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Il traduttore si scusa per gli errori

 
 

Vigente la II Dichiarazione

de L’Avana, 50 anni dopo

“Perchè questa grande umanità ha detto basta e marcia avanti...”

 

 

 

7 febbraio 2012 - www.granma.cu

 

 

La storica II Dichiarazione del L’Avana, approvata da più di un milione di cubani, il 4 febbraio del 1962, conferma che “Questa grande umanità ha detto basta e marcia avanti...”.

 

Il 4 febbraio di quell’anno, in un’Assemblea Generale Popolare ai piedi della statua di Josè Martí in Piazza della Rivoluzione, fu sancito il documento che denunciava la componente diplomatica per espellere Cuba dall’Organizzazione degli Stati Latinoamericani “OSA”.

 

Durante l’VIII Riunione di Consultazione dei ministri degli Esteri della OSA, a Punta dell’Est, in Uruguay, i paesi latinoamericani, tutti meno il Messico, si piegarono alle manovre degli Stati Uniti per isolare politicamente Cuba.

 

Il leader della Rivoluzione, Fidel Castro, di fronte alla concentrazione di massa, lesse la II Dichiarazione de L’Avana, che proclamava la proiezione e la vocazione latinoamericana del processo sociale cubano.

 

Quel testo non solo chiariva le vere intenzioni della OSA, nel togliere l’Isola dal sistema interamericano, ma analizzava la situazione dello sfruttamento e della dominazione degli Stati Uniti sugli impoveriti popoli latinoamericani, avvertiva sui pericoli dell’alleanza per il progresso, presente decenni dopo nell’annunciata Area di Libero Commercio per le Americhe - ALCA - sconfitta con fermezza dai popoli della regione.

 

Gli studiosi della storia cubana assicurano che la Dichiarazione si può considerare il documento politico più importante e trascendente formulato in America Latina nella seconda metà del secolo scorso.

 

Per la sua visione lungimirante e la sua conferma dagli albori al presente, oggi acquista un credito maggiore e lo confermano i successi e le conquiste popolari in America Latina, l’avanzata dell’integrazione economica e politica, il discredito e la bancarotta del sistema capitalista e del suo modello neoliberista, ormai senza alcun prestigio.