Comunicato stampa

 

 

 

16 marzo 2012 - www.granma.cu

 

 

Nella notte di oggi, giovedì 15 marzo, dopo più di quarantotto ore di permanenza ininterrotta e non autorizzata all’interno del Santuario Diocesano e Basilica Minore di Nuestra Señora de la Caridad, a L’Avana, i tredici occupanti sono stati ritirati da questo luogo sacro.

 

Nelle prime ore di permanenza nella chiesa e durante uno dei dialoghi sostenuti con gli occupanti, il cancelliere della diocesi arcivescovile, monsignor Ramón Suárez Polcari, aveva riferito la promessa del Cardinale Jaime Ortega, che sarebbero stati accompagnati alle loro case sotto la protezione della chiesa e che nessuno avrebbe attentato contro la loro sicurezza, perchè questa era la richiesta del Cardinale alle autorità corrispondenti.

 

Gli occupanti avevano risposto che non per mancanza di fiducia nel Cardinale Ortega, ma era mancanza di fiducia nella parola data dalle autorità del paese e senza dubbio avevano affermato che se le autorità lo avessero detto personalmente, lo avrebbero creduto.

 

Ciò nonostante gli sforzi unilaterali della chiesa per porre fine all’ occupazione erano continuati e nuovamente nella notte di mercoledì 14, il cancelliere dell’Arcivescovado de L’Avana si è presentato nella chiesa in compagnia di padre Roberto Betancourt, rettore del Santuario, ed ha ripetuto l’invito di andarsene volontariamente.

 

Non è mancata nemmeno l’esortazione dei fedeli cattolici che non hanno potuto assistere alla messa per due giorni. Altri inviti a porre fine all’occupazione sono stati ripetuti nella mattina e nel pomeriggio. La risposta del gruppo è sempre stata negativa.

 

Per questo motivo, in uso dell’autorità e della facoltà che gli compete, il Cardinale Jaime Ortega si è rivolto alle autorità corrispondenti perchè invitassero gli occupanti ad abbandonare il Santuario e Basilica Minore di Nuestra Señora de la Caridad a L’Avana.

 

È stata anche considerata la proposta degli stessi occupanti d’essere visitati direttamente dalle autorità e ricevere la garanzia della loro sicurezza. Questa richiesta del Cardinale Ortega alle autorità ha reiterato la salvaguardia di queste persone.

 

L’azione di porre fine all’occupazione è iniziata alle 9.00 ed è durata meno di dieci minuti.

 

I tredici occupanti sono stati invitati ad uscire dalla chiesa e non hanno fatto resistenza.

 

Gli agenti che hanno eseguito l’operazione avevano assicurato alla chiesa che non avrebbero portato armi e che avrebbero personalmente portato le tredici persone in un commissariato e poi alle loro case. Ugualmente avevano assicurato che non sarebbero stati processati per questo fatto.

 

È terminata così una crisi che non doveva avvenire e la Chiesa spera che fatti simili non si ripetano e che l’armonia che tutti desideriamo sia veramente raggiunta.

 

Orlando Márquez Hidalgo

Ufficio Stampa dell’Arcivescovado de L’Avana.

L’Avana, 15 marzo del 2012

 

 

La gerarchia della Chiesa Cattolica cubana

respinge la provocazione controrivoluzionaria 

nella chiesa dell' Avana

Comunicato stampa dell'Arcidiocesi dell'Avana

 

 

15 marzo 2012 - www.granma.cu

 

 

Nel pomeriggio di martedì 13 marzo, un gruppo di tredici persone, formato da donne e uomini adulti che si sono identificati come ‘dissidenti’, sono entrati nella Basilica Minore di Nuestra Señora de la Caridad dell’Arcivescovado de L’Avana, ed hanno detto al rettore di questo Santuario Diocesano, padre Roberto Betancourt, che avevano un messaggio per il Santo Padre Benedetto XVI, con una serie di domande sociali e che non sarebbero usciti dalla Basilica.

 

Successivamente s è presentato il cancelliere dell’Arcivescovado de L’Avana, monsignor Ramón Suárez Polcari, che ha ugualmente ascoltato le richieste, ha assicurato che il messaggio sarebbe stato trasmesso ed ha chiesto di uscire dalla chiesa, per la chiusura all’ora abituale, ma si sono rifiutati.

 

Finalmente la chiesa è stata chiusa e gli occupanti sono rimasti all’interno. Con frequenza ricevevano e facevano chiamate dai loro cellulari.

 

Durante tutto il tempo, inoltre, le autorità ecclesiastiche hanno mantenuto una comunicazione frequente con le autorità del Governo, che si sono impegnate a non agire in alcun modo. Questo è stato ugualmente riferito al gruppo degli occupanti e si è offerto di accompagnarli con le macchine della chiesa sino alle loro case.

 

Ogni tentativo per persuaderli è stato inutile.

 

Mercoledì 14 abbiamo saputo che altre situazioni simili si erano presentate in altre chiese dell’Isola, ma che gli occupanti avevano già abbandonato le chiese.

 

Si tratta d’una strategia preparata e coordinata da gruppi in varie regioni del paese. Non è un fatto fortuito ma ben pensato, apparentemente con il proposito di creare situazioni critiche durante la visita del Papa Benedetto XVI.

 

Abbiamo ricevutola comunicazioni che altri gruppi e persone dissidenti sono state invitate ad occupare chiese in altre diocesi, ma che non lo hanno voluto fare perchè lo considerano ‘un atteggiamento irrispettoso verso la chiesa’.

 

Nelle chiese cattoliche di tutto il paese vanno ogni giorno migliaia di fedeli. Le preghiere per i detenuti, per coloro che soffrono per un’ingiustizia, per i defunti, i necessitati d’una vita degna, non mancano nella nostra liturgia e nelle nostre celebrazioni. Tutti coloro che lo desiderano possono andare a pregare nelle chiese, che sono case d’orazione aperte a tutti coloro che cercano in Dio la risposta alle loro necessità spirituali ed anche materiali o vogliono ringraziare per un bene ricevuto.

 

Per questo ogni azione che vuole trasformare la chiesa in un luogo di dimostrazione politica pubblica senza riconoscere l’autorità del sacerdote o il diritto della maggioranza che va lì in cerca di pace spirituale e dello spazio per l’orazione, “è certamente un’azione illegittima e irresponsabile”.

 

La chiesa ascolta e accoglie tutti e ugualmente in intercede per tutti, ma non può accettare i tentativi che tolgono virtù alla natura della sua missione, o possono mettere in pericolo la libertà religiosa di coloro che visitano le nostre chiese.

 

Invitavano coloro che pensano cosi a cambiare atteggiamento e se sono uomini e donne che si considerano cattolici, a procedere come tali.

 

Nessuno ha il diritto di trasformare le chiese in trincee politiche.

 

Nessuno ha il diritto di turbare lo spirito celebrativo dei fedeli cubani e dei molti altri cittadini che aspettano con giubilo e speranza la visita del Santo Padre Benedetto XVI a Cuba.


Orlando Marquez Hidalgo
L'Avana, 14 marzo 2012
 

 

Rechaza jerarquia de la Iglesia Católica cubana provocación contrarrevolucionaria en iglesia de La Habana

En la tarde de ayer, martes 13 de febrero, un grupo de trece personas conformado por hombres y mujeres adultos, quienes se identifican como disidentes y habían acudido a la Basílica Menor de Nuestra Señora de la Caridad de esta arquidiócesis de La Habana, manifestaron al rector de este Santuario Diocesano, padre Roberto Betancourt, que tenían un mensaje para el Santo Padre Benedicto XVI y una serie de demandas sociales y se negaban a abandonar el templo.
Con posterioridad, en el lugar se presentó el canciller de la arquidiócesis de La Habana, monseñor Ramón Suárez Polcari, quien igualmente escuchó sus peticiones, les aseguró que el mensaje sería trasmitido y les pidió abandonar el templo para el cierre, a la hora acostumbrada, lo cual rechazaron. Finalmente el templo fue cerrado y los ocupantes permanecieron en su interior. Con frecuencia hacían y recibían llamadas usando sus teléfonos celulares.

Durante todo este tiempo, además, las autoridades eclesiásticas mantuvieron una comunicación frecuente con las autoridades de gobierno, quienes se comprometieron a no actuar en modo alguno. Esto igualmente fue trasmitido al grupo de ocupantes, y se les ofreció conducirlos a sus casas en autos de la Iglesia. Todo intento por persuadirlos fue inútil. Al amanecer de hoy, miércoles 14, supimos que situaciones similares se habían presentado en otras iglesias del país, pero los ocupantes ya habían abandonado los templos.
Se trata de una estrategia preparada y coordinada por grupos en varias regiones del país. No es un hecho fortuito, sino bien pensado y al parecer con el propósito de crear situaciones críticas a medida que se acerca la visita del Papa Benedicto XVI a Cuba. Hemos recibido comunicación de que otros grupos y personas disidentes fueron convocados a ocupar templos en otras diócesis pero se negaron a hacerlo por considerarlo “una actitud irrespetuosa hacia la Iglesia”.
A los templos católicos de todo el país acuden miles y miles de fieles cada día. Las oraciones por los presos, los que sufren alguna injusticia, los difuntos o los necesitados de una vida digna, nunca faltan en nuestras liturgias y celebraciones. Todo el que desee puede ir a rezar al templo, que es casa de oración abierta a todos los que buscan en Dios la respuesta a sus necesidades espirituales y aun materiales, o a dar gracias por un bien recibido.

Por este mismo hecho, todo acto que pretenda convertir el templo en lugar de demostración política pública, desconociendo la autoridad del sacerdote, o el derecho de la mayoría que va allí en busca de la paz espiritual y el espacio para la oración, es ciertamente un acto ilegítimo e irresponsable. La Iglesia escucha y acoge a todos, e igualmente intercede por todos, pero no puede aceptar los intentos que desvirtúan la naturaleza de su misión o pueden poner en peligro la libertad religiosa de quienes visitan nuestras iglesias. Invitamos a quienes así piensan y actúan, a cambiar de actitud, y si son hombres y mujeres que se consideran católicos, a proceder como tales.
Nadie tiene derecho a convertir los templos en trincheras políticas. Nadie tiene derecho a perturbar el espíritu celebrativo de los fieles cubanos, y de muchos otros ciudadanos, que aguardan con júbilo y esperanza la visita del Santo Padre Benedicto XVI a Cuba.

Orlando Márquez Hidalgo
La Habana, 14 de marzo de 2012

Nota de prensa del Arzobispado de La Habana