Aspirazioni frustrate

 

 

17.02.2013  - Lillian Lechuga http://lapupilainsomne.jovenclub.cu

 

 

Non c'è dubbio che la Rivoluzione ha posto l'isola in una posizione di  inappellabile indipendenza, nonostante tutte le azioni che ha adottato o può adottare il governo di Washington per piegarci ai suoi stretti interessi. Cuba è sopravvissuta a tutte le aggressioni, gli atti di terrorismo, il blocco, le più false accuse  sui diritti umani e qualsiasi altro tentativo che faciliti il cammino verso la tanto sospirata aspirazione yankee di ritornare a oltre mezzo secolo fa. Ma il popolo cubano ha la ferma vocazione di essere libero ed indipendente.

In senso generale la politica statunitense sta seguendo le stesse linee guida seguite quando era in pieno vigore la Guerra Fredda, come se il mondo non fosse cambiato radicalmente. Non ha originalità ed è  anacronistica in tutti i sensi. Oggi come tutti sanno, meno alcuni personaggi di Washington e Miami, il panorama politico, in tutti i continenti, è totalmente diverso da tutto ciò che esisteva quando trionfò la Rivoluzione a Cuba. Anche quando l'Unione Sovietica scomparve, questa isola caraibica ha ampiamente dimostrato che si sostiene e avanza nonostante tutti gli ostacoli che si pongono sul suo cammino, con le proprie soluzioni, seguendo il suo percorso indipendente e con il suo prestigio intatto.

Sembra incredibile che i gruppi minoritari possano raggiungere i loro ristretti scopi contro gli interessi della maggioranza nord americana a cui si nascondono le origini delle loro sporche manovre. Ancora,  nel Congresso, ci sono quelli che hanno influenza sufficiente per il raggiungimento di tali fini. Naturalmente sono gli elementi più reazionari, quelli si raggruppano o simpatizzano con il Tea Party e quei cubano-americani che ne beneficiano politicamente ed economicamente mantenendo lo status quo.

Tuttavia, l'opinione pubblica degli Stati Uniti sta cambiando a favore della normalizzare le relazioni e la lobby USA degli affari vuole beneficiarsi, in particolare, di un mercato potenziale, che, dicono, potrebbe portare un milione di dollari l'anno, afferma Alexa Van Sickle nell'articolo dal titolo "Is Cuba the next emerging market?" (Cuba è il prossimo mercato emergente?) pubblicato dalla rivista
Forbes, specializzata in questioni che interessano i grandi magnati e transnazionali yankee.

E si chiede quanto sia possibile che l'embargo (la propaganda ufficiale di Washington qualifica questa politica con tale nome poiché blocco significa un atto di guerra) si revocasse a breve. Dal punto di vista degli Stati Uniti, l'embargo non sarebbe rimosso senza l'approvazione del Congresso - osserva - e vi è una forte opposizione ad avere relazioni con l'isola. E questo richiederebbe un cambiamento più profondo da parte di  Cuba - dice l'autrice. Esso non si ottiene tanto rapidamente come molti membri del Congresso esigono. Ma Cuba - dice - aumenta l'enfasi sugli investimenti stranieri e questa potrebbe essere un'occasione per una crescita e cambiamento sostenibile, dice Van Sickle.

Questo "cambiamento profondo" a cui si riferisce la giornalista Forbes, dovrebbe originarsi a Washington.

"Cuba - riconosce - sta diventando, sempre più, un mercato importante per le aziende degli Stati Uniti [...]. Tutte vogliono avere un qualche tipo di presenza" ha dichiarato Hector Rainey, direttore esecutivo di Intervision Foods di Atlanta in un'intervista con Orsi, reporter di AP, durante la Fiera dell'Agricoltura a L'Avana. "Se improvvisamente cambierà qualcosa, ha detto, qui avrebbe un vantaggio".

Che sarebbe per Rainey questo "qualcosa" che dovrebbe cambiare?

A Cuba ci sono potenziali opportunità in diversi settori, tra cui il turismo, agricoltura di qualità, e ancora risorse naturali ma fare affari continua a rimanere una sfida, ha detto Richard E. Feinberg in un rapporto della Brookings Institution dal titolo “The New Cuban Economy: What Role Foreign Investment” ("La nuova economia cubana: quale ruolo per gli investimenti esteri").

In linea di principio - osserva - le leggi per gli investimenti stranieri offrono condizioni favorevoli... alcune joint venture navigano con successo nel sistema economico cubano.

Quel "qualcosa che dovrebbe cambiare", secondo alcuni imprenditori che vogliono avere la strada aperta per commerciare con Cuba, dipende dagli Stati Uniti che dovrebbero togliere il blocco e ritirare le condizioni che impone a l'Havana per l'acquisto di prodotti dell'impero. Gli Stati Uniti hanno dato un altro duro colpo al ridotto commercio con l'isola con l'ingiusta misura che L'Avana deve pagare gli acquisti in contanti ed in anticipo alle aziende degli Stati Uniti ciò che, oltre ad essere ingiusto e discriminatorio, intorpidisce l'interscambio.

Cuba cambierà ciò che stima conveniente per preservare la sua indipendenza in mezzo gli ostacoli che le si pone.
Il cambiamento dovrà originarsi a Washington quando daranno all'Isola il giusto trattamento come paese rispettabile che ha saputo difendere i suoi numerosi successi senza fare concessioni.

 

 

Aspiraciones frustradas


Lillian Lechuga


No cabe la menor duda de que la Revolución colocó a la Isla en una posición de inapelable independencia, pese a todas las acciones que haya tomado o pueda tomar el gobierno de Washington por doblegarnos a sus estrechos intereses. Cuba ha sobrevivido a todas las agresiones, los actos terroristas, el bloqueo, las más falaces acusaciones en cuanto a derechos humanos y a cualquier otro intento que les facilite el camino hacia la tan ansiada aspiración yanqui de volver el tiempo más de medio siglo atrás. Pero el pueblo cubano tiene la firme vocación de ser libre e independiente.
En sentido general la política estadounidense está siguiendo las mismas pautas que siguió cuando estaba en todo su vigor la Guerra Fría , como si el mundo no hubiera cambiado radicalmente. No tiene originalidad y es anacrónica en todo sentido. Hoy, como sabe cualquiera menos algunos personajes en Washington y Miami, el paisaje político en todos los continentes no se parece en nada al que existía cuando triunfó la Revolución en Cuba. Aún cuando la Unión Soviética desapareció, esta isla caribeña ha demostrado con creces que se sostiene y avanza no obstante todos los obstáculos que se ponen en su camino, con soluciones propias, siguiendo su ruta independiente y con su prestigio intacto.
Parece increíble que grupos minoritarios puedan lograr sus estrechos propósitos contra los intereses de las mayorías norteamericanas a las que se les oculta el origen de sus sucias maniobras. Todavía en el Congreso hay quienes tienen la influencia suficiente para lograr esos fines. Por supuesto son los elementos más reaccionarios, los que se agrupan o simpatizan con el Tea Party y aquellos cubano americanos que se benefician política y económicamente mientras logren mantener el statu quo.
Sin embargo, la opinión pública de Estados Unidos está cambiando a favor de normalizar relaciones y el lobby norteamericano de negocios quiere particularmente aprovecharse de un posible mercado, que, opinan, podría aportarles un millón de millones al año, afirma Alexa Van Sickle en su artículo titulado “¿Is Cuba the next emerging market?”, publicado por la revista Forbes, especializada en asuntos de interés para los grandes magnates y las transnacionales yanquis.
Y se pregunta cuán posible sería que el embargo (la propaganda oficial de Washington califica esa política con ese nombre pues bloqueo significa un acto de guerra) se levantara dentro de poco tiempo. Del lado de Estados Unidos, el embargo no sería eliminado sin la aprobación del Congreso –apunta– y existe una oposición significativa a tener relaciones con la Isla. Y esto requeriría un cambio más profundo por la parte cubana –dice la autora–. Tal vez no se logre tan rápidamente como muchos congresistas exigen. Pero Cuba –dice– aumenta el énfasis en sus inversiones foráneas y esta sería una oportunidad para un crecimiento y un cambio sostenible, opina Van Sickle.
Ese “cambio profundo” al que se refiere la periodista de Forbes, tendría que originarse en Washington.
“Cuba –reconoce– se está convirtiendo cada vez más en un mercado importante para las compañías norteamericanas […].Todos quieren tener algún tipo de presencia”, aseguró Héctor Rainey, director ejecutivo de Intervision Foods de Atlanta en entrevista con Orsi, reportero de la AP durante la Feria de Agricultura en La Habana. “Si de pronto cambiara algo, dijo, aquí habría una ventaja”.
¿Qué sería para Rainey ese “algo” que tendría que cambiar?
En Cuba hay potencialmente posibilidades en diferentes sectores, incluyendo el turismo, la agricultura de alta calidad, y aun de recursos naturales pero hacer negocios continúa siendo un desafío, subrayó Richard E. Feinberg en un informe de la institución Brookings titulado “The New Cuban Economy: What Role Foreign Investment”.
En principio –opina– las leyes para las inversiones foráneas ofrecen condiciones favorables… algunas Joint Ventures navegan exitosamente en el sistema económico cubano.
Ese “algo que tendría que cambiar”, según algunos empresarios que quieren tener el camino abierto para comerciar con Cuba, depende de Estados Unidos que tendría que levantar el bloqueo y retirar las condiciones que le imponen a La Habana para adquirir productos del imperio. Estados Unidos le dio otro golpe al reducido comercio con la Isla con la injusta medida de que La Habana tiene que pagar las compras en efectivo y por adelantado a empresas norteamericanas lo que, además de ser injusto y discriminatorio, entorpece el intercambio.
Cuba cambiará lo que estime conveniente para preservar su independencia en medio de los obstáculos que se le ponen. El cambio tendría que originarse en Washington cuando le den a la Isla el tratamiento justo como país respetable que ha sabido defender sus numerosos logros sin hacer concesiones.