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Il traduttore si scusa per gli errori

 

Eufemismi per giustificare

 l'ondata di terrore in Venezuela

8 assassinati tra i sostenitori di Chavez sono 'scontri post elettorali'

 

 

19.04.13 -  Josè Manzaneda - Coordinatore Cubainformacion http://www.cubainformacion.tv

https://www.youtube.com/watch?v=mhJSk_f5ZgQ

 

 

Dopo le recenti elezioni in Venezuela, 8 persone sostenitrici del candidato chavista Nicolas Maduro, sono state assassinate - 6 da armi da fuoco, due investite da un camion - per mano dei sostenitori dell'oppositore Henrique Capriles, che non riconosce la sua sconfitta (1).

Queste 8 uccisioni di attivisti di sinistra -  cioè, tutti appartenenti ad una delle parti - sono stati, invece, presentate dai media internazionali come prodotto dello "scontro" tra bolivariani ed oppositori. Ciò diceva Telecinco (canale privato spagnolo): "Gli scontri tra i sostenitori del partito al potere e l'opposizione, dopo i risultati delle elezioni, hanno causato 61 feriti e più di un centinaio di detenuti" (2).

Alcuni media arrivano anche a presentare Capriles come un presunto "pacificatore", dopo aver revocato una marcia di protesta. la giornalista Arantxi Padilla, di Euskal Telebista  (televisione pubblica basca), ci diceva quanto segue: "Il Procuratore Generale Luisa Ortega ha confermato che ci sono già 7 morti, 61 feriti e 135 arrestati per gli scontri post-elettorali. E' per questo che molti pensano che la decisione di Capriles di sospendere la marcia è stata sensata, perché questo ha provocato che le acque si siano abbastanza calmate"(3). Antenna 3 (canale privato spagnolo) riferiva: "L'oppositore Henrique Capriles ha annullato la marcia di protesta prevista per oggi, dopo la morte di almeno 7 persone per scontri politici" (4).

I mezzi di comunicazione hanno mascherato con l' eufemismo di "scontri post-elettorali" tutta una strategia di terrore antichavista. Oltre agli 8 morti, 61 persone sono rimaste ferite, una delle quali si é cercato di bruciarla viva (5); 12 centri di Diagnosi Integrale (ambulatori medici) sono stati date alle fiamme, e pazienti e personale cooperante cubano aggrediti fisicamente; ci sono stati attacchi a supermercati statali della Missione Mercal che distribuiscono cibo a prezzi popolari, così come a case della  Gran Mision Vivienda, cedute dallo Stato a famiglie povere, e a sedi di società pubbliche come PDVSA e Conatel; cinque media comunitari sono stati parzialmente distrutti e assediati i canali TV di Telesur e Venezolana de Television; case popolari, veicoli ufficiali e diverse sedi del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) sono state bruciate, e sparati colpi d'arma contro sedi del governo; e uomini politici, artisti e giornalisti di sinistra sono stati molestati, insultati, minacciati e aggrediti fisicamente.

Tuttavia, i principali quotidiani internazionali - che hanno taciuto tutti questi fatti - ribadiscono la tesi del paese polarizzato, spezzato in due parti (6). Una tesi mai avallata per altri scenari elettorali con risultati anche aggiustati. Basta ricordare il margine dell' 1% con cui José María Aznar ha vinto in Spagna nel 1996 (7), o 2% di differenza tra Obama e Romney nelle ultime elezioni del 2012 (8).

L'esempio delle elezioni messicane del 2006, in cui la differenza tra Felipe Calderon e Manuel Lopez Obrador è stata dello 0,58%, 3 volte inferiore a quella delle recenti elezioni in Venezuela, è un esempio del doppio standard dei media. Ricordiamo un editoriale del quotidiano spagnolo El País che qualificava come "un gesto pericoloso in un paese dove la violenza è all'ordine del giorno" le proteste del candidato messicano della sinistra  López Obrador di fronte alle numerose prove di frode (9). Nel caso attuale del Venezuela, tuttavia,il quotidiano fa un'aperta apologia delle denunce e proteste dell'opposizione di destra (10).

L'oppositore Henrique Capriles non accetta i risultati in cui è stato sconfitto con un margine dell' 1,59%, nonostante che il sistema venezuelano - considerato uno dei più affidabili del mondo da parte del Centro Carter - comprende 14 controlli (11). Uno di essi già ha incluso il 54% di tutte le macchine per il voto, con tecnici e testimoni di tutti i partiti politici. Ora il Consiglio Nazionale Elettorale ha approvato controllare il restante 46% (12).

Il processo è stato monitorato da 170 osservatori internazionali, tra cui le missioni dell'Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), il Mercato comune del Sud (Mercosur), l'Unione Interamericana degli Organismi Elettorali (UNIORE) e il Centro Carter degli USA (13). Una rappresentanza del Congresso spagnolo, composto da tutte le forze politiche, ha adottato un testo che indica che "il risultato elettorale è affidabile", e che questo "deve essere quello emanato dal Consiglio Nazionale Elettorale" (14).
 

Uno dei dirigenti del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE), Vicente Diaz, oppositore del chavismo, ha detto che il processo "é stato pulito" e che non aveva alcun dubbio "del risultato (...) perché (il sistema di voto) è stato controllato, certificato e testato in presenza di testimoni "(15).

Ma la violenza non solo è stata incoraggiata dai politici dell'opposizione, ma soprattutto da parte dei media di comunicazione del paese, l'80% nelle mani dell' opposizione (16).

Un messaggio sui social network del giornalista Nelson Bocaranda accusava i medici cooperanti cubani in Maracaibo di nascondere urne elettorali (17). Poco dopo, cominciavano attacchi simultanei contro almeno 12 centri medici dove lavorano cooperanti della solidarietà cubana. Ricordiamo che uno dei messaggi della campagna di Capriles é stata la presunta "ingerenza" di Cuba nel paese.

Diversi quotidiani hanno pubblicato fotografie di funzionari che bruciavano schede elettorali, presentandole come prova della presunta "frode". Ore dopo, il governo ha chiarito che corrispondevano alla distruzione legale di materiale dopo le elezioni del 2007 (18).

Henrique Capriles ha annunciato in una conferenza stampa che possedeva numerose prove della "frode". Una di queste era che in un seggio elettorale di Trujillo si erano contati più voti che elettori. Il Governo ha chiarito trappola di Capriles: aveva eliminato dalla sua contabilità  una delle due macchine del detto seggio elettorale (19). Ma i grandi media privati ​​venezuelani non hanno informato di questi chiarimenti.

Il ruolo di istigazione dell'ondata di terrore da parte di Henrique Capriles e della direzione dei media venezuelani rappresenterebbe, in altri paesi del mondo, un delitto severamente punito. Ci sarà giustizia in Venezuela per le famiglie delle otto persone assassinate?
O la Giustizia venezuelana si piegherà di fronte alla pressione mediatica?

 

 

Eufemismos para justificar ola de terror en Venezuela: 8 asesinatos de chavistas son `enfrentamientos postelectorales

 

Tras las recientes elecciones de Venezuela, 8 personas partidarias del candidato chavista Nicolás Maduro fueron asesinadas –6 por armas de fuego, dos arrolladas por un camión- a manos de partidarios del opositor Henrique Capriles, quien no reconoce su derrota electoral (1).

Estos 8 asesinatos de militantes de izquierda –es decir, todos pertenecientes a una de las partes- han sido, sin embargo, presentados por los medios internacionales como producto del “enfrentamiento” entre bolivarianos y opositores. Esto decía Telecinco (canal privado español): “Los enfrentamientos entre seguidores del oficialismo y la oposicion, tras los resultados electorales, han provocado 61 heridos y hay más de un centenar de detenidos” (2).
Algunos medios, incluso, llegaban a presentar a Capriles como un supuesto “pacificador”, al haber desconvocado una marcha de protesta. La periodista Arantxi Padilla, de Euskal Telebista (televisión pública vasca), nos decía lo siguiente: “La Fiscal General Luisa Ortega ha confirmado que hay ya 7 muertos, 61 heridos y 135 detenidos por enfrentamientos postelectorales. Es por ello que muchos piensan que la decisión de Capriles de suspender esta marcha ha sido sensata, porque esto ha provocado que las aguas se hayan calmado bastante” (3). En Antena 3 (canal privado español) informaba así: “El opositor Henrique Capriles ha anulado la marcha de protesta prevista para hoy, tras la muerte de al menos 7 personas por enfrentamientos políticos” (4).
Los medios han disfrazado con el eufemismo de “enfrentamientos postelectorales” toda una estrategia de terror antichavista. Además de los 8 muertos, 61 personas resultaron heridas, a una de las cuales se intentó quemar viva (5); 12 Centros de Diagnóstico Integral (ambulatorios médicos) fueron incendiados, y pacientes y personal cooperante cubano agredidos físicamente; se produjeron ataques a supermercados estatales de la Misión Mercal, que distribuyen alimentos a precios populares, así como a viviendas de la Gran Misión Vivienda, cedidas por el Estado a familias sin recursos, y a sedes de empresas públicas como PDVSA y Conatel; cinco medios comunitarios fueron parcialmente destruidos, y asediados los canales de televisión Telesur y Venezolana de Televisión; viviendas de concejales, vehículos oficiales y varias sedes del Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) fueron incendiadas, y tiroteadas varias casas de gobierno; y políticos, artistas y periodistas de izquierda sufrieron acosos, insultos, amenazas y agresiones físicas.
Sin embargo, los grandes diarios internacionales –que han silenciado todos estos hechos- reiteran la tesis del país polarizado, fracturado en dos partes (6). Una tesis que jamás aplican a otros escenarios electorales con resultados también ajustados. Basta recordar el margen del 1 % con el que José María Aznar ganó en España en 1996 (7); o el 2 % de diferencia entre Obama y Romney en las últimas elecciones de 2012 (8).
El ejemplo de las elecciones mexicanas de 2006, en las que la diferencia entre Felipe Calderón y Manuel López Obrador fue del 0,58 %, 3 veces inferior a la de las recientes elecciones en Venezuela, es ejemplo del doble rasero de los medios. Recordemos un editorial del diario español El País que calificaba como "un gesto peligroso en un país donde la violencia está a la orden del día" las protestas del candidato mexicano de izquierda López Obrador ante las numerosas pruebas de fraude (9). En el actual caso de Venezuela, sin embargo, el diario hace una abierta apología de las denuncias y movilizaciones de la oposición derechista (10).
El opositor Henrique Capriles no acepta los resultados en los que salió derrotado por un margen del 1,59 %, a pesar de que el sistema venezolano –calificado como uno de los más fiables del mundo por el Centro Carter- incluye por ley 14 auditorías (11). Una de ellas ya abarcó el 54 % de todas las máquinas de votación, con técnicos y testigos de todos los partidos políticos. Ahora el Consejo Nacional Electoral ha aprobado realizar el 46 % restante (12).
El proceso fue monitoreado por 170 acompañantes internacionales, entre ellos las misiones de la Unión de Naciones Suramericanas (Unasur), el Mercado Común del Sur (Mercosur), la Unión Interamericana de Organismos Electorales (Uniore) y el Centro Carter de EEUU (13). Una representación del Congreso español, compuesto por todas las fuerzas políticas, aprobó un texto en el que señala que “el resultado electoral es fiable”, y que éste “debe ser el que emane del Consejo Nacional Electoral” (14).
Uno de los rectores de este Consejo Nacional Electoral (CNE), Vicente Díaz, opositor al chavismo, afirmó que el proceso "fue limpio" y que no tenía dudas "del resultado (...) porque (el sistema de votación) ha sido auditado, certificado y revisado en presencia de los testigos" (15).
Pero la violencia no solo ha sido alentada por los políticos de la oposición, sino fundamentalmente por los medios de comunicación del país, un 80 % en manos opositoras (16).
Un mensaje en las redes sociales del periodista Nelson Bocaranda acusaba a médicos cooperantes cubanos en Maracaibo de esconder urnas electorales (17). Poco después, comenzaban ataques simultáneos contra al menos 12 centros médicos donde atienden cooperantes de la solidaridad cubana. Recordemos que uno de los mensajes de la campaña de Capriles fue la supuesta “injerencia” de Cuba en el país.
Varios diarios publicaban las fotografías de funcionarios quemando papeletas electorales, presentándolas como prueba del supuesto “fraude”. Horas después, el Gobierno aclaraba que correspondían a la destrucción legal de material tras las elecciones del año 2007 (18).
Henrique Capriles anunciaba en rueda de prensa que poseía numerosas pruebas del “fraude”. Una de ellas era que en un centro electoral de Trujillo se habían contabilizado más votos que electores. El Gobierno aclaró la trampa de Capriles: había eliminado de su contabilidad una de las dos mesas de dicho centro electoral (19). Pero los grandes medios privados venezolanos no informaron de estas aclaraciones.
El papel de instigación de la ola de terror por parte de Henrique Capriles y la dirección de los medios venezolanos representaría, en otros países del mundo, un delito duramente penado. ¿Se hará justicia en Venezuela con las familias de las 8 personas asesinadas? ¿O la Justicia venezolana se arrugará ante la presión mediática?


 

(1) http://www.aporrea.org/actualidad/n227121.html

(2) http://www.telecinco.es/informativos/internacional/Capriles-desconvoca-manifestacion-Caracas-violencia_2_1589730003.html

(3) http://www.eitb.tv/es/#/video/2307722667001

(4) http://www.antena3.com/noticias/mundo/maduro-acusa-elites-imperialistas-eeuu-provocar-ola-violencia-postelectoral_2013041700008.html

(5) http://www.aporrea.org/oposicion/n227006.html

(6) http://www.cronista.com/internacionales/Fractura-politica-tras-la-eleccion-en-Venezuela-20130415-0068.html

(7) http://tercerainformacion.es/spip.php?article50247

(8) http://www.publico.es/445004/en-directo-barack-obama-es-reelegido-presidente-de-eeuu

(9) http://www.rebelion.org/noticia.php?id=166883

(10) http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/16/actualidad/1366132912_144087.html

(11) http://www.embajadadevenezuela.es/vinculos-que-unen/1882-embajada-venezolana-en-espana-llama-a-que-se-respete-institucionalidad-venezolana

(12) http://www.telesurtv.net/articulos/2013/04/18/cne-de-venezuela-hara-auditoria-del-46-de-las-cajas-de-votacion-4221.html

(13) http://www.europapress.es/latam/venezuela/noticia-venezuela-misiones-acompanamiento-internacionales-destacan-ejemplar-proceso-electoral-venezuela-20130414235222.html

(14) http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/16/actualidad/1366109495_132234.html

(15) http://www.vtv.gob.ve/articulos/2013/04/15/rector-vicente-diaz-no-tengo-dudas-del-resultado-arrojado-por-el-cne-4979.html

(16) http://rebelion.org/noticia.php?id=166722

(17) http://www.vtv.gob.ve/articulos/2013/04/16/twitter-de-nelson-bocaranda-desata-violencia-contra-cdi-y-medicos-cubanos-8986.html

(18) http://www.cubainformacion.tv/index.php/america-latina/49458-guerra-sucia-de-medios-privados-en-venezuela-hacen-pasar-por-actales-fotos-de-quema-de-votos-de-2007

(19) http://www.cubainformacion.tv/index.php/america-latina/49478-el-fraude-de-henrique-capriles-presenta-pruebas-a-la-prensa-con-cifras-equivocadas-

 

 

Venezuela: la richiesta del riconteggio dei

voti fa parte della strategia golpista

 

 

19.04.13 di Ángeles Diez* | da www.rebelion.org Traduzione di Marx21.it
 

 

L'obiettivo dell'opposizione, quando non riconosce i risultati e chiede il riconteggio totale dei voti, non è “vincere le elezioni” ma guadagnare tempo per la strategia golpista. Si cerca di inaugurare un periodo di incertezza affinché le corporazioni mediatiche e i gruppi d'assalto dell'opposizione eseguano il loro lavoro destabilizzatore. Infatti alla proclamazione dei risultati sono immediatamente seguiti gli attentati di “sostenitori di Capriles” alle sedi del PSUV, gli attacchi ad ambulatori seguiti da medici cubani, i disordini nelle strade, ecc. Si parla già di 7 morti e 61 feriti e l'opposizione ha lanciato appelli alla disobbedienza civile. L'opposizione venezuelana non sembra disposta ad assumere il potere attraverso le urne e sta cercando in tutti i modi di non permettere il consolidamento del nuovo governo.”
 

Alcuni giorni fa avevo affermato che i mezzi di comunicazione spagnoli facevano intravvedere due scenari possibili in Venezuela: uno era la preparazione della giustificazione della sconfitta, l'altro la preparazione di un colpo di Stato. La vittoria di Maduro, con un margine minore di quanto si sperava, ha spostato i programmi di guerra nella seconda direzione. Occorre tenere conto che questo piano B dell'opposizione venezuelana è sempre stato il il piano A delle oligarchie e dell'impero [1], ma il carisma e la leadership del presidente Chavez, e la costruzione di un progetto di egemonia popolare, gli facevano vincere le elezioni con un margine sufficiente a rendere arrischiati i piani golpisti – con il rapporto costi-benefici sfavorevole in una situazione di guerra civile -; diciamo che il rapporto di forze era abbastanza sbilanciato a favore del progetto bolivariano.

Dopo la sconfitta del golpe dell'aprile 2002 e lo sciopero dei petrolieri contro il governo Chavez l'opposizione, probabilmente con un'adeguata consulenza esterna, ha compreso che il “classico” golpe latinoamericano doveva essere diversificato e adattato alla congiuntura. Ottenere il risultato più appropriato è diventato parte della costruzione delle condizioni preparatorie di un colpo di Stato con la possibilità di vincere. Per ottenerlo il lavoro delle corporazioni mediatiche è fondamentale, non sufficiente senza dubbio, ma imprescindibile allo scopo di bombardare le coscienze e il senso comune. In un paese come il Venezuela con l'80% dei media in mano all'opposizione (circa il 70% delle utenze) possiamo dire che l'artiglieria sparava in casa. Fuori dal Venezuela, le corporazioni mediatiche, in generale, condividono interessi con i loro partner venezuelani e sono a capitale nordamericano. Per anni hanno cannoneggiato sulla non credibilità del processo elettorale, generando dubbi, mettendo in discussione il Comitato Elettorale Nazionale (CNE), alimentando voci e paure e mentendo apertamente. Poco ha importato che anche la stessa opposizione ricorresse al sistema elettorale e al CNE (che in Venezuela è un potere indipendente dallo Stato) per eleggere come candidato dell'opposizione lo stesso Capriles, né che abbia riconosciuto quasi immediatamente i risultati quando le differenze di voto erano elevate. Un sospetto si sparge e matura facilmente nascondendo ogni contraddizione logica. I mezzi di comunicazione si occupano di seminare sospetti e concentrare le coscienze dei cittadini attorno a un tema: il sistema elettorale.

Nel caso di queste elezioni si è lavorato intensamente sulla messa in discussione del sistema elettorale e le istruzioni a riguardo, non poteva essere diversamente, sono partite dal Dipartimento di Stato nordamericano. Il 16 marzo la sottosegretaria degli Stati Uniti, Roberta Jacobson, ha fatto delle dichiarazioni pubbliche mettendo in dubbio la trasparenza e la sicurezza del sistema elettorale venezuelano e immediatamente dopo il discorso di Capriles ha fatto propri i suoi slogan [2]. I giornalisti hanno lanciato i loro proiettili su questo obiettivo nel corso di tutta la campagna. Invece di contrastare le dichiarazioni dell'opposizione, per esempio con il rapporto della Fondazione Carter che afferma che il sistema elettorale venezuelano è il più affidabile e trasparente, più di quello degli USA, “il migliore del mondo”, secondo le parole dello stesso Jimmy Carter, o ricorrere ai rapporti delle centinaia di osservatori e accompagnatori stranieri (di tutte le ideologie e partiti) [3] che in ogni votazione hanno attestato l'affidabilità e la limpidezza del sistema, i giornalisti hanno ripreso senza discutere le parole d'ordine dell'opposizione.

Il non riconoscimento dei risultati era già annunciato nel caso il margine non fosse stato molto ampio. Infatti, i mezzi di comunicazione spagnoli avevano dato spazio all'azione di 40 studenti e avevano ripreso nei titoli le loro dichiarazioni
“Speriamo che Capriles sia all'altezza e non riconosca il risultato in caso di frode” [4]; la stessa cosa ha fatto il Dipartimento di Stato, il cui portavoce Patrick Ventrell si era rifiutato di riconoscere la vittoria di Maduro, sostenendo in tal modo la destabilizzazione e permettendo alla strategia golpista di prendere tempo.

Un'altra delle condizioni necessarie al golpe è stata quella di guadagnare posizioni nel rapporto di forze, ottenere un sufficiente sostegno popolare, anche in caso di non vittoria elettorale, di modo che, dentro e fuori il Venezuela, i conflitti fossero visti dall'opinione pubblica come “inevitabili”. Il lavoro più sistematico si è fatto in questo campo. Anche quando il presidente Chavez vinceva ampiamente, i media non cessavano di ripetere che il Venezuela è diviso in due metà, che il presidente divideva il paese, ecc. Si è sempre diffusa la ricostruzione che assegnava ai sostenitori di Chavez l'etichetta di provocatori, estremisti, ecc., mentre i sostenitori di Capriles venivano presentati come pacifiche vittime che soffrono ingiustamente l'abuso di potere dello Stato. Avanzare nel rapporto di forze ha permesso inoltre l'operazione di marketing che assegna a Capriles quell'aria di personalità popolare che gli fa difetto – sia per estrazione che per risorse -. La vittoria ridotta di Maduro [5] e l'assunzione del potere, in corrispondenza alle leggi venezuelane, ha permesso di ricreare l'immagine di estremismo che potrebbe “giustificare” agli occhi dell'opinione pubblica internazionale i conflitti provocati dall'opposizione. Qui i media hanno lavorato sull'idea di “patto” omologando il chavismo ai partiti occidentali in cui, in assenza di ideologie e progetti antagonisti, tutto si può contrattare e negoziare. Nel caso non si vincessero le elezioni e in assenza di un sufficiente appoggio popolare, si potrebbe esigere dal governo di venire a patti con l'opposizione. L'opinione pubblica cade facilmente nella trappola che fa apparire cosa logica e di senso comune il fatto che, se non si hanno grandi differenze di voto, occorra venire a patti, non si rende conto che qui ci troviamo di fronte a due progetti contrapposti tra loro, uno di egemonia popolare, l'altro di egemonia delle elites – sebbene si presenti con un discorso populista -. Il rifiuto di venire a patti viene presentato come una manifestazione di intransigenza che alimenta lo stereotipo dell'autoritarismo perché serva come argomento giustificatorio di un golpe.

Senza alcun dubbio la richiesta di riconteggio totale dei voti è la principale arma a favore del colpo di Stato. In primo luogo perché all'opinione pubblica internazionale, compresa quella progressista, risulta ragionevole una richiesta di questo tipo. La nostra logica di fondo funziona nel seguente modo: se i risultati sono stati così risicati e se si nutrono dubbi in merito a frodi non è certo inopportuno che si proceda al riconteggio totale, e così si manterrebbe la pace e si eviterebbero disordini nelle strade. In secondo luogo non dovrebbe rappresentare un problema aspettare ad assumere il potere fino a quando non vengano confermati i risultati. Ma, tutto questo che pare così ragionevole, inserito nel contesto venezuelano, si trasforma in un tranello. Né la CNE può accettare il riconteggio totale del voto né Maduro può ritardare la sua assunzione del potere. Se la CNE accettasse il riconteggio totale dei voti accetterebbe che il sistema elettorale venezuelano (totalmente automatizzato), con i suoi 14 centri di controllo su tutto il processo e con il 54% delle sezioni elettorali sottoposte a controllo, non è affidabile, che ci troveremmo di fronte all'eventualità di qualche tipo di frode. Tutto il sistema elettorale è la garanzia della sovranità popolare in Venezuela e non trasmette risultati provvisori o sondaggi, e quando trasmette i risultati è perché il conteggio realizzato ormai rende irreversibili i risultati; di modo che mettere in discussione questi risultati significa mettere in discussione tutto il sistema, compresa l'indipendenza della CNE. Qualsiasi irregolarità rilevata, come in qualsiasi paese che conosciamo, deve essere discussa nei tribunali, cosa che non ha fatto l'opposizione venezuelana che non ha neppure formalizzato la sua denuncia di frode e i reclami. D'altro lato, l'eletto presidente Maduro non può non assumere la presidenza poiché implicitamente riconoscerebbe che il risultato non è chiaro e contribuirebbe ad alimentare i dubbi e l'instabilità del paese.

L'obiettivo dell'opposizione, quando non riconosce i risultati e chiede il riconteggio totale dei voti, non è “vincere le elezioni” ma guadagnare tempo per la strategia golpista. Si cerca di inaugurare un periodo di incertezza affinché le corporazioni mediatiche e i gruppi d'assalto dell'opposizione eseguano il loro lavoro destabilizzatore. Infatti alla proclamazione dei risultati sono immediatamente seguiti gli attentati di “sostenitori di Capriles” alle sedi del PSUV, gli attacchi ad ambulatori seguiti da medici cubani, i disordini nelle strade, ecc. Si parla già di 7 morti e 61 feriti e l'opposizione ha lanciato appelli alla disobbedienza civile. L'opposizione venezuelana non sembra disposta ad assumere il potere attraverso le urne e sta cercando in tutti i modi di non permettere il consolidamento del nuovo governo.


I mezzi di comunicazione in Spagna e il governo hanno serrato le fila a fianco dell'opposizione venezuelana e stanno dispiegando tutta l'artiglieria. Anche se il ministro Margallo ha parlato di un malinteso in merito alla richiesta di riconteggio dei voti (probabilmente gli investimenti spagnoli in Venezuela gli hanno fatto mitigare le dichiarazioni), i media, molto più coinvolti nella strategia golpista, hanno battuto il tasto del vuoto di potere.

In questo momento il riconteggio totale è la parola d'ordine che cerca di rovesciare il rapporto di forze e il risultato elettorale, che cerca di rendere accettabile ciò che non lo è. I media riescono a far credere che il vincitore delle elezioni debba essere messo in discussione, che i difensori della legalità vigente appaiano come trasgressori e che la violenza golpista venga presentata come espressione della volontà popolare. Si lanciano i corpi di assalto che attiveranno una spirale di violenza e dopo le mobilitazioni di massa. Questi gruppi violenti utilizzeranno la provocazione (attentati, violenza di strada, ecc.) e se non otterranno risposta aumenteranno il livello della provocazione e se i chavisti dovessero rispondere verrebbero giustificati nei loro attacchi (presentati come se si stessero difendendo). D'altro canto, questi gruppi non possono agire isolati e per questo si cercherà di portare le masse nelle strade di modo che non si possa distinguere tra questi gruppi e la gente normale. Di qui l'appello di Capriles a una marcia popolare fino a Caracas. “Il popolo nelle strade” servirà come giustificazione ai media e a molti intellettuali e accademici per dare ragione all'opposizione.

La storia dell'America Latina si ripete nelle forme con cui le elites perpetuano il loro potere. O vincono le elezioni o prendono il potere in altro modo. Chavez e la Rivoluzione Bolivariana hanno sfidato l'impero e i suoi alleati per un tempo sufficiente e il virus si è esteso ad altri paesi latinoamericani. Pare proprio che, al contrario di quanto affermano alcuni media, né l'opposizione venezuelana né l'impero sappiano aspettare.

NOTE

 

[1] La oligarquía venezolana, muy vinculada a EEUU y sus socios, engloba a las empresas transnacionales con intereses en las reservas petroleras, el empresariado importador nacional, los partidos políticos tradicionales y las corporaciones mediáticas.

[2] http://www.telesurtv.net/articulos/2013/03/17/venezuela-rechaza-declaraciones-injerencistas-de-sub-secretaria-de-ee.uu-6294.html

[3] http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/16/actualidad/1366109495_132234.html

[4] http://internacional.elpais.com/internacional/2013/04/09/actualidad/1365516397_978209.html

[5] http://www.rebelion.org/noticia.php?id=166766&titular=victoria-m%EDnima-del-%3Ci%3Echavismo%3C/i%3E-


*Ángeles Diez è dottore di Scienze Politiche e Sociologia, Professore all'Università Complutense di Madrid

 

 

Cosa succede in Venezuela?

 

 

 

16.04.2013 - Iroel Sanchez http://lapupilainsomne.wordpress.com/ Pubblicato in Cubahora
 

 

 

Questo lunedì, il Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) del Venezuela ha proclamato presidente di quel paese Nicolas Maduro nelle elezioni di domenica 14 aprile, convocate dopo la morte del Comandante Hugo Chavez.

Il CNE aveva informato che Maduro, del Partito Socialista del Venezuela (PSUV), e proclamato successore  da Chavez, ha ricevuto 7.505.338 voti, pari al 50,66% dei voti espressi, mentre l'oppositore Henrique Capriles ha ottenuto 7.270.403 voti, ossia il 49.07%. Il candidato bolivariano ha ottenuto 234.935 voti in più del suo principale avversario per un vantaggio di 1,59% in uno scenario che ha coinvolto il 78,715% degli elettori.

I perdenti che, a differenza del chavismo, hanno ottenuto il loro miglior risultato di sempre si rifiutano di ammettere la sconfitta. Hanno chiesto un riconteggio dei voti*, sostenuti dal governo degli Stati Uniti e dal Segretario generale dell'OSA, e lontani dall'aver fiducia in un sistema elettorale dei più riconosciuti a livello internazionale, hanno attuato una strategia per impedire la governabilità del paese.

Durante la campagna elettorale, i sabotaggi al sistema elettrico e l' accaparramento e la speculazione al fine di causare mancanze sono state carte che la potente macchina multimediale anti-Chavez ha utilizzato contro il candidato facente funzione di Presidente. Nonostante ciò il chavismo ha vinto in 16 dei 24 stati del paese e in tutta la nazione i voti danno un vantaggio superiore a quello ottenuto dagli amici di Washington in molte parti.

Ma in Venezuela nulla è sufficiente. Un'euforica opposizione che ha visto, nell'assenza di Chavez l'opportunità di gettarsi alle spalle le trasformazioni che si sono verificate negli ultimi 14 anni e la smobilitazione di un settore chavista che ha creduto che con il vantaggio che davano la maggior parte delle indagini non era necessario lottare, hanno creato lo scenario perché i nemici del popolo venezuelano tornino di nuovo ad un comportamento violento e antidemocratico che l'ha caratterizzato da quando si resero conto che la Rivoluzione bolivariana era una cosa seria.

Come nell'aprile del 2002, il fascismo ritorna a sollevare il suo volto in Venezuela. Capriles - che ha poi partecipato all'assalto all'ambasciata di Cuba - chiama a protestare per le strade e ci sono stati atti di violenza contro sedi del PSUV in diversi stati, così come attacchi contro case di leader del chavismo, a mezzi di comunicazione pubblici e al domicilio della presidente del CNE, Tibisay Lucena. I principali media internazionali pubblicano le foto di belle casalinghe che picchiano pentole e nascondono il comportamento fascista dei loro alleati.

Cosa succede in Venezuela? Che il fascismo vuole ottenere con la forza ciò che le urna non gli hanno dato e ogni democratico de Nostra America ha il dovere di impedirlo.
 

 
* Alla presentazione dei risultati il CNE ha incluso una revisione del 54% dei voti. Nonostante la sua protesta mediatica il Comando di campagna di Capriles non ha ufficialmente presentato al CNE la richiesta di revisione del 46%.

 

 

¿Qué pasa en Venezuela?

Iroel Sanchez http://lapupilainsomne.wordpress.com/

Este lunes el Consejo Nacional Electoral (CNE) de Venezuela proclamó presidente de ese país a Nicolás Maduro en las elecciones del domingo 14 de abril, convocadas tras el fallecimiento del Comandante Hugo Chávez.El CNE había informado que Maduro, del Partido Socialista de Venezuela (PSUV), y proclamado sucesor por Chávez, obtuvo 7.505.338 votos, para el 50,66% de los sufragios emitidos; mientras el opositor    Henrique Capriles consiguió 7.270.403 votos, o sea el 49,07%. El candidato bolivariano obtuvo 234.935 votos más que su principal oponente para un  1.59% de ventaja en un escenario en que participaron el 78.715% de los electores.Los perdedores que, a diferencia del chavismo, han logrado su mejor resultado histórico se niegan a reconocer su derrota.  Han pedido un recuento de votos*, apoyados por el gobierno de Estados Unidos y el Secretario General de la OEA, y lejos de confiar en un sistema electoral de los más reconocidos internacionalmente, han desplegado una estrategia para impedir la gobernabilidad del país.Durante la campaña electoral, los sabotajes al sistema eléctrico y el acaparamiento y la especulación para provocar desabastecimiento fueron cartas que la poderosa maquinaria mediática antichavista utilizó contra el candidato que ejercía como Presidente encargado. A pesar de ello el chavismo ganó en 16 de los 24 estados del país y en toda la nación los votos le dan una ventaja superior a la obtenida por amigos de Washington en muchos lares.Pero en Venezuela nada es suficiente. Una euforia opositora que vio en la ausencia de Chávez la oportunidad de echar atrás las transformaciones ocurridas en los últimos 14 años y la desmovilización de un sector chavista que creyó que con la ventaja que daban la mayoría de las encuestas no era necesario esforzarse, han creado el escenario para que los enemigos del pueblo venezolano vuelvan a las andadas con el comportamiento violento y antidemocrático que los ha caracterizado desde que comprendieron que la Revolución bolivariana iba en serio.Como en abril de 2002, el fascismo vuelve a asomar su rostro en Venezuela.  Capriles -que entonces participó en el asalto a la embajada de Cuba- llama a protestar en las calles y se han producido actos violentos contra sedes del PSUV en distintos estados, además de ataques a casas de líderes del chavismo, a medios de comunicación públicos y al domicilio de la presidenta del CNE, Tibisay Lucena. Los grandes medios de comunicación internacionales publican las fotos de bellas amas de casa tocando cacerolas y ocultan el comportamiento fascista de sus aliados.¿Qué pasa en Venezuela? Que el fascismo quiere obtener por la fuerza lo que las urnas no le dieron y todo demócrata de Nuestra América está en el deber de impedirlo. (Publicado en CubAhora) 

*Al presentar los resultados el CNE incluyó una auditoría del 54% de la votación. A pesar de su reclamo mediático el Comando de campaña de Capriles no han presentado oficialmente al CNE la solicitud de auditoría del 46%.

 

 

Sosteniamo la vittoria
 

del popolo bolivariano!
 

Messaggio della Rete degli intellettuali, artisti e combattenti sociali “In difesa dell’umanità.”

 

 

La maggioranza del popolo venezuelano ha votato il 14 aprile per la continuità della sua Rivoluzione e in appoggio al legato del suo Comandante Hugo Chávez Frías.

 

Nicolás Maduro dopo aver superato campagne di discredito, manipolazioni medianiche, sabotaggi elettrici e accaparramento di prodotti i di prima necessità, è divenuto il Presidente costituzionale del Venezuela.

 

Il piano del fascismo venezuelano e del suo alleato imperiale consiste nel non voler accettare la legittimità di questa vittoria e promuovere la destabilizzazione del paese.

Convochiamo tutte le persone oneste e di buona volontà ad aderire per tutte le vie alla loro portata.

 

Appoggiamo il richiamo alla pace del Presidente Maduro!

Sosteniamo la vittoria del popolo bolivariano!

Chávez vive e la lotta continua!

 

Per aderire scrivere a vittoria14abril@gmail.com