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Il traduttore si scusa per gli errori 

 


Guantanamo è cubana

e continuerà a essere

 

 

 

18 gennaio 2012 - M.E.Yepe www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

Con giustificata indignazione, milioni di persone in tutto il mondo reclamano la chiusura del centro di tortura di prigionieri, che il governo USA gestisce, nella base militare che illegalmente mantiene in territorio cubano. Ma questa richiesta ignora un altro crimine altrettanto spregevole e dello stesso delinquente.

Un articolo intitolato 'Consegniamo Guantanamo a Cuba' firmato da Jonathan M. Hansen, professore di studi sociali all'Università di Harvard, Massachusetts, ha trovato, a sorpresa, spazio nei giorni scorsi sul New York Times (NYT)  per denunciare "il mantenimento della nostra occupazione del territorio di Guantanamo" e segnalare che "è giunta l'ora di restituire questa enclave imperialista a Cuba".

L'illegalità di mantenere questa base militare in territorio cubano è stata posta sotto silenzio, da più di un secolo, nei grandi media occidentali governati dagli interessi propagandistici di Washington, mentre Cuba è sempre stata attenta a mantenere la denuncia ad un livello
diplomatico, per evitare di fornire un qualsiasi pretesto, agli USA, per un'aggressione militare motivata da azioni cubane circa questa sgradita presenza.

Il professore J.M.Hansen ricorda nell'articolo che "dal momento in cui il governo degli Stati Uniti ha costretto Cuba ad affittare un terreno nella baia di Guantanamo come base navale,  nel giugno del 1901, la sua presenza è servita per ricordare al mondo la lunga storia del militarismo interventista di Washington.

"Pochi gesti avrebbero effetto più salutare sulla strada senza uscita delle relazioni cubano-statunitensi che la devoluzione di questo conteso pezzo di terra", dice.

"Le circostanze per cui gli Stati Uniti giunsero ad occupare Guantanamo sono così preoccupanti come quelle degli ultimi dieci anni lì" dice Hansen. Ricorda, quando nell'aprile del 1898, i cubani avevano quasi vinto la lotta contro il colonialismo spagnolo, gli Stati Uniti intervennero e trasformarono la Guerra d'Indipendenza di Cuba in quella che ancora si chiama Guerra Ispano-Americana. Occuparono l'isola per tre anni, esclusero l'Esercito indipendentista di Cuba dalla negoziazione dell'armistizio e negarono, ai cubani, un posto nella conferenza di pace di Parigi.

Anche se nelle dichiarazioni, di allora, gli Stati Uniti inclusero la garanzia che non pretendevano "intervenire nella sovranità, giurisdizione o controllo" su Cuba, subito dopo la guerra, gli imperativi strategici prevalsero sul rispetto per l'indipendenza cubana, dice l'articolo apparso sul NYT.

Il generale Leonard Wood, nominato governatore militare di Cuba dal presidente William McKinley, introdusse disposizioni che divennero note come Emendamento Platt, che erano molto ripugnanti, e tra queste c'erano quelle che davano, agli USA, il diritto d'intervenire a piacimento negli affari cubani ed istituivano la vendita o affitto perpetuo di basi navali a Cuba.

L'alternativa all'Emendamento Platt, secondo quanto disse Wood ai delegati dell'Assemblea costituente, era la continuazione dell'occupazione. I cubani intesero il messaggio, scrive Hansen.

Durante i successivi due decenni gli Stati Uniti inviarono, più volte, i Marines a "proteggere i loro interessi a Cuba" e 44000 nordamericani si stabilirono a Cuba, per incoraggiare gli investimenti di capitale nell'isola

Hansen paragona questa situazione con quella che si sarebbe  verificata, negli Stati Uniti, se al termine della rivoluzione nord americana, i francesi avessero deciso di rimanere, rifiutandosi di permettere a Washington e al suo esercito di partecipare alla tregua a Yorktown. "Si immagini che avessero negato agli statunitensi un posto nel trattato di Parigi, che avessero espropriato le proprietà degli inglesi, che avessero occupato il porto di New York, avessero inviato truppe per schiacciare gli Shays e le altre ribellioni e poi fossero emigrati in massa verso le colonie rubando le più preziosa delle nostre terre".

Hansen sostiene che in un contesto simile gli USA occuparono Guantanamo. E 'una storia esclusa dai libri di testo  nord americani e trascurata nei dibattiti sul terrorismo, il diritto internazionale e la portata del potere esecutivo. Ma è una storia nota a Cuba e in tutta l'America Latina, il che spiega perché Guantanamo rimane un simbolo evidente dell'ipocrisia in tutto il mondo, anche senza parlare degli ultimi dieci anni, ribadisce Hansen.

Se Obama riconosce questa storia e avvia il processo di restituzione di Guantanamo a Cuba, dice, comincerebbe a riparare gli errori degli ultimi dieci anni che pesano su di noi, per non parlare dell'adempimento di una promessa della sua campagna elettorale.

"Così correggerebbe un errore secolare e getterebbe le basi per nuove relazioni con Cuba e altri paesi dell'emisfero e in tutto il mondo", dice l'articolo apparso sul New York Times nei giorni scorsi.