La propaganda contro Cuba, anche nei

videogiochi e nelle serie per bambini

Grazie a Jim H. Steklov e a Daniela Steklov per le loro idee e le informazioni per questo lavoro

 

 

24 febbraio 2012 - Joseph Manzaneda, coordinatore www.cubainformacion.tv

 

 

Siamo già abituati alla propaganda contro Cuba nei media. Ma i luoghi comuni che servono per demonizzare la Rivoluzione cubana ed i suoi leader contaminano anche l'industria dell'intrattenimento. Gli esempi abbondano nel cinema, soprattutto nel più commerciale e prodotto negli USA(1). E negli ultimi anni vediamo come gli stereotipi politici più elementari sull'isola sono riprodotti anche in alcuni dei videogiochi più popolari.

Ai tradizionali giochi che sfruttavano la fobia anticomunista della Guerra Fredda come "World in Conflict" (2), "Freedom Fighters" (3) o "Command & Conquer: Red Alert 2" (4), esempi di odio anti-sovietico, si sono incorporati, negli ultimi anni, numerosi videogiochi di guerra la cui tematica punta direttamente o indirettamente a Cuba.
 

"Tropico 4", per esempio, ambientato in una presunta "dittatura caraibica" e che sfrutta tutti i tipi di stereotipi razzisti e colonialisti, suggerisce Cuba come  lo scenario di un "necessario" intervento militare (5).

Nel gioco "Call of Duty: Black Ops," l'obiettivo è, tra gli altri, assassinare lo stesso Fidel Castro e il suo protagonista è un mercenario in missione in paesi nemici degli Stati Uniti come la Cina, Russia e Vietnam (6). Il termine "Black Ops" è un evidente riferimento propagandistico alla impresa di mercenari più famosi del mondo, la Blackwater.

 

Il sito web LevelUp, che si presenta come il web "leader nei contenuti e comunità di videogioco in America Latina", incoraggia gli utenti, attraverso il gioco, ad "assassinare il famoso presidente a vita dittatore di Cuba" (7). Qualcuno dovrebbe ricordare ai curatori di questo sito che chi chiamano "presidente a vita" non è più presidente dal 2006 e, se non é presidente, poco probabile lo sarà a vita.

Un altro gioco, "Ghost Recon: Island Thunder" realizzato con l'assistenza dello scrittore statunitense Tom Clancy (8), i cui romanzi sono pura propaganda delle guerre interventiste degli Stati Uniti nel mondo "ci situa - come recita la sua pubblicità - quando Fidel Castro muore e il paese si prepara ad elezioni democratiche con il sostegno delle Nazioni Unite"(9). Ma - continua - "c'è un gruppo di ribelli (sostenitori di Fidel) che sono disposti a fare un colpo di stato perché un tale evento (le elezioni) non abbia luogo".
 

Praticamente nessuno spazio nell'industria delle comunicazioni e dell'intrattenimento sfugge alla propaganda contro Cuba, compreso quello dei cartoni animati. La serie nord americana The Simpsons già dimostrava, qualche anno fa, che l'unico modo ammissibile in cui Fidel Castro può diventare personaggio di fantasia è il ruolo di un leader pentito delle sue idee rivoluzionarie (10).

Una produzione più recente, la serie "Los DaVincibles" che emette, tra gli altri, il canale pubblico spagnolo Clan TV (11), ci offre un esempio interessante: il cattivo della serie, un essere che incarna il desiderio di potere e dominazione del mondo, si chiama Cuba e il suo abbigliamento tipico è basco rosso stile bolivariano (12). Niente di più scioccante e contraddittorio in chi rappresenta, propriamente, i valori dell'imperialismo. D'altra parte, si può immaginare lo scandalo se gli scrittori avessero chiamato il personaggio con il nome di Stati Uniti o la Francia?

E' che i potenti sembrano non averne abbastanza  con il controllo, ogni giorno più assoluto, dei grandi media di comunicazione, per l'imposizione di immaginari sociali che si accordino con l'ideologia del sistema di dominazione. Pertanto estendono la loro guerra di propaganda all'intera catena di prodotti e spazi dell'industria della comunicazione dell'informazione e dell'intrattenimento.

 

 

La propaganda contra Cuba, también en videojuegos y series infantiles


Gracias a Jim H. P. y a Daniela Steklov por sus ideas e información para este trabajo
José Manzaneda, coordinador de Cubainformación

 

Estamos acostumbrados ya a la propaganda contra Cuba en los medios de información. Pero los clichés que sirven para satanizan a la Revolución cubana y a sus líderes contaminan también la industria del entretenimiento. Hay ejemplos abundantes en el cine, especialmente en el más comercial y producido en EEUU (1). Y en los últimos años, vemos cómo los estereotipos políticos más básicos sobre la Isla son reproducidos también en algunos de los videojuegos más populares.
A los tradicionales juegos que ya explotaban la fobia anticomunista de la Guerra Fría, como "World in Conflict" (2), "Freedom Fighters" (3) o "Command & Conquer: Red Alert 2" (4), ejemplos de odio antisoviético, se han incorporado, en los últimos años, varios videojuegos bélicos cuya temática apunta directa o indirectamente a Cuba.
“Trópico 4", por ejemplo, ambientado en una supuesta “dictadura caribeña”, y que explota todo tipo de estereotipos racistas y colonialistas, insinúa a Cuba como escenario de una “necesaria” intervención militar (5).
En el juego “Call of Duty: Black Ops”, el objetivo es, entre otros, asesinar al propio Fidel Castro, y su protagonista es un mercenario en misión en países enemigos de EEUU, como China, Rusia o Vietnam (6). El término "Black Ops" es una evidente referencia propagandística a la empresa de mercenarios más famosa del mundo, los Blackwater. El sitio web LevelUp, que se presenta como la web “líder en contenido y comunidad de videojuegos en Latinoamérica”, anima a los usuarios, a través del juego, a “asesinar al famoso presidente vitalicio dictador de Cuba” (7). Alguien debería recordar a los redactores de esta web que quien denominan “presidente vitalicio” no es presidente desde el año 2006 y, si no es presidente, raramente lo será vitalicio.
Otro juego, "Ghost Recon: Island Thunder", realizado con la asesoría del escritor estadounidense Tom Clancy (8), cuyas novelas son pura propaganda de las guerras de intervención de EEUU en el mundo, “nos sitúa –según reza su publicidad- cuando Fidel Castro muere y el país se prepara para unas elecciones democráticas con el apoyo de las Naciones Unidas” (9). Pero –continúa- “hay un grupo de rebeldes (partidarios de Fidel) que están dispuestos a efectuar un golpe de estado para que tal acto (electoral) no tenga cabida”.
Prácticamente ningun espacio en la industria de la comunicación y el entretenimiento se escapa a la propaganda contra Cuba, incluído el de los dibujos animados. La serie norteamericana Los Simpson ya demostraba, hace unos años, que el único modo permisible en el que Fidel Castro puede convertirse en personaje de ficción es en el papel de un líder arrepentido de sus ideas revolucionarias (10).
Una producción más reciente, la serie “Los DaVincibles” que emite, entre otros, el canal público español Clan TV (11), nos ofrece un ejemplo interesante: el personaje malvado de la serie, un ser que encarna las ansias de poder y de dominio del mundo, se llama Cuba y su atuendo característico es una gorra roja de estilo bolivariano (12). Nada más chocante y contradictorio en quien representa, justamente, los valores del imperialismo. Por otro lado, ¿se imaginan el escándalo si los guionistas hubieran bautizado al personaje con el nombre de Estados Unidos o Francia?
Y es que los poderosos parecen no tener suficiente con el control cada día más absoluto de los grandes medios de comunicación, para la imposición de imaginarios sociales acordes a la ideología del sistema de dominación. Por ello extienden su guerra de propaganda a toda la cadena de productos y espacios de la industria de la comunicación
la información y el entretenimiento.