Nuestra America - Ecuador

 

 

 

Correa: la Rivoluzione Cittadina ha

dato stabilità politica al paese

 

 

24 maggio 2013 - prensa latina

 

 

“Fino a che la povertà non sarà cancellata dalla Patria Grande, per questa seconda indipendenza, lottiamo ed avanziamo”, ha affermato il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, prendendo oggi possesso del suo secondo mandato.

 

Il mandatario ha pronunciato un vibrante discorso in un atto solenne, nel quale hanno partecipato più di 90 delegazioni di differenti paesi del mondo, dopo avere prestato giuramento davanti alla presidentessa dell’Assemblea Nazionale, Gabriela Rivadeneira.

 

Ha sottolineato che il paese sta cambiando profondamente e positivamente in tutti i sensi ed ha segnalato che secondo i dati delle Nazioni Unite del 2012, tra 186 paesi, l’Ecuador è uno dei quattro che ha scalato 10 posizioni nella classificazione dell’Indice di Sviluppo Umano.

 

“Non credo che abbiamo uno sviluppo umano alto”, ha affermato, “ma è indubbio che il paese avanza verso il Buen Vivir, abbiamo un’economia più dinamica, che è cresciuta del 4,3%, quando la regione è cresciuta del 3,5%, a dispetto della crisi mondiale e senza moneta nazionale”.

 

Ha risaltato che l’Ecuador ostenta il più basso tasso di povertà, 4,1%, abbiamo eliminato la terziarizzazione, eleviamo il salario nominale e quello reale al più alto livello della storia, fatto che copre la canasta basica di consumo ed abbiamo oggi un milione di affiliati alla previdenza sociale.

 

D’accordo con la Commissione Economica per America Latina ed i Caraibi, ha osservato, questa nazione sud-americana è tra i tre paesi che più riducono la povertà ed ha considerato la povertà come il maggiore attentato alla dignità umana.

 

Più di un milione di ecuadoriani hanno smesso di essere poveri, la povertà estrema è scesa da 16,9 al 11,2% della popolazione, ha indicato Correa, che considera che un solo povero in America Latina è già troppo, per questo vincere la povertà è l’imperativo morale del continente e del mondo, ha esclamato.

 

Abbiamo buoni risultati sociali, tra questi essere il paese che ha portato all’università la quantità maggiore di poveri, grazie alla nuova costituzione che ha stabilito la gratuità dell’educazione, ha segnalato.

 

Ha considerato che l’Ecuador è all’avanguardia in politica di inclusione di persone con “capacità speciali” con un lavoro ed oggi molti di loro sono il sostegno delle famiglie, ha sottolineato.

 

Ha risaltato, inoltre, i risultati nell’ottimizzazione delle funzioni della Banca Centrale, una nuova negoziazione del debito estero e dei contratti petroliferi, come nell’efficienza della lotta contro l’evasione fiscale.

 

 

QUESTA È LA NOSTRA SECONDA INDIPENDENZA

www.juventudrebelde.cu
 


Questa è nostra seconda indipendenza, quella dalla povertà e dall’oppressione. È per questa seconda indipendenza che lottiamo e avanziamo, ha affermato il presidente eletto dell’Ecuador, Rafael Correa, durante il discorso pronunciato nella cerimonia di investitura dell’incarico.


Nell’atto ufficiale realizzato questo venerdì il presidente ha ricordato il 191° anniversario della Battaglia di Pichincha quando conquistarono la libertà politica dalla Spagna.


Ha ricordato che secondo i dati corrispondenti all’Indice di Sviluppo Umano presentati dalle Nazioni Unite, nel periodo da 2007 ad oggi, l’Ecuador è uno dei quattro paesi che hanno guadagnato più posizioni e ha passato da un basso indice di sviluppo umano ad uno alto.


Quanto a sviluppo economico, l’Ecuador ha aumentato il suo Prodotto Interno Lordo in un indice maggiore della media della regione, ha affermato.


Abbiamo incrementato a un milione di lavoratori l’entrata nella previdenza sociale e si sono creati centinaia di migliaia di posti di lavoro.


Secondo la Commissione Economica per l’America Latina (Cepal), siamo tra i tre paesi che più riducono la povertà nel continente insieme a Venezuela e Uruguay. Nel precedente periodo presidenziale, più di un milione di ecuadoriani sono usciti da questa condizione di povertà.


Alludendo alle statistiche dell’organismo internazionale ha evidenziato che l’Ecuador è il paese che in America latina maggiormente riduce le disuguaglianze e ha definito la diminuzione della povertà estrema di questo paese come uno dei maggiori risultati del suo governo.


Correa ha assicurato che nel suo paese non è più il capitale finanziario che ha il potere,ma il popolo. Ha sostenuto che il paese appartiene al popolo e non a gruppi di piccole elite. “La patria è di tutti, dei più poveri. Faremo molti errori, ma chi ora comanda è il popolo ecuadoriano, non le elite. Nessuno sta qui per ambizioni personali. Siamo qui per servire il nostro popolo”.


Ha sottolineato l’importanza dell’investimento pubblico e ha rimarcato che in Ecuador “l’investimento si trasforma in viabilità, in prevenzione contro i rischi, in giustizia, in infrastruttura elettrica (…) Adesso si investe di più in educazione e in salute. Lo stanziamento delle somme nel bilancio dimostra le relazioni di potere all’interno di un paese, i dati dimostrano che in Ecuador non comanda oramai il capitale finanziario, né le oligarchie, qui comanda il popolo”, ha enfatizzato.


Il capo di Stato ha elogiato gli avanzamenti della sua nazione in campo economico e sociale. “È indubbio che il paese avanza verso il vivere bene, l’Ecuador possiede una delle economie più dinamiche”, ha affermato.


La Rivoluzione Cittadina inizia questo nuovo periodo di governo con un alto livello di accettazione popolare, affermò il presidente. Questo partito ha vinto 9 processi elettorali, tra essi due elezioni presidenziali al primo turno e tre consultazioni popolari.


UNA CATTIVA STAMPA DETERIORA LA DEMOCRAZIA


Il presidente ecuadoriano ha affermato, riferendosi alla stampa, che sebbene creda nel ruolo di una buona stampa nei governi democratici, è anche certo che una cattiva stampa possa attentare a questa stessa democrazia.


Ha denunciato che in molti casi la stampa si fa eco di interessi fraudolenti e di destra e cerca di scalzare gli stati democratici e di diritto.


Crediamo nella creazione di media pluralistici, media comunitari e che difendano la voce della cittadinanza. Crediamo nell’educazione di una cittadinanza critica e che possa esercitare il controllo sui media affinché siano capaci di esigere da loro che esercitino la loro vera funzione”, ha affermato.


UNITÀ LATINOAMERICANA


L’ordine mondiale non solo è ingiusto, ma immorale. Dimostrazione di ciò è la situazione che sta vivendo oggi l’Europa. Non pretendiamo di cambiare questa situazione dall’Ecuador, quello lo faranno i suoi cittadini. Da qua manterremo la nostra indipendenza e sovranità.


Riferendosi all’integrazione regionale ha affermato: Disuniti ci continueranno a trattare come un cortile sul retro, sarà il capitale straniero che ci imporrà condizioni. Uniti saremo noi che imponiamo condizioni a questo capitale.


La nuova architettura finanziaria regionale, l’armonizzazione di politiche finanziarie regionali, sono alcune delle linee di lavoro da sviluppare. Non c’è tempo da perdere, rimane molto da fare nella nostra Patria Grande, ha detto.

 

 

Ecuador: Rafael Correa presidente

Almeno 90 delegazioni ufficiali e 14 capi di Stato assisteranno alla cerimonia d’investitura del presidente Rafael Correa, il prossimo venerdì 24

 

 

22 maggio 2013 - www.granma.cu

 

 

Il vice segretario di Comunicazione, Patricio Barriga, ha informato che 90 delegazioni internazionali e 14 capi di Stato hanno confermato la loro partecipazione alla cerimonia che si svolgerà nell’edificio dell’ Assemblea Nazionale.

 

Tra i presidenti che hanno confermato la partecipazione ci sono quello del Perù, Cile, Haiti, Costa Rica, Honduras, Iran, Suriname, Venezuela, Bolivia, Repubblica Dominicana e Colombia. Inoltre ci saranno i vicepresidenti di Argentina, Cuba, Algeria, e il Príncipe delle Asturie.

 

La premio Nobel della Pace Rigoberta Menchú figura nella lista degli invitati, dice il portale Ecuador immediato.

 

"Possono essere più o meno 14 i capi di Stato accreditati, e 90 le delegazioni internazionali, oltre agli invitati speciali come Rigoberta Menchú", ha detto Barriga dopo una riunione con i delegati del ministero degli Esteri e dell’ Assemblea per organizzare la cerimonia.

 

Il funzionario ha confermato che la nomina ufficiale terminerà con due cerimonie popolari: una nel Parco Bicentenario di Quito (l’antico aeroporto), dove si svolgerà una conquista della popolazione in forma simbolica, che si ripeterà il sabato sul Malecón, nella città di Guayaquil.

 

Correa è stato rieletto per altri quattro anni nelle elezioni che si sono svolte il 17 febbraio scorso.

 

 

Grande vittoria di Rafael

Correa nella prima giornata

 

 

  18.02.2013 - www.granma.cu

 

 

Il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, è stato rieletto ieri, domenica 17, nella prima giornata con il 56.7% dei voti, ha confermato il Consiglio Nazionale Elettorale dell’ Ecuador dopo un conteggio rapido del 100% delle schede. Lo seguono Guillermo Lasso,con il 23,3 %, e Lucio Gutiérrez con il 6,6 %.

 

 

Correa ha ringraziato per il messaggio

di auguri del presidente cubano

 

 

Il recentemente rieletto presidente ecuadoriano, Rafael Correa, ha ringraziato, in una conferenza stampa, per gli auguri ricevuti dal suo omologo cubano, Raúl Castro, uno dei primi messaggi che ha ricevuto dopo la straordinaria vittoria elettorale.

 

“Stimato Rafael Correa, ricevi i nostri complimenti per questa grande vittoria, espressione e appoggio irrevocabile alla Rivoluzione cittadina che, sono sicuro, continuerà a contribuire al rafforzamento dell’unità latino-americana e caraibica”, segnala il messaggio.

 

“Ti reitero la volontà del Governo e del popolo cubani di stringere sempre più i vincoli fraterni che ci legano. Un abbraccio, Raúl Castro Ruz, presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri della Repubblica di Cuba", conclude il testo.

 

Il presidente Correa è stato rieletto presidente del paese con il 57.6%, una vittoria già riconosciuta dai principali candidati dell’opposizione.

 

 

Rafael Correa ha dedicato la

sua vittoria a Hugo Chávez

 

 

Il presidente ecuadoriano, Rafael Correa, rieletto ieri, domenica 17, per un nuovo periodo di governo, ha dedicato la vittoria al suo amico e omologo venezuelano, Hugo Chávez.

 

“Approfitto dell’opportunità per dedicare questa vittoria a questo grande leader latinoamericano che ha cambiato il Venezuela e augurargli una pronta guarigione e il miglior futuro al suo paese. Io ammiro molto Hugo Chávez (…).

 

È la persona più semplice del mondo e la stampa lo vuole fare passare per caudillo, ma tutti stiamo dietro a lui”, ha assicurato il presidente Correa nella conferenza stampa trasmessa dalla televisione.

 

Correa, del Movimento Alianza País, ha ricevuto il 61% dei voti validi (tolti i nulli e i bianchi), di fronte al 21% dell’ex banchiere Guillermo Lasso, ha informato uno studio di Opinión Pública diffuso dal canale pubblico Ecuador TV, nella sua seconda elezione.

 

Correa ha aggiunto che non si cerca di soppiantare nessuno come leader latinoamericano, assicurando di parlare a nome di tutti i presidenti di sinistra nella regione.

 

Staremo dove siamo più utili alla nostra Patria piccola e alla nostra Patria grande.

 

Staremo dove possiamo servire meglio i nostri fratelli latinoamericani.

 

 

Il presidente Correa ringrazia gli ecuadoriani per

la grande vittoria alle elezioni presidenziali

da Agencia Venezolana de Noticias AVN / Aporrea.org | www.aporrea.org traduzione di Marx21.it

 


correa rielezione
Il presidente e candidato alla rielezione, Rafael Correa, ha ringraziato gli ecuadoriani per la vittoria ottenuta nelle elezioni svoltesi domenica.

Secondo i primi risultati, C
orrea avrebbe ottenuto più del 60% di sostegno, il che significherebbe la vittoria al primo turno.

“Ringrazio ognuno dei 14 milioni e mezzo di ecuadoriani, quelli che ci hanno appoggiato e quelli che non lo hanno fatto, perché le strade, gli ospedali, le scuole del millennio sono per tutte e per tutti gli ecuadoriani”, ha detto Correa in una conferenza stampa, dopo che sono stati resi noti i primi sondaggi che lo danno come vincitore con ampio margine.
 


Correa si è felicitato con il popolo ecuadoriano “per avere raccolto, accettato e approvato il suo messaggio”.

“La vittoria appartiene ad ognuno di voi”, ha affermato. E ha ringraziato non solo per il sostegno popolare al presidente e al vicepresidente, ma anche per quello “all'Assemblea, perché non dobbiamo più patire quello che abbiamo sopportato in questi quattro anni di boicottaggio, cospirazione aperta, golpismo e insulti.

Questa domenica si eleggevano infatti i 137 parlamentari dell'Assemblea Nazionale dell'Ecuador.

Correa ha espresso apprezzamento per il lavoro del vicepresidente Lenìn Moreno. “Un grande ringraziamento anche a Lenìn, a tutta la squadra, all'Esecutivo di Revolucion Ciudadana, perché con essi ho potuto affrontare con tranquillità una campagna molto intensa di 42 giorni con Jorge (Glass, candidato alla vicepresidenza) e perché sapevo che il governo si trovava in buone mani”.

Correa ha voluto ringraziare pure “le autorità locali, gli oltre 180 sindaci che si sono pronunciati a favore della Rivoluzione, che hanno apprezzato le nostre intenzioni, la nostra trasparenza, il nostro genuino desiderio di far avanzare il nostro paese, le sue comunità”.

Il presidente ha dichiarato che i risultati di domenica hanno dimostrato l'aumento del sostegno alla Revolucion Ciudadana.

“Non siamo stati logorati dal potere, ma al contrario lo abbiamo sempre più consolidato, con un aumento di circa 10 punti rispetto alle elezioni presidenziali dell'aprile 2009, ed è ancora più rilevante constatare che è l'opera della Rivoluzione che viene ampiamente consolidata”, ha sottolineato.

Correa ha voluto mettere in evidenza anche il lavoro del movimento “Alianza Pais”, da lui guidato.

“Ora, che, attraverso la presenza di “Alianza Pais”, disponiamo di un movimento organizzato, capace di mobilitare, lo abbiamo verificato dovunque ci siamo recati”.

Infine, il presidente ha voluto ricordare le vittime dell'attentato di Quinindé, morte dopo aver ricevuto diverse pugnalate da parte di un uomo, mentre attendevano l'arrivo del presidente.

“Per tutte loro, per le loro famiglie e per il loro ricordo, continueremo la Rivoluzione”.

 

 

Correa: La sfida è convertire il

cambiamento in uno stato irreversibile

 

 

Il rieletto Presidente dell’Ecuador con un’opprimente maggioranza del voto popolare, Rafael Correa, ha considerato che la sua maggiore sfida per i prossimi quattro anni sarà trasformare in maniera irreversibile il cambiamento nelle relazioni di potere, fatto dalla Rivoluzione Cittadina.

 

In risposta ad una domanda di Prensa Latina, nella sua prima conferenza stampa dopo essere cosciente della sua vittoria, grazie ai dati di cinque inchieste “a bocca di urna”, Correa ha affermato che in questa sfida c’è la chiave dello sviluppo.

 

Per questo motivo l’America Latina non si sviluppava, nonostante avesse tutto, avesse le ricchezze naturali, avesse una civiltà prima dell’arrivo di Cristoforo Colombo, ha spiegato il leader del governante Movimento Alleanza Paese, dopo incolpare di “questo ritardo le elite che ci hanno governato”.

 

Queste elite escludenti, ha affermato, hanno sempre diretto i nostri stati in funzione dei loro interessi e non di quelli delle grandi maggioranze.

 

Allora, ha sottolineato, la grande sfida è rendere irreversibile questo cambiamento di poteri in funzione degli esseri umani, delle grandi maggioranze e non dei gruppi de facto, per questo bisogna raggiungere l’implementazione della Costituzione.

 

Nella lotta contro la povertà per ottenere il Buon Vivere, ha puntualizzato, dobbiamo continuare a fare la stessa cosa: buone politiche economiche, proteggere quello che è nostro, dare impiego, recuperare le nostre risorse naturali e dare priorità al debito sociale rispetto al debito estero.

 

“Però dobbiamo farlo con una parola che è spesso dimenticata dalla sinistra: efficienza, cioè con un’adeguata crescita economica e con la distribuzione della ricchezza, per diminuire la povertà e le disuguaglianze.

 

“Modestia a parte”, ha commentato, “voglio dirvi che siamo, secondo la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’America Latina (CEPAL), il paese che più riduce la povertà e la disuguaglianza nella Nostra America”.

 

Ha elogiato il prossimo Piano di Governo 2013-2017 come il migliore nella storia del paese, con 10 assi e 35 proposte, dove si possono trovare le risposte a tutte le domande sulla proiezione di sviluppo e sradicamento della povertà.

 

Nella campagna elettorale, ha ricordato, la stampa allineata con i poteri de facto criticava tutti i giorni i sussidi ma non ha mai messo in chiaro che i due più grandi sussidi della storia nazionale non sono stati dati ai poveri, bensì ai ricchi.

 

Questi sono stati, ha precisato, la “sucretizzazione” del 1983 ed il salvataggio bancario del 1999, e questa assegnazione di risorse rifletteva chi comandava nel paese, a differenza di oggi, quando si sono assegnate le risorse durante i sei anni di Rivoluzione a quelli che comandano, cioè ai cittadini e non al capitale.