Il traduttore si scusa per gli errori |
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Venezuela: la rivoluzione si difende |
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15.06.2013 - di Luis Carapinha | da www.avante.pt www.marx21.it
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Sono passati più di tre mesi dalla morte di Hugo Chavez. Per nessuno è un segreto che, dentro e fuori il Venezuela, la scomparsa prematura del leader della rivoluzione bolivariana rappresenta una perdita irreparabile e che, in questa situazione, il processo di emancipazione si trova ad affrontare un quadro complesso mai presentatosi in precedenza. Tuttavia, non si illuda chi pensi che la rivoluzione sia sconfitta o si appresti a capitolare.
L'alleanza della grande borghesia venezuelana, comandata e assistita da Washington, ha puntato molto su un programma destabilizzatore, ma si è ritrovata sconfitta nello scontro frontale delle presidenziali del 14 aprile e nell'operazione sovversiva che in seguito ha scatenato nelle strade e nella campagna di disconoscimento e impugnazione delle elezioni. Per lunghi mesi le forze della reazione si erano preparate a questo scenario elettorale e post-elettorale. Spudoratamente, gli stessi nemici dichiarati della Costituzione bolivariana e protagonisti del golpe fallito del 2002 si sono presentati alle prime elezioni senza Chavez sotto l'ombrello di una campagna chiamata “Simon Bolivar”. Il candidato Capriles si è trasformato in simpatizzante di tutte le cause popolari, erigendosi addirittura in sostenitore del “genuino” chavismo.
Insieme alla serrata campagna politico-mediatica è stata pianificata e attuata la guerra economica. Una guerra di logoramento della base elettorale e sociale della rivoluzione, promuovendo sabotaggi della rete elettrica, la penuria di prodotti alimentari ed essenziali e il tentativo di instaurare un clima di caos. Mentre medita soluzioni golpiste, l'opposizione non smette di agitare la presunta uscita dal solco delle riforme all'interno del movimento bolivariano e nell'apparato statale.
Il Venezuela è immerso in un processo rivoluzionario con caratteristiche proprie, per molti aspetti inedite. Con un percorso sinuoso, a partire dalla rivoluzione di liberazione nazionale che si cerca di consolidare sulla strada della transizione socialista, coraggiosamente proclamata da Chavez nel 2006 e riaffermata dall'attuale presidente, Nicolas Maduro, il paese vive le contraddizioni di un processo di trasformazioni incompleto, in cui il nuovo è appena germogliato e il vecchio ancora persiste.
Nel campo bolivariano esiste la consapevolezza che i rapporti di produzione dominanti continuano ad essere capitalisti, della dipendenza dallo sfruttamento e l'esportazione di petrolio e dalle importazioni (alimentari, articoli di consumo e attrezzature).
La campagna sovversiva della destra, che fa leva su più di sette milioni di voti, ha contribuito all'acutizzazione della congiuntura economica in cui emergono gli squilibri produttivi e strutturali dell'economia venezuelana nel contesto in cui la rivoluzione bolivariana ha elevato sensibilmente, non solo il PIL, ma anche la capacità di acquisto e di consumo di vasti strati.
La risposta del Governo consiste nel disarmare la destabilizzazione e far fronte ai problemi più acuti che causano il malessere sociale. Allo stesso tempo si cerca di avanzare con misure strategiche per elevare la capacità produttiva e la partecipazione dei lavoratori, senza la cui organizzazione non esiste soggetto rivoluzionario. La determinazione delle masse venezuelane è il fattore preponderante. Anche senza la presenza fisica di Chavez, l'iniziativa rimane dalla parte del campo bolivariano. L'unità concreta delle forze antimperialiste e rivoluzionarie è essenziale, nel momento in cui gli Stati Uniti non hanno ancora riconosciuto Maduro e intensificano le pressioni per rovesciare il rapporto di forze in America Latina che non è favorevole all'imperialismo.
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
di Luis
Carapinha | da www.avante.pt
Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo
scenario elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli
stessi nemici dichiarati
della Costituzione
bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez
sotto l'ombrello di una
campagna chiamata “Simon
Bolivar”. Il candidato
Capriles si è
trasformato in
simpatizzante di tutte
le cause popolari,
erigendosi addirittura
in sostenitore del
“genuino” chavismo.
Insieme alla serrata
campagna
politico-mediatica è
stata pianificata e
attuata la guerra
economica. Una guerra di
logoramento della base
elettorale e sociale
della rivoluzione,
promuovendo sabotaggi
della rete elettrica, la
penuria di prodotti
alimentari ed essenziali
e il tentativo di
instaurare un clima di
caos. Mentre medita
soluzioni golpiste,
l'opposizione non smette
di agitare la presunta
uscita dal solco delle
riforme all'interno del
movimento bolivariano e
nell'apparato statale.
di Luis Carapinha
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Per lunghi mesi le forze
della reazione si erano
preparate a questo scenario
elettorale e
post-elettorale.
Spudoratamente, gli stessi
nemici dichiarati della
Costituzione bolivariana e
protagonisti del golpe
fallito del 2002 si sono
presentati alle prime
elezioni senza Chavez sotto
l'ombrello di una campagna
chiamata “Simon Bolivar”. Il
candidato Capriles si è
trasformato in simpatizzante
di tutte le cause popolari,
erigendosi addirittura in
sostenitore del “genuino”
chavismo. Insieme alla
serrata campagna
politico-mediatica è stata
pianificata e attuata la
guerra economica. Una guerra
di logoramento della base
elettorale e sociale della
rivoluzione, promuovendo
sabotaggi della rete
elettrica, la penuria di
prodotti alimentari ed
essenziali e il tentativo di
instaurare un clima di caos.
Mentre medita soluzioni
golpiste, l'opposizione non
smette di agitare la
presunta uscita dal solco
delle riforme all'interno
del movimento bolivariano e
nell'apparato statale. |
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