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Il traduttore si scusa per gli errori

 

UN ATTENTATO ALLA CULTURA NAZIONALE
 

La dittatura sopprime lo scarso appoggio

finanziario al Balletto di Cuba

 

 

4 gennaio 2012 - frammento da ‘Perchè la Rivoluzione cubana? volume della Capitan San Luis www.granma.cu

 

 

 

La risposta di Alicia: “Annunciando la soppressione della somma che riceveva dallo Stato il Balletto di Cuba, lei mi annuncia che ha raccomandato alla Signora Ministra di Educazione, d’includere il mio nome o quello dell’Accademia del Balletto Alicia Alonso tra le istituzioni sovvenzionate dall’Istituto, destinando a questo fine la somma di 500 pesos. Mi permetta, dottor Zéndegui, di respingere questa soluzione… Non abbiamo lavorato con il fine di ricevere mensilmente una determinata quantità di denaro, ma con un orizzonte più ampio: quello di realizzare, nel terreno del balletto, un lavoro culturale di carattere storico… Quello che lei propone sembra invece un’elemosina o una corruzione”.

 

E così Alicia terminava la sua lettera: “…Abbiamo fiducia nel popolo di Cuba e siamo sicuri che, difendendo il suo legittimo diritto alla cultura, ci offrirà il suo appoggio per non permettere che queste manifestazioni artistiche non gli siano mai soppresse”.

 

L’Avana, 15 agosto del 1956

 

La progettata soppressione dell’aiuto ufficiale significava la scomparsa immediata del balletto di cuba...

 

Non era quella, in effetti, la prima volta che gli organismi ufficiali prescrivevano e attaccavano i veri valori della cultura nazionale...

 

La stampa cubana pubblicò un’energica Dichiarazione di Protesta, firmata dalla FEU,: “Questa assegnazione al Balletto di Cuba è stata ritirata dal regime batistiano, in rappresaglia contro la coraggiosa condotta di Alicia Alonso e del resto dei dirigenti del Balletto di Cuba di fronte ai tentativi del regime, che con il pretesto reazionario della detta ‘neutralità della cultura’, pretendeva la collaborazione del Balletto e delle altre istituzioni culturali cubane, cosa che di fatto le avrebbe trasformate in organismi al servizio dell’odiato regime”.

 

Assieme all’aggressione ufficiale, s’iniziava la stesura di un rapporto su Alicia Alonso nell’ufficio di Repressione delle Attività Comuniste (BRAC) e nel Servizio d’Intelligenza Militare (SIM), due degli organi più repressivi della tirannia.

 

Le pubblicazioni pagate dal dittatore attaccavano la ballerina:

 

Il settimanale Gente pubblicava un articolo intitolato: “Le scarpette rosse”.

 

Il Tiempo (giornale di Rolando Masferrer, capo delle tigri di Masferrer, che insanguinavano l’Oriente): “Per quello che fanno e per i loro vantaggi culturali, cinquecento pesos sono abbastanza”.

 

La Notizia: “In verità non si comprende come ha potuto lo Stato mantenere durante tanto tempo una sovvenzione arbitraria che non offriva nessun apporto a Cuba. Il Balletto di Cuba, diretto da Alicia Alonso, è composto nella sua quasi totalità da elementi comunisti…”

 

Il popolo si schierò totalmente dalla parte di Alicia. Sabato 15 settembre del 1956, ricevette un omaggio nazionale nello Stadio Universitario.

 

Alicia ballò ‘La morte del cigno’. Era un simbolo.

 

A sorpresa, emerse dalla clandestinità, di fronte all’enorme pubblico là riunito, il dirigente della FEU, Fruttuoso Rodríguez, per esprimere la solidarietà con la causa del Balletto e denunciare vigorosamente la tirannia. Pochi mesi dopo fu assassinato dagli sbirri agli ordini di Ventura.

 

Alicia offerse altri spettacoli nel teatro Sauto, di Matanzas, dove parlò al popolo. Poco dopo andò all’estero.