Alì Babà e la sua banda di ladroni

Frei Betto

Come in un antro di criminali, 353 deputati federali hanno tentato di violare la Costituzione. Hanno orchestrato un assalto massiccio alla democrazia. Protetti da giubbotti antiproiettile contro critiche, denunce e inchieste scomode, gli artefici della PEC (Proposta di Emendamento Costituzionale) del Blindaggio hanno avuto l’audacia di approvare, in regime d’urgenza, alle 23:30 del 16 settembre, il progetto di legge che garantiva immunità e impunità a chi già gode di stipendi esorbitanti, di varie prebende e di una ricca cornucopia regale chiamata “emendamento parlamentare”.

Il problema è che, nel Congresso, ci sono parlamentari che danno priorità all’etica e hanno lanciato l’allarme che ha smascherato la criminalità. Il testo, che avrebbe dovuto consolidare una cintura di immunità e impunità, è diventato il bersaglio di aspre critiche. Mentre all’interno del Congresso i discorsi cercavano di giustificare l’ingiustificabile, fuori la storia prendeva un’altra direzione.

Domenica 21 settembre è stata segnata da manifestazioni in 27 capitali e in numerose città del paese. Migliaia di persone sono scese in piazza per dire l’ovvio, ciò che alcuni legislatori fingono di non sentire: il Brasile non sopporta più blindature; vuole trasparenza. Non chiede silenzio, esige voce.

L’aspetto più ironico è che la PEC intendeva allontanare ancora di più la classe politica dal controllo popolare. Alla fine, ha prodotto l’effetto contrario: ha trasformato il Congresso nel centro dell’attenzione. Le discussioni trasmesse in diretta, la mobilitazione sulle reti sociali, le proteste nelle piazze — tutto ciò ha rafforzato l’idea che blindarsi, in una democrazia, suona come un’ammissione di colpa. Il blindaggio si è trasformato in una vetrina, mettendo a nudo contraddizioni e debolezze.

Domenica, i cartelli parlavano da soli. Alcuni ironizzavano: “Blindarsi? Nemmeno le banche resistono agli attacchi degli hacker.” Altri preferivano un tono più serio: “L’immunità appartiene alla Costituzione, non ai politici”.

La pazienza della società non è infinita. Il Congresso può anche rinviare, ma non può ignorare la pressione quando questa si materializza in migliaia di persone che marciano, gridano e chiedono giustizia. E questo alla vigilia di un anno elettorale. Fortunatamente, il Senato, pressato dalle piazze, ha gettato il progetto di legge nel cestino. E Hugo Motta (presidente della Camera dei Deputati) è rimasto abbandonato a se stesso…

La PEC è stata una chiara dimostrazione della smania di autoprotezione dei deputati federali — quasi un istinto di sopravvivenza a Brasília. Ma la creatività istituzionale ha i suoi limiti quando serve solo a chi legifera. Il labirinto di manovre, negoziazioni e concessioni è stato colpito a morte dalla mobilitazione popolare.

L’episodio ci insegna che la migliore protezione di un parlamentare è la coerenza tra il discorso etico e la pratica politica. Non serve una PEC né un ingegnoso artificio giuridico: basta votare in funzione dell’interesse pubblico e rispettare chi lo ha eletto. Sembra semplice, ma, data la situazione attuale, suona ancora come un’utopia.

Domenica 21 settembre 2025 entra così nella cronologia delle date in cui la strada ha parlato più forte del Congresso. L’approvazione della PEC alla Camera dei Deputati ha rivelato al paese chi ancora crede che la democrazia sia sinonimo di privilegi e di affari torbidi.

Ciò dimostra anche che, fortunatamente, ci sono ancora coloro che si rifiutano di permettere che la casa legislativa si trasformi nella tana di Alì Babà e della sua banda di ladroni.


Alí Babá y su banda de ladrones

Por: Frei Betto

Como en un antro de criminales, 353 diputados federales intentaron violar la Constitución. Orquestaron un asalto masivo a la democracia. Ataviados con chalecos a prueba de críticas, denuncias e investigaciones incómodas, los artífices de la PEC (Propuesta de Enmienda a la Constitución) del Blindaje tuvieron la osadía de aprobar, en régimen de urgencia, a las 23h30 del 16 de septiembre, el proyecto de ley que garantizaba inmunidad e impunidad a quienes ya disfrutan de salarios exorbitantes, diversas prebendas y una regia cornucopia llamada enmienda parlamentaria.

El problema es que, en el Congreso, hay congresistas que priorizan la ética y dieron la voz de la alarma que expuso la criminalidad. El texto, que se suponía consolidaría un cinturón de inmunidad e impunidad, se convirtió en blanco de duras críticas. Mientras dentro del Congreso los discursos intentaban justificar lo injustificable, afuera, la historia avanzaba en otra dirección.

El domingo 21 de septiembre estuvo marcado por manifestaciones en 27 capitales y varias ciudades de todo el país. Miles salieron a las calles para decir lo obvio, algo que algunos legisladores fingen no oír: Brasil ya no soporta más blindajes; quiere transparencia. No exige silencio; exige voz.

Lo más irónico es que la PEC pretendía distanciar aún más a la clase política del control popular. Al final, tuvo el efecto contrario: convirtió al Congreso en el centro de atención. Las discusiones transmitidas en vivo, la movilización en redes sociales, las protestas en las plazas; todo esto reforzó la idea de que blindarse en una democracia suena a una admisión de culpa. El blindaje se convirtió en vidriera, exponiendo contradicciones y debilidades.

El domingo, los carteles hablaban por sí solos. Algunos se burlaron: “¿Blindarse? Ni siquiera los bancos pueden resistir a los ataques de hackers”. Otros prefirieron un tono serio: “La inmunidad pertenece a la Constitución, no a los políticos”.

La paciencia de la sociedad no es infinita. El Congreso puede incluso postergar, pero no puede ignorar, la presión cuando esta se materializa en miles de personas marchando, gritando y exigiendo. Y esto en vísperas de un año electoral. Afortunadamente, el Senado, presionado por las calles, tiró el proyecto de ley a la basura. Y Hugo Motta (Presidente de la Cámara de Diputados) quedó abandonado a su suerte…

La PEC fue una clara demostración del afán de autoprotección de los diputados federales, casi un instinto de supervivencia en Brasilia. Pero la creatividad institucional tiene límites cuando solo sirve a quienes legislan. El laberinto de articulaciones, negociaciones y concesiones fue herido de muerte por la movilización popular.

El episodio nos enseña que la mejor protección que puede tener un parlamentario es la coherencia entre el discurso ético y la práctica política. No se necesita una PEC ni ingeniería jurídica; simplemente hay que votar en función del interés público y respetar a quienes lo eligieron. Parece simple, pero, dada la situación actual, sigue sonando a utopía.

El domingo 21 de septiembre de 2025 entró en la cronología de las fechas en las que la calle habló más fuerte que el Congreso. La aprobación de la PEC en la Cámara de Diputados reveló al país quién aún cree que la democracia es sinónimo de privilegios y negocios turbios.

Esto demuestra también que, afortunadamente, hay quienes se niegan a permitir que la casa legislativa se convierta en una guarida de Alí Babá y su banda de ladrones.

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