Il documento è diventato famoso sia per la ferrea volontà, a costo di tutti i rischi immaginabili, con cui Fidel lo ha ricostruito nella prigione di Isla de Pinos, ricorrendo a molti stratagemmi, sia per averlo pubblicato con la collaborazione diretta di Haydée Santamaría e Melba Hernández, alle quali affidò il compito di riprodurlo.
Il laconismo del pubblico ministero per impedire a Fidel di parlare «troppo» nella singolare sessione del Processo 37 del Tribunale d’Urgenza, aperto per l’assalto alle caserme Moncada e Carlos Manuel de Céspedes, il 26 luglio 1953, avrebbe dato al giovane avvocato Fidel Castro Ruz l’opportunità di difendersi, con una delle arringhe giuridico-politiche più straordinarie al mondo: La storia mi assolverà.
Il 16 ottobre 1953 si tenne il processo. L’imputato principale, Fidel Castro, aveva lasciato perplesso il Tribunale d’Urgenza e, peggio ancora, il regime de facto di Fulgencio Batista, per le sue azioni e le prove di crimini orrendi, durante due giorni consecutivi nella prima fase del processo, dopo le sue forti accuse di atrocità commesse dai soldati a partire dal 26 luglio.
Tutto il tempo che il pubblico ministero avrebbe avuto per pronunciare le accuse fu assunto dal dottor Fidel Castro Ruz, senza l’uso di un solo foglio scritto. Nelle sue mani, o su un tavolino davanti a lui, una copia del Codice di Difesa Civile che gli era stata prestata quella mattina dal dottor Baudilio Castellanos, avvocato d’ufficio, per difendere l’azione del 26 e le sue orribili conseguenze.
Fidel parlò per due ore dei crimini commessi contro i suoi compagni. Espose in dettaglio il programma politico della Rivoluzione che stava iniziando, la cui validità arriva fino ai giorni nostri. E spiegò, in modo magistrale, le ragioni del Moncada.
Come puoi sentire, solo tre avvocati di altri imputati (Abelardo Crespo, un combattente ferito a un polmone, che miracolosamente si salvò dalla morte; e un operaio ferroviario, Gerardo Poll Cabrera, coinvolto nei fatti, ma che non aveva nulla a che fare con essi). Aggiungete due avvocati in visita e un gruppo di soldati, pesantemente armati, all’interno del minuscolo locale, oltre ai membri del Tribunale; e sei giornalisti, sui cui organi di stampa non potevamo pubblicare nulla, data la censura della stampa in vigore dopo il 26 luglio.
Il compito dei giornalisti era quello di dimostrare che il processo era orale e pubblico, secondo la norma dei Tribunali di Urgenza. Noi sei siamo stati i primi ad arrivare quella mattina del 16 ottobre all’ospedale e dovevamo occupare le sei sedie del “pubblico”.
Fidel aveva il diritto di porre domande ai testimoni. Ma è stato parco. Il colonnello Chaviano non era presente. L’avvocato Fidel Castro fece loro capire la gravità dei loro crimini e ridicolizzò il colonnello Andrés Pérez Chaumont, al punto che le risposte del militare fecero ridere persino la Corte.
Per due ore, e forse anche di più, il dottor Fidel Castro riuscì con il suo interrogatorio a far sì che dei 26 anni di carcere richiesti fosse condannato solo a 15 anni, poiché, giuridicamente, in una magistrale esposizione, dimostrò che non potevano condannarlo per aver violato i diritti costituzionali dello Stato, semplicemente perché non c’era una Costituzione, dato che questa era stata abolita il 10 marzo 1952 da Fulgencio Batista, e la legge in vigore era lo Statuto Costituzionale: un decreto.
Con una toga presa in prestito e in piedi davanti alla Corte, Fidel disse: «In che paese vive il signor procuratore? Chi gli ha detto che abbiamo promosso una rivolta contro i poteri costituzionali dello Stato? … La dittatura che opprime la nazione non è un potere costituzionale, ma incostituzionale. È stata generata contro la Costituzione, al di sopra della Costituzione, violando la legittima Costituzione della Repubblica. Costituzione legittima che emana direttamente dal popolo sovrano… In secondo luogo, l’articolo parla di poteri, cioè al plurale, non al singolare, perché si considera il caso di una repubblica governata da un potere legislativo, un potere esecutivo e un potere giudiziario. Noi abbiamo promosso la ribellione contro un potere unico, illegittimo, usurpato e riunito in uno solo i poteri legislativo ed esecutivo della nazione.
Ecco la base giuridica, ma La storia mi assolverà non è solo questo, è anche un esame di coscienza, un pezzo di storia giuridica e politica, un programma le cui basi principali per il popolo cubano sarebbero: l’istruzione, la sanità, la riforma agraria e il turismo, tra gli altri elementi fondamentali, per la creazione di uno Stato giusto, di una vera rivoluzione, con i suoi primi capitani, da Céspedes, Maceo, Martí (l’ideatore del Moncada), Mella, Trejo e Guiteras, tra i più importanti nella formazione della nazione cubana fino a quel momento.
Il documento è diventato famoso sia per la ferrea volontà, a costo di tutti i rischi immaginabili, con cui Fidel lo ricostruì nella prigione di Isla de Pinos, con molti stratagemmi, sia per la sua pubblicazione con la collaborazione diretta di Haydée Santamaría e Melba Hernández, a cui affidò il compito di riprodurlo, in giorni di grande persecuzione, con l’aiuto di amici, in una piccola tipografia tra le vie Desagüe e Ayestarán. Così circolò clandestinamente e oggi è riprodotto e tradotto in quasi tutte le lingue del mondo. Fidel ha ricevuto il dottorato Honoris Causa in diversi paesi per La storia mi assolverà.
La historia me absolverá in lingua originale
Fonte: Granma
Traduzione: italiacuba.it

