Il prigioniero politico più

 

vecchio dell'America Latina

 

 

 7.06.2013 - Ángel Guerra Cabrera http://lapupilainsomne.wordpress.com

 

 

Gli USA occuparono Portorico, contro la volontà del suo popolo, nel 1898 e fino ad oggi la mantiene in condizione coloniale. Hanno fatto quanto hanno potuto per spogliarla delle sue radici culturali, la sua lingua, il suo sentimento nazionale e la sua autostima e per reprimere o disprezzare coloro che rivendicano questi diritti. Tuttavia, l'identità portoricana è stata più resistente che il potere economico, politico e militare di Washington.

Di tanto in tanto, e sopra le fazioni politiche e ideologiche, credi religiosi e diversità questa identità esplode in ribellione dal profondo dell'anima nazionale. Allora a Portorico l'unisce una causa comune che sfida l'oppressore e non c'é forza al mondo capace di romperla. E' successo nella vittoriosa battaglia per togliere la marina yankee da Vieques e nella lotta per la libertà dei suoi prigionieri politici negli anni settanta e novanta. Nella condanna unanime, nel 2005, del premeditato assassinio, da parte dell'FBI, del leader indipendentista
Filiberto Ojeda e il suo successivo funerale, paragonabile con quello del venerato insigne Pedro Albizu Campos nel 1965. In entrambi i casi, l'isola si paralizzò e rese il suo più sentito tributo.


Oggi succede lo stesso con l'appello per la libertà del anche'gli militante per l'indipendenza portoricana
Oscar Lopez Rivera, il  prigioniero politico più vecchio dell'America Latina. Il 29 maggio Oscar ha compiuto 32 anni dietro le inclementi sbarre delle carceri statunitensi.

Quel giorno centinaia di personalità a San Juan ed in altre quattro le città di Portorico si sono simbolicamente rinchiuse in celle disegnate dal pittore Nick Quijano, pari nel loro piccole dimensioni a quella che occupa Oscar. Erano presenti i rappresentanti di tutte le tendenze politiche, tra essi noti indipendentisti come Carlos Gallisá o Martha  la vedova del defunto leader di Juan Mari Bras, l'ex governatore Anibal Acevedo Vila, i sindaci di San Juan Carmen Yulin e di Ponce Maria Melendez e loro pari altri comuni, René Martinez il Residente di Calle 13, altri importanti artisti e intellettuali, noti giornalisti, la presidente del Collegio degli Avvocati Ana Irma Rivera, giocatori di baseball della grande League, accademici, vescovi e leader di tutte le chiese, attivisti della comunità LGBT, deputati, senatori, uomini d'affari, medici illustri e avvocati. Il cantante Ricky Martin ha inviato un caloroso messaggio di solidarietà dall'Australia ed il Governatore Alejandro García Padilla ha detto che il suo rilascio è una questione di "giustizia sociale, umanità e compassione" per cui aveva lo stava reclamando al presidente Barak Obama.

Nato nel villaggio di San Sebastian, i genitori di Oscar lo portarono a vivere a Chicago cercando di sfuggire alla povertà. Combattente decorato del Vietnam, l' ebbe iniziato la sua presa di coscienza anti-coloniale. Al ritorno dalla guerra divenne un dinamico attivista per l'istruzione de colonizzata, la cultura portoricana, contro la discriminazione razziale e per l'indipendenza della sua patria.

Accusato di appartenere alle indipendentiste Forze Armate di Liberazione Nazionale la procura gringa gli contestò l'imputazione di cospirazione sediziosa ("tentativo di rovesciare con la forza il governo degli Stati Uniti a Portorico"). Il Premio Nobel Desmond Tutu - una delle tante personalità internazionali che chiedono la sua liberazione - ha detto che ciò che la sua imputazione vuole dire é "cospirare per liberare il suo popolo dalla giustizia imperiale". Rifiutando di accettare la giurisdizione dei tribunali yankee, Oscar si é dichiarato prigioniero in una lotta anti-coloniale e ha rifiutato di cooperare con il processo. Anche se non potevano provare alcuna accusa e il suo comportamento come recluso è stato esemplare, l'esorbitante pena inflitta scadrà nel 2023.

Tenuto in isolamento 12 anni, non è uscito dalla sua cella più di alcune ore a settimana, non ha mai visto luce del naturale e gli si impedirono le visite. Quando le ha potute ricevere erano dall'altro lato di un vetro antiproiettile. Sua figlia è diventata donna senza poterlo toccare e la nipote lo ha solo potuto abbracciare essendo un'adolescente. Ha sofferto costanti trattamenti inumani e degradanti incluso il rifiuto di assistenza medica, adeguatamente documentata. L'ONU ha chiesto la sua liberazione.

Un uomo di grande sensibilità, ha fatto una notevole opera pittorica ed epistolare in carcere. Sono nato boricua, continuerò ad essere boricua e morirò boricua, ha detto. Sosteniamolo perché sia così, ma nella sua patria e libero. Viva Portorico libera!

 

 

El preso político más antiguo de América Latina

Ángel Guerra Cabrera

Estados Unidos ocupó Puerto Rico contra la voluntad de su pueblo en 1898 y hasta hoy lo mantiene en condición colonial. Ha hecho cuando ha podido por despojarlo de sus raíces culturales, su idioma, su sentimiento nacional y su autoestima y por reprimir o ningunear a quienes reivindican estos derechos. Sin embargo, la identidad puertorriqueña ha sido más resistente que el poderío económico, político y militar de Washington.
De tanto en tanto, y por sobre banderías político-ideológicas, creencias religiosas y diversidades esa identidad estalla en rebeldía desde lo profundo del alma nacional. Entonces a Puerto Rico lo une una causa común que desafía al opresor y no hay fuerza en el mundo capaz de quebrarlo. Ocurrió en la victoriosa batalla por sacar a la marina yanqui de Vieques y en la lucha por la libertad de sus presos políticos en los setentas y los noventas. En la unánime condena en 2005 al premeditado asesinato por la FBI del líder independentista Filiberto Ojeda y sus posteriores honras fúnebres, comparables con las del venerable prócer Pedro Albizu Campos en 1965. En ambos casos, la isla se paralizó y les rindió su más sentido tributo.
Hoy ocurre igual con el reclamo por la libertad del también militante por la independencia puertorriqueña Oscar López Rivera, el preso político más antiguo de América Latina. El 29 de mayo Oscar cumplió 32 años tras los inclementes barrotes de las cárceles de Estados Unidos.
Ese día cientos de personalidades en San Juan y otras cuatro ciudades de Puerto Rico se encerraron simbólicamente en celdas diseñadas por el pintor Nick Quijano, iguales en sus diminutas dimensiones a la que ocupa Oscar. Dijeron presente representantes de todas las tendencias políticas, entre ellos connotados independentistas como Carlos Gallisá o Martha la viuda del finado líder Juan Mari Bras, el ex gobernador Aníbal Acevedo Vilá, las alcaldesas de San Juan Carmen Yulín y de Ponce María Meléndez así como sus pares de otros municipios, René Martínez el Residente de Calle 13, otros relevantes artistas e intelectuales, conocidos periodistas, la presidenta del Colegio de Abogados Ana Irma Rivera, peloteros de grandes ligas, universitarios, obispos y líderes de todas las iglesias, activistas de la comunidad LGBT, diputados, senadores, empresarios, eminentes médicos y abogados. El cantante Ricky Martin envió un cálido mensaje de solidaridad desde Australia y el gobernador Alejandro García Padilla expresó que su excarcelación es un asunto de “justicia social, humanidad y compasión” por lo que la había reclamando al presidente Barak Obama.
Nacido en el pueblo de San Sebastián, los padres de Oscar lo llevaron a vivir a Chicago intentando huir de la pobreza. Combatiente condecorado de Vietnam, allí comenzó su toma de conciencia anticolonial. Al regreso de la guerra a la ciudad de los vientos devino un dinámico activista por la educación descolonizadora, la cultura puertorriqueña, contra la discriminación racial y por la independencia de su patria.
Acusado de pertenecer a las independentistas Fuerzas Armadas de Liberación Nacional la fiscalía gringa le levantó el difuso cargo de conspiración sediciosa (“intento de derrocar por la fuerza al gobierno de Estados Unidos en Puerto Rico”). El premio Nobel Desmond Tutu –una de muchas personalidades internacionales que piden su liberación- ha dicho que lo que el cargo quiere decir es “conspirar para liberar a su pueblo de la justicia imperial”. Negado a aceptar la jurisdicción de los tribunales yanquis, Oscar se declaró prisionero de guerra en una lucha anticolonial y rehusó cooperar con el proceso. Aunque no pudieron probarle ninguna acusación y su conducta como recluso ha sido ejemplar, la exorbitante sentencia impuesta expiraría en 2023.
Mantenido en confinamiento solitario 12 años, no salió de su celda más que unas pocas horas a la semana, nunca vio la luz natural y se le impidieron las visitas. Cuando las pudo recibir fue al otro lado de un cristal antibalas. Su hija se hizo mujer sin poder tocarlo y su nieta sólo lo pudo abrazar siendo una adolescente. Ha sufrido constantes tratos inhumanos y degradantes incluyendo negativa de asistencia médica, debidamente documentados. La ONU ha pedido su liberación.
Hombre de gran sensibilidad, ha hecho una notable obra pictórica y epistolar en prisión. Nací boricua, seguiré siendo boricua y moriré boricua, ha dicho. Apoyémoslo para que así sea, pero en su patria y libre. ¡Viva Puerto Rico libre!

 

 

 

Compie 70 anni il prigioniero politico portoricano

 

imprigionato da 32 anni negli USA

 

 

 07.01.2013 -  www.granma.cu

 

 

Il prigioniero politico portoricano Oscar López Rivera ha compito, il 6 gennaio, 70 anni, 32 dei quali trascorsi nelle prigioni degli Stati Uniti per aver lottato per l’indipendenza del suo paese.

 

Il presidente del Comitato Pro Diritti Umani di Puerto Rico, Eduardo Villanueva, ha chiesto ai dirigenti dei tre principali partiti politici del paese di sollecitare una riunione con il presidente Barack Obama per chiedere l’indulto di López Rivera, che il prossimo 29 maggio compirà 32 anni di reclusione nella nazione nordamericana. Allo stesso modo ha chiamato la cittadinanza ad esercitare pressioni sulla Casa Bianca attraverso l’invio di messaggi di posta elettronica.

 

López Rivera fu condannato a 70 anni di reclusione per cospirazione sediziosa per presunti vincoli con le ormai scomparse Forze Armate di Liberazione Nazionale (FALN) di Puerto Rico, che operavano a Chicago e New York.

 

Le autorità degli Stati Uniti non hanno mai presentato prove al riguardo. López Rivera si dichiarò “prigioniero di guerra” perché Puerto Rico è un paese militarmente occupato dagli Stati Uniti dal 1898, pertanto non esercitò il suo diritto ad una difesa legale.