“Fino a che la povertà non sarà cancellata dalla Patria Grande, per questa seconda indipendenza, lottiamo ed avanziamo”, ha affermato il presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, prendendo oggi possesso del suo secondo mandato.
Il mandatario ha pronunciato un vibrante discorso in un atto solenne, nel quale hanno partecipato più di 90 delegazioni di differenti paesi del mondo, dopo avere prestato giuramento davanti alla presidentessa dell’Assemblea Nazionale, Gabriela Rivadeneira.
Ha sottolineato che il paese sta cambiando profondamente e positivamente in tutti i sensi ed ha segnalato che secondo i dati delle Nazioni Unite del 2012, tra 186 paesi, l’Ecuador è uno dei quattro che ha scalato 10 posizioni nella classificazione dell’Indice di Sviluppo Umano.
“Non credo che abbiamo uno sviluppo umano alto”, ha affermato, “ma è indubbio che il paese avanza verso il Buen Vivir, abbiamo un’economia più dinamica, che è cresciuta del 4,3%, quando la regione è cresciuta del 3,5%, a dispetto della crisi mondiale e senza moneta nazionale”.
Ha risaltato che l’Ecuador ostenta il più basso tasso di povertà, 4,1%, abbiamo eliminato la terziarizzazione, eleviamo il salario nominale e quello reale al più alto livello della storia, fatto che copre la canasta basica di consumo ed abbiamo oggi un milione di affiliati alla previdenza sociale.
D’accordo con la Commissione Economica per America Latina ed i Caraibi, ha osservato, questa nazione sud-americana è tra i tre paesi che più riducono la povertà ed ha considerato la povertà come il maggiore attentato alla dignità umana.
Più di un milione di ecuadoriani hanno smesso di essere poveri, la povertà estrema è scesa da 16,9 al 11,2% della popolazione, ha indicato Correa, che considera che un solo povero in America Latina è già troppo, per questo vincere la povertà è l’imperativo morale del continente e del mondo, ha esclamato.
Abbiamo buoni risultati sociali, tra questi essere il paese che ha portato all’università la quantità maggiore di poveri, grazie alla nuova costituzione che ha stabilito la gratuità dell’educazione, ha segnalato.
Ha considerato che l’Ecuador è all’avanguardia in politica di inclusione di persone con “capacità speciali” con un lavoro ed oggi molti di loro sono il sostegno delle famiglie, ha sottolineato.
Ha risaltato, inoltre, i risultati nell’ottimizzazione delle funzioni della Banca Centrale, una nuova negoziazione del debito estero e dei contratti petroliferi, come nell’efficienza della lotta contro l’evasione fiscale.
QUESTA È LA NOSTRA SECONDA INDIPENDENZA
Questa è nostra seconda indipendenza, quella dalla povertà e dall’oppressione. È per questa seconda indipendenza che lottiamo e avanziamo, ha affermato il presidente eletto dell’Ecuador, Rafael Correa, durante il discorso pronunciato nella cerimonia di investitura dell’incarico.
Nell’atto ufficiale realizzato questo venerdì il presidente ha ricordato il 191° anniversario della Battaglia di Pichincha quando conquistarono la libertà politica dalla Spagna.
Ha ricordato che secondo i dati corrispondenti all’Indice di Sviluppo Umano presentati dalle Nazioni Unite, nel periodo da 2007 ad oggi, l’Ecuador è uno dei quattro paesi che hanno guadagnato più posizioni e ha passato da un basso indice di sviluppo umano ad uno alto.
Quanto a sviluppo economico, l’Ecuador ha aumentato il suo Prodotto Interno Lordo in un indice maggiore della media della regione, ha affermato.
Abbiamo incrementato a un milione di lavoratori l’entrata nella previdenza sociale e si sono creati centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Secondo la Commissione Economica per l’America Latina (Cepal), siamo tra i tre paesi che più riducono la povertà nel continente insieme a Venezuela e Uruguay. Nel precedente periodo presidenziale, più di un milione di ecuadoriani sono usciti da questa condizione di povertà.
Alludendo alle statistiche dell’organismo internazionale ha evidenziato che l’Ecuador è il paese che in America latina maggiormente riduce le disuguaglianze e ha definito la diminuzione della povertà estrema di questo paese come uno dei maggiori risultati del suo governo.
Correa ha assicurato che nel suo paese non è più il capitale finanziario che ha il potere,ma il popolo. Ha sostenuto che il paese appartiene al popolo e non a gruppi di piccole elite. “La patria è di tutti, dei più poveri. Faremo molti errori, ma chi ora comanda è il popolo ecuadoriano, non le elite. Nessuno sta qui per ambizioni personali. Siamo qui per servire il nostro popolo”.
Ha sottolineato l’importanza dell’investimento pubblico e ha rimarcato che in Ecuador “l’investimento si trasforma in viabilità, in prevenzione contro i rischi, in giustizia, in infrastruttura elettrica (…) Adesso si investe di più in educazione e in salute. Lo stanziamento delle somme nel bilancio dimostra le relazioni di potere all’interno di un paese, i dati dimostrano che in Ecuador non comanda oramai il capitale finanziario, né le oligarchie, qui comanda il popolo”, ha enfatizzato.
Il capo di Stato ha elogiato gli avanzamenti della sua nazione in campo economico e sociale. “È indubbio che il paese avanza verso il vivere bene, l’Ecuador possiede una delle economie più dinamiche”, ha affermato.
La Rivoluzione Cittadina inizia questo nuovo periodo di governo con un alto livello di accettazione popolare, affermò il presidente. Questo partito ha vinto 9 processi elettorali, tra essi due elezioni presidenziali al primo turno e tre consultazioni popolari.
UNA CATTIVA STAMPA DETERIORA LA DEMOCRAZIA
Il presidente ecuadoriano ha affermato, riferendosi alla stampa, che sebbene creda nel ruolo di una buona stampa nei governi democratici, è anche certo che una cattiva stampa possa attentare a questa stessa democrazia.
Ha denunciato che in molti casi la stampa si fa eco di interessi fraudolenti e di destra e cerca di scalzare gli stati democratici e di diritto.
Crediamo nella creazione di media pluralistici, media comunitari e che difendano la voce della cittadinanza. Crediamo nell’educazione di una cittadinanza critica e che possa esercitare il controllo sui media affinché siano capaci di esigere da loro che esercitino la loro vera funzione”, ha affermato.
UNITÀ LATINOAMERICANA
L’ordine mondiale non solo è ingiusto, ma immorale. Dimostrazione di ciò è la situazione che sta vivendo oggi l’Europa. Non pretendiamo di cambiare questa situazione dall’Ecuador, quello lo faranno i suoi cittadini. Da qua manterremo la nostra indipendenza e sovranità.
Riferendosi all’integrazione regionale ha affermato: Disuniti ci continueranno a trattare come un cortile sul retro, sarà il capitale straniero che ci imporrà condizioni. Uniti saremo noi che imponiamo condizioni a questo capitale.
La nuova architettura finanziaria regionale, l’armonizzazione di politiche finanziarie regionali, sono alcune delle linee di lavoro da sviluppare. Non c’è tempo da perdere, rimane molto da fare nella nostra Patria Grande, ha detto.