Vittime

 

 

Il Giorno delle Vittime del

Terrorismo di Stato

Il difficile momento di Julio- 36º anniversario del crimine di Barbados

 

 

6 ottobre 2012 - Sheyla Delgado Guerra www.granma.cu

 

 

 

Veglia nel Monte delle Bandiere

 

06.10.2012 - Oggi è un giorno in cui il dolore, come disse Fidel, non si condivide ma si moltiplica, come si moltiplicano le forze e gli argomenti per continuare a combattere l’imperialismo e il terrorismo, ha dichiarato Aylín Labañino, figlia di Ramón, uno dei Cinque combattenti antiterroristi ingiustamente reclusi negli Stati Uniti, in un intervento speciale alla chiusura della veglia.

Nel Monte delle Bandiere della Tribuna antimperialista José Martí, centinaia di giovani hanno risposto alla convocazione dell’Unione dei Giovani Comunisti per rendere omaggio alle vittime del terrorismo di Stato contro Cuba, ed in particolare ai morti nel sabotaggio all’aereo della Cubana nel cielo di Barbados, il 6 ottobre del 1976, e per esigere l’immediata liberazione dei Cinque Eroi.

Hanno partecipato, con i familiari dei Cinque e delle vittime dell’attentato terrorista, l’ambasciatrice della Guyana, Mitradevi Ail; l’ambasciatore del Venezuela, Edgardo Antonio Ramírez; la presidentessa del Comitato Internazionale per la Liberazione dei Cinque, Graciella Ramírez, e altre personalità.

È difficile descrivere il dolore quando tuttavia si soffre. E il crimine delle Barbados è una ferita aperta nella nostra storia, che non si rimarginerà mai più, anche se un giorno si farà giustizia.

 

È lo stesso dolore che lascia appena parlare Julio César González Tirador, quando ricorda quel pomeriggio di mercoledì 6 ottobre del 1976, nel quale ricevette la lacerante notizia.

 

“Stavo allenando un gruppo di atleti nella Scuola Superiore di Cultura Fisica Manuel Fajardo (oggi Istituto) quando si avvicina Miguelito Fuentes Quiala, calciatore e segretario della UJC nel centro. Io gli dico una frase scherzosa su Leonardo MacKenzie, un fiorettista molto promettente di 22 anni, più che un amico, un figlio che era di un’allegria contagiosa e adorava ballare. Aveva già superato il processo di crescita come militante dell’organizzazione giovanile e al suo ritorno gli avremmo consegnato la tessera e per questo quando vedo Miguelito, gli faccio quel commento...”, ricorda González Tirador, che è stato l’allenatore di spada e di fioretto, maestro e compagno di studi nella facoltà di Cultura Fisica di diversi degli schermidori che persero la vita nel criminale sabotaggio.

 

L’espressione di Fuentes Quiala fu amara e lapidaria. "No, Julio. C’è un fatto molto serio. Pare che l’aereo in cui stavano i ragazzi sia caduto in mare”.

 

Erano circa le tre del pomeriggio.

 

Dopo una pausa prolungata, ricordando quel momento, riprende l’intervista.

 

“Sono passati 36 anni, ma ancora oggi mi costa fatica assimilare quelle terribili perdite. In quel momento non avevamo la certezza di quello che era successo, ma quando ti danno una notizia così, fa male davvero... Ci cambiammo e andammo all’INDER per informarci meglio. La conferma del sabotaggio ci addolorò tutti e fu peggio quando sapemmo che si trattava di un così brutale crimine”.

 

La tragedia era iniziata alle 12:23 (ora di Barbados) di quel mercoledì luttuoso.

 

Mentre l’aereo CU-455 della nostra linea aerea - Cubana de Aviación - sorvolava le coste di Barbados, un’esplosione tra le file 7 e 11 spaventò tutti a bordo, e fu seguita da un’altra nel bagno dietro la cabina dei passeggeri, che condannò a morte 73 esseri umani, sul fondo del Mare dei Caraibi.

 

Oltre alla delegazione sportiva, morirono i membri dell’equipaggio della Cubana de Aviación (includendo il capitano, primo Eroe Nazionale del Lavoro nel Sindacato Nazionale dell’Aviazione Civile) e della Flotta per la pesca dei Gamberi dei Caraibi, 11 giovani del Gabon e cinque coreani. Non è stato possibile recuperare la maggior parte dei cadaveri.

 

“Sono seguite giornate molto dure... ho dovuto dare la notizia ai genitori di MacKenzie e di Arencibia (José Ramón Arencibia, 23 anni, spada e fioretto).

 

Anche con Arencibia avevo una relazione molto familiare. Avevo lavorato con lui, ero stato il suo allenatore e poi ci eravamo diplomati insieme. Il suo sogno era fare il giornalista e di fatto scriveva bene. Allora c’erano meno possibilità d’iscrizione alla facoltà e non la ottenne. Io allora gli avevo detto di non perdere la speranza... aveva un mondo davanti a lui e poteva laurearsi in cultura fisica prima, e poi studiare giornalismo, e dato che era appassionato di scherma, entrò nel Fajardo.

 

Partecipò ai Giochi centroamericani di Caracas del 1976, con spada e fioretto individuali - nel fioretto ottenne l’oro.

 

“Lui e Monchy (Ramón Infante, 27 anni, spada) si erano allenati con me dal 1967, immaginati, io li consideravo come figli miei”

 

L’aereo CU-455, della Cubana de Aviación, che partì verso la morte dall’aeroporto Seawell, in Barbados, portava con sè speranze e sogni che furono distrutti. E tra i passeggeri c’erano persone che Julio amava molto.

 

“C’era anche Demetrio Alfonso, presidente della Confederazione Centroamericana e dei Caraibi di Scherma dal sua fondazione nel 1972, sino a quel fatidico crimine, una persona a cui la scherma cubana deve molto; c’era Luis Morales "Billito", segretario de questa organizzazione e direttore tecnico della Commissione Nazionale di Scherma, e mio grande amico; Nelson Fernández (22 anni, fioretto ), un giovane molto capace e con molto da dare; Ricardo Cabrera, con grandi prospettive nello sport e bravo studente d’Architettura, a cui avevo insegnato per un periodo, e me lo ricordo sempre tranquillo, metodico, studioso. Una volta avevamo portato i ragazzi a vedere un film di guerra. A lui non piaceva vedere fatti di violenza, ma fu il solo che si addormentò!”

 

“Tante vite, tanti fratelli: era la prima volta nella storia di questo campionato Centromericano e dei Caraibi che la scherma cubana vinceva tutte le medaglie d’oro e conquistava il primo posto per squadre. Conoscevo i 24 compagni che formavano la delegazione sportiva e conservo di tutti un grato ricordo, un aneddoto. Milagros, Orlando, Julio Herrera, Jesús Méndez, Cándido, Jesús Gil, Nancy... quello che hanno fatto a tutti loro non ha nome, e peggio ancora non è mai stata fatta giustizia. È un dolore che si riesce appena a descrivere”, confessa a Granma.

 

Con la voce roca rivela i momenti più difficili dopo il crimine: avvisare i familiari dei miei compagni e gli atleti dell’abominevole azione di terrorismo; aiutare ad identificare quel che restò del corpo di Arencibia e quella veglia in Piazza della Rivoluzione, quando Fidel si accomiatò dai nostri martiri e soprattutto perderli tutti e nello stesso tempo.

 

Mia figlia Lisy, che era piccola, mi vedeva piangere e chiedeva perchè... non lo poteva capire.

 

In attesa di commemorare il 36º anniversario del crimine perpetrata dai terroristi al servizio della CIA, nel Giorno delle Vittime del Terrorismo di Stato, Cuba intera è lutto, omaggio, evocazione e lotta.

 

Fidel lo aveva sentenziato: “I 57 figli di questa terra ai quali spensero in istanti di enorme disperazione, l’allegria, le mete e il desiderio dell’incontro con i loro cari, non sono né dimenticati, né morti, e mentre piangiamo i nostri fratelli, l’ingiustizia continua a tremare.

 

Una veglia per il Giorno delle

Vittime del Terrorismo

 

 

5 ottobre 2012 - www.granma.cu

 

 

Con una veglia a L’Avana, i cubani di diverse generazioni renderanno omaggio alle circa 3500 vittime del terrorismo che ha colpito l’Isola per più di mezzo secolo.

 

Nel Monte delle Bandiere, davanti all’Ufficio d’Interesse degli Stati Uniti a L’Avana, giovani, studenti e lavoratori aspetteranno stasera il 6 ottobre, data stabilita da Cuba come Giorno delle vittime del Terrorismo, ricordando il criminale sabotaggio che nel 1976 spezzò le vite di 73 persone a bordo di un aereo della Cubana de Aviación.

 

La veglia costituisce anche uno spazio di denuncia per la doppia morale di Washington in materia di terrorismo: accusano Cuba di patrocinare un flagello del quale è stata bersaglio per decenni per via del suo impegno di costruire un modello socialista di sviluppo.

 

“Riconosciuto come l’autore intellettuale dell’attentato contro il volo 455, il terrorista internazionale Luis Posada Carriles passeggia impunemente per le strade di Miami, protetto dallo stesso governo nordamericano che dice di voler sferrare una crociata contro il terrorismo”, ha detto a Prensa Latina, Odalys Pérez, figlia del capitano del DC-8 distrutto nel sabotaggio.

 

Durante la veglia contro il terrorismo, i partecipanti esigeranno da Washington la liberazione e il ritorno di Gerardo Hernández, René González, Antonio Guerrero, Fernando González e Ramón Labañino, i Cinque cubani detenuti dal 1998 per aver ostacolato le azioni criminali dei gruppi violenti anticubani, che agiscono contro l’Isola dalla Florida.

 

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“Hanno sacrificato le loro vite, la loro famiglia, la loro felicità per cercare di impedire azioni terroristiche come quella che ha tolto la vita a mio figlio”, ha dichiarato Giustino di Celmo, padre di un giovane italiano assassinato nel 1997 durante un’ondata di sabotaggi con bombe contro le installazioni turistiche de L’Avana.

 

Fabio Di Celmo perse la vita nell’hotel Copacabana, dove per lo scoppio d’una bomba posta da un mercenario, una scheggia metallica lo colpi al collo e gli troncò l’arteria carotide.