Dopo le
recenti
elezioni in
Venezuela, 8
persone
sostenitrici
del
candidato
chavista
Nicolas
Maduro, sono
state
assassinate
- 6 da armi
da fuoco,
due
investite da
un camion -
per mano dei
sostenitori
dell'oppositore
Henrique
Capriles,
che non
riconosce la
sua
sconfitta
(1).
Queste 8
uccisioni di
attivisti di
sinistra -
cioè, tutti
appartenenti
ad una delle
parti - sono
stati,
invece,
presentate
dai media
internazionali
come
prodotto
dello
"scontro"
tra
bolivariani
ed
oppositori.
Ciò diceva
Telecinco
(canale
privato
spagnolo):
"Gli scontri
tra i
sostenitori
del partito
al potere e
l'opposizione,
dopo i
risultati
delle
elezioni,
hanno
causato 61
feriti e più
di un
centinaio di
detenuti"
(2).
Alcuni media
arrivano
anche a
presentare
Capriles
come un
presunto
"pacificatore",
dopo aver
revocato una
marcia di
protesta.
la
giornalista
Arantxi
Padilla, di
Euskal
Telebista
(televisione
pubblica
basca), ci
diceva
quanto
segue: "Il
Procuratore
Generale
Luisa Ortega
ha
confermato
che ci sono
già 7 morti,
61 feriti e
135
arrestati
per gli
scontri
post-elettorali.
E' per
questo che
molti
pensano che
la decisione
di Capriles
di
sospendere
la marcia è
stata
sensata,
perché
questo ha
provocato
che le acque
si siano
abbastanza
calmate"(3).
Antenna 3
(canale
privato
spagnolo)
riferiva:
"L'oppositore
Henrique
Capriles ha
annullato la
marcia di
protesta
prevista per
oggi, dopo
la morte di
almeno 7
persone per
scontri
politici"
(4).
I mezzi di
comunicazione
hanno
mascherato
con l'
eufemismo di
"scontri
post-elettorali"
tutta una
strategia di
terrore
antichavista.
Oltre agli 8
morti, 61
persone sono
rimaste
ferite, una
delle quali
si é cercato
di bruciarla
viva (5); 12
centri di
Diagnosi
Integrale
(ambulatori
medici) sono
stati date
alle fiamme,
e pazienti e
personale
cooperante
cubano
aggrediti
fisicamente;
ci sono
stati
attacchi a
supermercati
statali
della
Missione
Mercal che
distribuiscono
cibo a
prezzi
popolari,
così come a
case della
Gran Mision
Vivienda,
cedute dallo
Stato a
famiglie
povere, e a
sedi di
società
pubbliche
come PDVSA e
Conatel;
cinque media
comunitari
sono stati
parzialmente
distrutti e
assediati i
canali TV di
Telesur e
Venezolana
de
Television;
case
popolari,
veicoli
ufficiali e
diverse sedi
del Partito
Socialista
Unito del
Venezuela (PSUV)
sono state
bruciate, e
sparati
colpi d'arma
contro sedi
del governo;
e uomini
politici,
artisti e
giornalisti
di sinistra
sono stati
molestati,
insultati,
minacciati e
aggrediti
fisicamente.
Tuttavia, i
principali
quotidiani
internazionali
- che hanno
taciuto
tutti questi
fatti -
ribadiscono
la tesi del
paese
polarizzato,
spezzato in
due parti
(6).
Una tesi mai
avallata per
altri
scenari
elettorali
con
risultati
anche
aggiustati.
Basta
ricordare il
margine
dell' 1% con
cui José
María Aznar
ha vinto in
Spagna nel
1996 (7), o
2% di
differenza
tra Obama e
Romney nelle
ultime
elezioni del
2012 (8).
L'esempio
delle
elezioni
messicane
del 2006, in
cui la
differenza
tra Felipe
Calderon e
Manuel Lopez
Obrador è
stata dello
0,58%, 3
volte
inferiore a
quella delle
recenti
elezioni in
Venezuela, è
un esempio
del doppio
standard dei
media.
Ricordiamo
un
editoriale
del
quotidiano
spagnolo El
País che
qualificava
come "un
gesto
pericoloso
in un paese
dove la
violenza è
all'ordine
del giorno"
le proteste
del
candidato
messicano
della
sinistra
López
Obrador di
fronte alle
numerose
prove di
frode (9).
Nel caso
attuale del
Venezuela,
tuttavia,il
quotidiano
fa un'aperta
apologia
delle
denunce e
proteste
dell'opposizione
di destra
(10).
L'oppositore
Henrique
Capriles non
accetta i
risultati in
cui è stato
sconfitto
con un
margine
dell' 1,59%,
nonostante
che il
sistema
venezuelano
-
considerato
uno dei più
affidabili
del mondo da
parte del
Centro
Carter -
comprende 14
controlli (11).
Uno di essi
già ha
incluso il
54% di tutte
le macchine
per il voto,
con tecnici
e testimoni
di tutti i
partiti
politici.
Ora il
Consiglio
Nazionale
Elettorale
ha approvato
controllare
il restante
46% (12).
Il processo
è stato
monitorato
da 170
osservatori
internazionali,
tra cui le
missioni
dell'Unione
delle
Nazioni
Sudamericane
(UNASUR), il
Mercato
comune del
Sud (Mercosur),
l'Unione
Interamericana
degli
Organismi
Elettorali (UNIORE)
e il Centro
Carter degli
USA (13).
Una
rappresentanza
del
Congresso
spagnolo,
composto da
tutte le
forze
politiche,
ha adottato
un testo che
indica che
"il
risultato
elettorale è
affidabile",
e che questo
"deve essere
quello
emanato dal
Consiglio
Nazionale
Elettorale"
(14).
Uno dei
dirigenti
del
Consiglio
Nazionale
Elettorale (CNE),
Vicente
Diaz,
oppositore
del chavismo,
ha detto che
il processo
"é stato
pulito" e
che non
aveva alcun
dubbio "del
risultato
(...) perché
(il sistema
di voto) è
stato
controllato,
certificato
e testato in
presenza di
testimoni
"(15).
Ma la
violenza non
solo è stata
incoraggiata
dai politici
dell'opposizione,
ma
soprattutto
da parte dei
media di
comunicazione
del paese,
l'80% nelle
mani dell'
opposizione
(16).
Un messaggio
sui social
network del
giornalista
Nelson
Bocaranda
accusava i
medici
cooperanti
cubani in
Maracaibo di
nascondere
urne
elettorali
(17).
Poco dopo,
cominciavano
attacchi
simultanei
contro
almeno 12
centri
medici dove
lavorano
cooperanti
della
solidarietà
cubana.
Ricordiamo
che uno dei
messaggi
della
campagna di
Capriles é
stata la
presunta
"ingerenza"
di Cuba nel
paese.
Diversi
quotidiani
hanno
pubblicato
fotografie
di
funzionari
che
bruciavano
schede
elettorali,
presentandole
come prova
della
presunta
"frode".
Ore dopo, il
governo ha
chiarito che
corrispondevano
alla
distruzione
legale di
materiale
dopo le
elezioni del
2007 (18).
Henrique
Capriles ha
annunciato
in una
conferenza
stampa che
possedeva
numerose
prove della
"frode".
Una di
queste era
che in un
seggio
elettorale
di Trujillo
si erano
contati più
voti che
elettori.
Il Governo
ha chiarito
trappola di
Capriles:
aveva
eliminato
dalla sua
contabilità
una delle
due macchine
del detto
seggio
elettorale
(19).
Ma i grandi
media
privati
venezuelani
non hanno
informato di
questi
chiarimenti.
Il ruolo di
istigazione
dell'ondata
di terrore
da parte di
Henrique
Capriles e
della
direzione
dei media
venezuelani
rappresenterebbe,
in altri
paesi del
mondo, un
delitto
severamente
punito.
Ci sarà
giustizia in
Venezuela
per le
famiglie
delle otto
persone
assassinate?
O la
Giustizia
venezuelana
si piegherà
di fronte
alla
pressione
mediatica?
Eufemismos para justificar ola de terror
en Venezuela: 8 asesinatos de chavistas son `enfrentamientos
postelectorales
Tras las recientes elecciones de Venezuela, 8 personas partidarias del
candidato chavista Nicolás Maduro fueron asesinadas –6 por armas de
fuego, dos arrolladas por un camión- a manos de partidarios del opositor
Henrique Capriles, quien no reconoce su derrota electoral (1).
Estos 8 asesinatos de militantes de izquierda –es decir, todos
pertenecientes a una de las partes- han sido, sin embargo, presentados
por los medios internacionales como producto del “enfrentamiento” entre
bolivarianos y opositores. Esto decía Telecinco (canal privado español):
“Los enfrentamientos entre seguidores del oficialismo y la oposicion,
tras los resultados electorales, han provocado 61 heridos y hay más de
un centenar de detenidos” (2).
Algunos medios, incluso, llegaban a presentar a Capriles como un
supuesto “pacificador”, al haber desconvocado una marcha de protesta. La
periodista Arantxi Padilla, de Euskal Telebista (televisión pública
vasca), nos decía lo siguiente: “La Fiscal General Luisa Ortega ha
confirmado que hay ya 7 muertos, 61 heridos y 135 detenidos por
enfrentamientos postelectorales. Es por ello que muchos piensan que la
decisión de Capriles de suspender esta marcha ha sido sensata, porque
esto ha provocado que las aguas se hayan calmado bastante” (3). En
Antena 3 (canal privado español) informaba así: “El opositor Henrique
Capriles ha anulado la marcha de protesta prevista para hoy, tras la
muerte de al menos 7 personas por enfrentamientos políticos” (4).
Los medios han disfrazado con el eufemismo de “enfrentamientos
postelectorales” toda una estrategia de terror antichavista. Además de
los 8 muertos, 61 personas resultaron heridas, a una de las cuales se
intentó quemar viva (5); 12 Centros de Diagnóstico Integral (ambulatorios
médicos) fueron incendiados, y pacientes y personal cooperante cubano
agredidos físicamente; se produjeron ataques a supermercados estatales
de la Misión Mercal, que distribuyen alimentos a precios populares, así
como a viviendas de la Gran Misión Vivienda, cedidas por el Estado a
familias sin recursos, y a sedes de empresas públicas como PDVSA y
Conatel; cinco medios comunitarios fueron parcialmente destruidos, y
asediados los canales de televisión Telesur y Venezolana de Televisión;
viviendas de concejales, vehículos oficiales y varias sedes del Partido
Socialista Unido de Venezuela (PSUV) fueron incendiadas, y tiroteadas
varias casas de gobierno; y políticos, artistas y periodistas de
izquierda sufrieron acosos, insultos, amenazas y agresiones físicas.
Sin embargo, los grandes diarios internacionales –que han silenciado
todos estos hechos- reiteran la tesis del país polarizado, fracturado en
dos partes (6). Una tesis que jamás aplican a otros escenarios
electorales con resultados también ajustados. Basta recordar el margen
del 1 % con el que José María Aznar ganó en España en 1996 (7); o el 2 %
de diferencia entre Obama y Romney en las últimas elecciones de 2012
(8).
El ejemplo de las elecciones mexicanas de 2006, en las que la diferencia
entre Felipe Calderón y Manuel López Obrador fue del 0,58 %, 3 veces
inferior a la de las recientes elecciones en Venezuela, es ejemplo del
doble rasero de los medios. Recordemos un editorial del diario español
El País que calificaba como "un gesto peligroso en un país donde la
violencia está a la orden del día" las protestas del candidato mexicano
de izquierda López Obrador ante las numerosas pruebas de fraude (9). En
el actual caso de Venezuela, sin embargo, el diario hace una abierta
apología de las denuncias y movilizaciones de la oposición derechista
(10).
El opositor Henrique Capriles no acepta los resultados en los que salió
derrotado por un margen del 1,59 %, a pesar de que el sistema venezolano
–calificado como uno de los más fiables del mundo por el Centro Carter-
incluye por ley 14 auditorías (11). Una de ellas ya abarcó el 54 % de
todas las máquinas de votación, con técnicos y testigos de todos los
partidos políticos. Ahora el Consejo Nacional Electoral ha aprobado
realizar el 46 % restante (12).
El proceso fue monitoreado por 170 acompañantes internacionales, entre
ellos las misiones de la Unión de Naciones Suramericanas (Unasur), el
Mercado Común del Sur (Mercosur), la Unión Interamericana de Organismos
Electorales (Uniore) y el Centro Carter de EEUU (13). Una representación
del Congreso español, compuesto por todas las fuerzas políticas, aprobó
un texto en el que señala que “el resultado electoral es fiable”, y que
éste “debe ser el que emane del Consejo Nacional Electoral” (14).
Uno de los rectores de este Consejo Nacional Electoral (CNE), Vicente
Díaz, opositor al chavismo, afirmó que el proceso "fue limpio" y que no
tenía dudas "del resultado (...) porque (el sistema de votación) ha sido
auditado, certificado y revisado en presencia de los testigos" (15).
Pero la violencia no solo ha sido alentada por los políticos de la
oposición, sino fundamentalmente por los medios de comunicación del país,
un 80 % en manos opositoras (16).
Un mensaje en las redes sociales del periodista Nelson Bocaranda acusaba
a médicos cooperantes cubanos en Maracaibo de esconder urnas electorales
(17). Poco después, comenzaban ataques simultáneos contra al menos 12
centros médicos donde atienden cooperantes de la solidaridad cubana.
Recordemos que uno de los mensajes de la campaña de Capriles fue la
supuesta “injerencia” de Cuba en el país.
Varios diarios publicaban las fotografías de funcionarios quemando
papeletas electorales, presentándolas como prueba del supuesto “fraude”.
Horas después, el Gobierno aclaraba que correspondían a la destrucción
legal de material tras las elecciones del año 2007 (18).
Henrique Capriles anunciaba en rueda de prensa que poseía numerosas
pruebas del “fraude”. Una de ellas era que en un centro electoral de
Trujillo se habían contabilizado más votos que electores. El Gobierno
aclaró la trampa de Capriles: había eliminado de su contabilidad una de
las dos mesas de dicho centro electoral (19). Pero los grandes medios
privados venezolanos no informaron de estas aclaraciones.
El papel de instigación de la ola de terror por parte de Henrique
Capriles y la dirección de los medios venezolanos representaría, en
otros países del mundo, un delito duramente penado. ¿Se hará justicia en
Venezuela con las familias de las 8 personas asesinadas? ¿O la Justicia
venezolana se arrugará ante la presión mediática?
(1)
http://www.aporrea.org/actualidad/n227121.html
(2)
http://www.telecinco.es/informativos/internacional/Capriles-desconvoca-manifestacion-Caracas-violencia_2_1589730003.html
(3)
http://www.eitb.tv/es/#/video/2307722667001
(4)
http://www.antena3.com/noticias/mundo/maduro-acusa-elites-imperialistas-eeuu-provocar-ola-violencia-postelectoral_2013041700008.html
(5)
http://www.aporrea.org/oposicion/n227006.html
(6)
http://www.cronista.com/internacionales/Fractura-politica-tras-la-eleccion-en-Venezuela-20130415-0068.html
(7)
http://tercerainformacion.es/spip.php?article50247
(8)
http://www.publico.es/445004/en-directo-barack-obama-es-reelegido-presidente-de-eeuu
(9)
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=166883
(10)
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/16/actualidad/1366132912_144087.html
(11)
http://www.embajadadevenezuela.es/vinculos-que-unen/1882-embajada-venezolana-en-espana-llama-a-que-se-respete-institucionalidad-venezolana
(12)
http://www.telesurtv.net/articulos/2013/04/18/cne-de-venezuela-hara-auditoria-del-46-de-las-cajas-de-votacion-4221.html
(13)
http://www.europapress.es/latam/venezuela/noticia-venezuela-misiones-acompanamiento-internacionales-destacan-ejemplar-proceso-electoral-venezuela-20130414235222.html
(14)
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/16/actualidad/1366109495_132234.html
(15)
http://www.vtv.gob.ve/articulos/2013/04/15/rector-vicente-diaz-no-tengo-dudas-del-resultado-arrojado-por-el-cne-4979.html
(16)
http://rebelion.org/noticia.php?id=166722
(17)
http://www.vtv.gob.ve/articulos/2013/04/16/twitter-de-nelson-bocaranda-desata-violencia-contra-cdi-y-medicos-cubanos-8986.html
(18)
http://www.cubainformacion.tv/index.php/america-latina/49458-guerra-sucia-de-medios-privados-en-venezuela-hacen-pasar-por-actales-fotos-de-quema-de-votos-de-2007
(19)
http://www.cubainformacion.tv/index.php/america-latina/49478-el-fraude-de-henrique-capriles-presenta-pruebas-a-la-prensa-con-cifras-equivocadas- |
“L'obiettivo
dell'opposizione, quando non riconosce i risultati e chiede il
riconteggio totale dei voti, non è “vincere le elezioni” ma
guadagnare tempo per la strategia golpista. Si cerca di
inaugurare un periodo di incertezza affinché le corporazioni
mediatiche e i gruppi d'assalto dell'opposizione eseguano il
loro lavoro destabilizzatore. Infatti alla proclamazione dei
risultati sono immediatamente seguiti gli attentati di
“sostenitori di Capriles” alle sedi del PSUV, gli attacchi ad
ambulatori seguiti da medici cubani, i disordini nelle strade,
ecc. Si parla già di 7 morti e 61 feriti e l'opposizione ha
lanciato appelli alla disobbedienza civile. L'opposizione
venezuelana non sembra disposta ad assumere il potere attraverso
le urne e sta cercando in tutti i modi di non permettere il
consolidamento del nuovo governo.”
Alcuni giorni fa avevo affermato che i mezzi di comunicazione
spagnoli facevano intravvedere due scenari possibili in
Venezuela: uno era la preparazione della giustificazione della
sconfitta, l'altro la preparazione di un colpo di Stato. La
vittoria di Maduro, con un margine minore di quanto si sperava,
ha spostato i programmi di guerra nella seconda direzione.
Occorre tenere conto che questo piano B dell'opposizione
venezuelana è sempre stato il il piano A delle oligarchie e
dell'impero [1], ma il carisma e la leadership del presidente
Chavez, e la costruzione di un progetto di egemonia popolare,
gli facevano vincere le elezioni con un margine sufficiente a
rendere arrischiati i piani golpisti – con il rapporto
costi-benefici sfavorevole in una situazione di guerra civile -;
diciamo che il rapporto di forze era abbastanza sbilanciato a
favore del progetto bolivariano.
Dopo la sconfitta del golpe dell'aprile 2002 e lo sciopero dei
petrolieri contro il governo Chavez l'opposizione, probabilmente
con un'adeguata consulenza esterna, ha compreso che il
“classico” golpe latinoamericano doveva essere diversificato e
adattato alla congiuntura. Ottenere il risultato più appropriato
è diventato parte della costruzione delle condizioni
preparatorie di un colpo di Stato con la possibilità di vincere.
Per ottenerlo il lavoro delle corporazioni mediatiche è
fondamentale, non sufficiente senza dubbio, ma imprescindibile
allo scopo di bombardare le coscienze e il senso comune. In un
paese come il Venezuela con l'80% dei media in mano
all'opposizione (circa il 70% delle utenze) possiamo dire che
l'artiglieria sparava in casa. Fuori dal Venezuela, le
corporazioni mediatiche, in generale, condividono interessi con
i loro partner venezuelani e sono a capitale nordamericano. Per
anni hanno cannoneggiato sulla non credibilità del processo
elettorale, generando dubbi, mettendo in discussione il Comitato
Elettorale Nazionale (CNE), alimentando voci e paure e mentendo
apertamente. Poco ha importato che anche la stessa opposizione
ricorresse al sistema elettorale e al CNE (che in Venezuela è un
potere indipendente dallo Stato) per eleggere come candidato
dell'opposizione lo stesso Capriles, né che abbia riconosciuto
quasi immediatamente i risultati quando le differenze di voto
erano elevate. Un sospetto si sparge e matura facilmente
nascondendo ogni contraddizione logica. I mezzi di comunicazione
si occupano di seminare sospetti e concentrare le coscienze dei
cittadini attorno a un tema: il sistema elettorale.
Nel caso di queste elezioni si è lavorato intensamente sulla
messa in discussione del sistema elettorale e le istruzioni a
riguardo, non poteva essere diversamente, sono partite dal
Dipartimento di Stato nordamericano. Il 16 marzo la
sottosegretaria degli Stati Uniti, Roberta Jacobson, ha fatto
delle dichiarazioni pubbliche mettendo in dubbio la trasparenza
e la sicurezza del sistema elettorale venezuelano e
immediatamente dopo il discorso di Capriles ha fatto propri i
suoi slogan [2]. I giornalisti hanno lanciato i loro proiettili
su questo obiettivo nel corso di tutta la campagna. Invece di
contrastare le dichiarazioni dell'opposizione, per esempio con
il rapporto della Fondazione Carter che afferma che il sistema
elettorale venezuelano è il più affidabile e trasparente, più di
quello degli USA, “il migliore del mondo”, secondo le parole
dello stesso Jimmy Carter, o ricorrere ai rapporti delle
centinaia di osservatori e accompagnatori stranieri (di tutte le
ideologie e partiti) [3] che in ogni votazione hanno attestato
l'affidabilità e la limpidezza del sistema, i giornalisti hanno
ripreso senza discutere le parole d'ordine dell'opposizione.
Il non riconoscimento dei risultati era già annunciato nel caso
il margine non fosse stato molto ampio. Infatti, i mezzi di
comunicazione spagnoli avevano dato spazio all'azione di 40
studenti e avevano ripreso nei titoli le loro dichiarazioni
“Speriamo che Capriles sia
all'altezza e non riconosca il risultato in caso di frode”
[4]; la stessa cosa ha fatto il Dipartimento di Stato, il cui
portavoce Patrick Ventrell si era rifiutato di riconoscere la
vittoria di Maduro, sostenendo in tal modo la destabilizzazione
e permettendo alla strategia golpista di prendere tempo.
Un'altra delle condizioni necessarie al golpe è stata quella di
guadagnare posizioni nel rapporto di forze, ottenere un
sufficiente sostegno popolare, anche in caso di non vittoria
elettorale, di modo che, dentro e fuori il Venezuela, i
conflitti fossero visti dall'opinione pubblica come
“inevitabili”. Il lavoro più sistematico si è fatto in questo
campo. Anche quando il presidente Chavez vinceva ampiamente, i
media non cessavano di ripetere che il Venezuela è diviso in due
metà, che il presidente divideva il paese, ecc. Si è sempre
diffusa la ricostruzione che assegnava ai sostenitori di Chavez
l'etichetta di provocatori, estremisti, ecc., mentre i
sostenitori di Capriles venivano presentati come pacifiche
vittime che soffrono ingiustamente l'abuso di potere dello
Stato. Avanzare nel rapporto di forze ha permesso inoltre
l'operazione di marketing che assegna a Capriles quell'aria di
personalità popolare che gli fa difetto – sia per estrazione che
per risorse -. La vittoria ridotta di Maduro [5] e l'assunzione
del potere, in corrispondenza alle leggi venezuelane, ha
permesso di ricreare l'immagine di estremismo che potrebbe
“giustificare” agli occhi dell'opinione pubblica internazionale
i conflitti provocati dall'opposizione. Qui i media hanno
lavorato sull'idea di “patto” omologando il chavismo ai partiti
occidentali in cui, in assenza di ideologie e progetti
antagonisti, tutto si può contrattare e negoziare. Nel caso non
si vincessero le elezioni e in assenza di un sufficiente
appoggio popolare, si potrebbe esigere dal governo di venire a
patti con l'opposizione. L'opinione pubblica cade facilmente
nella trappola che fa apparire cosa logica e di senso comune il
fatto che, se non si hanno grandi differenze di voto, occorra
venire a patti, non si rende conto che qui ci troviamo di fronte
a due progetti contrapposti tra loro, uno di egemonia popolare,
l'altro di egemonia delle elites – sebbene si presenti con un
discorso populista -. Il rifiuto di venire a patti viene
presentato come una manifestazione di intransigenza che alimenta
lo stereotipo dell'autoritarismo perché serva come argomento
giustificatorio di un golpe.
Senza alcun dubbio la richiesta di riconteggio totale dei voti è
la principale arma a favore del colpo di Stato. In primo luogo
perché all'opinione pubblica internazionale, compresa quella
progressista, risulta ragionevole una richiesta di questo tipo.
La nostra logica di fondo funziona nel seguente modo: se i
risultati sono stati così risicati e se si nutrono dubbi in
merito a frodi non è certo inopportuno che si proceda al
riconteggio totale, e così si manterrebbe la pace e si
eviterebbero disordini nelle strade. In secondo luogo non
dovrebbe rappresentare un problema aspettare ad assumere il
potere fino a quando non vengano confermati i risultati. Ma,
tutto questo che pare così ragionevole, inserito nel contesto
venezuelano, si trasforma in un tranello. Né la CNE può
accettare il riconteggio totale del voto né Maduro può ritardare
la sua assunzione del potere. Se la CNE accettasse il
riconteggio totale dei voti accetterebbe che il sistema
elettorale venezuelano (totalmente automatizzato), con i suoi 14
centri di controllo su tutto il processo e con il 54% delle
sezioni elettorali sottoposte a controllo, non è affidabile, che
ci troveremmo di fronte all'eventualità di qualche tipo di
frode. Tutto il sistema elettorale è la garanzia della sovranità
popolare in Venezuela e non trasmette risultati provvisori o
sondaggi, e quando trasmette i risultati è perché il conteggio
realizzato ormai rende irreversibili i risultati; di modo che
mettere in discussione questi risultati significa mettere in
discussione tutto il sistema, compresa l'indipendenza della CNE.
Qualsiasi irregolarità rilevata, come in qualsiasi paese che
conosciamo, deve essere discussa nei tribunali, cosa che non ha
fatto l'opposizione venezuelana che non ha neppure formalizzato
la sua denuncia di frode e i reclami. D'altro lato, l'eletto
presidente Maduro non può non assumere la presidenza poiché
implicitamente riconoscerebbe che il risultato non è chiaro e
contribuirebbe ad alimentare i dubbi e l'instabilità del paese.
L'obiettivo dell'opposizione, quando non riconosce i risultati e
chiede il riconteggio totale dei voti, non è “vincere le
elezioni” ma guadagnare tempo per la strategia golpista. Si
cerca di inaugurare un periodo di incertezza affinché le
corporazioni mediatiche e i gruppi d'assalto dell'opposizione
eseguano il loro lavoro destabilizzatore. Infatti alla
proclamazione dei risultati sono immediatamente seguiti gli
attentati di “sostenitori di Capriles” alle sedi del PSUV, gli
attacchi ad ambulatori seguiti da medici cubani, i disordini
nelle strade, ecc. Si parla già di 7 morti e 61 feriti e
l'opposizione ha lanciato appelli alla disobbedienza civile.
L'opposizione venezuelana non sembra disposta ad assumere il
potere attraverso le urne e sta cercando in tutti i modi di non
permettere il consolidamento del nuovo governo.
I mezzi di comunicazione in
Spagna e il governo hanno serrato le fila a fianco
dell'opposizione venezuelana e stanno dispiegando tutta
l'artiglieria. Anche se il ministro Margallo ha parlato di un
malinteso in merito alla richiesta di riconteggio dei voti
(probabilmente gli investimenti spagnoli in Venezuela gli hanno
fatto mitigare le dichiarazioni), i media, molto più coinvolti
nella strategia golpista, hanno battuto il tasto del vuoto di
potere.
In questo momento il riconteggio totale è la parola d'ordine che
cerca di rovesciare il rapporto di forze e il risultato
elettorale, che cerca di rendere accettabile ciò che non lo è. I
media riescono a far credere che il vincitore delle elezioni
debba essere messo in discussione, che i difensori della
legalità vigente appaiano come trasgressori e che la violenza
golpista venga presentata come espressione della volontà
popolare. Si lanciano i corpi di assalto che attiveranno una
spirale di violenza e dopo le mobilitazioni di massa. Questi
gruppi violenti utilizzeranno la provocazione (attentati,
violenza di strada, ecc.) e se non otterranno risposta
aumenteranno il livello della provocazione e se i chavisti
dovessero rispondere verrebbero giustificati nei loro attacchi
(presentati come se si stessero difendendo). D'altro canto,
questi gruppi non possono agire isolati e per questo si cercherà
di portare le masse nelle strade di modo che non si possa
distinguere tra questi gruppi e la gente normale. Di qui
l'appello di Capriles a una marcia popolare fino a Caracas. “Il
popolo nelle strade” servirà come giustificazione ai media e a
molti intellettuali e accademici per dare ragione
all'opposizione.
La storia dell'America Latina si ripete nelle forme con cui le
elites perpetuano il loro potere. O vincono le elezioni o
prendono il potere in altro modo. Chavez e la Rivoluzione
Bolivariana hanno sfidato l'impero e i suoi alleati per un tempo
sufficiente e il virus si è esteso ad altri paesi
latinoamericani. Pare proprio che, al contrario di quanto
affermano alcuni media, né l'opposizione venezuelana né l'impero
sappiano aspettare.
NOTE
[1] La
oligarquía venezolana, muy vinculada a EEUU y sus socios,
engloba a las empresas transnacionales con intereses en las
reservas petroleras, el empresariado importador nacional, los
partidos políticos tradicionales y las corporaciones mediáticas.
[2]
http://www.telesurtv.net/articulos/2013/03/17/venezuela-rechaza-declaraciones-injerencistas-de-sub-secretaria-de-ee.uu-6294.html
[3]
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/16/actualidad/1366109495_132234.html
[4]
http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/09/actualidad/1365516397_978209.html
[5]
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=166766&titular=victoria-m%EDnima-del-%3Ci%3Echavismo%3C/i%3E-
*Ángeles Diez è dottore di Scienze Politiche e Sociologia,
Professore all'Università Complutense di Madrid
|
Questo
lunedì, il
Consiglio
Nazionale
Elettorale
(CNE)
del
Venezuela ha
proclamato
presidente
di quel
paese
Nicolas Maduro nelle
elezioni di
domenica 14
aprile,
convocate
dopo la
morte del
Comandante
Hugo Chavez.
Il CNE aveva
informato
che Maduro,
del Partito
Socialista
del
Venezuela (PSUV),
e proclamato
successore
da Chavez,
ha ricevuto
7.505.338
voti, pari
al 50,66%
dei voti
espressi,
mentre
l'oppositore
Henrique
Capriles ha
ottenuto
7.270.403
voti, ossia
il 49.07%.
Il candidato
bolivariano
ha ottenuto
234.935 voti
in più del
suo
principale
avversario
per un
vantaggio di
1,59% in uno
scenario che
ha coinvolto
il 78,715%
degli
elettori.
I perdenti
che, a
differenza
del chavismo,
hanno
ottenuto il
loro miglior
risultato di
sempre si
rifiutano di
ammettere la
sconfitta.
Hanno
chiesto un
riconteggio
dei voti*,
sostenuti
dal governo
degli Stati
Uniti e dal
Segretario
generale
dell'OSA, e
lontani
dall'aver
fiducia in
un sistema
elettorale
dei più
riconosciuti
a livello
internazionale,
hanno
attuato una
strategia
per impedire
la
governabilità
del paese.
Durante la
campagna
elettorale,
i sabotaggi
al sistema
elettrico e
l'
accaparramento
e la
speculazione
al fine di
causare
mancanze
sono state
carte che la
potente
macchina
multimediale
anti-Chavez
ha
utilizzato
contro il
candidato
facente
funzione di
Presidente.
Nonostante
ciò il
chavismo ha
vinto in 16
dei 24 stati
del paese e
in tutta la
nazione i
voti danno
un vantaggio
superiore a
quello
ottenuto
dagli amici
di
Washington
in molte
parti.
Ma in
Venezuela
nulla è
sufficiente.
Un'euforica
opposizione
che ha
visto,
nell'assenza
di Chavez
l'opportunità
di gettarsi
alle spalle
le
trasformazioni
che si sono
verificate
negli ultimi
14 anni e la
smobilitazione
di un
settore
chavista che
ha creduto
che con il
vantaggio
che davano
la maggior
parte delle
indagini non
era
necessario
lottare,
hanno creato
lo scenario
perché i
nemici del
popolo
venezuelano
tornino di
nuovo ad un
comportamento
violento e
antidemocratico
che l'ha
caratterizzato
da quando si
resero conto
che la
Rivoluzione
bolivariana
era una cosa
seria.
Come
nell'aprile
del 2002, il
fascismo
ritorna a
sollevare il
suo volto in
Venezuela.
Capriles
-
che ha poi
partecipato
all'assalto
all'ambasciata
di Cuba -
chiama a
protestare
per le
strade e ci
sono stati
atti di
violenza
contro sedi
del PSUV in
diversi
stati, così
come
attacchi
contro case
di leader
del chavismo,
a mezzi di
comunicazione
pubblici e
al domicilio
della
presidente
del CNE,
Tibisay
Lucena. I
principali
media
internazionali
pubblicano
le foto di
belle
casalinghe
che
picchiano
pentole e
nascondono
il
comportamento
fascista dei
loro
alleati.
Cosa succede
in
Venezuela?
Che il
fascismo
vuole
ottenere con
la forza ciò
che le urna
non gli
hanno dato e
ogni
democratico
de Nostra
America ha
il dovere di
impedirlo.
* Alla
presentazione
dei
risultati il
CNE ha
incluso una
revisione
del 54% dei
voti.
Nonostante
la sua
protesta
mediatica il
Comando di
campagna di
Capriles non
ha
ufficialmente
presentato
al CNE la
richiesta di
revisione
del 46%.
¿Qué pasa
en Venezuela?
Iroel
Sanchez
http://lapupilainsomne.wordpress.com/
Este
lunes el
Consejo
Nacional
Electoral
(CNE) de
Venezuela
proclamó
presidente
de ese
país a
Nicolás
Maduro
en las
elecciones
del
domingo
14 de
abril,
convocadas
tras el
fallecimiento
del
Comandante
Hugo
Chávez.El
CNE
había
informado
que
Maduro,
del
Partido
Socialista
de
Venezuela
(PSUV),
y
proclamado
sucesor
por
Chávez,
obtuvo
7.505.338
votos,
para el
50,66%
de los
sufragios
emitidos;
mientras
el
opositor
Henrique
Capriles
consiguió
7.270.403
votos,
o sea el
49,07%.
El
candidato
bolivariano
obtuvo 234.935
votos
más que
su
principal
oponente
para un
1.59%
de
ventaja
en un
escenario
en que
participaron
el
78.715%
de los
electores.Los
perdedores
que, a
diferencia
del
chavismo,
han
logrado
su mejor
resultado
histórico
se
niegan a
reconocer
su
derrota.
Han
pedido
un
recuento
de votos*,
apoyados
por el
gobierno
de
Estados
Unidos y
el
Secretario
General
de la
OEA, y
lejos de
confiar
en un
sistema
electoral
de los
más
reconocidos
internacionalmente,
han
desplegado
una
estrategia
para
impedir
la
gobernabilidad
del país.Durante
la
campaña
electoral,
los
sabotajes
al
sistema
eléctrico
y el
acaparamiento
y la
especulación
para
provocar
desabastecimiento
fueron
cartas
que la
poderosa
maquinaria
mediática
antichavista
utilizó
contra
el
candidato
que
ejercía
como
Presidente
encargado.
A pesar
de ello
el
chavismo
ganó en
16 de
los 24
estados
del país
y en
toda la
nación
los
votos le
dan una
ventaja
superior
a la
obtenida
por
amigos
de
Washington
en
muchos
lares.Pero
en
Venezuela
nada es
suficiente.
Una
euforia
opositora
que vio
en la
ausencia
de
Chávez
la
oportunidad
de echar
atrás
las
transformaciones
ocurridas
en los
últimos
14 años
y la
desmovilización
de un
sector
chavista
que
creyó
que con
la
ventaja
que
daban la
mayoría
de las
encuestas
no era
necesario
esforzarse,
han
creado
el
escenario
para que
los
enemigos
del
pueblo
venezolano
vuelvan
a las
andadas
con el
comportamiento
violento
y
antidemocrático
que los
ha
caracterizado
desde
que
comprendieron
que la
Revolución
bolivariana
iba en
serio.Como
en abril
de 2002,
el
fascismo
vuelve a
asomar
su
rostro
en
Venezuela.
Capriles
-que
entonces
participó
en el
asalto a
la
embajada
de Cuba-
llama a
protestar
en las
calles y
se han
producido
actos
violentos
contra
sedes
del PSUV
en
distintos
estados,
además
de
ataques
a casas
de
líderes
del
chavismo,
a medios
de
comunicación
públicos
y al
domicilio
de la
presidenta
del CNE,
Tibisay
Lucena.
Los
grandes
medios
de
comunicación
internacionales
publican
las
fotos de
bellas
amas de
casa
tocando
cacerolas
y
ocultan
el
comportamiento
fascista
de sus
aliados.¿Qué
pasa en
Venezuela?
Que el
fascismo
quiere
obtener
por la
fuerza
lo que
las
urnas no
le
dieron y
todo
demócrata
de
Nuestra
América
está en
el deber
de
impedirlo.
(Publicado
en
CubAhora)
*Al
presentar
los
resultados
el CNE
incluyó
una
auditoría
del 54%
de la
votación.
A pesar
de su
reclamo
mediático
el
Comando
de
campaña
de
Capriles
no han
presentado
oficialmente
al CNE
la
solicitud
de
auditoría
del 46%.
Sosteniamo
la
vittoria
del
popolo
bolivariano!
Messaggio
della
Rete
degli
intellettuali,
artisti
e
combattenti
sociali
“In
difesa
dell’umanità.”
La
maggioranza
del
popolo
venezuelano
ha
votato
il 14
aprile
per la
continuità
della
sua
Rivoluzione
e in
appoggio
al
legato
del suo
Comandante
Hugo
Chávez
Frías.
Nicolás
Maduro
dopo
aver
superato
campagne
di
discredito,
manipolazioni
medianiche,
sabotaggi
elettrici
e
accaparramento
di
prodotti
i di
prima
necessità,
è
divenuto
il
Presidente
costituzionale
del
Venezuela.
Il piano
del
fascismo
venezuelano
e del
suo
alleato
imperiale
consiste
nel non
voler
accettare
la
legittimità
di
questa
vittoria
e
promuovere
la
destabilizzazione
del
paese.
Convochiamo
tutte le
persone
oneste e
di buona
volontà
ad
aderire
per
tutte le
vie alla
loro
portata.
Appoggiamo
il
richiamo
alla
pace del
Presidente
Maduro!
Sosteniamo
la
vittoria
del
popolo
bolivariano!
Chávez
vive e
la lotta
continua!
Per
aderire
scrivere
a
vittoria14abril@gmail.com
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