Li hanno fotografati al loro arrivo in alcuni aeroporti del nord del Brasile
agitando bandiere di Cuba e del paese ospite, bianchi, neri e mulatti, uomini e
donne, composti e allegri nel loro camice di un bianco abbagliante, la loro
uniforme di medici militanti.
Sono i dottori e gli infermieri che
- in numero di
quattromila - andranno a curare i più poveri e abbandonati dell’immenso Brasile
nel quadro del progetto governativo “Più Medici”. Andranno nei luoghi in cui i
medici brasiliani non trovano conveniente esercitare la loro professione e
insieme a loro ci sarà personale medico spagnolo, argentino, uruguayano e
portoghese. E’ la task-force che il governo di Dilma Roussef ha contrattato con
una lunga negoziazione cominciata un anno e mezzo fa con l’Organizzazione
Mondiale della Sanità per poter fornire alle popolazioni più disagiate e
abbandonate del gigante brasiliano la dovuto assistenza sanitaria.
Le grandi manifestazioni di piazza dei mesi scorsi in cui i cittadini chiedevano
a gran voce miglioramenti nel campo sociale hanno probabilmente accelerato la
sottoscrizione del contratto con i medici stranieri che cominceranno il loro
servizio il 16 settembre, dopo un corso di preparazione alle particolarità del
territorio in cui dovranno operare, in gran parte a maggioranza indigena.
Questa bella storia non è piaciuta alle Associazioni Mediche del Brasile, entità
che difendono gli interessi della loro corporazione, incuranti delle necessità
urgenti dei più derelitti. Come già negli anni scorsi le corporazioni dei medici
boliviani e di quelli venezuelani, anche in Brasile i professionisti che
difendono una medicina di classe e un esercizio della professione elitario,
protestano per l’intrusione di medici a poco prezzo (i galeni riceveranno 300
dollari al mese), disposti a vivere in zone depresse e disagiate e portatori di
un’etica professionale assai diversa dalla loro. Con l’aggravante per i medici
cubani, secondo le accuse di alcuni rappresentanti dell’Ordine dei Medici, di
lavorare come schiavi per il proprio governo che intasca direttamente il
compenso.
E aggiungono ancora un’altro impedimento all’utilizzo dei medici cubani: la
mancanza di equipollenza fra la loro laurea e quella rilasciata dalle università
brasiliane. Per loro non conta che Cuba è già una potenza medica nel mondo né
che la presenza di personale sanitario cubano è ormai una realtà in molti paesi.
Basterebbe ricordare quello che hanno fatto e fanno i medici cubani nella
sventurata Haiti.