Yoani Sanchez, gli "apparati"

e gli applausi a Miami

 

 

 

1.04.2013 - M. H. Lagarde http://cambiosencuba.blogspot.it/

 

 

 

Nella redazione del periodico della mafia di Miami, che da tre giorni porta nei titoli di testa il benvenuto alla nuova eroina della controrivoluzione di quella città, la blogger mercenaria Yoani Sánchez ripete solo ciò che ha già detto per l'ennesima volta nel suo tour: "che il miglior modo per aiutare i cubani è quello di inviare informazioni, tecnologia".

L'aiuto - specifica il quotidiano mafioso - può essere in tecnologia, come computer portatili, telefoni cellulari, masterizzatori CD o DVD e memorie flash, che consentiranno ai cubani inter-scambiare informazioni più facilmente.

Tale è la ripetizione dello stesso discorso che uno finisce per chiedersi quale sarà il vero fine del circo mondiale di cui la blogger é protagonista.

Se a Cuba, come Yoani Sánchez dice, "si scambia o affitta informazione a livello tera byte" già tutti dovrebbero avere sentito, letto e visto, le ripetute suppliche della "giornalista" perché vengano inviati nell'isola articoli tecnologici.

In realtà, dalla sua partenza in febbraio, la mercenaria "perseguitata e messa a tacere" non ha aggiunto una virgola allo stesso discorso che faceva sull'isola prima di partire per il viaggio e che non ha mai smesso di essere propagandato da tutti i media al servizio dell'impero. Ricordate che la nuova eroina di Miami è corrispondente di non si sa quanti giornali e quasi ogni giorno viene intervistata nella sua casa a L'Avana dalla CNN, lo stesso El Nuevo Herald o l'emittente del governo degli Stati Uniti stazione Radio TV Marti.

Quello che non ha detto Yoani Sanchez nella redazione de El Nuevo Herald è perché, in realtà, lei vuole che inviino tanti "apparati" ai cubani.

Durante il suo tour, la blogger ha taciuto, almeno in pubblico, le sue speranze di creare, utilizzando le nuove tecnologie come armi di sovversione, un'onda verde a Cuba come quelle che ha avuto luogo in Iran nel 2008, un'invasione in stile Libia o una la guerra civile come quella attualmente in corso in Siria.

Anche nei cablo di Wikileaks, che secondo la blogger non sono in grado di dimostrare che lei é della CIA, si parla del tema. Un cablo della SINA trapelato da Wikileaks afferma letteralmente che "Sanchez ci ha detto che l'uso dei telefoni cellulari (compreso l'iPhone) per la trasmissione di informazioni, condividere blog, e anche l'accedere a Internet è un fenomeno importante e in crescita a Cuba".

Tra l'altro, e a proposito del suo legame con la CIA, la blogger ha appena detto in una "intervista che i lettori" le hanno fatto sul suo tour mondiale che: "Il giorno in cui scopro che la CIA sta progettando di fare qualcosa di nocivo e nefasto a Cuba, sarò la prima persona a denunciarlo".

Crede l'eroina di Miami che i suoi amici più stretti, i funzionari dell'Ufficio di Interessi degli Stati Uniti a L'Avana, fanno parte della società civile o della "diplomazia pubblica" USA?

E' chiaro che per Yoani Sánchez, né per la mafia annessionista di Miami che oggi la applaude con tanto  entusiasmo, porsi al servizio di una potenza straniera per incoraggiare invasioni della NATO e guerre civili a Cuba non deve essere per nulla nefasto.

Da mezzo secolo la patetica mafia di Miami, che continua a fare e disfare valigie, non ha esitato a tale scopo affinché Yoani Sanchez e i suoi "apparati", secondo il piano Bush e il successo delle cosiddette "Rivoluzioni colorate" in alcune estinte repubbliche ex sovietiche, possano essere la loro ultima speranza.

 

 

Yoani Sánchez, los “aparaticos” y los aplausos en Miami

Por M. H. Lagarde

En la redacción del periódico de la mafia de Miami, que lleva tres días dándole en portada la bienvenida a la nueva heroína de la contrarrevolución de esa ciudad, la bloguera mercenaria Yoani Sánchez acaba de repetir lo que ya ha dicho por enésima vez en su gira: “que la mejor manera de ayudar a los cubanos es mandar información, tecnología”.
La ayuda, -especifica el diario mafioso- puede ser en tecnología, como computadoras portátiles, teléfonos móviles, quemadoras de CD o DVS y memorias flash, que permitirán a los cubanos intercambiar información más fácilmente.
Es tanta la repetición del mismo discurso que uno termina preguntándose cuál será el verdadero fin del circo mundial que protagoniza la bloguera.
Si en Cuba, como asegura Yoani Sánchez, “se intercambia o alquila información al nivel de terabytes” ya todo el mundo debería haber oído, leído y visto, las reiteradas suplicas de la “periodista” para que se manden a la Isla artilugios tecnológicos.
En realidad, desde su partida en febrero, la mercenaria “perseguida y silenciada” no ha agregado una coma al mismo discurso que tenía en la Isla antes de salir de viaje y que nunca dejó de ser promocionado por cuanto medio al servicio de imperio existe. Recuérdese que la nueva heroína de Miami es corresponsal de no se sabe ya cuántos periódicos y casi diariamente es entrevistada en su casa en La Habana por la CNN, el propio El Nuevo Herald o la emisora del gobierno estadounidense Radio TV Martí.
Lo que no ha dicho Yoani Sánchez en la redacción de El Nuevo Herald es para qué en realidad ella desea que les manden tantos “aparaticos” a los cubanos.
Durante su gira, la bloguera se ha callado, por lo menos en público, sus anhelos de crear, usando a las nuevas tecnologías como armas de subversión, una ola verde en Cuba como la que tuvo lugar en Irán en 2008, una invasión al estilo de Libia o una guerra civil como la que ahora mismo tiene lugar en Siria.
Hasta en los cables de Wikileaks, que según la bloguera no pueden probar que ella es de la CIA, se habla del tema. Un cable de la SINA filtrado por WikiLeaks consigna textualmente que “Sánchez nos dijo que el uso de teléfonos móviles (incluido el iPhone) para transmitir información, compartir blogs, e incluso acceder a Internet es un fenómeno importante y creciente en Cuba “.
Por cierto, y a propósito de su vinculación con la CIA, la bloguera acaba de decir en una “entrevista que los lectores” le realizaran a propósito de su gira mundial que: “El día que me entere de que la CIA está planeando hacer algo dañino y nefasto en Cuba, voy a ser la primera persona en denunciarlo”.
¿Creerá la heroína miamense que sus íntimos amigos, los funcionarios de la Oficina de Intereses de Estados Unidos en La Habana, forman parte de la sociedad civil o de la “diplomacia pública” estadounidense?
Está claro que para Yoani Sánchez, ni para la mafia anexionista de Miami, que hoy la aplaude con tanto entusiasmo, ponerse al servicio de una potencia extranjera para alentar invasiones de la OTAN y guerras civiles en Cuba no debe ser para nada nefasto.
Desde hace medio siglo la patética mafia de Miami, que se la pasa haciendo y deshaciendo maletas, no ha cejado en tal propósito por lo que Yoani Sánchez y los “aparaticos”, de acuerdo con el Plan Bush y el éxito de las llamadas “Revoluciones de colores” en algunas extintas repúblicas ex soviéticas, podrían ser su última esperanza.