49 anni fa esplose al largo delle coste di Barbados un aereo civile cubano, sabotato da terroristi sotto la protezione del governo USA
Nella memoria dei popoli non c’è spazio per l’oblio. A quasi mezzo secolo dall’abbattimento in pieno volo di un aereo civile cubano, l’ingiustizia trema ogni anno di fronte al pianto di un popolo energico e virile, che reclama la fine del terrorismo e dell’impunità.
Nel giugno del 1976 si riunì a Bonao, nella Repubblica Dominicana, un gruppo di terroristi di origine cubana, rappresentanti di organizzazioni estremiste con sede negli USA. A fare da coordinatore figurava il criminale Orlando Bosch Ávila, allora latitante dalla giustizia USA per aver violato la libertà condizionale, dopo essere stato giudicato per diversi reati, tra cui l’estorsione contro emigrati cubani mediante metodi terroristici.
Lo scopo dell’incontro era coordinare azioni future contro rappresentanze cubane, il loro personale e gli interessi di quei paesi che, nonostante le pressioni delle successive amministrazioni USA, mantenevano relazioni con il Governo dell’Avana.
Si tennero due riunioni: una per la costituzione della cosiddetta Coordinación de Organizaciones Revolucionarias Unidas (CORU), un’alleanza terroristica, e un’altra per pianificare più di 20 atti di terrore di esecuzione immediata.
Tutti i presenti firmarono, tranne i membri del gruppo fascista Movimiento Nacionalista Cubano (MNC), che sostennero di avere in corso un’azione ordinata dalla Dirección de Inteligencia Nacional de Chile (DINA) — azione che, come si sarebbe poi saputo, era l’assassinio dell’ex ambasciatore cileno a Washington, Orlando Letelier del Solar, perpetrato il 21 settembre 1976.
Il parere di Joe D. Whitley, procuratore generale associato nel processo di ammissione negli USA di Bosch Ávila, datato 23 gennaio 1989, conferma la sua partecipazione all’abbattimento dell’aereo cubano: «Bosch, mentre si trovava fuori dagli USA, fondò e diresse la Coordinación de Organizaciones Revolucionarias Unidas (CORU), un’organizzazione anticastrista terrorista che si assunse la responsabilità di numerose esplosioni a Miami, New York, Venezuela, Panama, Messico, Argentina e altri luoghi».
Il documento ufficiale prosegue: «Nell’ottobre del 1976, Bosch fu arrestato in Venezuela in relazione all’esplosione di un aereo della compagnia civile Cubana de Aviación il 6 ottobre 1976, che causò la morte di 73 uomini, donne e bambini. Sebbene detenuto in Venezuela per undici anni per reati legati a tale incidente, fu infine liberato. Durante il processo, furono presentate prove che i due uomini condannati per omicidio in relazione all’esplosione erano in contatto con Bosch prima e dopo il fatto».
Il parere giudiziario aggiungeva inoltre: «Dopo la sua liberazione, il 17 maggio 1988, Bosch fu arrestato dal Servizio di Immigrazione e Naturalizzazione (SIN). In quel momento, il direttore del distretto del SIN di Miami gli notificò un ordine di esclusione temporanea, sostenendo che era inammissibile negli USA poiché: “Esistono ragioni per credere che cercherebbe di entrare negli USA, direttamente o indirettamente, per impegnarsi in attività dannose per l’interesse pubblico”.» E ancora: «Che egli è o è stato uno straniero che sostiene o insegna, o è stato membro di un’organizzazione che difende la necessità o la convenienza di attaccare o uccidere funzionari di qualsiasi governo, nonché di provocare lesioni o distruzioni di proprietà e di esercitare atti di sabotaggio». «Esistono basi ragionevoli per credere che, una volta entrato nel paese, si sarebbe impegnato in attività vietate dalle leggi USA in materia di spionaggio, sabotaggio, disordini pubblici o altre attività sovversive contro l’interesse nazionale».
Inoltre, l’avviso affermava che Bosch poteva essere escluso anche per il fatto di essere stato condannato per «un delitto di bassezza morale, più che per un semplice delitto politico».
Che cosa accadde dopo? Il delinquente, che aveva concepito quattordici piani per abbattere aerei cubani, fu graziato dal presidente USA George H. W. Bush, contro il parere del Dipartimento di Giustizia e il giudizio del Procuratore Generale.
Quel presidente, vale la pena ricordarlo, dirigeva la CIA quando esplose l’aereo di Cubana de Aviación, il 6 ottobre 1976.
Si sa oggi, dopo anni di indagini, che il terrorista internazionale di origine cubana Pablo Gustavo Castillo Díaz, alias El Cojo, uno degli autori materiali dell’assassinio del tecnico cubano Artaigñán Díaz Díaz (avvenuto in Messico il 23 luglio 1976), fuggì in Venezuela dopo quel crimine, dove studiò le rotte aeree di Cubana de Aviación nei Caraibi e selezionò l’aereo che sarebbe poi stato distrutto.
Si è anche accertato che l’11 ottobre 1976, quando Orlando Bosch fu arrestato a Caracas, era accompagnato da Castillo Díaz — morto anch’egli impunito, a Miami. Fu lui a fabbricare le bombe collocate sull’aereo cubano dai mercenari venezuelani Freddy Lugo e Hernán Ricardo Lozano, stipendiati dal criminale Luis Posada Carriles.
La sempre presente CIA, ogni volta che si tratta di complotti per assassinare o distruggere, è accusata nei suoi stessi documenti, che testimoniano la conoscenza anticipata dei piani per abbattere l’aereo cubano. Non fece nulla per impedirlo, né trasmise un semplice avvertimento alle autorità dell’Avana.
Un documento segreto della CIA, declassificato e datato 13 ottobre 1976, con la dicitura “Terreno n. 7514”, identificava la fonte come «un ex funzionario del governo del Venezuela, solitamente informatore affidabile», e avvertiva: «Queste informazioni non devono essere discusse con alcun funzionario straniero, inclusi quelli del governo del Venezuela».
Il testo faceva riferimento a un piano per l’abbattimento di un aereo: «Bosch ha dichiarato: ‘Ora che la nostra organizzazione ha completato il lavoro Letelier con buona riuscita, proveremo qualcosa di più grande’».
Il rapporto aggiungeva: «Pochi giorni dopo, durante una cena per raccogliere fondi destinati a nuove azioni, Posada fu sentito dire: “Attaccheremo un aereo cubano” e “Orlando ha i dettagli”».
Dopo l’attentato contro l’aereo di Cubana de Aviación al largo delle coste di Barbados, Luis Posada Carriles organizzò la fuga di Orlando Bosch dal Venezuela, riuscendoci il 9 ottobre, quando attraversò la frontiera verso la Colombia.
Prima, il 22 giugno 1976, la CIA era già a conoscenza dei piani in corso per abbattere aerei civili cubani. Lo rivela un documento di quella stessa agenzia USA, datato e diffuso in quel giorno, che riportava: «Rapporto classificato come segreto, sensibile, con fonti e metodi d’intelligence coinvolti. Non divulgare a cittadini stranieri. Non distribuibile a personale esterno o consulenti sotto contratto». Seguiva poi la descrizione: «Un uomo d’affari con stretti legami con la comunità degli esuli cubani — abitualmente una fonte affidabile — ha rivelato che un gruppo estremista di esuli cubani, guidato da Orlando Bosch, sta pianificando di collocare una bomba su un volo della compagnia aerea Cubana de Aviación, sulla rotta tra Panamá e L’Avana. I piani originali per questa operazione prevedevano di piazzare due bombe sul volo numero 467 del 21 giugno 1976, programmato per decollare alle 11:15 del mattino, ora locale di Panamá».
Copie del documento furono inviate al Dipartimento di Stato, alla Direzione di Intelligence dell’Esercito, all’Esercito, alla Marina, all’Aeronautica e all’FBI, ma mai al governo cubano, che non fu informato neppure dopo. Eppure il documento indicava dettagli precisi, compreso il fatto che sarebbero state collocate due bombe — come poi effettivamente accadde nell’attentato di Barbados.
Inoltre il documento individuava il criminale Orlando Bosch come il mandante del crimine e specificava che l’obiettivo era un aereo civile della Cubana de Aviación. In altre parole, la CIA conosceva e permise che il piano si compisse quattro mesi prima del 6 ottobre 1976, quando 73 persone persero la vita, tra cui 57 cubani.
Quest’anno ricorrono 49 anni da quell’orrendo crimine, e i suoi autori e mandanti non hanno mai pagato per ciò che fecero. Al contrario, vissero impuniti negli USA, sotto la protezione delle sue autorità.
Una cicatriz en la memoria de la Patria
Hace 49 años estalló sobre las costas de Barbados un avión civil cubano, saboteado por terroristas al amparo del Gobierno de Estados Unidos
Autor: José Luis Méndez Méndez
En la memoria de los pueblos no hay espacio para el olvido. A casi medio siglo del derribo en pleno vuelo de un avión civil cubano, la injusticia tiembla cada año ante el llanto de un pueblo enérgico y viril, que clama el cese del terrorismo y la impunidad.
En junio de 1976 se dieron cita en Bonao, República Dominicana, un grupo de terroristas de origen cubano, representativos de organizaciones extremistas asentadas en territorio de Estados Unidos. Como coordinador figuró el criminal Orlando Bosch Ávila, prófugo entonces de la justicia estadounidense, por haber violado la libertad condicional, al ser juzgado por varios delitos, incluida la extorsión contra emigrados cubanos con empleo de métodos terroristas.
El propósito del encuentro era coordinar las acciones futuras contra representaciones cubanas, su personal e intereses de países que, a pesar de las presiones de sucesivas administraciones estadounidenses, mantenían relaciones con el Gobierno cubano.
Dos reuniones se produjeron, una constitutiva de la llamada Coordinación de Organizaciones Revolucionarias Unidas (coru), alianza terrorista, y otra para planificar más de 20 actos de terror de inmediata ejecución.
Todos los presentes firmaron, excepto los miembros del grupo fascista Movimiento Nacionalista Cubano (mnc), quienes alegaron que tenían en curso una acción ordenada por la Dirección de Inteligencia Nacional de Chile (dina), que no era otra, como se conoció después, que el asesinato del exembajador chileno en Washington, Orlando Letelier del Solar, la cual sería cumplida el 21 de septiembre de 1976.
El dictamen de Joe D. Whitley, fiscal general asociado actuante en el proceso de admisión en Estados Unidos de Bosch Ávila, de fecha 23 de enero de 1989, avala su participación en el derribo en pleno vuelo del avión cubano: «Bosch, mientras estuvo fuera de los Estados Unidos, fundó y dirigió la Coordinación de Organizaciones Revolucionarias Unidas (coru), una organización anticastrista terrorista la cual hubo de aceptar su responsabilidad en numerosas explosiones en Miami, Nueva York, Venezuela, Panamá, México, Argentina y otros sitios».
Continuó el documento oficial: «En octubre de 1976, Bosch fue detenido en Venezuela en relación con la explosión de un avión de la línea aérea civil cubana el 6 de octubre de 1976, que causó la muerte de 73 hombres, mujeres y niños. Aunque detenido en Venezuela durante once años por cargos producto de ese incidente, fue finalmente liberado. En su juicio, se presentaron pruebas de que los dos hombres condenados por homicidio en relación con la explosión, estaban en contacto con Bosch antes y después del hecho».
Añadía el dictamen judicial: «A raíz de su liberación el 17 de mayo de 1988, Bosch fue detenido por el Servicio de Inmigración y Naturalización (sin). En aquel momento, el Director del Distrito del sin en Miami le entregó a Bosch un aviso de exclusión temporal, alegando que era excluible de Estados Unidos debido a: «Existen razones para creer que buscaría entrar en Estados Unidos solo, principal, o incidentalmente para mezclarse en actividades perjudiciales para el interés público».
Además, «Que es o ha sido un extranjero que aboga o enseña o ha sido un miembro de una organización que apoya la necesidad o la conveniencia de atacar o matar a funcionarios de cualquier gobierno, además la lesión o la destrucción de la propiedad y ejercita los sabotajes».
«Existen bases razonables para creer que probablemente él, después de entrar, se mezclaría en actividades que serían prohibidas por las leyes de los Estados Unidos relacionadas con el espionaje, el sabotaje, el desorden público, o en otras actividades subversivas para el interés nacional».
Además, el aviso planteaba que Bosch también era excluible sobre la base de que ha sido condenado por «un delito de bajeza moral, más que un simple delito político».
¿Qué siguió después? El delincuente, quien concibió 14 planes para derribar aviones cubanos, fue indultado por el presidente estadounidense George H. W. Bush, contrario al parecer del Departamento de Justicia y el dictamen del Fiscal General.
Ese gobernante dirigía la Agencia Central de Inteligencia cuando explotó el avión de Cubana de Aviación, el 6 de octubre de 1976.
Ahora se sabe, tras años de investigación, que el terrorista internacional de origen cubano Pablo Gustavo Castillo Díaz, alias El Cojo, uno de los autores materiales del asesinato del técnico cubano Artaigñán Díaz Díaz, ocurrido en México, el 23 de julio de 1976, escapó a Venezuela después de ese crimen, y allí estudió las rutas aéreas de Cubana de Aviación por el Caribe, y seleccionó la nave que fue siniestrada después.
También se constató que el 11 de octubre de 1976, cuando es detenido Orlando Bosch en Caracas, estaba acompañado por Castillo Díaz –otro que también murió impune, en Miami–. Este fabricó las bombas que fueron colocadas en el avión cubano por los mercenarios venezolanos Freddy Lugo y Hernán Ricardo Lozano, asalariados del criminal Posada Carriles.
La siempre presente cia, cuando se trata de conspiraciones para asesinar o destruir, está culpada en sus propios documentos, que dan fe del conocimiento anticipado que tuvo de los planes que se urdían para derribar el avión cubano. Nada hicieron para evitarlo, no transmitieron siquiera una simple alerta a las autoridades cubanas.
Un documento secreto de la cia, desclasificado y fechado el 13 de octubre de 1976, con la acotación «Terreno no. 7514», identificaba a la fuente como: «Un antiguo funcionario del Gobierno de Venezuela, quien es habitualmente un informante confiable», y alertaba: «Esta información no es para discutirse con ningún funcionario extranjero, incluyendo aquellos del Gobierno de Venezuela».
El texto trataba sobre un plan de derribo de un avión: «Bosch hizo la declaración: “ahora que nuestra organización ha salido del trabajo Letelier con buena presencia, vamos a tratar algo más”».
El informe añade: «A los pocos días, en una comida para recaudar fondos que se emplearían en nuevas acciones, Posada fue escuchado diciendo “vamos a atacar a un avión cubano” y “Orlando tiene los detalles”».
Después del derribo del avión sobre las costas de Barbados, Luis Posada Carriles planeó evadir al terrorista Orlando Bosch de Venezuela, lo cual materializó el 9 de octubre, cuando cruzó la frontera hacia el territorio colombiano.
Antes, el 22 de junio de 1976, la cia tuvo conocimiento adelantado de los planes en desarrollo para derribar aviones civiles cubanos. Así lo revela el documento de esa agencia estadounidense, fechado y distribuido ese día, y que significaba: «Informe de clase secreto, sensible, fuentes y métodos de inteligencia involucrados. No divulgar a nacionales extranjeros. No distribuible entre contratados o consultores contratados».
A continuación, reseñaba: «Un hombre de negocios con vínculos estrechos con la comunidad de exiliados cubanos. Habitualmente es un informante confiable. Reveló que un grupo extremista de cubanos exiliados, del cual Orlando Bosch es el líder, planea colocar una bomba en un vuelo de la aerolínea Cubana de Aviación, que viaja entre Panamá y La Habana. Los planes originales para esta operación diseñaban, que se colocarían dos bombas en el vuelo número 467 del 21 de junio de 1976, el cual estaba programado para salir a las 11:15 a.m. de la hora local de Panamá».
Del documento se enviaron copias al Departamento de Estado, a la Dirección de Inteligencia del Ejército, al Ejército, a la Armada, a la Fuerza Aérea y al fbi, pero el Gobierno cubano ni antes ni después fue destinatario de esta información, que precisaba incluso que se colocarían dos bombas, como ocurrió posteriormente en el acto terrorista en Barbados.
Además, revelaba al criminal Orlando Bosch como gestor del crimen, y que el objetivo sería un avión civil de la línea aérea Cubana de Aviación. O sea, todos estos datos precisos fueron conocidos y permitidos por la cia cuatro meses antes del 6 de octubre, cuando 73 personas perdieron la vida, incluidos 57 cubanos.
Este año cumplirá 49 años de cometido el horrendo crimen, sin que nunca sus autores y ejecutores pagaran por ello. Al contrario, vivieron impunes en Estados Unidos, bajo el amparo de sus autoridades.


