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Il traduttore si scusa per gli errori

 

La foto falsa di Chávez è “una canagliata”,

assicura Cristina Fernández
È un giornalista italiano che ha fornito la ‘patacca’

 

 

25.01.2013 - www.granma.cu

 

 

AZIONE LEGALE

25.01 - Caracas annuncia azioni legali contro il giornale spagnolo El Pais dopo la pubblicazione della falsa foto del presidente Chavez in ospedale. "Il governo venezuelano intraprenderà le opportune azioni legali dopo la pubblicazione" della foto che non "può essere riparata dalle scarne scuse presentate dal giornale ai suoi lettori", ha annunciato in una dichiarazione il ministro delle Comunicazioni venezuelano, Ernesto Villegas.

La presidentessa dell’Argentina, Cristina Fernández, è stata una delle prime personalità latinoamericane e reagire di fronte alla foto falsa del presidente venezuelano Hugo Chávez pubblicata dal quotidiano spagnolo El País.

 

La presidentessa ha scritto in Twitter che “nella prima pagina di El País ho visto una foto. Mi correggo questa non è una foto. È una canagliata”.

 

Cristina Fernández ha inviato al vicepresidente del Venezuela, Nicolás Maduro, “forza, molta forza. Per il Venezuela, per l’America latina, per la dignità, per la vita. Per Chávez”. E alle figlie del presidente “María, Rosa, vi voglio molto bene,continuate ad assisterlo”.

 

Attraverso la rete sociale Twitter (@VillegasPoljakE), il ministro di Comunicazione e Informazione del Venezuela, Ernesto Villegas, ha denunciato smentendolo il montaggio mediatico fabbricato dal giornale spagnolo, che forma parte di una campagna internazionale e psicologica di destabilizzazione denunciata, alcuni giorni fa dallo stesso governo del Venezuela.

 

“Tanto grottesca quanto falsa la foto di ‘Chávez intubato’ pubblicata nella prima pagina del venerabile quotidiano El País della Spagna”, ha scritto Villegas.

 

Il giornalista italiano Tommaso Debenedetti ha confessato d’essere stato lui a distribuire questa foto a tre agenzie latinoamericane di notizie.

 

“La falsa foto di Chávez, che ho preso da un video di YouTube, l’ho inviata la scorsa settimana ad un’agenzia della Costa Rica, all’agenzia statale venezuelana e a Prensa Latina (cubana) e non mi sarei mai immaginato che sarebbe terminata nella prima pagina El País”, ha dichiarato Debenedetti a un giornale messicano.

 

Debenedetti ha detto che nessuna delle tre agenzie latinoamericane ha pubblicato la foto in questione che, per “strane circostanze” è apparsa nella prima pagina di un giornale importante come El País”.

 

Inoltre ha rivelato che inviando l’immagine si è fatto passare per il ministro venezuelano di Cultura, Pedro Calzadilla, e che la sua “intenzione” era quella “di verificare la rigorosità dei media quando decidono di pubblicare materiale fotografico!”.

 

 

La falsa foto di Chávez morente conferma il vero golpismo

di media come El País contro l’America latina

 

 

24.01.2013 - , www.gennarocarotenuto.it

 

 

Questa volta hanno dovuto ammettere il falso. Hanno dovuto ammettere di non aver fatto alcuna verifica. Hanno dovuto ammettere di aver mancato a qualunque etica professionale. Hanno dovuto ammettere che a tanto arriva la miseria umana dei disinformatori di professione che da anni questo sito denuncia.

 

«El País» di Madrid, giornale da sempre in prima fila in tutte le campagne di diffamazione contro i governi progressisti e integrazionisti latinoamericani, ha pubblicato in prima pagina una falsa foto del Presidente venezuelano Hugo Chávez intubato. Solo dopo alcune ore e a giornale stampato in distribuzione ha dovuto ritirarla dalle edicole ammettendo il falso.

 

Infatti solo dopo che la polemica era scoppiata in America, e il falso svelato davanti al mondo, il quotidiano madrileno ha dovuto fare macchina indietro, ritirare la foto dall’edizione Internet, bloccare la distribuzione del cartaceo (che oggi infatti non è in edicola in vari luoghi della Spagna) e ammettere tanto il falso come di non aver verificato né l’origine della foto, né quando fu scattata. Questa proverrebbe da un video presente su Youtube fin dal 2008. L’operazione di sicariato mediatico sotto i nostri occhi oscura inoltre, ma non cancella, l’altra parte dell’infamia orchestrata nel giornale di Suanzes: la scelta di sbattere in prima pagina la foto di un uomo in fin di vita.

 

Qualcuno potrà spacciare il caso per un infortunio, lo fa El País stesso, ma la filigrana della jpg e quella prima pagina che è già un oggetto da collezione per la storia del cattivo giornalismo, mal cela la soddisfazione per il presunto scoop che il quotidiano madrileno ha provato a imporre all’opinione pubblica nella presunzione di farla franca come sempre.

 

Per chi ha in questi anni studiato con attenzione la continua overdose di disinformazione al preciso scopo di destabilizzare i governi democraticamente eletti del Venezuela, della Bolivia, dell’Ecuador, dell’Argentina e di altri paesi latinoamericani che hanno osato distanziarsi dall’ortodossia neoliberale e dal fare da passacarte per gli interessi di multinazionali iberiche come Repsol, Unión Fenosa, BBVA, Santander, Telefónica eccetera, quella di stanotte è solo l’ennesima conferma che i giornali mainstream sono in crisi (Il «grupo Prisa», del quale «El País» fa parte, ha licenziato in ottobre un terzo dei dipendenti) perché hanno scelto di asservirsi a interessi alieni a quelli dei loro lettori. La crisi dei giornali non è economica, è innanzitutto etica. Solo profonde riforme dei sistemi mediatici, che redistribuiscano il potere d’informare democratizzandolo, sul modello della Ley de medios argentina, la più avanzata al mondo, possono ancora salvare quel che resta della credibilità del “quarto potere”.

 

«El País» è oggi il passacarte di interessi che nulla hanno a che vedere con il diritto dell’opinione pubblica a essere opportunamente informata. «El País», dove chi scrive ha lavorato, che nel 1978 contribuì a sventare il golpe Tejero a Madrid, ma che l’11 marzo 2004 coprì bellamente la disinformazione orchestrata dal governo Aznar sulle stragi di Atocha (accettando per giorni di coprire le responsabilità dell’integralismo islamista per meri interessi di bottega), è oggi, e l’episodio grottesco della foto di Chávez lo prova per l’ennesima volta, un media golpista tra i tanti.