“È bello vedere un Partito della Rivoluzione che vuole seguire l’opera radicale dei padri e creare nuove radici!”

 

 

10 aprile 2012 -  www.granma.cu

 

 

Come lo definì il su fondatore, José Martí, il Partito Rivoluzionario Cubano (PRC) creato il 10 aprile del 1892 fu “un Partito di Rivoluzione”, ed ebbe questo carattere perchè ruppe con le caratteristiche stabilite dai partiti politici tradizionali, fissò nuove norme per condurre la lotta rivoluzionaria e fu un partito rivoluzionario per fare la rivoluzione.

 

Il Partito Rivoluzionario Cubano non era un conglomerato d’elementi dispersi, d’individui legati spontaneamente ad un partito nel vecchio stile, ma un insieme d’organizzazioni che si univano per la lotta rivoluzionaria attorno ad un amplio e profondo programma politico esposto nelle sue basi, e che accettavano e seguivano le linee interne e i principi organizzativi del Partito contenuti negli statuti segreti.

 

Nella sua struttura e nei suoi principi organizzativi e ideologici, il PRC accrebbe e superò quanto era stato fatto sino allora. Era un veicolo nuovo, un nuovo partito, sorto da una coniugazione dialettica di mezzi e fini.

 

Non poteva essere un partito rivoluzionario solo per la sua struttura e organizzazione senza alcuni propositi e obiettivi definiti, senza un programma politico che gli desse la ragione d’esistere.

 

Ma nello stesso tempo erano solo quei propositi e obiettivi, solamente quel programma politico che quella struttura e quell’organizzazione esigevano. È cosi come la concezione martiana del partito non sorge circoscritta solo a una questione di metodo, ma è invece indissolubilmente legata alla portata e alla profondità degli obiettivi della rivoluzione.

 

L’analisi fatta da Martì delle circostanze, delle particolarità e delle condizioni dell’epoca, il suo studio profondo dei fattori interni ed esterni che confluivano in quel momento, gli permisero di concepire il programma politico per cui si doveva lottare.

In lui si raccoglievano i tre aspetti di base da risolvere allora: l’indipendenza di Cuba e Puerto Rico dalla metropoli spagnola; la lotta contro il nemico imperialista e l’instaurazione nella Patria cubana d’una Repubblica laboriosa e giustiziera.

 

Nel mondo alla fine del XIX secolo, nella Cuba del decennio del ’90, la grandezza di questo programma politico richiedeva uno strumento idoneo per portarlo a vie di fatto: il Partito.

 

D’altra parte, il Partito fu il frutto dell’analisi e dello studio degli errori della Guerra Grande, del cause che la condussero al Zanjón, dell’interpretazione di fenomeni come il regionalismo, il ‘caudillismo’ ed altri e del risposte e le soluzioni che Martí incontrò per ovviare e superare i risultati nocivi che questi problemi provocavano nella lotta rivoluzionaria. Il Partito fu precisamente il metodo concepito da Martì per salvare tutti quei vecchi ostacoli, unire le forze, organizzare e condurre la Guerra d’Indipendenza.

 

Come imperativo storico, il Partito Rivoluzionario Cubano doveva continuare il processo rivoluzionario iniziato nel 1868 dai Padri della Patria, ma, logicamente, superando la tappa precedente e raggiungendo livelli superiori.

 

Si dovevano lasciare indietro i fatti che avevano creato le divisioni e il divisionismo, che avevano portato alla rovina la Guerra dei Dieci Anni, e per questo era imprescindibile unire le forze rivoluzionarie, unire fraternamente la nuova generazioni alla vecchia generazione, legare indissolubilmente i veterani ai ‘pini nuovi’, fondere in un solo spirito di combattimento l’Isola e l’emigrazione. Senza quello non si poteva nemmeno cominciare la nuova guerra e tanto meno garantire il suo successo.

 

Fu nel Partito che si plasmò l’unità di tutti i rivoluzionari, come spiegava Marttì nel suo articolo “Il Partito Rivoluzionario Cubano”, pubblicato in Patria il 3 aprile del 1892, esprimendo che nella parola ‘Partito’ si riparano, cioè si uniscono nello sforzo ordinato e con disciplina franca e fine comune i cubani che hanno capito già che per vincere un avversario sconfitto la sola cosa che necessitano è unirsi.

 

L’unità che realizzò e mantenne il Partito organizzato da Martí è uno degli apporti politico- rivoluzionari più importanti che ci ha lasciato l’Apostolo. La concezione martiana sul Partito era nuova, chiara e precisa.

 

Così ha detto Fide: “Come il Partito Rivoluzionario Cubano dell’indipendenza, oggi la Rivoluzione dirige il nostro Partito ed inalberiamo come una delle sue parole d’ordine quel pensiero di Martí che dice ‘è bello vedere un Partito Rivoluzionario che vuole continuare l’opera radicale dei Padri e creare nuove radici!”.