Non c'è dubbio che
la Rivoluzione ha
posto
l'isola in una
posizione di
inappellabile indipendenza,
nonostante tutte le
azioni che ha
adottato o può
adottare il governo
di Washington per
piegarci ai suoi
stretti
interessi.
Cuba è sopravvissuta
a tutte le
aggressioni, gli
atti di
terrorismo, il
blocco, le
più false accuse sui
diritti umani e
qualsiasi altro
tentativo che
faciliti il cammino
verso la tanto
sospirata
aspirazione yankee
di ritornare a oltre mezzo
secolo fa.
Ma il popolo cubano ha la ferma vocazione di essere libero ed indipendente.
In senso generale la
politica
statunitense sta seguendo
le stesse linee
guida seguite
quando era in pieno
vigore la Guerra
Fredda, come se il
mondo non fosse
cambiato
radicalmente.
Non ha originalità
ed è
anacronistica in
tutti i sensi.
Oggi come tutti
sanno, meno alcuni
personaggi di
Washington e Miami,
il panorama politico,
in tutti i
continenti, è
totalmente diverso da tutto ciò che
esisteva quando
trionfò la
Rivoluzione a Cuba.
Anche quando l'Unione Sovietica scomparve, questa isola caraibica ha ampiamente
dimostrato che si
sostiene e avanza
nonostante tutti gli
ostacoli che si
pongono sul suo
cammino, con le proprie
soluzioni, seguendo
il suo percorso
indipendente e con il
suo prestigio
intatto.
Sembra incredibile
che i gruppi
minoritari possano
raggiungere i loro
ristretti scopi contro
gli interessi della
maggioranza
nord americana a cui si
nascondono le
origini
delle loro sporche
manovre.
Ancora, nel
Congresso, ci sono
quelli che
hanno influenza
sufficiente per il
raggiungimento di
tali fini.
Naturalmente sono gli elementi più reazionari, quelli si raggruppano o
simpatizzano con il
Tea Party
e quei cubano-americani che ne
beneficiano
politicamente ed
economicamente
mantenendo lo status
quo.
Tuttavia, l'opinione
pubblica degli Stati
Uniti sta cambiando
a favore della
normalizzare
le relazioni e
la lobby USA degli affari
vuole beneficiarsi, in
particolare, di un
mercato potenziale,
che, dicono,
potrebbe portare un
milione di dollari
l'anno, afferma Alexa
Van Sickle nell'articolo
dal titolo "Is Cuba the next emerging market?" (Cuba è il prossimo mercato emergente?) pubblicato dalla rivista
Forbes,
specializzata in
questioni che
interessano i grandi
magnati e
transnazionali
yankee.
E si chiede quanto
sia
possibile
che l'embargo
(la propaganda
ufficiale di Washington
qualifica questa politica
con tale nome poiché
blocco significa
un atto di guerra)
si revocasse a
breve.
Dal punto di vista
degli Stati Uniti,
l'embargo non
sarebbe
rimosso senza
l'approvazione del
Congresso - osserva - e
vi è una forte
opposizione ad avere
relazioni con l'isola.
E questo
richiederebbe un
cambiamento più
profondo da parte di Cuba
-
dice l'autrice.
Esso non si ottiene
tanto
rapidamente come
molti membri del
Congresso esigono.
Ma Cuba - dice - aumenta l'enfasi sugli investimenti stranieri e questa potrebbe
essere un'occasione
per una crescita e
cambiamento
sostenibile, dice
Van Sickle.
Questo "cambiamento profondo" a cui si riferisce la giornalista Forbes,
dovrebbe
originarsi a
Washington.
"Cuba - riconosce - sta
diventando, sempre
più, un
mercato
importante per le
aziende degli Stati
Uniti [...]. Tutte
vogliono avere un
qualche tipo di
presenza" ha
dichiarato Hector Rainey, direttore
esecutivo di
Intervision Foods di
Atlanta in
un'intervista con
Orsi, reporter
di
AP, durante la Fiera
dell'Agricoltura a
L'Avana.
"Se improvvisamente cambierà qualcosa, ha detto, qui avrebbe un vantaggio".
Che sarebbe per Rainey questo "qualcosa" che dovrebbe cambiare?
A Cuba ci sono
potenziali
opportunità in
diversi settori, tra
cui il turismo,
agricoltura di
qualità, e ancora
risorse naturali ma
fare
affari continua a
rimanere una sfida, ha detto
Richard E.
Feinberg in un rapporto della Brookings Institution dal titolo
“The New Cuban Economy: What Role Foreign Investment” ("La nuova
economia cubana:
quale
ruolo per gli investimenti
esteri").
In linea di principio - osserva - le leggi per gli investimenti stranieri
offrono condizioni favorevoli... alcune
joint venture
navigano con
successo nel sistema
economico cubano.
Quel "qualcosa che
dovrebbe
cambiare", secondo
alcuni imprenditori
che vogliono avere
la strada aperta per
commerciare con
Cuba, dipende dagli Stati
Uniti che dovrebbero
togliere il blocco e
ritirare le
condizioni che impone
a l'Havana per
l'acquisto di
prodotti dell'impero.
Gli Stati Uniti hanno dato un altro duro colpo al ridotto commercio con l'isola con
l'ingiusta misura
che L'Avana deve
pagare gli
acquisti in contanti
ed in anticipo alle aziende degli
Stati Uniti ciò che, oltre
ad essere ingiusto e
discriminatorio,
intorpidisce
l'interscambio.
Cuba cambierà ciò
che stima
conveniente per
preservare la sua
indipendenza in
mezzo gli ostacoli
che le si pone.
Il cambiamento
dovrà originarsi a
Washington quando
daranno all'Isola il
giusto
trattamento come paese
rispettabile che ha
saputo difendere i suoi
numerosi successi
senza fare
concessioni.