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Il traduttore si scusa per gli errori

 
La Vergine delle Nevi, Patrona del tabacco
 

Un prodotto del processo

di transculturazione in Cuba


 

13 gennaio 2012 - Enrique Pertierra Serra www.granma.cu

 

 

Don Fernado Ortíz, il “terzo scopritore di Cuba”, sostiene nella sua eccellente opera di consultazione “Contrapunteo cubano del tabacco y el azúcar” (del 1940), che il tabacco, attraverso la sua storia, ha rappresentato “uno dei più straordinari processi di transculturazione” per la celerità con cui si propagò l’utilizzo della foglia aromatica quando supero la frontiera tra il Nuovo e il Vecchio Mondo.

 

Di sicuro, secondo Ortiz, da quando si è verificato questo fenomeno a partire dal XVI secolo, questa rapida diffusione fu associata a influssi o ad effetti fisiologico prodotti nelle persone come opera di Satana.

 

“Il tabacco piaceva ai sensi e alleviava le tensioni psichiche (...) al di fuori del mero impatto sensuale e anche in combinazione con questo, l’indio sperimentava lo stimolo magico religioso che lo muoveva ad usare il tabacco per captare soddisfazioni, come medicinale od offerta in relazione con il soprannaturale (...) il tabacco impregnava tutto il sistema della sua liturgia magica e religiosa (...) per questo i conquistatori europei che erano cristiani, avvertendo il carattere sacro del tabacco, formularono il concetto della sua diabolicità”.

 

Ortiz sostiene che furono i negri che adottarono l’uso del tabacco, che avevano già visto con gli indios, prima dei bianchi, perchè vivevano uniti e fuggivano uniti sui monti per poter vivere liberi.

 

Così in quasi tutte le religioni afrocubane entrò il tabacco come strumento di rito e si consacrò per sempre.

 

Gli ñáñigos chiamavano il tabacco “endaba” e lo utilizzavano nei “diritti” per rappresentare la potenza soprannaturale nei riti di consacrazione.

 

Nella Santeria afrocubana lucumí o yoruba alcune deità come Changó, Ogún ed Eleguá fumano tabacco (chiamato achá). Nelle liturgie della Santeria afrocubana il tabacco si fuma in modo rituale, come una continuità di quelle forme in cui lo facevano gli aborigeni.

 

Il tabacco giunge al mondo cristiano nel rinascimento, ma non penetra nella sua già millenaria liturgia, e poco a poco divenne un simbolo di opulenza e potere, e si cristianizzò il suo utilizzo alla fine dei pasti “per far sì che coincidesse nell’atto allora abituale di benedire e dire grazia a Dio per il già ricevuto pane nostro di ogni giorno. Non c’era nulla di sacrilego in quell’uso del tabacco.”

 

In Cuba, la chiesa cattolica cominciò a percepire prima di altre istituzioni sociali il tributo degli abitanti che in forma privata iniziarono la coltivazione del tabacco e la sua posizione verso la pianta aromatica, fu da un punto di vista economico, di difesa; dal punto di vista liturgico, d’indifferenza; sino a che un bel giorno, alla fine del decennio dei ‘40, a Mantua, un piccolo paese perduti nella zona più nord occidentale della provincia di Pinar del Río, avvenne un fenomeno associato al tabacco che ebbe come conseguenza che gli abitanti della zona vollero esaltare la Santa Patrona, la Vergine delle Nevi quale Patrona del tabacco.