Strangolare Cuba per fame: la promessa

 

elettorale di Newt Gingrich

 

 

 

15 gennaio 2012 - Cuba, la Isla infinita    www.cubadebate.cu

 

 

 

Newt Gingrich, uno dei candidati alla nomina per il Partito Repubblicano alle prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti, ha inviato all'esilio storico cubano una minacciosa lettera contro le autorità e il popolo dell'isola, al fine di ottenere voti tra la comunità  cubano-americana di Miami, nella lotta che sta sostenendo con il suo più potente rivale Mitt Romney.

La lettera, pubblicata sul sito Newt.org, e diffusa in spagnolo dalle principali  stazioni radio anticubane nel sud della Florida, indirizzata a Unidad Cubana, un "ombrello" di organizzazioni controrivoluzionarie di dichiarato taglio estremista, è piena di promesse contro l'isola, se Gingrich riuscirà ad arrivare a La Casa Bianca.

Senza mezzi termini, il pre-candidato repubblicano alla presidenza riconosce, nella sua lettera, di essere un fervente sostenitore dell'isolamento e destabilizzazione di Cuba, azioni che ha sostenuto dal suo incarico di Presidente del Congresso USA, insieme a figure di taglio fascista come la congressista
Ileana Ros-Lehtinen e l'ex legislatore Lincoln Díaz-Balart, di cui si dice "sentirsi orgoglioso". Tutto sembra indicare che non ci sia reciprocità, poiché Ros-Lehtinen e Díaz-Balart, hanno già offerto sostegno politico al rivale di Gingrich, Mitt Romney.

 

L'ex leader del Congresso USA, ora candidato presidenziale, si é impegnato  con gli esuli radicali cubano americani ad applicare un'agenda politica attiva per accelerare, secondo i suoi pronostici, "la transizione alla democrazia a Cuba".

Ha promesso, inoltre, la piena attuazione della criminale legge Helms-Burton, incluso il Titolo III - rinviati da tre presidenti degli Stati Uniti -  e un peggioramento del
blocco economico, commerciale e finanziario che da oltre 50 anni, il governo USA applica contro il popolo di Cuba.

Un'altra delle promesse di Gingrich a questi virtuali votanti cubani a Miami, è stata quella di intraprendere un'azione legale contro il presidente cubano Raul Castro ed il leader storico della Rivoluzione, Fidel Castro, per gli incidenti del 1996, in cui due aeroplani del gruppo controrivoluzionario
Hermanos al Rescate furono abbattuti dopo aver violato lo spazio aereo dell'isola.

Nella sua lunga lista di impegni pre-elettorali, Gingrich assicura che se raggiungerà la presidenza, reintrodurrà le misure restrittive sui viaggi e sulle rimesse famigliari degli emigrati cubani, applicate dall'ex presidente George W. Bush, oltre a rivedere e rivalutare tutti gli ordini esecutivi dell'amministrazione Obama in relazione ai viaggi a Cuba, il commercio e l'immigrazione, compresi gli accordi migratori tra Cuba e gli Stati Uniti del 1994, firmato dal presidente Bill Clinton.

E di non far mancare nulla alla torta delle promesse, Gingrich ha anche annunciato che sosterrà fortemente i gruppi interni della controrivoluzione, gestiti politicamente e finanziariamente dagli USA. La questione Cuba diventa di nuovo in slogan della campagna presidenziale, benché di questi tempi, gli immigrati cubani, anche le "teste calde" dell'esilio radicale, sono stanchi di promesse non rispettate.

Ogni quattro anni, arrivano a Miami i candidati alla Casa Bianca, si mascherano con guayabera, tabacco in mano e una tazza di caffè per dire alle porte di Versailles: Viva Cuba Libre! pur non avendo la minima idea che questo grido ha la paternità di 11 milioni di cubani trincerati nella loro isola, che non credono alle promesse elettorali.