Blas e i lavoratori

 

 

 

25 aprile 2012 - F.S.Ramos www.granma.cu

 

 

Il 25 aprile del 1987 morì un uomo eccezionale, di singolari virtù e straordinario talento.

 

Nato a Manzanillo il 24 luglio del 1908, nel seno di una famiglia molto modesta, gli posero il nome di Francisco Calderío. Nessuno poteva immaginare ancora l’incredibile ruolo rivoluzionario di cui sarebbe stato protagonista con il nome oggi indimenticabile e familiare di Blas Roca.

 

“Buono, generoso, virtuoso, Blas Roca fu questo modello d’uomo che Martí voleva si annidasse in ogni cubano”, commenta Lucilo Batlle Reyes, Dottore in Filosofia e professore dell’Università di Scienze Pedagogiche ‘Héctor Alfredo Pineda Zaldívar’.

 

Da una lunga conversazione con questo studioso dell’opera dell’indimenticabile dirigente comunista, abbiamo selezionato alcuni aspetti essenziali relazionati con la sua impronta nel movimento operaio cubano.

 

“Come maestro abilitato, Blas si dedicò alla sua forte vocazione per l’insegnamento, ma l’abbandonò presto, perchè un sergente politico gli comunicò che doveva avere una raccomandazione del sindaco, e di sicuro Francisco Wilfredo Calderío (Blas Roca) infastidiva per la sua proiezione civica nell’aula.

 

Incapace di sottomettersi ad un imbroglio simile, appese il titolo e cominciò a lavorare con la famiglia in una bottega di calzolaio e quando si riorganizzò il sindacato dei calzolai a Manzanillo, occupò la segreteria e poi fu eletto segretario generale.

 

Così iniziò la sua vita politica, ma non per interesse personale, ma per fare quella politica che Martì aveva definito ‘buona’, quella che fa felici i popoli.

 

Da quel momento dedicò tutta la sua vita a servire i lavoratori, la classe operaia e gli oppressi, a lottare per la liberazione nazionale prima e per la rivoluzione antimperialista nazionale e liberatrice poi.

 

Non ci fu sciopero nella regione al quale lui non partecipava con un ruolo protagonista.

 

Il Prof. Battle lo definisce “uno di quelli che ha avuto più comprensione del fatto che a Cuba non si poteva fare la rivoluzione, se non si otteneva la più solida unità del popolo e per ottenerla si sforzò, dal suo arrivo alla massima direzione del Partito e anche nella sua tappa come dirigente di questo, a Manzanillo.

 

Pur riconoscendo che l’unità di tutti era un elemento indispensabile per liberare Cuba economicamente, politicamente, socialmente e culturalmente, condivise l’idea marxista e anche martiana che all’ora d’organizzare e unire, il ruolo dirigente corrispondeva alla classe operaia, con il suo Partito come guida, chiamata a dirigere la Rivoluzione e condurla ininterrottamente sino al socialismo.

 

“In ogni momento ha lavorato per l’educazione della classe operaia, per trasformarla in una classe per sè e nella forza principale e rettrice della Rivoluzione.

 

Questo equivaleva a preparala per la sua alleanza con gli altri lavoratori e per assicurare l’avanzata.

 

Riferendosi al suo lavoro nel movimento sindacale, Blas spiegava che non si preoccupava solo dell’organizzazione dei lavoratori, delle loro rivendicazioni economiche, perchè non si considerò mai un semplice sindacalista: era un dirigente politico, un educatore della classe operaia, chiamato ad insegnare che oltre che fare gli scioperi era doveroso lottare per far cadere il regime borghese e latifondista e stabilire un governo di operai e contadini di liberazione nazionale, segnala Battle.

 

Con quell’obiettivo ha scritto un’opera notevole ed ha combattuto per costruire la coscienza che i lavoratori necessitavano il proprio partito, per stabilite il loro potere e quindi il socialismo. Penso che nelle sua condizione di comunista, articolò in maniera molto peculiare il ricco legato di Martí con il marxismo.

 

La lettura di “La storia mi assolverà”, poi lo avvicinò all’essenza rivoluzionaria e alla proiezione marxista che Fidel aveva già, lui che Blas considerava ‘l’uomo capace di terminare l’opera iniziata dai nostri precursori in corrispondenza con queste valutazioni dei primi giorni del trionfo della Rivoluzione.

 

Mise tutto il suo impegno a favore dell’unità attorno a Fidel e non ebbe dubbi nel consegnargli la bandiera del Partito.

 

Lavorare assieme a Fide, compiere le sue indicazioni, fu il suo grande orgoglio e la sua maggiore soddisfazione.

 

“Considerava il lavoro come il primo dovere del rivoluzionario, una questione d’onore, il merito più alto; che per battere la controrivoluzione s’imponeva combattere l’assenteismo, la pigrizia e il parassitismo. Nelle nostre condizioni attuali va diffusa questa posizione, perchè oggi la Rivoluzione necessita molto dal lavoro, ma dal lavoro onorato, produttivo, creatore di ricchezze per soddisfare le nostre necessità e far crescere tutti.

 

Il Comandante Fidel Castro disse di lui: “La vita ci ha offerto il privilegio di conoscerlo da vicino e come abbiamo detto in un’occasione, Blas fu, è e sarà sempre uno degli uomini più nobili, più umani e più generosi che abbiamo mai conosciuto”.