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Come utilizzare l’UNICEF per nascondere il successo del Governo della Bolivia nella riduzione della mortalità infantile

 

 

27.06.2013  - José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación Traduzione di Vincenzo Basile (Capítulo Cubano)https://www.youtube.com/watch?v=lHLtmOA2oFA&feature=player_embedded

 

 

“XL Semanal” rivista del Gruppo spagnolo Vocento che ogni settimana influenza le testate di 23 giornali (1), ha pubblicato un reportage di 6 pagine, con un suggestivo e promettente titolo: “Bolivia: il laboratorio contro la denutrizione” (2). Il testo iniziava così: “Il paese più povero del Sud America ha ridotto la mortalità infantile del 45 per cento in cinque anni”. Tutto sembrava quindi anticipare un lavoro giornalistico sul successo delle politiche di sanità pubblica dell’attuale Governo della Bolivia, dopo decenni di privatizzazioni e neoliberismo.
 

Niente di più lontano dalla realtà. Leggendo la seconda frase risultava chiaro il pregiudizio ideologico del reportage: “Non sono stati i politici, ma il lavoro silenzioso ed efficace dell’UNICEF. Un’esperienza che ha fatto il giro del mondo”.
 

Quindi, la ragione dello spettacolare miglioramento degli indicatori di salute di un intero paese di oltre 10 milioni di abitanti non va rintracciata nelle politiche di salute pubblica, ma nei progetti dell’UNICEF. “Dietro queste cifre c’è un impegno costante per migliorare la situazione dei bambini in Bolivia. Un lavoro che è firmato dall’UNICEF”, affermava il reportage.
 

Non una parola sulle iniziative governative, come i buoni Juancito Pinto, Renta Dignidad e Juana Azurduy (3) che hanno contribuito in maniera diretta alla riduzione della mortalità infantile, mortalità materna e denutrizione infantile in Bolivia. Ad esempio, il buono Juana Azurduy, lanciato nel 2009, è un aiuto monetario per donne incinte e madri con bambini sotto i due anni, che garantisce l’assistenza medica prenatale e l’alimentazione dei neonati. Un programma che ha portato, inoltre, a un aumento di oltre il 20% del numero di parti in ospedale (4).
 

Nemmeno un accenno nel reportage al fatto che il Governo di Evo Morales ha triplicato gli stanziamenti di bilancio alla sanità pubblica nei primi 6 anni (5), grazie -in gran parte- all’incremento del 334,60% degli introiti proventi dagli idrocarburi, dopo il processo di nazionalizzazione (6). Il fatto è che sarebbe estremamente delicato per una rivista che vive di pubblicità delle transnazionali come Repsol (7) -  direttamente colpita dalla citata nazionalizzazione - spiegare ai suoi lettori che oggi muoiono meno bambini in Bolivia grazie - precisamente - a questa misura.


Per nascondere i successi sociali nel governo boliviano, la rivista ha bisogno di sovradimensionare e reinventare il ruolo - sicuramente positivo - che l’UNICEF svolge in Bolivia. Lo scopo di questa organizzazione delle Nazioni Unite in Bolivia non è scavalcare le politiche dello Stato, ma lavorare con esso in qualità di agente collaboratore. La stessa UNICEF ​riconosce sul suo sito web che il suo ruolo è quello di “sostenere il governo della Bolivia” nei suoi programmi di protezione dell’infanzia (8). In un recente rapporto ha dichiarato categoricamente che è “il governo della Bolivia, con il sostegno dell’UNICEF, (che) ha raggiunto in questi ultimi anni, (i citati) significativi progressi” (9).
 

XL Semanal nasconde anche le reiterate congratulazioni pubbliche all’attuale governo della Bolivia da parte di alti rappresentanti dell’UNICEF. Già nel 2008, Gordon J. Lewis, in una conferenza stampa, dichiarò che “l’UNICEF si congratula con il Governo per il suo programma contro la denutrizione infantile”, e sottolineò il calo del 43% della mortalità infantile grazie alle politiche pubbliche (10). Nel 2009, l’UNICEF ha associato nella sua relazione annuale la riduzione della mortalità materna e neonatale ai nuovi programmi di salute dello Stato boliviano, come il Seguro Universal Materno Infantil, le campagne di vaccinazione, l’assistenza sanitaria con un approccio interculturale, il Programa de Desnutrición Cero, o la Legge de Lactancia Materna, tra molti altri (11).

 

Inoltre, l’UNICEF ha appena firmato con il Governo della Bolivia un piano d’azione fino al 2017. Questo piano dell’UNICEF -così come si legge dal suo enunciato- sarà inserito “nel sostegno alle politiche sociali e nel rispetto della sovranità nazionale” della Bolivia (12). Questo significa che il lavoro dell’UNICEF - al contrario di ciò che il reportage lasciava intendere - non si sviluppa ai margini delle strategie e dei programmi dello Stato boliviano, ma si inserisce al suo interno.

 

La rivista nasconde anche un altro fattore importante per le conquiste sanitarie della Bolivia negli ultimi anni: la collaborazione medica fornita da Cuba (13). Dal 2006, medici cubani hanno prestato 58 milioni di consulenze gratuite in più di 500 centri medici e oltre 30 ospedali comunitari; hanno assistito a 33.000 parti e a 134.000 chirurgie non-oculari; e hanno operato alla vista a 650.000 boliviani nell’ambito dell’Operazione Miracolo (14).

 

Questa cooperazione Bolivia-Cuba è stata rafforzata quest’anno, grazie al programma “Mi salud”, basato sul modello cubano di medicina preventiva e che si propone di portare l’assistenza medica gratuita in ogni casa (15). Oltre alla consulenza cubana, il programma integrerà centinaia di medici boliviani formati nella Scuola Latinoamericana di Medicina dell’Avana, grazie a borse di studio del governo cubano.

 

In ogni caso, le menzogne e i silenzi di questo reportage della rivista XL Semanal sono in sintonia con quelli della stessa stampa privata boliviana, opposta nella sua totalità al governo di Evo Morales. Un esempio tra i tanti: il quotidiano La Razon, nel settembre 2012, titolava “La mortalità infantile si riduce nel mondo; Bolivia mantiene indici” (16). Il giornale faceva diventare notizia non lo spettacolare calo della mortalità infantile in Bolivia -che nemmeno menzionava-, ma il fatto che il paese continua ad avere il secondo tasso più alto d’America, dopo Haiti.

 

La rivista XL Semanal, il supplemento con maggior diffusione in territorio spagnolo, con più di 1,2 milioni di copie, è il prototipo di una stampa nettamente ideologica (17). Due terzi delle sue pagine sono annunci pubblicitari, contenuti di moda e storie di aristocratici e altre celebrità (18): frivolezza e informazione superficiale per proiettare valori, codici sociali e ideologia egemonici. Non c'è da stupirsi, quindi, che l’imponente lavoro a favore dell’infanzia e della salute pubblica dell’attuale governo della Bolivia, con il sostegno dell’UNICEF e di Cuba, sia sepolto sotto una montagna di bugie.