La morte di un altro mambí


Il Colonnello Juan

Delgado González

 

 

23 aprile 2013 -  www.granma.cu

 

 

“Chi si sente cubano e ha coraggio, mi segua!”, gridň prima di partire al fronte di 18 valorosi per evitare che il nemico si impadronisse del Titano di Bronzo, il 7 dicembre del 1896, quel coraggioso che riscattň i cadaveri del Maggiore Generale Antonio Maceo e del suo aiutante, il capitano Panchito Gómez del Toro, che era l’intrepido colonnello dell’ Esercito di Liberazione, Juan Delgado González.

 

Le testimonianze degli ufficiali mambí narrano come di fronte alla confusione per la morte del leggendario eroe, Juan Delgado "vibrante d’ira", disse: "No, io non permetto il disonore dell’Esercito di Liberazione! Non possiamo permettere che le forze de L’Avana siano colpevoli del maggior disonore che possa soffrire un esercito valoroso come il nostro! Se il corpo del Generale Maceo cade in potere del nemico, meriteremo l’anatema di codardi dei nostri compagni, di tutti i cubani e anche dei nostro stessi nemici! Prima di permetterlo, e che il Generale in Capo lo sappia, che se stando io in questo combattimento, prima che il cadavere del Generale Maceo sia catturato dagli spagnoli, preferisco morire per mano del nemico!”

 

Ed č cosě che convoca che lo seguano e li riscatta.

 

Poi Juan Delgado cavalcň sino alla zona di El Cacahual, dove consegnň i due corpi giŕ esanimi a suo zio Pedro Pérez, mediante il detto Patto del Silenzio.

 

ll 23 aprile del 1898, 115 anni fa, lo sorpresero sulla strada di Wajay dove fu assassinato assieme ai suoi fratelli Ramón y Donato, e al suo aiutante Eulogio Pedroso, quando pochi giorni prima la Spagna aveva giŕ firmato l’armistizio.

 

A Juan Delgado non lo aveva salvato nemmeno la tregua perchč lui era per i colonialisti una spia nella gola e per la sua combattivitŕ e intransigenza era uno dei mambě piů temuti dagli spagnoli nella regione del L’Avana.

 

E cosě morě quel mambí che era stato proposto per il grado di Generale di Brigata al momento della sua morte.