Chavez, petrolio e Cuba?

Tornerà il periodo speciale?

Pubblicato da Raul Antonio Capote Tornerà Cuba al Periodo Speciale? Chi vincerà se ci saranno nuove elezioni? Venezuela - Cuba: relazione strategica.
 

 

 

6.01.2013 - http://eladversariocubano.wordpress.com/

 

 

Sintesi di una conversazione-intervista realizzata da Francisco Aruca, direttore di Radio Progreso Alternativa, a Manuel Alberto Ramy corrispondente di detto media e di Progreso Semanal/ Weekly*.

 

 

Francisco Aruca (FA): E' preoccupato il popolo cubano per lo stato di salute di Chavez?

Manuel Alberto Ramy (MAR): Sì, ed è molto attento a tutto quello che informa sul suo stato di salute.

FA: Diversi mezzi stampa USA e d'Europa apprezzano che la più grande preoccupazione si deve alle conseguenze economiche che avrà per il paese. E' così?

MAR: Chavez  é calato a fondo nel sentimento della maggior parte dei cubani che da anni si sentono attratti dalla sua figura e dalla sua politica, non solo verso Cuba, ma estesa a tutta la regione. Questo non significa che la gente non si preoccupi anche per l'impatto che la sua scomparsa fisica o il suo allontanamento dalla politica attiva possa provocare un cambiamento del progetto politico che è stato portato avanti. Ma questa preoccupazione non riguarda solo i cubani. A Santo Domingo, secondo il ministro dell'economia Temistocles Montas: "La salute del presidente Chavez è una preoccupazione molto grande per noi... Il suo stato di salute potrebbe colpire l'accordo Petrocaribe". E Petrocaribe finanzia 30000 barili di petrolio giornalieri al suo paese.

FA: In particolare, ci sono quelli che assicurano che Cuba tornerebbe a vivere il Periodo Speciale (anni '90) e questo è il punto cruciale nello stato d'animo popolare.

MAR: Non sono d'accordo che è l'essenziale. Logica è la preoccupazione per il petrolio, ma, a mio parere, é ben ingrandita e impacchettata da qualche media. Se questo mal desiderio si avverasse, sentiremmo il colpo ma non sarebbe paragonabile al periodo speciale. I cambiamenti che sono in corso qui partirono - l'ho scritto più di 3 anni fa - dal non intrattenere relazioni con gli Stati Uniti e una significativa alterazione nel quadro venezuelano. Di qui la radice e la crescita e la diversificazione a cui tende il commercio internazionale e le misure di apertura che si stanno dando, inoltre sembra che la nuova legge sugli investimenti sta per promulgarsi. Cuba sta cambiando con cautela, ma cambiando, non di sistema ma di modello economico-sociale. Non posso tralasciar di dire: qualunque sia lo scenario del Venezuela, non si avrà cambiamento. Maduro è la continuità; i rapporti tra i nostri due paesi non sono unidirezionali, ma altamente integrati e disarmare questa relazione strategica non è una questione di un giorno. Potrei dir altro  ma con ciò che ti ho detto mi pare abbastanza perché le persone riflettano.

FA: Ma il petrolio, i 100mila barili al giorno, i prezzi preferenziali, ecc. In questo si basano molti commenti di non pochi media internazionali per le loro previsioni.

MAR: E' curioso. Solo guardano Cuba. Petrolio e prezzi preferenziali. Si dimenticano una storia che ha avuto inizio nel 1980, il Patto di San Jose, firmato dal Venezuela pre-Chavez ed il governo del Messico. Questi due paesi fornivano petrolio a 11 paesi dell'America centrale e dei Caraibi con tariffe speciali e linee di credito specifiche. Se la memoria non mi inganna, consegnavano 80000 barili al giorno e derivati a ciascuno di questi 11 paesi, di cui Cuba era esclusa. Qualcuno fece problemi su tale accordo a prezzi vantaggiosi e flessibilità di pagamenti? No. La questione si pone con la comparsa di
PetroCaribe, portando un approccio più ampio, integratore e flessibile rispetto a quello di San Jose, ed il problema è che ora colpirebbe circa 14 paesi della regione.  Questo sforzo del Venezuela, nella nostra area, ha significato circa 7 miliardi di dollari nel 2011, 3500 milioni a Cuba.

FA: Questo è il punto, Cuba

MAR: Certo, il primo punto è l'alleanza strategica tra i nostri due paesi, ribadisco strategica, qualità che è pubblica, non è taciuta, come ce ne sono altre di diverso segno politico e geostrategico. Cuba ripaga una buona parte di questi 3000 e rotti milioni con l'assistenza di decine di migliaia di medici, lavorando alla formazione di scienziati, specialisti nei vari settori, fornendo nuovi farmaci, ecc. Quanto costa la formazione di un medico in una buona università degli Stati Uniti? Sono migliaia gli specialisti formati dai cubani. Il secondo punto è che tra i due paesi, e su iniziativa di Chavez, si é creata l'
ALBA (Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America), uno sforzo d'integrazione differente dal solito in cui le relazioni economiche ruotano su altre basi, come ad esempio la complementarità. E anche Petrocaribe, che offre una copertura energetica  a tutta l'area dei Caraibi e dell'America centrale. Tutti, non solo Cuba, pagano il petrolio a bassi prezzi, preferenziali e a lunga scadenza. Il non visto, l'altro lato della medaglia, ed in un momento in cui hanno assunto il potere, in molti paesi dell'America Latina, nuovi  leader prodotti dei movimenti popolari. La storica classe politica é stata accantonata, il neoliberismo gettato via e lo smarcarsi dalla dipendenza economica-politica degli Stati Uniti si fa evidente. E in gran parte gli assi sono stati Venezuela e Cuba. Come i nemici di sempre si perdevano questo momento delicato per giocare le loro carte mediatiche e quelle che operano nel sottosuolo?

FA: Dal momento che siamo in tema di energia, che vedo colpisce un gruppo di paesi, insisto su una domanda: Cuba ha un trattamento preferenziale?

MAR: Rispondo che la relazione con i 14 membri di Petrocaribe, tra cui Cuba, ricevono il petrolio con un finanziamento a scalare: 40% quando il prezzo del petrolio supera i 50 dollari; al 50% se supera gli 80 e al 60% se supera i 100 dollari. Il finanziamento è di 25 anni ed il tasso di interesse solo l'1%. Inoltre, se si va agli obiettivi proclamati dal Petrocaribe e convalidati da parte dei beneficiari in vari vertici, vedrete che tra loro ci sono: la somministrazione di energia con un accordo finanziario che aumenta la disponibilità di risorse per lo sviluppo, l'espansione della produzione di energia elettrica e della capacità di raffinazione del petrolio e di stoccaggio, lo sviluppo del settore petrolchimico; il trasferimento tecnologico, ecc. Questo non è solo per Cuba, insisto, ma per tutti. Ah e gli Stati membri possono rimborsare una parte del loro debito attraverso l'esportazione di beni e servizi.

FA: Quindi un cambio di direzione come colpirebbe il governo cubano?

MAR: Lo ripeto che io non lo vedo, però rispondo: penso che potrebbe accelerare alcune delle modifiche previste non la direzione delle stesse. Il quadro internazionale incide nella formulazione e l'attuazione pratica delle politiche, ma non lo determina né modificherà la spina dorsale del progetto globale del modello economico, che si sta teorizzando. Probabilmente i meno colpiti sarebbero i cubani, anche se ci colpirebbe un poco, ripeto. Guardando la cosa in tutta la sua ampiezza, i Caraibi e l'America Centrale sarebbero i più colpiti. Ed propria questa zona quella che secondo un rapporto del National Intelligence Council (NIC) degli Stati Uniti, è la più fragile e con rischi di instabilità. Si tratta di milioni di persone beneficiate da una politica umanista e inclusiva. Al di là degli indovini del caos.

FA: Il 10 gennaio Chavez dovrebbe giurare: lo farà? Se no, quali alternative vedi?

MAR:  Apro ipotesi. 1. Chavez segue convalescente e non può viaggiare. La condizione di "mancanza assoluta" prescritta nella Costituzione non si applica ancora perché egli è a Cuba con il permesso dell'Assemblea, che si costituisce domani sabato 5. Così dice il giurista costituzionale Herman Escarra dato che Chavez continua nell'esercizio delle sue funzioni. 2. E' stato proposto che potrebbe giurare davanti alla Corte Suprema, che si trasferirebbe all'ambasciata venezuelana a Cuba. Le ambasciate sono territori del paese che rappresentano. 3. Chavez decide di non prendere la magistratura. Domani si riunisce il parlamento ed eleggerà i suoi nuovi dirigenti Tutti i segnali indicano che Diosdado Cabello  sarà confermato presidente dell'organo, poiché il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) ed i suoi alleati hanno la maggioranza, quindi Cabello assumerebbe il potere temporale e dovrà convocare le elezioni entro 30 giorni.

FA: Supponiamo che Chavez decide di non assumere la presidenza. Quale sarebbe, secondo te, lo scenario elettorale, che previsioni faresti?

MAR: Il candidato per il PSUV e dei suoi alleati sarà
Nicolás Maduro, Chávez ha chiesto il sostegno di tutti. per l'opposizione suppongo di nuovo Capriles Radonsky che è stata finora l'oppositore che più duramente a lottato ed è attualmente governatore della stato di Miranda. Ma dobbiamo tenere a mente che Chavez ha vinto le elezioni lo scorso ottobre con quasi l'11% dei voti più di Capriles. Il PSUV e i suoi alleati politici hanno vinto i governi in 20 dei 23 Stati, ed in un numero significativo di autorità comunali. In termini di spinta elettorale queste vittorie hanno un grande significato per una disfida che si verificherebbe pochi mesi dopo la vittoria di Chavez. Aggiungo a quanto sopra la figura di Chavez, leader ben dentro nella maggioranza popolare che ha tratto grandi benefici, la cui immagine ed emotività che evoca starebbero nella disfida elettorale. E' come il Cid Campeador vincendo una battaglia.
 


* Conversazione-intervista tenutasi il 4 gennaio 2013.
Tratto da: Progreso semanal Articoli correlati:  Chavez,  infección pulmonar

 

 

Chávez, petróleo y Cuba ¿Volverá el Período Especial?

ene 5

 

Publicado por Raúl Antonio Capote

¿Volverá Cuba al Período Especial?  ¿Quién ganará si hay nuevas elecciones? Venezuela-Cuba: relación estratégica

 

 

Resumen de una conversación-entrevista realizada por Francisco Aruca, director de Radio Progreso Alternativa, a Manuel Alberto Ramy, corresponsal de dicho medio y de Progreso Semanal/Weekly*.

 

Francisco Aruca (FA): ¿Está preocupado el pueblo cubano por la salud de Chávez?

 

Manuel Alberto Ramy (MAR): Sí, y está muy pendiente todo lo que se informe sobre su estado de salud.

 

FA: Varios medios de prensa de EEUU y de Europa aprecian que la mayor preocupación se debe a las consecuencias económicas que tendría para el país. ¿Es así?

 

MAR: Chávez ha calado hondo en el sentimiento de la mayoría de los cubanos que desde años se s sienten atraídos por su figura y su política, no solo hacia Cuba, sino expandida a toda la región. Esto no quita que la gente se preocupe también por el impacto que su desaparición física o su alejamiento de la política activa pueda tener en un cambio del proyecto político que ha llevado adelante. Pero esta preocupación no es exclusiva de los cubanos. En Santo Domingo, según el ministro de Economía Temístocles Montas, “La salud del presidente Chávez es una preocupación muy grande para nosotros…Su estado de salud podría afectar el acuerdo de Petrocaribe”. Y es que PetroCaribe financia 30 mil barriles diarios de petróleo a su país.

 

FA: En concreto hay quienes auguran que Cuba volvería a vivir el Período Especial (década de los 90) y que esto es lo esencial en el sentir popular.

 

MAR: Discrepo que no es lo esencial. Lógica la preocupación que viene por el petróleo, pero, a mi juicio, magnificada y bien envueltica por algunos medios. Si ese mal deseo se diera, sentiríamos el golpe, pero no sería comparable al período especial. Los cambios que aquí se vienen llevando adelante partieron –lo escribí hace más de 3 años—de no relaciones con los EEUU y una alteración sensible en el cuadro venezolano. De ahí la raíz y el aumento y la diversificación a que va tendiendo el comercio internacional y las medidas aperturistas que vienen dándose, incluso parece que la nueva ley de inversiones está al promulgarse. Cuba está cambiando con cautela, pero cambiando, no de sistema, sí de modelo económico-social. No puedo dejar de decirte: sea cual sea el escenario venezolano, no habrá cambios. Maduro es continuidad; las relaciones entre nuestros dos países no son unidireccionales, sino muy integradas y desarmar esa relación estratégica no es cuestión de un día. Podría añadir pero con lo que te digo me parece suficiente para que las personas piensen un poco.

 

FA: Pero el petróleo, los 100 mil barriles diarios, los precios preferenciales, etc. En eso se basan muchos comentarios de no pocos medios internacionales para sus pronósticos.

 

MAR: Es curioso. Solo se fijan en Cuba. Petróleo y precios preferenciales. Olvidan una historia que comenzó en 1980 cuando el Pacto de San José, firmado por la Venezuela pre-Chávez y el gobierno de México. Estos dos países proveían de petróleo a 11 países de Centroamérica y el Caribe con precios preferenciales y ciertas facilidades de pago. Si la memoria no me falla, entregaban 80 mil barriles diarios y derivados a cada uno de esos 11 países, de los cuales Cuba estaba excluida. ¿Alguien cuestionó ese acuerdo a precios favorables y flexibilidad de pagos? No. El cuestionamiento surge con la aparición de PetroCaribe, portador de un enfoque más amplio, integrador y flexible que el de San José, y el problema es que ahora afectaría a unos 14 países de la región. Ese esfuerzo venezolano en nuestra área ha significado unos 7 mil millones de USD durante el año 2011, 3 mil 500 millones en Cuba.

 

FA: Ese es el punto, Cuba

 

MAR: Claro, el punto primero es la alianza estratégica establecida entre nuestros dos países, reitero estratégica, calidad que es pública, no calladita, como existen otras de diferente signo político y de control geoestratégico. Cuba retribuye una buena parte de esos 3 mil y pico de millones con asistencia de decenas de miles de médicos laborando, en la formación de científicos, de especialistas en diversas ramas, provisión de medicamentos novedosos, etc. ¿Cuánto cuesta formar un médico en una buena universidad de EEUU? Suman miles los especialistas formados por los cubanos. El segundo punto es que entre ambos países, y a iniciativa de Chávez, se creó el ALBA (Alianza Bolivariana para los Pueblos de nuestra América) , un esfuerzo integrador diferente a lo habitual en donde las relaciones económicas giran sobre otras bases, como es la complementaridad. Y también PetroCaribe, que brinda cobertura energética a toda el área caribeña y a países de Centroamérica. Todos, no solo Cuba, pagan petróleo a precios bajos, preferentes y largoplacistas. Lo no visto, la cara de la otra moneda, y en un momento en el que han asumido el poder en numerosos países de Latinoamérica nuevos líderes producto de movimientos populares. La clase política histórica ha ido siendo desplazada, el neoliberalismo tirado a la basura y el desmarcaje de la dependencia económico-política de EEUU se hace evidente. Y en buena medida los ejes han sido Venezuela y Cuba. ¿Cómo los enemigos de siempre van a desaprovechar este momento delicado para jugar sus cartas mediáticas y las que actúan en el underground?

 

FA: Ya que estamos en el tema energético, que veo que afecta a un conglomerado de países, insisto en una pregunta: ¿tiene Cuba un trato preferente?

 

MAR: Te respondo que la relación con los 14 miembros de PetroCaribe, incluida Cuba, reciben el petróleo con un financiamiento resbalante: 40 % cuando el precio del petróleo supera los 50 dólares; a 50 % si sobrepasa los 80 dólares y a 60 % si supera los 100 dólares. El financiamiento es por 25 años y la tasa de interés, solo 1 %. Más aún, si te vas a los objetivos proclamados por Petrocaribe y convalidado por los beneficiarios en diferentes Cumbres, verás que entre ellos destacan: suministrar energía con un arreglo financiero que aumenta la disponibilidad de recursos para el desarrollo, ampliación de la generación eléctrica y de las capacidades de refinación de petróleo y almacenamiento, desarrollo del sector petroquímico; transferencia de tecnología, etc. Esto no es solo para Cuba, insisto, sino para todos. Ah y los países miembros pueden saldar parte de sus compromisos financieros a través de la exportación de bienes y servicios.

 

FA: Entonces un cambio de rumbo ¿cómo afectaría al gobierno cubano?

 

MAR: Insisto que no veo tal, no obstante te respondo: Pienso que podría acelerar algunos de los cambios proyectados, no la dirección de los mismos. El cuadro internacional incide en la formulación y puesta en práctica de las políticas, pero no lo determina ni cambiará en su medula el proyecto global del modelo económico, que se está teorizando. Probablemente a los que menos afectaría sería a los cubanos, aunque sí nos afectaría un tanto, repito. Mirándolo en toda su amplitud, la región caribeña y centroamericana sería la más herida. Y es precisamente esta zona la que, según un informe del Consejo Nacional de Inteligencia (CNI) de EEUU, es la más frágil y con posibilidades de inestabilidad. Se trata de millones de personas beneficiadas por una política humanista e integradora. Allá los agoreros del caos.

 

FA: El 10 de enero Chávez debería jurar el cargo: ¿lo hará? Caso negativo, ¿qué alternativas ves?

 

MAR: Abro hipótesis. 1. Chávez sigue convaleciente y no puede viajar. La condición de “falta absoluta” prescrita en la carta magna no es aplicable todavía pues él está en Cuba con permiso de la Asamblea, que se constituye mañana sábado 5. Así opina el jurista constitucionalista Herman Escarrá dado que Chávez continúa en el ejercicio de sus funciones. 2. Se ha planteado que podría jurar ante el Tribunal Supremo, que se trasladaría a la embajada venezolana en Cuba. Las embajadas son territorios del país que representan. 3. Chávez decide no asumir la magistratura. Mañana se reúne el parlamento y elegirá a sus nuevos dirigentes. Todas las señales apuntan a que Diosdado Cabello repetirá como presidente del órgano, pues el Partido Socialista Unido de Venezuela (PSUV) y sus aliados cuentan con mayoría; entonces Cabello asumiría el poder temporal y deberá convocar a elecciones en un plazo de 30 días.

 

FA: Supongamos que Chávez decida no asumir la presidencia. ¿Cuál sería a tu juicio el escenario electoral, qué pronósticos harías?

 

MAR: El candidato por el PSUV y sus aliados será Nicolás Maduro, para quien Chávez solicitó el apoyo de todos. Por la oposición supongo repetirá Capriles Radonsky, que ha sido hasta ahora el opositor que más duro ha peleado y actualmente es gobernador del estado Miranda. Pero debemos tener en cuenta que Chávez ganó las elecciones de octubre pasado con casi un 11% de votos por encima de Capriles. El PSUV y sus aliados políticos ganaron los gobiernos en 20 de los 23 estados y un número significativo de alcaldías municipales. En términos de empuje electoral estos triunfos tienen gran significado para una contienda que se produciría a escasos meses de la victoria de Chávez. Añado a lo anterior la figura de Chávez, un líder bien sembrado en las mayorías populares a quienes ha beneficiado grandemente, cuya imagen y la emocionalidad que evoca estaría en la contienda electoral. Es como el Cid Campeador ganando una batalla.

 

*Conversación-entrevista efectuada el 4 de enero de 2013.

 

Tomado de: Progreso semanal  Artículos relacionados:  Chávez, infección pulmonar