchange) per il rischio politico. Il danno economico stimato è di 80 milioni 343.980 dollari.

All’Impresa CUBANIQUEL è stato negato il diritto di comprare pezzi e accessori per il sistema di protezione contro gli incendi per l’Impresa del Nichel “Comandante Ernesto Ché Guevara”. Il fornitore europeo ha comunicato che era impossibile concretare l’operazione perchè il fabbricante delle merci era degli Stati Uniti e non gli permettevano di fare affari con Cuba. L’ammontare della perdita è calcolato in 37900 dollari.

L’Industria del Petrolio (CUPET), continua ad essere il bersaglio delle misure disegnate dal Governo statunitense per evitare il suo sviluppo, l’accesso alle tecnologie più moderne ai prodotti petroliferi e al finanziamento necessario per la sua crescita.

È stato necessario costruire una piattaforma speciale per le operazioni di perforazione e di esplorazione nella Zona Economica Esclusiva di Cuba, con meno del 10% di componenti nordamericane, mentre praticamente tutte quelle che esistono nel mondo hanno una percentuale superiore, e questo perchè la politica del blocco impedisce che si usino a Cuba.

L’attività turistica, nel periodo compreso tra marzo del 2011 e marzo del 2012, ha continuato a subire severi danni provocati dal blocco economico, commerciale e finanziario imposto al paese dal governo degli Stati Uniti, in importanti sfere relazionate con servizi, operazioni e impegni logistici decisivi per il settore turistico, la cui portata si stima in 2068 milioni 43657 dollari.

Le Agenzie turistiche Cubatur e Viajes Cubanacán hanno tra i vari obbiettivi, i contatti con le navi da crociera che navigano nei Caraibi. Davanti a l’Avana e alle altre città cubane navigano 140 navi da crociera che operano nell’area. I gruppi armatori statunitensi, che dominano il mercato mondiale, si mostrano ansiosi d’inviare le loro navi a Cuba, ma il blocco lo impedisce. Se non esistesse questa proibizione si calcola che su sette milioni di statunitensi che hanno comprato le vacanze in nave da crociera nei Caraibi, almeno un milione visiterebbe ogni anno i porti cubani.

Il 7 marzo del 2012, si è saputo che la OFAC ha inviato una lettera all’impresa nordamericana Havana Ferry Partners, respingendo la domanda della licenza per operare una rotta di Ferry tra la Florida e L’Avana, sostenendo che la richiesta andava al di là dell’ambito della politica attuale verso Cuba.

Nel caso del Gruppo di Turismo GAVIOTA, si stima che se non esistessero le restrizioni per i turisti nordamericani di viaggiare a Cuba, sulla base di un’occupazione media delle installazioni dell’83%, le entrate avrebbero raggiunto un ammontare di 258 milioni 416.623 dollari che avrebbero inciso positivamente nello sviluppo del settore.

L’Industria dell’Informatica e le Comunicazioni non è sfuggita agli affetti avversi della politica nordamericana. Per via del dominio delle imprese degli USA in questo settore dell’alta tecnologia, si calcola che i danni provocati a Cuba sono nell’ordine di 66 milioni 766000 dollari, generati fondamentalmente dall’impossibilità d’accedere in maniera diretta a questo mercato, sia per le importazioni di strumenti e tecnologie, come per esportare servizi, e a questo vanno aggiunti costi addizionali per altri concetti.

Tra le entità che sperimentano il maggiore impatto, s’incontra l’impresa delle Telecomunicazioni di Cuba S.A., ETECSA, entità a capitale misto, che continua ad affrontare serie perdite nell’importazione di tecnologie e forniture associate alle Info-comunicazioni. Solo per questo concetto ETECSA ha subito danni superiori a 14090000 dollari.

Altre perdite non quantificate derivano dalla proibizione per acquistare licenze per prodotti, di “software”, dalla negazione dell’accesso ai siti e ai servizi in Internet, includendo l’accesso a siti d’informazione e strumenti tecnici come nel caso di PCTools o di Netbeans; softwars liberi, o anche la partecipazione ad incontri commerciali e d’altra indole.

L’Aeronautica Civile di Cuba continua ad essere danneggiata dal blocco degli Stati Uniti. Dal maggio del 2011 all’aprile del 2012 i danni a questo settore si quantificano in 269 milioni 125427 dollari.

Cuba non può comprare combustibili, strumenti e forniture in generale nel mercato degli USA per cui deve ricorrere a terzi mercati attraverso intermediari, con l’ovvio incremento dei noleggi. Si stima che i danni provocati nel caso dei combustibili sono di 5 milioni di dollari per via degli acquisti nel Mediterraneo.

Nello stesso tempo, anche se lo Stato cubano offre tutte le facilità alle linee aeree degli USA nelle operazioni in vari punti dell’Isola, si mantiene il rifiuto degli Stati Uniti ad autorizzare le linee aeree cubane per operare verso il loro territorio.

Il settore del trasporto ha sofferto perdite per un ammontare di 182187853 dollari.

L’impresa Navegación Caribe (NAVECARIBE), conta con un totale di 90 imbarcazioni ubicate nei principali porti del paese, per prestare differenti servizi marittimo/portuari.

La qualità dei servizi è stata danneggiata non potendo garantire accessori e risorse minime indispensabili per realizzare i cicli di riparazione e manutenzione, per via del rincaro dei pezzi di ricambio, degli aggregati e di altri materiali. Per i noleggi le perdite sono state di 250000 dollari.

L’Istituto delle Risorse idrauliche ha avuto perdite tra aprile del 2011 e aprile del 2012, di un milione 989941 dollari per i noleggi e i costi delle materie prime.

Si continua a negare a Cuba l’importazione di apparati idro-meteorologici che si usano per realizzare studi del ciclo integrale dell’acqua, per controllare il ciclo idrologico e realizzare un’effettiva prevenzione idrologica. L’Impresa tedesca Ott Hydromet GMBH ha rifiutato la vendita di questi apparecchi, perchè ha ricevuto una lettera del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti che segnalava che non si autorizzava la licenza perchè gli apparecchi avevano brevetti nordamericani. Quel rifiuto ha danneggiato il programma di Macromisurazione, per via della ricerca di un nuovo fornitore che ha ritardato l’arrivo del merci di sei mesi, periodo nel quale non sono state realizzate le misurazioni necessarie per la prevenzione idrologica, nè è stato possibile un uso più efficiente delle risorse d’acqua.

L’Impresa Worthington del Messico (WDM) non ha potuto vendere a Cuba motori elettrici della marca US Motor per montare le pompe d’acqua che si dovevano installate nelle stazioni di pompaggio di varie località, dato che la Casa Madre negli Stati Uniti ha saputo la destinazione finale del prodotto. Questo rifiuto ha apportato un deterioramento nella fornitura d’acqua per circa 50000 abitanti.

 

CAPITOLO V:
L’opposizione alla politica di genocidio del blocco contro Cuba

 

5.1 L’opposizione interna negli Stati Uniti.

L’opposizione alla politica di blocco degli Stati Uniti contro Cuba è cresciuta in questo periodo.

Questa opposizione si è manifestata, tra l’altro, con numerose dichiarazioni, articoli nella stampa di importanti personalità politiche e intellettuali, con azioni nel Congresso e nei governi di vari Stati, di organizzazioni non governative e in settori imprenditoriali.

Tra tutte, segnaliamo le seguenti:

Il 12 maggio del 2011, il rappresentante democratico per New York, Charles Rangel (D-NY), ha presentato tre progetti di legge orientati ad un cambio della politica verso Cuba: H.R.1886 “Legge d’Esportazione della Libertà a Cuba 2011”, H.R.1887 “Commercio Libero con Cuba” e H.R.1888 “Legge per la Promozione delle Esportazioni Agricole e Mediche degli USA a Cuba 2011”. Queste iniziative propongono di autorizzare i viaggi dei cittadini nordamericani a Cuba, di revocare le leggi del blocco, togliere Cuba dalla lista degli Stati patrocinatori di terrorismo e autorizzare i trasferimenti diretti con le istituzioni bancarie di Cuba, tra le altre disposizioni.

Il 23 giugno del 2011, il repubblicano Jeff Flake (R-AZ) ha presentato un emendamento al progetto di legge d’Assegnazione per i Servizi Finanziari dell’anno fiscale 2012, approvata per voto orale, il cui testo esige un rapporto della OFAC in relazione alle richieste di licenze per gli scambi che sono pendenti.

L’8 novembre del 2011, il Centro per la Democrazia nelle Americhe (CDA) ha pubblicato che la politica degli Stati Uniti verso Cuba è fallita, isola questo paese dal popolo cubano e che il cambio della politica verso Cuba avrebbe un impatto benefico e duraturo nelle società cubana e statunitense. Lo studio richiama il Presidente Obama ad emettere ordeni esecutivi per facilitare il flusso dei finanziamenti;

incita le autorità statunitensi a permettere l’accesso di Cuba alle istituzioni di credito internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e il Banco Mondiale e sollecita l’eliminazione del programma sovversivo contro Cuba dell’Agenzia statunitense per lo Sviluppo Internazionale (USAID), considerandolo una spesa inappropriata di milioni di dollari, che incrementa solamente le tensioni tra L’Avana e Washington. Questo Centro si oppone alla politica degli Stati Uniti verso Cuba e cerca di far sostituire la messa a fuoco attuale con una che preveda nuove politiche che portino alla normalizzazione e al riconoscimento del governo cubano.

Il 18 novembre del 2011, l’investigatore Richard Feinberg, del Centro d’investigazioni dell’ Istituto Brookings, esperto in temi latinoamericani, che era stato il responsabile dell’ America Latina nel Consiglio di Sicurezza Nazionale (durante il governo di Clinton), ha presentato un rapporto in cui si raccomanda l’avvicinamento di istituzioni come il FMI o il BM a Cuba, alla luce di riforme economiche che si stanno attuando nel paese.

Feinberg ha dichiarato che un’altra intenzione del suo rapporto è far terminare la visione che impera negli USA, che le sanzioni imposte sono riuscite ad isolare Cuba dal sistema finanziario internazionale.

Il 2 dicembre del 2011, il Segretario Generale del Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo degli Stati Uniti, Michael Kinnamon, ha offerti una conferenza stampa a L’Avana, ed ha informato che i Consigli delle Chiese dei due paesi si sono impegnati a lavorare per porre fine al blocco contro Cuba.

Il 6 febbraio del 2012, la firma per inchieste Angus Reid Public Opinion, ha reso pubblico il risultato di un sondaggio che ha rivelato che il 62 % dei nordamericani e a favore del ristabilimento delle relazioni diplomatiche con Cuba, il 57% vuole l’eliminazione delle restrizioni ai viaggi, e il 51 % si oppone al blocco.

Il 14 marzo del 2012, il presidente del vice Comitato alle Operazioni Estere del Senato, Patrick Leahy (D-VT), ha sostenuto uno scambio con l’amministratore della USAID, Rajiv Shah, durante il dibattito sul bilancio di questa Agenzia per il 2013. Leahy si è opposto al blocco ed ha criticato la politica della USAID verso Cuba.

L’11 aprile del 2012, il Consiglio per i Temi Emisferici (COHA), ha pubblicato un rapporto in cui denuncia Washington per il suo continuato appoggio irrazionale e imprudente ad una politica verso Cuba che negli ultimi cinque anni ha dimostrato d’essere un errore. Questo rapporto si riferisce, inoltre, alle reiterate proposte del Presidente cubano, Raúl Castro Ruz, d’intavolare un dialogo rispettoso con gli Stati Uniti, a pari condizioni; critica la subordinazione della politica estera degli Stati Uniti a settori dell’estrema destra anticubana, radicati in Florida, ed indica che l’ostinazione di Washington ha provocato la perdita di miliardi di dollari por concetto delle vendite alla maggiore delle Antille.

Il 16 aprile del 2012, il presidente del Comitato dell’Energia e Risorse Naturali del Senato, Jeff Bingaman, ha dichiarato che “…. Noi (gli Stati Uniti) siamo quelli fuori fase tra il resto delle Americhe in questo tema (della politica verso Cuba) e dobbiamo cambiare la nostra politica. E ha aggiunto: “Credo che abbiamo permesso che la nostra politica sia dettata dalla comunità cubano- statunitense in questo paese, invece che dagli interessi nazionali”, ed ha concluso che, definitivamente è ora già di stabilire relazioni diplomatiche con Cuba e di porre fine al nostro embargo alla vendita di beni e servici e di comprare (prodotti) da Cuba”.

Il 17 aprile del 2012, il “Los Angeles Times” pubblicò un editoriale intitolato “È tempo d’ includere Cuba”, nel quale si segnala che “la proibizione che per circa 18 anni è stata mantenuta contro la partecipazione dell’Isola (ai Vertici delle Americhe ) deve terminare ed è ora d’includerla”. Questa politica di proibizioni sta risultando controproducente ed ha valutato che “Questa politica non ha provocato nessun cambio di regime, così come l’embargo commerciale di 50 anni, che gli USA mantengono contro Cuba, ed ha indicato che “al contrario, ha alimentato la frustrazione tra i leaders d’America. Oggi gli Stati Uniti sono l’unico paese dell’emisfero che non ha ristabilito le relazioni diplomatiche con L’Avana”. Ha sottolineato: “Qualsiasi sia la ragione, questa posizione non è in accordo nell’ambiente e con i leaders della regione, che vedono gli embarghi e l’isolamento come politiche anacronistiche dell’epoca della guerra fredda”.

Il 19 aprile del 2012, la Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti (USCCB), ha diffuso una lettera inviata alla Segretaria di Stato, Hillary Clinton, nella quale sollecita dall’amministrazione Obama “l’abolizione completa” del blocco contro Cuba e chiede il ristabilimento delle relazioni bilaterali. La lettera indica, inoltre che gli USA stabilirebbero così relazioni con un socio commerciale “che beneficerebbe il commercio statunitense”. Nella lettera inviata, il vescovo Richard E. Pates, di Des Moines (Iowa), che presiede il Comitato di Giustizia Internazionale e di Pace della USCCB, e che ha partecipato alla visita a Cuba del Papa Benedetto XVI tre il 26 e il 28 marzo del 2012, ha aggiunto che durante la sua visita all’Isola, sia i membri delle organizzazioni caritative, che i rappresentanti d’alto rango della Chiesa Cattolica in Cuba gli avevano comunicato, in reiterate occasioni, che il loro lavoro è frustrato dall’impossibilità d’ottenere prodotti dagli Stati Uniti per via del blocco.

Il 4 maggio del 2012, varie organizzazioni con sede negli Stati Uniti, che favoriscono la normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, hanno definito, a Miami, “ un’azione di terrorismo”, l’incendio che ha distrutto il 27 aprile del 2012 gli uffici della compagnia dei voli charters a Cuba, Airline Brokers.

Il testo è stato firmato dalla Brigata Antonio Maceo, L’Alleanza Martiana, la Fondazione per la Normalizzazione delle Relazioni tra gli Stati Uniti e Cuba (Fornorm), la Lega di Difesa Cubano-americana e il Partito Socialista dei Lavoratori (SWP). I gruppi reclamano dalla Casa Bianca che tolga le restrizioni dei voli per l’Isola "Consideriamo questa aggressione come un’azione di terrorismo, non solo contro questa compagnia, ma contro il diritto di tutti i cittadini degli Stati Uniti di viaggiare a Cuba (...) e soprattutto del diritto di condividere, e aiutare le famiglie degli emigrati cubani”, ha dichiarato un membro della Brigada Antonio Maceo.

5.2 L’opposizione internazionale

È notevole l’appoggio crescente e schiacciante della comunità internazionale con Cuba contro il blocco.

Sono innumerevoli le voci che si alzano in tutti gli angoli del mondo a favore dell’eliminazione di questa disumana politica. Nel periodo coperto da questo Rapporto, ci sono state molte dichiarazioni a favore dell’eliminazione immediata e senza condizioni

Si segnalano le seguenti:

La 17ª Sessione Ordinaria dell’Unione Africana, a livello di Capi di Stato e di Governo, svolta a Malabo, nella Guinea Equatoriale, dal 30 giugno al 1º luglio del 2011, ha approvato la “Risoluzione sull’eliminazione del blocco economico e commerciale imposto alla Repubblica di Cuba dagli Stati Uniti d’America”. Il testo, approvato nel secondo anno consecutivo, reitera il “richiamo al governo degli Stati Uniti d’America, per sopprimere l’ ingiustificabile blocco economico e commerciale imposto da molti anni a Cuba e permetterle così di godere di tutte le legittime prospettive del suo sviluppo sostenuto”.

Si invita ancora una volta il governo degli Stati Uniti d’America a togliere le ingiustificabili sanzioni imposte a Cuba da molti anni.

L’organizzazione non governativa Amnesty Internacional ha sollecitato dal Presidente Barack Obama, il 30 agosto del 2011, di non prorogare il blocco contro Cuba. Il testo diffuso dalla CNN segnala: "Le chiediamo, raccomandandoglielo, di tralasciare questa politica che da cinque decenni dimostra d’essere un pregiudizio per i diritti umani”.

Amnesty Internacional sostiene che il blocco ha provocato un deterioramento nelle condizioni di salute dei cubani, dato che il paese ha difficoltà ad importare medicinali e strumenti medici, necessari per trattare alcune malattie, e inoltre s’impedisce che agenzie e programmi delle Nazioni Unite destinino appoggi e risorse a Cuba.

Durante il dibattito generale del 66º periodo di sessioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, nel settembre del 2011, gli alti dignatari e rappresentanti d’alto livello di 39 paesi membri della ONU, condannarono esplicitamente il blocco e incitarono ad eliminarlo.

Il Consiglio Latinoamericano del SELA, riunito in sessione ministeriale, a Caracas, Venezuela, ha approvato il 20 ottobre del 2011, la Dichiarazione “Fine del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba”. Il testo ricorda che le implicazioni avverse di queste sanzioni danneggiano non solo uno Stato Membro del SELA, ma che le stesse impongono certe norme e regole alla comunità internazionale su come sviluppare le loro relazioni economiche con Cuba. La Dichiarazione “condanna energicamente l’applicazione di qualsiasi legge o misura contraria al diritto internazionale, come la Legge Helms-Burton, e in questo senso, “esorta il governo degli Stati Uniti a porre fine alla sua applicazione” e “ domanda all’amministrazione del Presidente Barack H.

Obama che rispetti quanto è disposto nelle successive risoluzioni dell’ Assemblea Generale delle Nazioni Unite”.

L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’organo più democrático e rappresentativo della comunità internazionale, in una nuova votazione storica si è pronunciata in maniera decisiva il 25 ottobre del 2011 contro il blocco degli Statu Uniti, approvando con 186 voti a favore, 2 contrari (solo gli Stati Uniti e Israele) 3 astensioni, la risoluzione intitolada “Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba”. Al dibattito sul tema avevano partecipato 30 delegazioni e varie organizzazioni e gruppi regionali e sub-regionali, come il Gruppo dei 77 più la Cina, il Movimento dei Paesi Non Allineati, CARICOM, il Gruppo Africano, l’Organizzazione della Conferenza, il MERCOSUR e i paesi associati, tra i tanti.

Il XXI Vertice Ispanoamericano dei Capi di Stato e di Governo, svolto ad Asunción, in Paraguay, il 28 e 29 ottobre del 2011, ha accordato un Comunicato Speciale “sulla necessità d porre fine al blocco economico e finanziario imposto dal Governo degli Stati Uniti d’America a Cuba”, includendo la Legge Helms-Burton, nel quale si reitera “il più energico rifiuto dell’applicazione di leggi e misure contrarie al Diritto Internazionale, come la Legge Helms-Burton, e si esorta il Governo degli Stati Uniti a compiere quanto disposto in 20 successive risoluzioni approvate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e che ponga fine al blocco economico, commerciale e finanziario che si mantiene contro Cuba”.

Il primo Incontro Mondiale dei Blogueri, che ha riunito circa 400 attivisti digitali, giornalisti, accademici e studenti di 23 paesi nella città brasiliana Foz de Iguazú, nell’ ottobre del 2011, ha respinto “qualsiasi restrizione nell’accesso a Internet, come quella imposta attualmente dagli Stati Uniti nel loro processo di blocco contro Cuba”.

I capi, uomini e donne, di Stato e di Governo dell’America Latina e dei Caraibi, riuniti a Caracas, in Venezuela, nel Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC)*, hanno redatto, il 3 dicembre del 2011 un “Comunicato Speciale sulla necessità di porre fin al Blocco Economico, Commerciale e Finanziario degli Stati Uniti contro Cuba”. Nel Comunicato “hanno reiterato la loro più energica condanna all’applicazione di leggi e misure contrarie al diritto internazionale, come la Ley Helms-Burton, includendo il suo effetto extraterritoriale ed hanno esortato il Governo degli Stati Uniti d’America “a porre fine alla sua applicazione” e, “in conseguenza, hanno reclamato dal Governo degli Stati Uniti che, rispettando le successive risoluzioni approvate dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, in risposta ai reiterati richiami dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi, pongano fine al blocco economico, commerciale e finanziario che mantengono contro Cuba...”

La Dichiarazione di Puerto España in occasione del IV Vertice dei capi - uomini e donne – di Stato e di Governo della Comunità dei Caraibi (CARICOM) e Cuba, svolto a Trinidad y Tobago, l’8 dicembre del 2011, ha segnalato che “condanniamo energicamente l’ applicazione unilaterale ed extraterritoriale di leggi coercitive e di misure che vanno contro il diritto internazionale, contro la Carta delle Nazioni Unite e i principi della libera navigazione e del libero commercio nel mondo, e incitiamo il Governo degli Stati Uniti d’America ad ascoltare il richiamo veemente dei membri delle Nazioni Unite, perchè elimini con effetto immediato, l’ingiusto blocco economico, commerciale e finanziario imposto contro la Repubblica di Cuba”

Il Vertice CARICOM–Cuba a sua volta ha approvato separatamente, una Dichiarazione speciale dei Capi – donne e uomini – di Stato e di Governo, che dice: “...noi ci sentiamo offesi per l’intromissione degli Stati Uniti nella sovranità di Trinidad y Tobago. Questo costituisce un’applicazione extraterritoriale, unilaterale e ingiustificata della Legge Helms-Burton degli Stati Uniti, contraria alla Carta delle Nazioni Unite e al Diritto Internazionale e che contraddice anche la schiacciante condanna dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a questa politica. La Dichiarazione condannava “… l’intervento delle autorità degli USA che hanno impedito lo svolgimento del Vertice CARICOM-Cuba nell’Hotel Hilton. Questa è stata un’altra dimostrazione dell’ingiustizia del blocco degli Stati Uniti e del suo effetto dannoso sulla vita quotidiana del popolo cubano. In questa occasione l’azione extraterritoriale avrebbe potuto danneggiare il successo del Vertice stesso...”

La 14ª Riunione delle Autorità dell’Organizzazione degli Stati dei Caraibi Orientale (OECO), effettuata a Bahía de Rodney, a Santa Lucia, il 23 e 24 gennaio 2012, ha approvato un Comunicato, nel quale i leaders esprimono il oro fermo appoggio ai sentimenti espressi nella Dichiarazione di Puerto España, in occasione del Quarto Vertice dei Capi – donne e uomini. di Stato e di Governo della Comunità dei Caraibi e di Cuba, che categoricamente condanna l’ingiusto e crudele blocco economico, commerciale e finanziario contro la Repubblica di Cuba, e le misure extraterritoriali incamminate ad estendere la portata del blocco, includendo terzi paesi.

L’VIII Riunione Straordinaria del Consiglio Politico dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra América (ALBA-TCP), effettuata L’Avana, Cuba, il 15 febbraio del 2012, ha approvato la Dichiarazione Speciale sulla partecipazione di Cuba al VI Vertice delle Americhe e di condanna del blocco economico, commerciale e finanziario imposto a questo paese dal Governo degli Stati Uniti. In quella Dichiarazione era deciso di: “Ratificare la domanda per far sì che gli Stati Uniti pongano fine all’applicazione del blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba e per far iniziare un processo di dialogo rispettoso con questo paese, sulla base del rispetto alla sua sovranità e al diritto inalienabile del popolo cubano all’autodeterminazione”, “domandando in maniera inequivocabile durante il VI Vertice delle Americhe la fine di questa politica e l’eliminazione del blocco contro Cuba, ……” e “ fare un richiamo alle nazioni dell’America Latina e dei Caraibi perchè, come nel V Vertice emisferico di Trinidad y Tobago, si rinnovi la domanda del termine di questa politica irrazionale”.

Il Ministro degli Esteri della Danimarca, Villy Soevndal, ha dichiarato il 28 febbraio, al quotidiano danese Berlingske Tidende, in allusione al fatto che gli Stati Uniti avevano congelato il pagamento di un cliente danese per l’acquisto di sigari cubani in Germania, che : “ Gli Stati Uniti non si devono intromettere negli affari commerciali tra la Danimarca e i prodotti cubani” ed aveva aggiunto che: “Non mi pare giusto che gli Stati Uniti interferiscano tra le compagnie europee come in questo caso. Si tratta di un trasferimento di denaro legale tra due imprese europee”. Poi aveva segnalato che la Danimarca e l’Unione Europea sono contrarie ai lunghi 50 anni di blocco commerciale imposto a Cuba.

I paesi membri dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America (ALBA), hanno emesso il 13 aprile del 2012, nel contesto del Vertice delle Americhe, un Comunicato Speciale sulla loro posizione nel Vertice di Cartagena. In questo documento hanno manifestato la loro decisione di non partecipare ai prossimi “Vertici delle Americhe” senza la presenza di Cuba e “d’esigere dal Governo degli Stati Uniti la fine immediata del disumano blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba, e che si inizi un processo di dialogo sulla base del rispetto della volontà sovrana e dell’autodeterminazione del popolo cubano. Quasi tutti i paesi partecipanti al Vertice si sono dichiarati contrari all’ esistenza del blocco.

I Ministri dei paesi membri del Movimento dei Paesi Non Allineati, nella riunione Ministeriale del Burò di Coordinamento, svolto a Sharm El Sheikh, in Egitto, dal 7 al 10 maggio del 2012 , hanno reiterato nuovamente il loro richiamo al Governo degli Stati Uniti d’América perchè pongano fine al blocco economico, commerciale e finanziario contro Cuba che, oltre ad essere unilaterale e contrario alla Carta delle Nazioni Unite, al Diritto Internazionale, e al principio delle buone relazioni di vicinanza, provoca grandi perdite e danni economici al popolo cubano. Inoltre hanno domandato ancora una volta il rispetto stretto di tutte le Risoluzioni approvate dall’Assemblea Generale della ONU sul blocco. I ministri hanno espresso la loro profonda preoccupazione per l’ampliamento della natura extraterritoriale del blocco contro Cuba, ed hanno condannato il rafforzamento delle misure adottate dal governo degli USA, indirizzate a rinforzare il blocco, con tutte le altre misure recenti adottate dal governo degli Stati Uniti contro il popolo di Cuba.

 

CONCLUSIONI

 

La politica di blocco contro Cuba persiste e s’intensifica, nonostante gli intensi e crescenti reclami della comunità internazionale al governo nordamericano per un cambio verso Cuba, l’eliminazione del blocco e la normalità nelle relazioni bilaterali tra i due paesi.

Il blocco viola il Diritto Internazionale, è contrario ai propositi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite e costituisce una trasgressione al diritto alla pace, allo sviluppo e alla sicurezza di uno Stato sovrano. È, nella sua essenza e per gli obiettivi, un’azione di aggressione unilaterale e una minaccia permanente contro la stabilità di un paese. Il blocco costituisce una violazione totale, flagrante e sistematica dei diritti umani di tutto un popolo, definito come genocidio in virtù della Convenzione di Ginevra del 1948 per la Prevenzione e la Sanzione del Delitto di Genocidio. Viola anche i diritti costituzionali del popolo nordamericano, negando la libertà di viaggiare a Cuba. Viola anche i diritti sovrani di molti altri Stati per il suo carattere extraterritoriale.

Il danno economico provocato al popolo cubano per l’applicazione del blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba sino al mese di dicembre del 2011, considerando la svalutazione del dollaro contro il valore dell’oro nel mercato internazionale, è di un bilione 66.000 milioni (1.066.000.000,000) di dollari.

Al prezzo corrente, tocca un totale che supera i 108.000 milioni (108.000.000,000) di dollari in un calcolo molto moderato.

Il blocco continua a essere una politica assurda, obsoleta, illegale e moralmente insostenibile, che non ha realizzato, nè realizzerà il proposito di piegare la decisione patriottica del popolo cubano di preservare la sua sovranità, l’indipendenza e il diritto alla libera determinazione; genera carenze e sofferenze alla popolazione, limita e ritarda lo sviluppo del paese e danneggia seriamente l’economia di Cuba. È il principale ostacolo allo sviluppo economico e sociale dell’Isola.

Il blocco è una politica unilaterale, respinta sia negli Stati Uniti che dalla comunità internazionale. Gli Stati Uniti devono eliminarlo immediatamente e senza condizioni.

Ancora una volta Cuba ringrazia e sollecita l’appoggio della comunità internazionale, per ottenere la fine di questa ingiusta, illegale e disumana politica.