La Jornada: Il governo degli Stati Uniti paga

il sabotaggio della visita del Papa a Cuba

 

 

25 marzo 2012 - David Brooks La Jornada Iroel Sanchez  http://lapupilainsomne.jovenclub.cu/

 

 

Quando il governo degli Stati Uniti e gli anticastristi di Miami hanno denunciato la breve detenzione degli oppositori da parte delle autorità cubane, alla vigilia della visita di Papa Benedetto XVI all'isola, non hanno menzionato che questi "dissidenti", come una vasta gamma dell'opposizione politica all'interno della isola, sono supportati e in molti casi finanziati - in violazione delle leggi di Cuba – da Washington e dalle organizzazioni anticastriste a Miami, il cui scopo dichiarato è il "cambio di regime".

Di conseguenza, le espressioni su Cuba provenienti da Miami e da Washington intorno alla visita del papa a Cuba, lunedì e martedì della prossima settimana, hanno un abbrivio più pericoloso di quanto appaiano a prima vista.

"Miami vuole sempre un conflitto tra la Chiesa cattolica e lo Stato a Cuba. Non conviene ai fautori della linea dura a Miami che esista un certo grado di relazioni armoniose tra la Chiesa e lo Stato" ha detto l'ambasciatore Wayne Smith, un esperto delle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e Cuba, in un'intervista a La Jornada.

Smith, che fu capo della Sezione di Interessi del governo degli Stati Uniti a L'Avana sotto la presidenza di Jimmy Carter, e ora è un analista del Center for International Policy di Washington, ha detto che "anche il governo statunitense vorrebbe che la Chiesa optasse per una linea più dura contro il regime a Cuba, che ci fosse un maggior contrasto, ma la Chiesa non farà questo".

Le relazioni di cooperazione sviluppate  tra la Chiesa cattolica, guidata dal cardinale Jaime Ortega, e il regime cubano non hanno soddisfatto le forze più conservatrici di Miami, come pure alcuni settori di Washington, a cominciare con l'opposizione ufficiale della Chiesa cubana contro l'epicentro della politica USA: l'
embargo statunitense contro l'isola.

Questa settimana, il Vaticano ha ribadito che la sua posizione sul blocco "non è un mistero", e questa è stata espressa da Papa Giovanni Paolo II durante il suo storico viaggio a Cuba, nel 1998, e che non stupirà se l'attuale pontefice, Benedetto XVI, la ripeterà, insieme con l’appello ad una maggiore libertà religiosa, riferisce Catholic News Service.

Così figure influenti dell'esilio come la deputata
Ileana Ros-Lehtinen, ora presidente della Commissione Affari Esteri, il senatore Marco Rubio e altri legislatori e politici cubano-statunitensi inizialmente si sono opposti al viaggio affermando che la visita del Papa serve solo ai fini del regime di L'Avana, e hanno criticato l’ "accomodamento" della Chiesa con il regime cubano.

Ora che il Vaticano li ha ignorati, sollecitano che la visita venga utilizzata per denunciare il regime.

Un paio di recenti incidenti in cui le autorità cubane hanno arrestato i membri di gruppi "dissidenti" sono stati utilizzati da figure anti-Castro a Miami e politici di Washington per ripetere le loro condanne (anche se, in uno dei casi, è stata la stessa Chiesa cattolica che ha chiesto l'espulsione di un gruppo da un tempio, con l'arcivescovo che ha
affermato che "nessuno ha il diritto di convertire templi in barricate politiche" e danneggiare la celebrazione dell’arrivo del Papa).

Ros-Lehtinen ha dichiarato alla Camera dei Rappresentanti, questa settimana, che "poco è stato detto circa l'escalation di violenza contro l'opposizione interna a Cuba ... ma c'è l’opportunità di correggere questo" per denunciarlo e "appellare che Benedetto XVI sostenga pubblicamente le aspirazioni del popolo cubano, schiavizzato e impedito di esercitare i propri diritti dati da Dio".

A Miami, Ninoska Perez, direttrice del Cuban Liberty Council
(CLC) e importante voce anti-Castro, ha affermato di aspettarsi più proteste prima e durante la visita del Papa a Cuba.

A Washington, un portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca ha dichiarato ai media che "l'arresto di membri delle
Dame in Bianco ... alla vigilia della visita di Papa Benedetto XVI sottolinea il disprezzo delle autorità cubane ai diritti universali del popolo cubano".

Nel frattempo, il Dipartimento di Stato ha denunciato che la detenzione era una violazione "riprovevole" e ha esortato il Papa ad affrontare i diritti umani nei suoi interscambi con il governo cubano.

Il New York Times in un editoriale, opina che "il Papa deve far pressioni sul leader cubano per fermare le vessazioni contro i dissidenti e dirgli che il mondo non si é dimenticato dell’anelito per lai libertà del popolo cubano”.

Ma, come quasi sempre accade, ciò che quasi mai si dice è che questi gruppi "dissidenti" sono supportati dagli Stati Uniti. L'anno scorso, il Dipartimento di Stato ha assegnato il Premio di Difensori dei Diritti Umani delle Dame in Bianco, mentre i funzionari della Sezione di Interessi degli Stati Uniti si sono incontrati con loro. Milioni di dollari sono stati incanalati verso i gruppi che cercano  "un cambio di regime".

E' quasi impossibile sapere quali gruppi nell'isola caraibica ricevano denaro per la mancanza di trasparenza nell’invio di fondi e altri aiuti USA ai vari gruppi a Cuba, con la maggior parte canalizzata da organizzazioni di Miami, tra altre.

L'Agenzia per lo Sviluppo Internazionale USA
(USAID) alloca la maggior parte dei fondi statunitensi di sostegno alle organizzazioni anti-Castro dentro e fuori l'isola caraibica, e afferma esplicitamente che "al giungere alla comunità dissidente,  il programma dell’agenzia internazionale contribuisce allo sviluppo di gruppi indipendenti della società civile che finalmente possono contributi significativi a livello locale e nazionale".

Per gli anni fiscali 2009 e 2010 il Congresso ha stanziato 35 milioni di dollari per i programmi relativi a Cuba (23 milioni sono stati gestiti dall’USAID).

Per i cosiddetti programmi di “promozione della democrazia", ​​istituiti dalla Legge Helms Burton, il governo USA ha distribuito più di 150 milioni di dollari riporta 
Cuba Money Project, sito dedicato al monitoraggio di questa "assistenza" ufficiale.

Tutta l'assistenza economica estera  per i gruppi dissidenti all'interno dell'isola, come qualsiasi operazione straniera coinvolta negli affari interni, viola le leggi nazionali di Cuba.

Julia Sweig, direttrice degli studi latino-americani dell’influente Consiglio delle Relazioni Estere, ha recentemente dichiarato che i cosiddetti programmi per la democrazia a Cuba del governo degli Stati Uniti sono "una provocazione straordinaria" e che continuano con lo stesso obiettivo ereditata dal precedente governo (del repubblicano George W. Bush), "il concetto di cambiamento di regime, e sotto la presidenza di Obama, rimangono in gran parte intatti".

Ha spiegato che i programmi sono nascosti al pubblico USA di proposito, non ci sono informazioni pubbliche sui sub contrattisti privati ​​per questi programmi negli Stati Uniti e altrove, e che persino alcuni gruppi o individui che vivono a Cuba, a volte, non sanno che sono parte dei programmi degli Stati Uniti.

"I programmi per la democrazia (per Cuba) sono stati volutamente politicizzati per provocare, e hanno avuto successo nel provocare", ha aggiunto Julia Sweig.

Al momento della visita del Papa a Cuba, tutto indica che l'obiettivo da Washington e Miami è proprio questo: provocare.

 

 

 

La Jornada: El gobierno de EE.UU. paga sabotaje a visita del Papa a Cuba

 

David Brooks

 

Cuando el gobierno estadunidense y anticastristas de Miami denunciaron la breve detención de opositores por las autoridades cubanas en vísperas de la visita del papa Benedicto XVI a la isla, no mencionaron que esos «disidentes», como una amplia gama de la oposición política dentro de la isla, son apoyados y en muchos casos financiados –en violación a las leyes de Cuba– por Washington y las organizaciones anticastristas en Miami, cuyo propósito anunciado es el «cambio de régimen».

 

Por ello, las expresiones sobre Cuba provenientes desde Washington y Miami en torno a la visita del pontífice a Cuba, el lunes y el martes de la semana próxima, tienen un filo más peligroso de lo que a primera vista parece.

 

«Miami siempre quiere un conflicto entre la Iglesia católica y el Estado en Cuba. No les conviene a los de la línea dura en Miami que exista algún grado de relaciones armoniosas entre la Iglesia y el Estado», comentó el embajador Wayne Smith, experto de relaciones bilaterales entre Estados Unidos y Cuba, en entrevista con La Jornada.

 

Smith, quien fue jefe de la Sección de Intereses del gobierno estadunidense en La Habana durante la presidencia de Jimmy Carter, y ahora es analista del Centro de Políticas Internacionales en Washington, comentó que «el gobierno de Estados Unidos también querría que la Iglesia optara por una línea más dura contra el régimen en Cuba, que hubiera mayor confrontación, pero la Iglesia no hará eso».

 

Las relaciones de cooperación desarrolladas entre la Iglesia católica, encabezada por el cardenal Jaime Ortega, y el régimen cubano no han complacido a las fuerzas más conservadoras de Miami, al igual en algunos sectores de Washington, empezando con la oposición oficial de la Iglesia cubana contra el epicentro de la política estadunidense: el embargo estadunidense contra la isla.

 

Esta semana, el Vaticano reiteró que su posición sobre el bloqueo «no es un misterio», y ello fue expresado por el papa Juan Pablo II durante su viaje histórico a Cuba en 1998, y que no sorprenderá si el actual pontífice, Benedicto XVI, lo repita, junto con llamados por mayor libertad religiosa, reporto Catholic News Service.

 

Por ello, figuras influyentes del exilio como la diputada Ileana Ros-Lehtinen –ahora presidenta del Comité de Asuntos Exteriores–, el senador Marco Rubio y otros legisladores y políticos cubano-estadunidenses inicialmente se opusieron al viaje afirmando que la visita del Papa sólo sirve los propósitos del régimen en La Habana, y han criticado el «acomodo» de la Iglesia con el régimen cubano

 

Ahora que el Vaticano no les hizo caso, instan a que la visita sea usada para denunciar al régimen.

 

Un par de incidentes recientes en que las autoridades cubanas detuvieron a integrantes de agrupaciones «disidentes» fueron utilizadas por figuras anticastristas en Miami y políticos en Washington para repetir sus condenas (a pesar de que en uno de los casos, fue la misma Iglesia católica la que pidió la expulsión de un grupo de un templo, con el arzobispo que afirmaba que «nadie tiene el derecho de convertir templos en barricadas políticas» y afectar la celebración de la llegada del Papa).

 

Ros-Lehtinen declaró ante la Cámara de Representantes, esta semana, que “poco se ha dicho sobre la escalada de violencia contra la oposición interna de Cuba… pero hay una oportunidad para corregir esto” al denunciarlo y «llamar a que Benedicto XVI apoye públicamente las aspiraciones del pueblo cubano, esclavizado e impedido de ejercer sus derechos otorgados por Dios».

 

En Miami, Ninoska Pérez, directora del Consejo de Libertad Cubana y voz prominente del anticastrismo, afirmó que esperaba más protestas antes y durante la visita del Papa a Cuba.

 

En Washington, un vocero del Consejo de Seguridad Nacional de la Casa Blanca declaró a los medios que “la detención de miembros de las Damas de Blanco… en vísperas de la vista del papa Benedicto subraya el desdén de las autoridades cubanas a los derechos universales del pueblo cubano”.

 

Por su parte, el Departamento de Estado denunció que la detención era una violación «reprensible» e instó al Papa a abordar los derechos humanos en su intercambio con el gobierno cubano.

 

El New York Times, en un editorial, opino que «el Papa tiene que presionar al líder cubano para detener el hostigamiento contra los disidentes y decirle que el mundo no se ha olvidado del anhelo por la libertad del pueblo cubano».

 

Pero como casi siempre es el caso, lo que casi nunca se dice es que estos grupos «disidentes» reciben apoyo de Estados Unidos. El año pasado, el Departamento de Estado otorgó su Premio de Defensores de Derechos Humanos a las Damas en Blanco, mientras que funcionarios de su Sección de Intereses se han reunido con ellas. Millones de dólares han sido canalizados hacia los grupos que buscan «un cambio de régimen».

 

Es casi imposible saber cuáles grupos en la isla caribeña reciben dinero por la falta de transparencia en el envío de fondos y otras ayudas estadunidenses a diversas agrupaciones en Cuba, con la mayor parte canalizada por organizaciones en Miami entre otros.

 

La Agencia de Desarrollo Internacional de Estados Unidos (USAID) reparte la mayor parte de los fondos estadunidenses de apoyo a las organizaciones anticastristas dentro y fuera de la isla caribeña, y explícitamente afirma que «al llegar a la comunidad disidente, el programa de la agencia internacional contribuye al desarrollo de grupos independientes de la sociedad civil que finalmente pueden hacer contribuciones significativas a nivel local y nacional».

 

Para los años fiscales de 2009 y 2010 el Congreso destinó 35 millones de dólares para programas relacionados con Cuba (23 millones fueron manejados por la USAID), reportó la dependencia.

 

Para los llamados programas de «promoción de la democracia» establecidos por la Ley Helms Burton, el gobierno de Estados Unidos ha distribuido más de 150 millones, de dólares reporta el Cuba Money Project, que se dedica a monitorear esa «asistencia» oficial.

 

Toda asistencia económica extranjera para las agrupaciones disidentes dentro de la isla, como toda operación extranjera que interviene en asuntos domésticos, viola las leyes nacionales de Cuba.

 

Julia Sweig, directora de estudios latinoamericanos del influyente Consejo de Relaciones Exteriores, comentó recientemente que los llamados programas de democracia para Cuba del gobierno estadunidense son «una provocación extraordinaria» ya que continúan con el mismo objetivo heredado del gobierno anterior (del republicano George W. Bush): «el concepto de cambio de régimen, y bajo el presidente Obama, permanecen en gran medida intactos».

 

Explicó que los programas son ocultados al público estadunidense a propósito; no hay información pública sobre los subcontratistas privados para estos programas en Estados Unidos y en otras partes, y que hasta algunas agrupaciones o individuos que viven en Cuba a veces ni saben que son parte de los programas estadunidenses.

 

«Los programas de democracia (para Cuba) han sido deliberadamente politizados para provocar, y han tenido éxito en provocar», añadió Julia Sweig.

 

En la coyuntura de la visita del Papa a Cuba, todo indica que el objetivo desde Washington y Miami es justo eso, provocar. (Tomado de La Jornada)