Miti e realtà dell'esilio cubano

21.03.2013 - Raul Antonio Capote http://eladversariocubano.wordpress.com

MITO 16: "A Cuba vi è consumo e traffico di droghe"

REALTA': I tentativi di collegare Cuba al traffico di droghe e per introdurre il loro consumo nell'isola, e la corrispondente campagna mediatica, hanno avuto iniziato quasi con il trionfo della Rivoluzione, nel 1959, ma hanno sempre fallito. Negli ultimi anni, questi sforzi sono stati favoriti dallo sviluppo del settore del turismo e il crescente problema del traffico e del consumo di droghe nei paesi vicini del continente, compresi gli Stati Uniti.


Tuttavia, a Cuba, il business delle droghe, fiorente nell'epoca in cui la mafia statunitense, guidato da Meyer Lansky in collusione con la tirannia di Batista, convertì L'Avana nel paradiso del gioco d'azzardo, della prostituzione e del traffico di droga, fu sradicato con il trionfo rivoluzionario ed é completamente privo di futuro per tre ragioni principali.


La prima è che esiste una volontà politica a tutti i livelli del Governo rivoluzionario e il Partito, d'impedirlo mettendo in gioco tutte le risorse dello Stato. Per decenni, le autorità cubane sono state coerenti con questa politica ed hanno perseguito implacabilmente il traffico di droga nel loro spazio aereo e nei mari adiacenti. Cuba è stata una barriera molto difficile da attraversare per i trafficanti di droga nella loro rotta verso nord. Centinaia di operazioni aeree sono state frustrate e decine di tonnellate di sostanze stupefacenti sono state sequestrate sulle coste e nei mari territoriali (9,1 tonnellate nel 2011). Gli aeroporti sono dotati di moderne attrezzature per il rilevamento e solo esigue quantità di droga sono in grado di superare i controlli ufficiali.

Tutte le informazioni che sono state ottenute da Cuba e sono state di interesse per evitare che la droga raggiunga il territorio degli Stati Uniti o di altri paesi vicini, sono state fornito tempestivamente alle autorità statunitensi (servizio Guardia Costiera), alla Royal Defence Force Bahamas e omologhe controparti di altre nazioni. Cuba ha sottoscritto accordi antidroga con numerosi governi ed ha ripetutamente offerto la propria collaborazione in questo settore agli Stati Uniti.

Tra i cittadini di tutte le età che vivono vicino alla costa, sono organizzati i "Distaccamenti guardando il mare" che sorvegliano volontariamente giorno per giorno i recalos, vale a dire l'avvicinamento di pacchetti contenenti  narcotici. Molti trafficanti di droga, di diverse nazionalità, scontano pene nelle carceri cubane. Di fatto, Cuba ha contribuito a proteggere contro la droga, senza alcun aiuto, il confine meridionale degli Stati Uniti.


La seconda è che ci sono forti organizzazioni di massa, come i Comitati di Difesa della Rivoluzione (CDR), la Federazione delle Donne Cubane (FMC), la Centrale dei Lavoratori di Cuba (CTC), e altre, che riuniscono milioni di cittadini, la cui vigilanza e determinazione impediscono lo sviluppo di qualsiasi attività di questo tipo.

Perché il business della droga prosperi, è essenziale la strutturazione di reti mafiose che si prendono cura della sua introduzione, distribuzione e commercializzazione. Queste reti richiedono vasta e robusta infrastruttura. La droga deve essere immagazzinata, trasportata e venduta e grandi quantità di denaro devono essere convertite in valuta estera e convogliata fuori dal paese. Basterebbero i CDR perché nessuna di queste operazioni possano essere eseguite.

A Cuba non operano cartelli della droga o bande al servizio del narcotraffico che eseguono azioni terroristiche contro i loro avversari, né si sviluppano conflitti tra gruppi mafiosi per il controllo del territorio né esiste il problema di autorità corrotte dal denaro della droga. Sono in vigore, inoltre, pene severe per i trafficanti, non per i consumatori, che sono considerati pazienti e vittime e lo sforzo si concentra sul loro reinserimento sociale.
 

La terza è che la questione della droga, a differenza di altre che anche sono oggetto di campagne diffamatorie, è direttamente correlata alla sicurezza nazionale. Collegare Cuba con la droga è stato un obiettivo primario per i servizi di intelligence degli Stati Uniti e le organizzazioni controrivoluzionarie, in quanto ciò servirebbe da pretesto per intensificare le azioni ostili contro Cuba e, infine, per un attacco militare.


E' questo pericolo per la sovranità del paese, aggiunto al danno che potrebbe provocare la droga alla salute dei cittadini e alla stabilità della famiglia e della società, ciò che giustifica la politica del governo rivoluzionario ben descritta dal presidente Raúl Castro come "sangue e fuoco". Non c'é né ci sarà alcuna tolleranza per coloro che favoriscono, in qualche modo, sia il traffico internazionale, come il consumo di droghe nel territorio del paese, né dovrebbe averla per coloro che, dalla loro posizione di
"giornalisti indipendenti", e che non sono né l'uno né l'altro, forniscono alla macchina della propaganda del nemico, attraverso i loro blog personali e altri mezzi, informazioni false o distorte.

 

 

“En Cuba hay consumo y tráfico de drogas”

REALIDAD: Los intentos para vincular a Cuba con el tráfico de drogas y para introducir su consumo en la isla, y la correspondiente campaña mediática, comenzaron casi con el triunfo de la Revolución en 1959, pero han fracasado invariablemente. En los últimos años, estos intentos se han visto favorecidos por la expansión de la industria turística y el problema creciente del tráfico y consumo de drogas en países cercanos del continente, incluyendo Estados Unidos.
Sin embargo, en Cuba, el negocio de las drogas, floreciente en la época en que la mafia estoadounidense, dirigida por Meyer Lansky en contubernio con la tiranía de Batista, convirtió a La Habana en el paraíso del juego, la prostitución y el narcotráfico, fue desarraigado con el triunfo revolucionario y carece totalmente de futuro por tres razones fundamentales.
La primera es que existe una voluntad política en todos los niveles del gobierno revolucionario y del Partido, de impedirlo poniendo en juego todos los recursos del Estado. Durante décadas, las autoridades cubanas han sido consecuentes con esta política y han perseguido implacablemente el tráfico de drogas por su espacio aéreo y sus mares adyacentes. Cuba ha sido una barrera muy difícil de atravesar por los narcotraficantes en su ruta hacia el norte. Cientos de operaciones aéreas han sido frustradas y decenas de toneladas de estupefacientes han sido ocupadas en las costas y mares territoriales (9.1 toneladas en 2011). Los aeropuertos están dotados de modernos equipos para su detección y sólo exiguas cantidades de droga logran traspasar los controles oficiales.
Toda la información que ha obtenido Cuba y ha sido de interés para evitar que la droga llegue a territorio de Estados Unidos o de otros países vecinos, la ha suministrado oportunamente a las autoridades norteamericanas (Servicio de Guardacostas), a la Real Fuerza de Defensa de Bahamas y autoridades homólogas de otras naciones. Cuba ha suscrito acuerdos antidroga con numerosos gobiernos y ha ofrecido reiteradamente su colaboración en este campo al de Estados Unidos.
Entre los ciudadanos de todas las edades que viven cerca de las costas, están organizados los “Destacamentos mirando al mar”, que vigilan voluntariamente día a día los recalos, es decir, los acercamientos de paquetes conteniendo estupefacientes. Muchos narcotraficantes, de varias nacionalidades, cumplen condenas en cárceles cubanas. De hecho, Cuba ha contribuido a proteger contra la droga, sin ayuda alguna, la frontera sur de Estados Unidos.
La segunda es que existen fuertes organizaciones de masas, como los Comités de Defensa de la Revolución (CDR), la Federación de Mujeres Cubanas (FMC), la Central de Trabajadores de Cuba (CTC), y otras, que agrupan a millones de ciudadanos, cuya vigilancia y determinación impiden el desarrollo de cualquier actividad de este tipo.
Para que el negocio de la droga prospere, es imprescindible la estructuración de redes mafiosas que se encarguen de su introducción, distribución y comercialización. Estas redes requieren de una amplia y sólida infraestructura. La droga tiene que ser almacenada, transportada y vendida, y grandes volúmenes de dinero tienen que ser transformados en divisas y canalizados hacia el exterior del país. Bastaría con los CDR para que ninguna de estas operaciones pueda realizarse.
En Cuba no operan cárteles de la droga, ni pandillas al servicio de narcotraficantes que ejecutan acciones terroristas contra sus oponentes, ni se desatan conflictos entre grupos mafiosos por el dominio de territorios, ni existe el problema de autoridades corrompidas por el dinero de la droga. Están en vigor, además, muy severas sanciones para los traficantes, no así para los consumidores, que son considerados pacientes y víctimas y el esfuerzo se centra en su reinserción social.
La tercera es que el tema de la droga, a diferencia de otros que también son objeto de campañas difamatorias, se relaciona directamente con la seguridad nacional. Vincular a Cuba con la droga ha sido un objetivo priorizado por los servicios de inteligencia de Estados Unidos y de las organizaciones contrarrevolucionarias, pues esta vinculación serviría de pretexto para recrudecer las acciones hostiles contra Cuba y, eventualmente, para un ataque militar directo.
Es este peligro para la soberanía del país, sumado al daño que podría provocar la droga en la salud de los ciudadanos y en la estabilidad de la familia y de la sociedad, lo que justifica la política del gobierno revolucionario descrita muy apropiadamente por el presidente Raúl Castro como de “sangre y fuego”. No hay ni habrá tolerancia alguna para los que favorezcan de algún modo tanto el tráfico internacional como el consumo de drogas dentro del territorio del país, ni debiera haberla para aquellos que, desde su posición de “periodistas independientes”, y que no son ni lo uno ni lo otro, suministran a la maquinaria de propaganda del enemigo, a través de sus blogs personales y otros medios, falsas o tergiversadas informaciones.