Un concetto e una vita


La lungimiranza di Fidel

 

 

26 settembre 2013 - www.granma

 

 

Rivoluzione è consapevolezza del  momento storico; è cambiare tutto quanto deve essere cambiato; è uguaglianza e libertà piene; vuol dire essere trattato e trattare gli altri come esseri umani; significa emanciparci noi stessi e con i propri sforzi; è sfidare potenti forze dominanti dentro e fuori l'ambito sociale e nazionale; è difendere i valori in cui si crede al prezzo di qualunque sacrificio; è modestia, disinteresse, altruismo, solidarietà ed eroismo.

 

È lottare con audacia, intelligenza e realismo; è non mentire mai né violare principi etici; è convinzione profonda che non esiste forza al mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee.

 

Rivoluzione è unità, è indipendenza, è lottare per i nostri sogni di giustizia per Cuba e per il mondo che è la base del nostro patriottismo, del nostro socialismo e del nostro internazionalismo...

 

Fidel ha canalizzato tutte le sue energie verso la strategica “battaglia delle idee”, condizione necessaria per la costruzione di un'alternativa post-capitalista e non solo post-neoliberale, come desiderano alcuni vecchi di iper-sinistra delusi. Nella misura in cui sussista il capitalismo come modo di produzione, la sua natura di saccheggio, oppressiva e predatoria si manifesterà in tutte le sue espressioni storiche, dal “laissez faire” dei principi del secolo XX fino al neoliberalismo del finale dello stesso secolo, passando per il keynesianismo ed il liberismo.

 

La preoccupazione del Comandante per rileggere Gramsci ed i classici della teoria marxista si è accompagnata ad un grande interesse nell'opera di Darwin e lo studio dell'impatto della nanotecnologia sui processi produttivi e, pertanto, sui beni e servizi ai quali potrebbe accedere la  popolazione.

 

Fidel sa che le nuove tecnologie di comunicazione e d’informazione sono un poderoso strumento di dominazione ideologica ma, dialetticamente, possono essere anche un arma formidabile per informare la popolazione e facilitare la disseminazione del pensiero critico. Ma la sua inquietudine non è solo questo: è anche sul cambiamento climatico, la crisi economica, i processi politici ed i temi incandescenti della realtà internazionale.

 

La storia gli ha dato anche ragione quando nel 1985 dimostrò matematicamente l'impossibilità di pagare il debito estero, contrariando le opinioni di sedicenti “esperti” che elaboravano ingegnosi artifici per dimostrare il contrario.

 

Quando precipitò l'Unione Sovietica e cadde il discusso socialismo dell'Europa Orientale, sono stati molti quelli che gli hanno consigliato che riconciliasse Cuba con le nuove realtà della globalizzazione,. Contrariando l'opinione ed i pronostici di questi e molti altri, ha sopportato la tempesta ed ha proclamato ai quattro venti che, benché l'Unione Sovietica affondasse, il fragile vascello della Cuba rivoluzionaria avrebbe resistito al temporale e sarebbe arrivata ad un buon porto. Un'altra volta, la storia gli ha dato ragione. 

 

Nel 1992, nel Vertice della Terra, celebrato a Rio de Janeiro, quando denunciò nei sette minuti esatti che ogni partecipante aveva assegnati, la catastrofe ambientale e climatica che si avvicinava.

 

Il suo intervento fu fulminante ed apocalittico e puramente ideologico per molti di quelli che il pensiero convenzionale identificava come “realisti” ed “esperti.” Chi si ricorda ora di quei nani? E che cosa dire lì dei governanti presenti

 

– Menem, Fujimori ed altri della loro stessa specie–che fecero orecchio da mercante davanti al discorso di Fidel e che con la loro criminale indifferenza aggravarono il problema? La storia è tornata ad assolverlo quando, nel 1998, convocò gli economisti a discutere la crisi in gestazione, in momenti in cui il sapere ufficiale assicurava che non c'era –e che non ci sarebbe stata–nessuna crisi bensì, al massimo, una transitoria decelerazione della crescita economica. Una decennio dopo i fatti reali dimostravano un'altra volta che la ragione era dalla parte di Fidel...