Il Leone d’Oriente

 

 

 

19 agosto 2013 -  www.granma

 

 

Nella  “Loma del Gato”, a Santiago di Cuba, il 5 luglio del 1896 una pallottola spagnola spezzò la vita di uno dei più agguerriti generali dell’Esercito Liberatore: José Maceo y Grajales, che per la sua audacia e combattività è passato alla storia come il “Leone d’Oriente”.

 

La discriminazione per il colore della pelle,  l’esilio, la prigione le persecuzioni  e gli intrighi forgiarono  in lui un forte carattere che lui pose alla prova nelle tre guerre d’indipendenza e lo fecero riconoscere come uno dei migliori capi dei mambì.

 

Furono molte le situazioni in cui furono indispensabili la sua forza fisica, i suoi principi e le sue qualità.

 

Maximo Gómez scrisse di lui in una lettera del 24 luglio del 1896: “Poche volte nella nostra vita militare s’incontrano uniti in un uomo i nobili doni del sentimento: lealtà, disinteresse e abnegazione, e le grandi virtù marziali: il coraggio, la subordinazione e la nobiltà.”

 

Tutto questo identificò il paladino che non accettò il Patto del Zanjón, che rimase fermo nella Protesta di Baraguá  con suo fratello  Antonio, l’uomo delle innumerevoli prodezze per burlare le più sofisticate carceri europee dell’epoca, che offerse il suo sangue per la libertà dei cubani. 

 

Il giorno della sua morte, 117 anni fa, fu avvisato della presenza nemica, ordinò d’avanzare e marciò al fronte dei suoi uomini, sino a morire lottando nel campo di battaglia.