Ma il blocco esiste davvero

 

 

 

29 maggio 2012 - A.Riccio http://www.giannimina-latinoamerica.it/
 

 

 

Molto spesso si sente dire che il blocco economico, finanziario e commerciale che gli Stati Uniti mantengono da cinquanta anni contro Cuba sia tutto fumo e niente arrosto.

 

Che, cioè, sia all’acqua di rose e che di questo approfitterebbe il “regime dei fratelli Castro” per usare il bloqueo come la fonte di tutti i guai e di tutti gli errori della rivoluzione.

 

E allora ecco una notizia di ieri proveniente da Washington che ci racconta il caso della succursale di Panama della importante ditta di telefonia mobile svedese, la Ericsson.

 

E’ successo che alcuni incauti impiegati della Ericsson Panama hanno accettato uno stock di telefoni cellulari della loro marca bisognosi di riparazione e li hanno sollecitamente spediti in Usa senza far caso ad un distinguo fondamentale: quei cellulari provenivano da Cuba, il paese canaglia, il paese che fomenta il terrorismo, il paese nemico degli Stati Uniti.

 

Lo stock di telefonini è stato riparato, è tornato in Panama e di lì è stato inviato a Cuba. Sembrava che tutto dovesse rientrare nella normalità, invece il Bureau dell’Industria e della Sicurezza statunitense ha fiutato qualcosa, ha indagato e ha scoperto che tre impiegati della Ericsson Panama avevano occultato la provenienza dei telefonini sapendo perfettamente delle restrizioni a cui era sottoposta l’isola e che erano vietata le esportazioni a Cuba di materiali provenienti dagli Stati Uniti. I tre impiegati sono stati prontamente licenziati, la Ericsson Panama ha accettato di pagare una multa di 753000 dollari al Dipartimento di Commercio USA e ha riconosciuto la sua colpa.

 

Da 20 anni consecutivi l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite condanna il blocco come una politica di ingerenza e di extraterritorialità contro Cuba senza che le varie Amministrazioni che si sono succedute a Washington vi faccia il minor caso, quelle stesse amministrazioni che adesso si sbracciano per ottenere la liberazione del loro cittadino Gross, sorpreso a Cuba mentre distribuiva sofisticati materiali di telefonia mobile e di comunicazione elettronica introdotta clandestinamente nell’isola, con il pretesto di fornire alla Comunità ebraica quegli strumenti. La Comunità ebraica cubana ha smentito prontamente Gross mettendo allo scoperto l’operazione di destabilizzazione organizzata e messa in opera da agenzie strettamente collegate con il Dipartimento di Stato USA.