Medici cubani iniziano ad arrivare in Brasile: la sconfitta

più umiliante per i media come El País o El Nuevo Herald

 

 

11.09.2013 - di José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación  Vincenzo Basile (CapítuloCubano) 

https://www.youtube.com/watch?v=Io615Zdf_Nk

 

 

 

Lo scorso 26 maggio, il quotidiano di Miami “El Nuevo Herald” annunciava con grande enfasi che il governo brasiliano aveva abbandonato la sua idea di contrattare medici provenienti da Cuba (1). E definiva il fatto come “una delle più umilianti sconfitte subite da parte del governo dei fratelli Castro, (...) e che conferma (...) il deterioramento del livello di formazione accademica dell’Isola” (2).
 

La soddisfazione era generale nei grandi mezzi di comunicazione. Il partner spagnolo del “El Nuevo Herald”, il quotidiano “El País”, titolava “Il Brasile contratterà medici spagnoli e portoghesi al posto dei cubani”. Secondo il suo inviato Juan Arias, “il ministro (brasiliano) della Sanità crede che gli operatori sanitari di questi paesi offrano maggiori garanzie di formazione rispetto a quelli dell’Isola” (3).

 

Ricordiamo che qualche settimana prima, era stato annunciato un accordo sanitario di cooperazione Sud-Sud tra Cuba e il Brasile, sostenuto dall’Organizzazione Panamericana della Salute: un contingente di medici cubani sarebbe stato destinato a coprire località povere del nord e nordovest del Brasile (4). Immediatamente era stata scatenata un’intensa campagna, di stampo chiaramente xenofobo, nei media brasiliani (5). Questi - e i loro omologhi di Miami, America Latina e Madrid - si erano trasformati per alcuni giorni in portavoce propagandistico dell’elite medica brasiliana, in guerra contro i medici cubani: il presidente dell’Associazione Medica Brasiliana, Florentino Cardoso, era giunto a definirli “scoria” (6).


L’intenso lavoro di pressione mediatica e politica della destra brasiliana contro il governo di Dilma Rousseff sembrava aver dato i suoi frutti, dopo l’annuncio, nei citati quotidiani, della rottura dell’accordo Cuba-Brasile.

 

Ebbene, ad agosto questi media e le corporazioni mediche brasiliane hanno ricevuto una doccia fredda: è stato annunciato l’arrivo dei primi 400 medici provenienti da Cuba in Brasile, per un totale di 4000 in un anno (7). Appena appresa la notizia, il quotidiano “El Pais”, tramite lo stesso giornalista che aveva sostenuto che il programma medico fosse stato sospeso, ha pubblicato quattro articoli sul tema in appena cinque giorni, raccogliendo le proteste corporative delle associazioni mediche brasiliane. Nell’ultima cronaca, ha accusato furiosamente il governo di Dilma Rousseff di aver “preparato in segreto l’entrata dei medici cubani nel suo sistema sanitario” (8).

 

Il presidente dell’Associazione Medica Brasiliana, che aveva affermato in numerose interviste a stampa, radio e televisione che “Cuba ha delle facoltà di medicina di pessima qualità”, è stato smentito dai fatti. Il Ministero della Pubblica Istruzione del Brasile ha annunciato che i medici brasiliani che hanno studiato a Cuba hanno ottenuto i migliori voti all’Esame Nazionale di Convalida nel 2011 e nel 2012. (10)

 

Inoltre è stato diffuso un dato chiarificatore che fa crollare il discorso corporativo delle associazioni mediche: il programma “Más Médicos (Più Medici)” dell’Esecutivo brasiliano aveva offerto 15.460 posti di lavoro nei centri di salute pubblica delle zone periferiche, dando preferenza ai medici brasiliani, con uno stipendio di 4200 dollari, e -a onor del vero- la richiesta di permanenza in questi luoghi per almeno tre anni. L’offerta è stata accettata solo da 1618 persone, il 10% del totale necessario (11). Non si comprende, quindi, la gigantesca campagna contro i medici cubani che presteranno servizio in comunità povere, senza alcun accesso alla salute pubblica, e dove non vogliono essere destinati i medici del Brasile.

 

Più di 40000 medici cubani lavorano in programmi sanitari ubicati in 69 paesi. Sono professionisti preparati, il cui approccio popolare e umanistico alla medicina si oppone a concezioni elitarie ben radicate. Sono medici in grado di lavorare con risorse limitate, preparati non solo per l’assistenza sanitaria, ma anche per l’organizzazione di campagne di prevenzione, e con esperienza nella diagnosi clinica, indispensabile in queste zone dove non ci sono laboratori (12).

 

La notizia dell’arrivo dei primi medici di Cuba in Brasile, per un totale - entro quest’anno - di 4.000, è una grande vittoria per 700 paesi delle regioni più povere del paese sudamericano. E una delle “più umilianti sconfitte che hanno subito” l’elite medica latinoamericana e i grandi mezzi di comunicazione come “El Nuevo Herald” e “El País”.