L'emigrazione cubana e la manipolazione

politica da parte degli Stati Uniti

 

 

25 settembre 2012 - www.cubadebate.cu

 

 

Le migrazioni hanno fatto parte dell'azione umana praticamente fin dall'inizio della specie. Ma nel mondo globalizzato e profondamente ingiusto di oggi, il crescente flusso migratorio internazionale - incoraggiato dalle profonde disuguaglianze economiche e sociali, l'instabilità politica, i conflitti armati, i disastri naturali e altre cause - è diventato uno dei problemi più gravi dell'umanità.

Migliaia di persone muoiono, ogni anno, cercando di migrare, in precarie condizioni, attraverso le frontiere terrestri e marittime. Altre migliaia, che giungono nelle nazioni più ricche del Nord, in cerca di migliori condizioni di vita, sono soggette ad abusiva e prolungata detenzione ed espulsi verso il loro paese senza esitazioni. Crescono le misure restrittive e xenofobe contro gli immigrati negli Stati Uniti e in Europa.

In questo complesso e difficile panorama c'è una chiara eccezione: il trattamento che il governo USA dà all'emigrazione cubana con evidenti scopi politici, come parte dei suoi piani aggressivi contro la Rivoluzione.

Prima del 1959 erano contati i visti che l'ambasciata USA concedeva ai cittadini cubani per emigrare in questo paese; ciò che era un'aspirazione di milioni di persone in tutto il mondo, attratti dal tenore di vita nella nazione che era emersa dalla seconda guerra mondiale come la più ricca e potente del mondo. Pochi umili lavoratori, disposti a prendere i duri lavori che gli statunitensi si rifiutavano di fare, e componenti della borghesia e di alcuni settori medi del paese, erano i fortunati in questa roulette migratoria.

Le procedure legali, per un cubano, emigrato negli Stati Uniti, tra il 1945 e il 1959, erano lunghe e rigorose. A chi entrava illegalmente lo aspettava, irrimediabilmente,  l'espulsione o la prigione. Erano così perseguitati dalla "migra", come lo sono ora molti immigrati latino-americani. C'è la testimonianza di Camilo Cienfuegos nelle sue lettere alla famiglia durante il tempo che dovette restare in territorio USA, negli anni '50, per la persecuzione della dittatura di Batista.

Tutto cambiò con il Trionfo della Rivoluzione, nel 1959. Dal primo giorno della vittoria del nostro popolo, gli Stati Uniti divennero un rifugio sicuro per i criminali, torturatori, assassini, malversatori e ladri della rovesciata tirannia di Batista. L'ingresso, senza ostacolo, sul suolo degli Stati Uniti, per ogni persona che uscisse illegalmente da Cuba  è diventata la norma. Il visto cessò di essere un tramite necessario per essere ricevuto. La categoria di emigranti scomparve per i cubani che lasciavano il paese, che passarono senza eccezione al trattamento di esiliati, grazie alla politica introdotta da Washington.

Il governo degli Stati Uniti, consapevole del fatto che a Cuba si aveva una vera Rivoluzione, pianificò una strategia di ostilità permanente verso la nostra Patria sostenuta da un  feroce
blocco economico e commerciale e che aveva anche il tema migratorio come uno dei suoi componenti essenziali per la destabilizzazione. Cuba divenne parte della politica attuata dalla Casa Bianca, negli anni '50, per beneficiare dello status di "rifugiato" ai migranti dell'allora campo socialista.

Nacque così il Programma dei Rifugiati Cubani, nei primi anni '60, e venne eseguita la spregiudicata
Operazione Peter Pan mediante la quale furono praticamente sequestrati, verso gli Stati Uniti, più di 14000 bambini, strappati ai loro genitori spaventati dalla propagazione della falsa e infame notizia che sarebbe stata soppressa, a Cuba, la Patria Potestà.

Dopo la sconfitta sofferta alla Baia dei Porci, l'escalation della guerra sporca contro Cuba e le tensioni della Crisi Ottobre, il governo degli Stati Uniti soppresse improvvisamente, alla fine del 1962, i voli normali e le uscite legali dal nostro paese verso quella nazione, tagliando di fatto i legami di migliaia di cubani con i loro parenti negli Stati Uniti, tra cui quelli dei genitori che avevano inviato i loro figli durante l'Operazione Peter Pan. Rimase solo il modo dell'uscita illegale.

Nel febbraio 1963, l'amministrazione Kennedy diede un forte stimolo a queste uscite annunciando che i cubani che raggiungevano gli Stati Uniti direttamente da Cuba sarebbero stati accolti come rifugiati; mentre, coloro che lo avesse fatto da paesi terzi sarebbero stati considerati stranieri e sarebbero stati soggetti alle restrizioni migratorie USA.

Si cercava lo spettacolo politico e mediatico. Il tentativo di dipingere una Rivoluzione che naufragava. Il proposito di mostrare una società presumibilmente frazionata e fallita che obbligava i suoi cittadini a lanciarsi disperatamente nell'avventura migratoria.

Il Congresso degli Stati Uniti diede un riconoscimento finale alla perversa politica con l'adozione della cosiddetta
Legge di Aggiustamento Cubano, firmata dal presidente Johnson, il 2 novembre 1966. Con essa si concedeva l'immediato diritto al permesso di soggiorno a qualsiasi immigrato clandestino cubano che arrivasse in territorio USA, e in un anno gli si consegnava automaticamente la residenza permanente.

Tale perversa normativa - da allora invariabilmente applicata e aggiornata più volte per promuovere ancor più l'emigrazione illegale -  insieme all'intenzionale diniego di molte richieste di visto per l'emigrazione legale, l'inasprimento del blocco e le migliaia di ore di  incessante propaganda sovversiva e di guerra politica e psicologica, dagli Stati Uniti, istigando all'indisciplina sociale, alla criminalità e all'emigrazione illegale dal paese, hanno causato successive e gravi crisi migratorie come quelle di Boca Camarioca (1965), Mariel (1980) e quella del 1994.
 

 

Impunità, violenza e furto di cervelli
 


L'impunità totale e i vantaggi con cui sono stati ricevuti, negli Stati Uniti, tutte le persone uscite illegalmente da Cuba, in queste cinque decadi, hanno portato al furto e sequestro d'imbarcazioni, pirateria aerea, violenza, l'uso di armi e persino assassini. Autori di atroci crimini, come Leonel Macias l'assassino del guardiamarina Roberto Aguilar Reyes,  oggi vive in Florida, al riparo di tale politica.

A settori di questa privilegiata emigrazione si é rivolto il governo USA, l'estrema destra, i servizi speciali e la mafia cubano-americana per eseguire i suoi piani aggressivi e
terroristi contro il nostro paese.

Questa mafia e i suoi rappresentanti nel Congresso hanno usato a loro capriccio il tema migratorio nella loro agenda anti cubana. Stimolando, da un lato, l'emigrazione attraverso dichiarazioni e azioni precise come il programma Esodo gestito dalla
Fondazione Nazionale Cubano Americana negli anni '90, e, dall'altro, spingendo il governo degli Stati Uniti ad agire nel presunto interesse della Sicurezza Nazionale USA se si produceva una nuova crisi migratoria. Sognano di provocare un conflitto armato tra gli Stati Uniti e Cuba.

In tutti questi anni, le autorità USA e i settori anti-cubani hanno incoraggiato e reso prioritario l'uscita dal paese di medici, infermieri, insegnanti, ingegneri e altri professionisti universitari o tecnici di medio livello, in uno sfacciato furto di cervelli. Miliardi di dollari sono costati, a Cuba, la perdita di questo personale qualificato formato, gratuitamente, nelle nostre università e politecnici.

Non soddisfatti di estrarli dal paese, li perseguitano in varie parti del mondo. Vigente è il programma messo a punto dall'amministrazione Bush per
'captare' medici e altri specialisti cubani della salute che prestano importanti servizi in decine di paesi.

Permanente è anche
l'assedio ai nostri atleti, noti a livelli mondiali e forgiati grazie al sudore del nostro popolo e la capacità del nostro sistema di formazione sportiva.

L'obiettivo è quello di appropriarsi, senza vergogna, del talento della nazione, e tentare di demoralizzare, ostacolare il nostro sviluppo, generare scoraggiamento.


Nonostante gli accordi  migratori raggiunti tra Cuba e gli Stati Uniti, il governo USA continua ad applicare, per Cuba, gli schemi della Guerra Fredda e  l'anti-comunismo che caratterizzarono la politica immigratoria, di questo paese, nei passati decenni.

Più e più volte hanno violato tali accordi le varie amministrazioni USA; mantengono in vigore la Legge di Aggiustamento Cubano, che incoraggia l'emigrazione illegale e ha causato molte morti nello stretto della Florida, e sostengono le campagne che incoraggiano questo tipo di  emigrazione e la manipolazione mediatica su questo delicato argomento.

Mentre più di 429000 immigrati clandestini sono stati arrestati e più di 397000 immigrati sono stati espulsi dagli Stati Uniti, nel 2011, come ha riconosciuto, pochi giorni fa, il Dipartimento della  Sicurezza Interna, gli immigrati cubani continuano a ricevere un trattamento privilegiato, in linea con gli interessi sovversivi della politica USA verso  Cuba.

Cuba ha rispettato, rigorosamente  e strettamente,  i suoi impegni assunti negli accordi migratori; afferma la necessità di assicurare una migrazione legale, ordinata e sicura verso la nazione del nord, mantiene un rapporto rispettoso con il crescente e maggioritario settore della migrazione cubana negli Stati Uniti e in altre parti del mondo che professano amore per la Patria, promuove i legami familiari, condanna il blocco e le altre politiche aggressive contro il suo popolo e difende il diritto di Cuba a vivere e svilupparsi in pace, e ha fatto passi, in tutti questi anni, per rendere più fluida questa relazione tra la Nazione e la sua emigrazione.

 

La emigración cubana y su manipulación política por Estados Unidos

 

Las migraciones han sido parte del actuar humano prácticamente desde los inicios de la especie. Pero en el mundo globalizado y profundamente injusto de hoy, el creciente flujo migratorio internacional –alentado por las hondas desigualdades económicas y sociales, la inestabilidad política, los conflictos armados, los desastres naturales y otras causas¬–, se ha convertido en uno de los más serios problemas de la humanidad.

Miles de personas mueren todos los años intentando emigrar en precarias condiciones a través de fronteras terrestres y los mares. Otros miles, que llegan a las naciones más ricas del Norte buscando mejores condiciones de vida, son sometidos a abusivas y prolongadas detenciones y expulsados hacia sus países sin contemplaciones. Crecen las medidas restrictivas y xenófobas contra los inmigrantes en EEUU y Europa.

En este complejo y duro panorama hay una clara excepción: el tratamiento que el Gobierno de EE.UU le da a la emigración cubana con evidentes fines políticos, como parte de sus planes agresivos contra la Revolución.

Antes de 1959 eran contadas las visas que la Embajada de los Estados Unidos concedía a los ciudadanos cubanos para emigrar a ese país; lo que constituía una aspiración de millones de personas en el mundo, atraídos por el estándar de vida en la nación que emergió de la Segunda Guerra Mundial como la más rica y poderosa del planeta. Unos pocos humildes trabajadores dispuestos a asumir las duras labores que el estadounidense se rehusaba a hacer y componentes de la burguesía y de algunos sectores medios del país, eran los afortunados en esa ruleta migratoria.

Los trámites legales para que un cubano emigrara a Estados Unidos entre 1945 y 1959 eran prolongados y rigurosos. Al que ingresaba ilegalmente le esperaba sin remedio la expulsión o la prisión. Eran tan perseguidos por la “migra” como lo son ahora muchos emigrados latinoamericanos. Ahí esta el testimonio de Camilo Cienfuegos en sus cartas a la familia durante el tiempo que debió permanecer en territorio norteamericano, en la década del 50, ante la persecución de la dictadura batistiana.

Todo cambió con el Triunfo de la Revolución en 1959. Desde el primer día de la victoria de nuestro pueblo, Estados Unidos se convirtió en seguro refugio para los esbirros, torturadores, asesinos, malversadores y ladrones de la derrocada tiranía de Fulgencio Batista. El ingreso sin obstáculo al suelo estadounidense de cualquier persona que saliera ilegalmente de Cuba pasó a ser la norma. La visa dejó de ser un trámite necesario para ser recibido. La categoría de emigrante desapareció para los cubanos que salían del país, que pasaron sin excepción al tratamiento de exiliados, gracias a la política implantada por Washington.

El gobierno norteamericano, consciente de que en Cuba había una verdadera Revolución, se planteó una estrategia de hostilidad permanente hacia nuestra Patria sustentada en un feroz bloqueo económico y comercial y que tenía también al tema migratorio como uno de sus componentes esenciales para la desestabilización. Cuba pasó a formar parte de la política implementada por la Casa Blanca en los años 50 para beneficiar con el estatus de “refugiado” a los migrantes del entonces campo socialista.

Nació así el Programa de Refugiados Cubanos, a inicios de los 60, y se ejecutó la inescrupulosa Operación Peter Pan mediante la cual fueron virtualmente secuestrados hacia EE.UU más de 14 mil niños, arrancados a sus padres atemorizados por la propalación de la falsa e infame noticia de que sería suprimida la Patria Potestad en Cuba.

Tras la derrota sufrida en Playa Girón, el escalamiento de la guerra sucia contra Cuba y las tensiones de la Crisis de Octubre, el Gobierno norteamericano suprimió abruptamente, a fines de 1962, los vuelos normales y salidas legales desde nuestro país a esa nación, cortando de facto los vínculos de miles de cubanos con sus familiares en EE.UU, entre ellos la de los padres que habían enviado a sus hijos durante la Operación Peter Pan. Solo quedó el camino de las salidas ilegales.

En febrero de 1963, la administración Kennedy dio un poderoso estímulo a esas salidas al anunciar que los cubanos que llegaran a EE.UU directamente desde nuestro país serían recibidos como refugiados; mientras, quienes lo hicieran desde terceros países serían considerados extranjeros y quedarían sujetos a las restricciones migratorias norteamericanas.

Se buscaba el show político y mediático. El intento de pintar una Revolución que naufragaba. El propósito de mostrar una sociedad supuestamente quebrada y fracasada que obligaba a sus ciudadanos a lanzarse desesperadamente a la aventura migratoria.

El Congreso estadounidense dio un espaldarazo final a la perversa política al aprobar la llamada Ley de Ajuste Cubano, firmada por el presidente Johnson el 2 de noviembre de 1966. Con ella se concedía el derecho inmediato al permiso de residencia a cualquier emigrante ilegal cubano que llegara a territorio norteamericano, y al año se le otorgaba automáticamente la residencia permanente.

Esa aviesa legislación –aplicada desde entonces invariablemente y actualizada varias veces para promover aún más la emigración ilegal–, unida a la intencionada denegación de cuantiosas solicitudes de visas para la emigración legal, al endurecimiento del bloqueo y a las miles de horas de incesante propaganda subversiva y de guerra política y sicológica desde EE.UU llamando a la indisciplina social, al delito y a las salidas ilegales del país, han provocado sucesivas y graves crisis migratorias como las de Boca de Camarioca (1965) , el Mariel (1980) y la de 1994.

Impunidad, violencia y robo de cerebros

La impunidad total y los estímulos con que se ha recibido en EE.UU a todas las personas salidas ilegalmente de Cuba en estas cinco décadas, han dado lugar al robo y secuestro de embarcaciones, la piratería aérea, la violencia, el empleo de armas y hasta a asesinatos. Autores de crímenes atroces como Leonel Macías, el asesino del guardamarina Roberto Aguilar Reyes, viven hoy en la Florida al amparo de esta política.

A sectores de esa estimulada emigración ha acudido el gobierno estadounidense, la extrema derecha, los servicios especiales y la mafia cubano americano para ejecutar sus planes agresivos y terroristas contra nuestra Patria.

Esa mafia y sus representantes en el Congreso han utilizado a su antojo el tema migratorio en su agenda anticubana. Estimulan por un lado la emigración a través de declaraciones y acciones precisas como el programa Éxodo manejado por la Fundación Nacional Cubano Americana en la década de los 90, y por el otro, presionan al Gobierno norteamericano a actuar en el supuesto interés de la Seguridad Nacional de EE.UU si se produjera una nueva crisis migratoria. Sueñan con provocar un conflicto armado entre Estados Unidos y Cuba.

En todos estos años, las autoridades norteamericanas y los sectores anticubanos han alentado y priorizado la salida del país de médicos, enfermeros, profesores, ingenieros y otros profesionales universitarios o técnicos de nivel medio, en un descarado robo de cerebros. Miles de millones de dólares le han costado a la nación la pérdida de ese personal calificado formado gratuitamente en nuestras universidades y escuelas politécnicas.

No satisfechos con extraerlos del país, los persiguen por diversas partes del mundo. Vigente está el programa ideado por la administración Bush para captar médicos y otros especialistas de salud cubanos que prestan importantes servicios en decenas de países.

Permanente es también el asedio a nuestros deportistas, reconocidos en los escenarios mundiales y forjados gracias al sudor de nuestro pueblo y la capacidad de nuestro sistema de formación deportiva.

El objetivo es apropiarse desvergonzadamente del talento de la nación, e intentar desmoralizar, obstruir nuestro desarrollo, generar desaliento.

Pese a los acuerdos migratorios logrados entre Cuba y EE.UU, el gobierno norteamericano continúa aplicando para nuestra nación los esquemas de la Guerra Fría y el anticomunismo que caracterizaron la política inmigratoria de ese país en décadas pasadas.

Una y otra vez han violado esos acuerdos en diferentes administraciones, mantienen en vigencia la Ley de Ajuste Cubano que estimula la emigración ilegal y ha provocado numerosas muertes en el estrecho de la Florida, y sostienen las campañas de aliento a esa emigración y la manipulación mediática sobre este sensible tema.

Mientras más de 429 mil indocumentados fueron detenidos y más de 397 mil inmigrantes fueron expulsados de Estados Unidos en el 2011, según reconoció hace unos días el Departamento de Seguridad Interior, los inmigrantes cubanos continúan recibiendo un tratamiento privilegiado a tono con los intereses subversivos de la política norteamericana hacia nuestro país.

Cuba ha cumplido rigurosa y estrictamente sus compromisos en los acuerdos migratorios, sostiene la necesidad de garantizar una emigración legal, ordenada y segura hacia la nación norteña, mantiene una relación respetuosa con el creciente y mayoritario sector de la emigración cubana en Estados Unidos y otras partes del mundo que profesa amor a su Patria, promueve los vínculos familiares, condena el bloqueo y otras políticas agresivas contra su pueblo y defiende el derecho de nuestra nación a vivir y desarrollarse en paz, y ha dado pasos en todos estos años para hacer más fluida esa relación entre la Nación y su emigración.