Mi è davvero difficile non far notare, anche se in queste settimane il lettore italiano è coinvolto e amareggiato dalle nostre vicende politiche, che mentre 21 deputati di sinistra del Parlamento Europeo, in occasione della visita del segretario di Stato nordamericano John Kerry a Bruxelles, gli hanno presentato la loro preoccupazione per il prolungarsi dell’ingiusta condanna inflitta nel 1998 a cinque cubani, che informavano il governo cubano delle iniziative di sabotaggio e di destabilizzazione progettate dagli anticastristi della Florida, il fatto che fra quei ventuno non ce ne era uno della sinistra italiana.
Proprio in questi giorni, uno dei cinque,
Nè la prima, né la seconda volta per René si è trattato di un viaggio felice: l’anno scorso è andato ad abbracciare la famiglia dopo la morte prematura del fratello affetto da un cancro, e adesso per la morte del padre. Penso al diverso atteggiamento dei giudici indiani che hanno concesso ai nostri due marò di andare una volta per le feste di Natale e un’altra per partecipare – durante un mese - alla campagna elettorale. René, come ordinatogli, ritornerà a completare la sua condanna che una Commissione delle Nazioni Unite ha fortemente criticato segnalandone le irregolarità, ma l’opinione pubblica deve essere informata di questo caso di ingiustizia e deve lavorare per ottenere la libertà dei cinque, ormai in carcere da quindici anni.
La “famosa” blogger
Silvio Rodríguez
Provo un sano orgoglio per il mio sangue meticcio
Tutti i pronostici annunciano che il mondo continuerà a
crescere. E quanta più gente ci sarà, più lontane rimarranno
le possibilità di equità e di giustizia.
I paesi più grandi consumano, sprecano e accelerano
l’esaurimento delle risorse, ma le abitudini al consumo in
cui sono immersi impedisce loro di ritrattare.
Hanno abituato la gente all’idea che essere così significa
vivere in libertà, che vivere in un altro modo significa non
essere più liberi. Questo è il peso insostenibile della
crisi in molti paesi, dalla quale difficilmente potranno
tirarsi fuori con più giustizia sociale.
Pochi paesi ricchi, da anni sviluppano piani per
impadronirsi di tutto quanto di utile resta ancora nel
pianeta. Ci sono libri, documentari, migliaia di
testimonianze che lo provano. Lo viviamo quotidianamente. Si
dice che nei prossimi anni le guerre si faranno per l’acqua,
ormai neanche più per il petrolio.
Questi pochi paesi, armati di bombe e di cannoni, vogliono
decidere la sorte del pianeta e, secondo la loro logica
egoista, molto si finirebbe col sacrificare.
Il mondo orwelliano viene imposto dai progetti di
dominazione, basati sulla forze. Che resta della
dichiarazione dei diritti dell’uomo di fronte a questo? Dove
vanno a finire la libertà, l’uguaglianza e la fraternità di
un mondo dove impera la legge del più forte?
Io sono del sud. Per geografia e per traiettoria sono della
parte condannata. Ma non mi rassegno alla discriminazione e
all’abuso. E mi rifiuto di servire il potente perché torni a
mio vantaggio. Peggio per quelli che lo fanno; questione di
criteri.
Io credo di godere di una così bella Storia come chiunque e
provo un sano orgoglio per il mio sangue meticcio, che
quando non può crescere verso l’esterno, sa crescere verso
dentro.